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Autore: ferao    15/12/2021    2 recensioni
Raccolta di drabble/flash/oneshot scritta per il Calendario dell'Avvento indetto da Kodama_ nel forum "Ferisce più la penna"
- 1 dicembre: Cosa può desiderare un desiderio? (James/Lily)
- 2 dicembre: Forse non è così male come zio. (Harry&Hugo)
- 3 dicembre: Quello sarebbe il suo colore preferito, secondo loro? (Draco&Teddy + Harry)
- 4 dicembre: «Oh, no. Non di nuovo.» (Percy/Audrey + Molly&Lucy)
- 10 dicembre: «Certo che è colpa mia, Remus. Di chi altri dovrebbe essere? Non c’ero.» (Remus/Sirius) [partecipa ai "Regali d'inchiostro" del gruppo "L'angolo di Madama Rosmerta"]
- 11 dicembre: Perché ho strappato, e ora devo ricucire. (Percy&George) [partecipa ai "Regali d'inchiostro" del gruppo "L'angolo di Madama Rosmerta"]
- 15 dicembre: La prima cosa che Hermione avverte entrando in casa è il silenzio. (Ron/Hermione) [partecipa ai "Regali d'inchiostro" del gruppo "L'angolo di Madama Rosmerta"]
Genere: Angst, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Vari personaggi | Coppie: Audrey/Percy, James/Lily, Remus/Sirius, Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Edax Rerum'
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Anche questa piccola oneshot è un regalo, per paige95, inzaghina, Kamy e Cida: care compagne di ship, avete chiesto una Romione e una Romione avrete! Spero vi piaccia <3
 




 

God Rest Ye Merry Hippogriffs

15 Dicembre: Silent night




 

La prima cosa che Hermione avverte entrando in casa è il silenzio. Un silenzio che fino a qualche mese fa era la regola, a quest’ora di notte, ma che ormai è diventato uno dei ricordi sbiaditi di com’era la vita prima; in quella quiete inaspettata, avverte la seconda cosa: l’inequivocabile rumore di denti che sgranocchiano. Sorride e si sfila pianissimo le scarpe per raggiungere la cucina il più silenziosamente possibile, usando come guida la luce della bacchetta che filtra dalla porta.

È così che coglie Ron, con le mani letteralmente nel sacco. In piedi al bancone, vestito solo di un paio di boxer e una canottiera troppo corta per uno alto come lui, le dà le spalle e non si accorge della sua presenza finché non gli è arrivata a un passo di distanza: allora sobbalza e si volta di scatto, il barattolo stretto al petto e un biscotto mezzo infilato in bocca, l’aria più colpevole del mondo dipinta sulla faccia.

«Ciao, amore.»

«…‘ao.» Per un attimo Ron sembra combattuto tra il mordere comunque il biscotto e lo sfilarselo di bocca, ma alla fine il buonsenso prevale e gli fa scegliere la seconda opzione. «Meno male che ti hanno lasciata andare. Temevo di dover pagare un riscatto, o qualcosa del genere.»  

Hermione fa spallucce. Vorrebbe rispondere a tono con una battuta su quei parrucconi del Consiglio e la loro incapacità di tenere discorsi di meno di quindici ore, ma è troppo stanca per mettere in fila tutte quelle parole; si limita quindi ad appoggiare la testa sulla spalla di Ron, che in un impeto di cavalleria posa il barattolo di biscotti per circondarla con le braccia.

«Ti ho preparato la cena,» le dice tra i capelli. «Te la scaldo in un attimo, se vuoi.»

Hermione ci riflette mentre lascia che il calore della pelle di Ron le attraversi la fronte. Alla fine scuote la testa. «Grazie. Magari domani a pranzo. Preferirei quello che stai mangiando tu.»

«E cena a base di biscotti sia. Vuoi anche una cioccolata calda?» 

«Volentieri.» Solleva il viso e, finalmente, riesce a cavarsi fuori un filo di umorismo. «Ma metti del Whisky Incendiario al posto della cioccolata.» 

Ron emette un fischio basso. «È andata così male?» 

«È presto per dirlo. Ci vorranno mesi prima che si mettano anche solo a considerare la mia proposta.»

«Dannazione. Se solo fossi amica del Ministro della Magia e potessi chiedergli di accelerare le cose. Ehi!» schiocca le dita. «Ma tu sei amica del Ministro della Magia!»

«Ron…» Hermione sbuffa e si stacca da lui. «Lo sai, non posso abusare della mia posizione di…»

«…di salvatrice del mondo magico, già.» Ron aggrotta la fronte in quel modo che lo fa somigliare a Percy nei suoi momenti peggiori. «Sarebbe una vera ingiustizia dare un trattamento preferenziale alle tue proposte di legge solo perché senza di te avremmo ancora Voldemort al governo. Un abuso di potere bello e buono.»

Lei rotea gli occhi, ma non si arrabbia. Hanno già affrontato l’argomento più volte e sa che Ron dice quelle cose per scherzare, per la maggior parte. 

«L’importante è che per oggi ho finito.» Sfila una sedia dal tavolo e vi si abbandona sopra, lasciandosi cadere di dosso il peso di una giornata infinita al Ministero. «Tu che mi racconti?»

Ron è intento a versarle due dita di Whisky Incendiario liscio nel suo bicchiere preferito, ma si ferma per scoccarle un’occhiata impenetrabile. «Vuoi prima la notizia buona o la cattiva?»

«…la buona?»

«Tua figlia ha una mira eccezionale, potrebbe seriamente fare carriera come Auror o Tiratrice Scelta.»

«Oh, no.» Hermione poggia i gomiti sul tavolo e si prende il viso tra le mani. «Dove ha vomitato stavolta?»

«Dove non ha vomitato, vorrai dire. È riuscita a beccare Grattastinchi mentre lui correva via. Giuro sulla barba di Merlino,» si mette una mano sul petto e le porge il bicchiere, «se zio Harry non la prende all’Ufficio Auror appena esce da Hogwarts, la considererò un’offesa personale.»

«Oh, Ron…»

«Per il resto è andata bene.» Siede dinanzi a lei, non prima di aver fatto levitare il barattolo di biscotti sul tavolo. «Abbiamo scoperto le bolle di sapone, si è lasciata fare il bagnetto senza troppe storie, oh, e non so se lo hai notato, ma pare che siamo fuori dal periodo “coliche”.»

Fa un movimento circolare col dito, a indicare il silenzio tutt’attorno. «È così da più di tre ore. Direi che è un buon segno.»

Buono? Ottimo segno. Finalmente si stanno realizzando tutte le rassicurazioni dei vari genitori che hanno consultato nei momenti di massima disperazione: non preoccupatevi, passerà, è temporaneo, resistete. È stato difficile crederci, perché da quando Rose è nata le notti sono piene di urla, pianti inconsolabili, “vai tu no vai tu” e sonni interrotti prima di essere davvero sonni; ma la notte è silenziosa, adesso, e per la prima volta in quattro mesi sembra che tutto possa sul serio andare bene.

«Meno male. Avevo il terrore di tornare a casa e trovarti con Rose urlante.»

«Beh, ha urlato, ma ha smesso appena ha rigettato su Grattastinchi.»

«Oh, Ron…» Hermione sospira. «Mi dispiace tantissimo.»     

«Mh, a ognuno il suo. Io vomito di neonata, tu bava di vecchi stregoni. Mi sa che sei messa peggio tu.»

Pondera quel paragone mentre il whisky rotea nel bicchiere, creando un movimento ipnotico alla luce della bacchetta poggiata lì accanto. Tornare al lavoro con Rose così piccola è stata dura, niente da dire: parte di lei non si è ancora ripresa del tutto, nonostante le pozioni rigeneranti che Audrey le fa arrivare con una puntualità sconvolgente e il sostanzioso cibo della signora Weasley, e i suoi ormoni sono ancora così scombinati che certe volte fa appena in tempo a raggiungere il bagno del Secondo Livello prima di scoppiare a piangere per qualche quisquilia. Per non parlare degli orari, che la costringono a uscire di casa alle sette del mattino e rientrare all’ora di cena o addirittura dopo, come oggi. 

Eppure, non riesce a convincersi che quella sia la parte peggiore. Di fatto è Ron quello che si sta accollando il carico più gravoso, alzandosi nel cuore della notte al primo vagito — tu devi svegliarti presto, io faccio come voglio, quindi va’ a dormire e non preoccuparti — e badando a Rose mentre lei è bloccata in qualche infinita riunione. E sebbene lui insista che non gli dispiaccia — è mia figlia, Herm, come può dispiacermi stare con lei?! — Hermione non ce la fa proprio a non sentirsi in colpa.

«Non ne sarei così sicura.» Si decide a prendere un sorso di whisky. Molto meglio. «Non è facile stare per ore insieme a qualcuno che non fa altro che urlare.»

«…stai parlando del mio lavoro di padre o del tuo di consigliera del Ministro?»

Suo malgrado, Hermione sbuffa una risata. «Sai cosa intendo. Tu esci dal negozio e stai con Rose, te ne occupi tutte le notti e ogni volta che faccio tardi, mentre io… io non sono di nessun aiuto.» Sospira e beve un altro sorso, più per ricacciare indietro le lacrime che per voglia — stupidi, stupidi ormoni. «Forse ho commesso un errore.»

«No.»

«Forse dovevo prendermi più tempo. O rinunciare all’incarico di consigliera e passare a qualcosa di meno…»

«Amore, no.»

«È che…» Oh, al diavolo, tanto non sarà la prima né l’ultima volta che suo marito la vede piangere. «È che a volte penso… se non mi prendo cura di Rosie ora che è così piccola, quando sarà grande cosa farò? Mi vedrà come una madre assente? Anche mia mamma lavorava tanto, e a me è sempre mancata…»

Tira su col naso e si asciuga le lacrime. «Tua madre invece… c’è sempre stata. E forse io dovrei…»

Un profondo sospiro di Ron la interrompe. «Herm. Ne abbiamo già parlato. Non stai facendo mancare nulla a Rose.»

«Non…»

«Tu fai tantissimo per lei, anche se in questo momento il tuo cervello ti dice di no. Sei sempre qui all’ora di pranzo, passi con lei ogni minuto libero che potresti trascorrere a rilassarti…»

«Sì, ma non…»

«E fidati, non vuoi vivere come ha vissuto mia madre. A posteriori mi rendo conto che l’abbiamo massacrata.» Stringe le labbra. «Sempre a occuparsi di noi… e non eravamo i bambini più facili da gestire. E non ha mai avuto l’opportunità di fare altro.»

«Perché vi considerava più importanti di tutto il resto. Io invece…»

«Tu dai importanza a Rose, ma hai anche altro di importante da fare. Merlino, poco fa hai presentato una legge che potrebbe finalmente permettere il matrimonio tra coppie omosessuali, sia magiche sia miste! Come potresti rinunciare a un lavoro del genere?»

«Ho solo… ho solo paura che un giorno mi verrà rinfacciato di non aver…»

«Rinfacciato? E da chi?»

Hermione si stringe nelle spalle. Non ha mai espresso a parole quel pensiero. «Non lo so. Mia madre. Tua madre. Rose. Tu. Non lo so.»

Fissa intensamente nel bicchiere, rimpiangendo di non aver scelto la cioccolata calda. Il silenzio irreale sembra rimbombare intorno a lei, finché Ron non lo spezza con un altro sospiro.

«Senti.» Allunga una mano ad afferrarne una delle sue. «Nessuno potrà mai rinfacciarti di essere Hermione Granger. Tua madre sa cosa significhi avere un lavoro impegnativo ed è fiera di te. Io ti ho sposata e sono fiero di te. Mia madre è schifosamente fiera di te, e…»

«Cosa?! Ma se dice sempre che lavoro troppo!»

«Perché è preoccupata che tu ti esaurisca, non perché vuole farti smettere! Hai idea di come parla di te a chiunque sia disposta ad ascoltarla?»

Ron drizza la schiena, si impettisce e la sua voce si trasforma in una perfetta — benché esagerata — imitazione di quella di Molly Weasley: « Hai sentito parlare dell’ultimo decreto ministeriale, quello sull’aumento dello stipendio minimo per i funzionari di fascia più bassa? Lo ha scritto mia nuora! Hermione Granger, la moglie del mio Ron! La conosco da quando era a Hogwarts, passava le vacanze a casa mia da bambina, e già sapevamo tutti che sarebbe diventata una persona importante, tra qualche anno potremmo avere una Ministra della Magia in famiglia…»

«Basta, ti prego,» lo supplica Hermione, soffocando le risate con la mano libera. «Ho afferrato il concetto.»

«Sicura? Perché posso continuare. Avresti dovuto sentirla quando ti hanno scelta per rappresentare la Gran Bretagna al convegno europeo delle associazioni per i Diritti degli Esseri Magici: non si vantava così tanto dai tempi in cui Fleur è stata la prima donna a ottenere un posto da dirigente nella Gringott.»

Sbatte le palpebre. «Perché io non l’ho mai sentita vantarsi di quello?»

«Perché eri a Stoccolma a rappresentare la Gran Bretagna eccetera. Ma ti garantisco che metà dei negozianti di Diagon Alley l’hanno sentita molto, molto bene.»

Il pensiero di sua suocera che tesse le sue lodi agli incauti commercianti londinesi la riempie di imbarazzo misto a soddisfazione. «Credimi, mia madre sarà l’ultima persona al mondo a dirti di mollare il lavoro e stare a casa, proprio perché sa bene cosa significhi. È orgogliosa di quello che fai, come è orgogliosa di Fleur, di Ginny, di…» la voce di Ron incespica sul nome dell’ultima cognata. «…Beh, Audrey è un caso a parte, con lei si deve ancora riscaldare, ma hai capito cosa intendo. Quanto a Rose, non credo se la prenderà se quando era in fasce invece di pulire il suo vomito hai reso la società un po’ migliore.»

È un’emozione diversa, stavolta, a spingere Hermione a chinare lo sguardo sul bicchiere, un calore nel petto che non ha nulla a che fare con l’alcol. Invece di rispondere, stringe più forte la mano di Ron — quello stesso Ron che a quindici anni aveva la varietà di emozioni di un cucchiaino e che adesso sa con esattezza cosa lei provi e cosa abbia bisogno di sentirsi dire — e per la millesima o milionesima volta ringrazia la buona sorte per averle fatto sposare il proprio migliore amico.

«Ron?»

«Mh?»

«Credo… che accetterò quella cioccolata calda, dopotutto.»

Suo marito sorride e si alza. «Arriva. Tu intanto va’ da Rose, così avrai almeno un ricordo di lei che dorme in caso stanotte sia un’eccezione.»

Senza farselo ripetere, Hermione sgattaiola in punta di piedi fuori dalla cucina, e la notte torna silenziosa.








 

Note:

Prompt: cioccolata calda (sebbene sia in parte presente anche il prompt di ieri, ossia: ''Vuoi latte e biscotti?'' ''Ti ringrazio, ma metti il rum al posto del latte.'')

   
 
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