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Autore: LaTuM    17/12/2021    1 recensioni
A Tokyo sono sempre tutti di corsa: lavoratori ed eroi tornano a casa tardi, stanchi e affamati. Per fortuna però esiste un luogo dove il tempo si ferma. E' la Tavola Calda di Mezzanotte, così la chiamano i clienti di quel piccolo locale pronto ad accogliere, tra mezzanotte e le cinque, chiunque abbia fame. Ci sono pochi piatti in menù, ma chiedete allo chef, se ha gli ingredienti vi preparerà qualunque cosa vogliate.
[BakuDeku, ispirata a Midnight Diner – future!fic – Pro Heros]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo Chef di Mezzanotte - Capitolo 2

Disclaimer: Boku no Hero Academia e Midnight Diner – Tokyo Stories non mi appartengono e non scrivo a scopo di lucro.


Lo Chef di Mezzanotte

Hero Tales


Okonomiyaki



Tornò per altre tre sere di fila, ordinando sempre birra e katsudon (non che ci fosse davvero bisogno di chiederlo, Kacchan sapeva cosa avrebbe preso prima ancora che aprisse bocca) pagando ogni volta milletrecento yen.

Ogni sera c’erano nuovi clienti e quelli abituali – a breve lo sarebbe diventato anche lui se fosse andato avanti così -, aveva già rivisto Takashi, Kane (la donna sulla quarantina), e Yaro. In quel poco tempo trascorso in loro compagnia aveva scoperto diverse cose: Takashi aveva una piccola bottega in fondo alla strada dove spesso che vendeva fiori e gioielli di poco valore per chi doveva fare dei regali dell’ultimo minuto e si era palesemente dimenticato di acquistare qualcosa per tempo, Kane lavorava per il call center di una banca e Yaro era uno scrittore, a volte mangaka, ma soprattutto gli piaceva scrivere dialoghi. Quando gli avevano chiesto che lavoro facesse Izuku aveva semplicemente risposto che lavorava nel sociale e aiutava le persone… in fin dei conti non era così lontano dalla realtà. Aveva scoperto che nessuno conosceva il nome di Kacchan: i suoi clienti lo chiamavano semplicemente chef ed erano soliti usare un tono informale ma con forma onorifica.

Nel giro di pochissimo tempo, oramai andare a mangiare al ristorante di Kacchan era diventato quasi un appuntamento fisso. Non che l’altro si aspettasse di vederlo arrivare ogni giorno (alcune volte gli aveva scritto che era di pattuglia o che l’intervento gli aveva preso più tempo del previsto, ma l’altro o non gli aveva risposto, oppure gli aveva semplicemente mandato l’emoticon di una testa che esplodeva… a Deku il compito di interpretarla, ma non è che gli ci era voluto molto o avesse dovuto metterci troppa fantasia) però gli piaceva questa strana routine che si stava costruendo. Per tanto tempo si era sentito in colpa all’idea di costringere l’amico a mantenere il segreto sul suo Quirk, che ora gli piaceva e lo faceva sentire importante essere lui il suo custode segreto. Da che i media l’avevano così tanto preso di mira – in parte a ragione – dopo il loro primo Festival Sportivo, Kacchan non vedeva di buon occhio la televisione e i giornali e Izuku aveva facilmente compreso perché l’amico volesse mantenere il più possibile l’anonimato. Non faceva nulla per nascondere chi fosse, ma nessuno sembrava riconoscerlo comunque. O, quanto meno, a nessuno sembrava importare veramente.

“Richiesta d’intervento! Codice rosso! Incidente ponte raccordo autostradale zona sud est di Tokyo uscita Alderan!”

Deku si alzò di scatto dal bordo del tetto dove si era fermato a mangiare il suo okonomiyaki. Non era distante da dove si trovava.

“Hero Deku in arrivo” disse all’auricolare prima di iniziare a muoversi di scatto tra i tetti, lanciando la carta in cui era avvolto il suo pranzo in un cestino prima di arrivare sul posto.

Quando arrivò vide che alcune auto erano rimaste intrappolate nel guardrail pericolante e che sarebbero finite giù dal ponte. Nel giro di un attimo evocò Black Whip e iniziò a recuperare le auto, lanciandole in aria in modo da farle atterrare delicatamente in luogo sicuro. Non appena però queste furono lontano dal pericolo, un grosso macigno si staccò dal ponte sotto al quale si trovava Izuku che non poteva allontanarsi, visto che stava ancora spostando le auto con dentro dei civili. Cercò di preparare uno Smash, ma prima ancora di poter convogliare l’energia di One for All sulla gamba destra, sentì la voce di Dynamight urlare ‘MUORI!’ nella sua direzione. Ovvio che non era riferito a lui, perché di fatti il biondo aveva appena disintegrato il grosso macigno che stava per schiacciarlo, salvando lui e almeno una decina di civili.

Grazie Dynamight!” urlò Deku posando le auto ben lontane da qualsiasi punto che avrebbe potuto cedere.

Nel giro di poco tempo i due misero l’area in sicurezza, evacuarono i civili e puntellarono il ponte così da evitare possibili cedimenti in attesa di qualcuno con il Quirk adatto per rendere nuovamente agibile l’area.

Sei arrivato proprio al momento giusto” disse Deku osservando l’amico poco distante lui che lo guardava torvo, come sempre, al di sotto della maschera che gli copriva gli occhi. Era così diverso dallo chef della tavola calda di mezzanotte, che in effetti Deku comprese perché i suoi clienti non lo riconoscessero.

Katsui gli si avvicinò e, con enorme sorpresa di Izuku, gli fu praticamente addosso per annusarlo.

Puzzi di olio scadente e uova” gli disse il biondo.

Beh...” cercò di giustificarsi Deku “Ho preso qualcosa di semplice per pranzo.”

Kacchan assottigliò lo sguardo.

Stasera mangerai i miei okonomiyaki” fu tutto ciò che gli disse prima andarsene… appena in tempo per venire fotografato sul luogo ma non abbastanza perché i giornalisti volessero parlare con lui, lasciando a Deku l’incombenza. Era migliorato con il tempo, ma il più delle volte che lo intervistavano, Izuku si sentiva improvvisamente capace di padroneggiare il Quirk di Kirishima.

Per tutto il resto della giornata Deku non riuscì a non pensare al velato invito di Kacchan di andare quella sera alla sua tavola calda. Probabilmente aveva interpretato il suo aver mangiato okonomiyaki come un gesto di sfida (anche se per Kacchan qualunque cosa era un gesto di sfida nei suoi confronti) ma gli aveva esplicitamente detto ‘stasera mangerai’ con un tono che non ammetteva repliche o rifiuti.

Fece ben attenzione a finire per tempo il suo turno, voleva andare a casa, lavarsi (visto che l’altro gli aveva fatto capire che puzzava) e quando fu il momento di vestirsi, si ritrovò a scartare quella che era la sua solita scelta di pantalone e t-shirt in favore di un jeans e una camicia blu. Niente di troppo elegante, viste le sue solite scarpe rosse, ma gli dava l’impressione di non aver fatto un salto nell’armadio ed essere uscito con i vestiti che gli erano rimasti appiccicati addosso. Sembrava che almeno avesse provato a metterci un po’ d’impegno per apparire quantomeno decente.

Uscì di casa poco prima di mezzanotte, voleva arrivare un po’ dopo l’orario di apertura ma non troppo tardi. Non sentiva il bisogno di restare necessariamente solo con Kacchan, gli piaceva l’atmosfera del locale e Katsuki sembrava trovarsi a suo agio in mezzo a quelli che erano diventati dei conoscenti di cui apprezzava la compagnia… non degli extra, non degli amici, ma dei clienti abituali e fidati che non si erano fatti trarre in inganno dalla giovane età dello chef. In effetti bastava fermarsi davanti al locale per rimanere ammaliati dai profumi che provenivano da oltre la porta. Sedersi al bancone e mangiare il cibo di Kacchan era un’esperienza mistica, e siccome era capitato spesso che cucinasse per tutti quando erano alla UA, sapeva di cosa parlava. Il cibo del suo ristorante, se possibile, era ancora più buono.

Quando arrivò sentì delle voci gentili che chiacchieravano tra di loro e Izuku aprì la porta, pregustandosi la cena. Certo, abituarsi a cenare all’una di notte (o era già mattina?) non era una cosa molto sana, ma quel suo andare lì era ritagliarsi un piccolo spazio nella vita di Kacchan in un luogo dove spesso gli sorrideva ed era (quasi) gentile con lui. Una specie di universo alternativo racchiuso in pochissimi metri quadrati, ma per Izuku erano sufficienti.

Zuku-kun!” lo accolse la voce di Kana “Oggi non si può scegliere, okonomiyaki per tutti ha detto lo chef.”

Izuku sorrise al ricordo di come Kacchan lo aveva invitato con i suoi modi burberi, di come gli si era avvicinato e intimato di presentarsi lì quella sera. Per un attimo rabbrividì.

E okonomiyaki sia!” rispose poi allegro sedendosi al bancone scoccando uno sguardo divertito a Kacchan che gli rispose sollevando il mento e mostrandogli i denti. Un essere umano qualunque lo avrebbe definito un ringhio silenzioso o lo avrebbe paragonato a un cane, ma Izuku sapeva che Kacchan aveva apprezzato il suo essere arrivato a un’ora decente ed era certo che – figlio di due persone che si occupavano di moda e design – non gli era sfuggito il suo, seppur misero, tentativo di apparire meglio del solito.

“Avete visto oggi l’incidente ad Alderan?!” disse improvvisamente Soske “Cavoli, se la stavano proprio vedendo brutta! Mio cugino era in una delle auto messe in salvo!”

Izuku si irrigidì a sentir parlare degli eventi della giornata, era capitato alcune volte che la conversazione cadesse sugli eroi, ma lui e Kacchan non erano mai stati al centro dell’attenzione o della conversazione.

“Sì, sì, bravi eroi...” tagliò corto Kacchan sbucando dalla cucina “Quante okonomiyaki?”

Tutti i clienti, compreso Izuku, alzarono la mano e Katsuki sorrise prima di iniziare a portare i piatti.

“Una birra per favore… anzi, del sake caldo.”

“Arriva subito” disse il biondo prendendo la bottiglia che gli serviva per scaldare e servire il sake. Deku non perse tempo e, dopo aver recuperato le bacchette, prese un boccone di okonomiyaki e se lo portò alle labbra, soffiandoci leggermente sopra. Il profumo era incredibile, nulla a che vedere con quella mangiata diverse ore prima di entrare in azione. Non c’era odore di olio stantio o di piastra usata così tante volte che alla fine i sapori e gli aromi non erano più distinguibili. Izuku percepiva tutto e quando addentò il boccone che aveva tra le bacchette la sua espressione fu tale che Kacchan scoppiò a ridere. Deku dovette fare del suo meglio per non chiamarlo per nome per l’entusiasmo.

“Ka...voli, è davvero incredibile! Nulla a che vedere con quella che ho mangiato oggi a pranzo! Non credo potrò mai mangiare okonomiyaki altrove se non qui!”

“Si sta abituando troppo bene Zuku-kun, quando si prova la cucina dello chef non si riesce più a farne a meno.”

Izuku non poté che trovarsi d’accordo.

“Mi ricorda la cucina di un mio compagno di liceo. Lui era davvero bravissimo, e meno male che c’era, se no io e i miei compagni saremmo morti di fame. Anche se spesso ha provato a ucciderci con il cibo piccante che adorava cucinare.”

“Anche allo chef piace il cibo piccante. Dovresti provare il suo curry. Lui lo tiene sempre in menù – anche se secondo me dovrebbe metterci il katsudon – ma solo lui e pochi altri sono in grado di sopportarlo. Dovresti provarlo un giorno.”

“Lo farò” rispose Izuku, continuando a mangiare di gusto ciò che aveva nel piatto intervallando i bocconi con dei sorsi di saké caldo che andarono a riscaldargli… tutto.

Arrivarono altri clienti, altri se ne andarono. Izuku rimase fino alle quattro, quando oramai c’erano solo lui e Kacchan.

“Non dovresti andare a casa?” gli chiese il biondo, osservandolo. Aveva l’aria stanca, si era tolto il cappellino che gli copriva i capelli verdi e si stava sfregando gli occhi rossi e gonfi.

“Domani, cioè, oggi sono di riposo” spiegò Deku. Non gli dispiaceva lavorare, ma visto i suoi ritmi degli ultimi tempi un giorno di riposo passato a casa a dormire non gli dispiaceva per niente.

“Come fai a non essere distrutto?” gli domandò prima di sbadigliare sommessamente.

“Sono stanco, ma mi piace cucinare. Anche se stavo pensando di ridurre l’orario di apertura alle quattro, al momento ci sei solo tu e di solito non entra quasi mai nessuno dopo quell’ora.”

“Mi dai dell’altro saké?”

“Te ne ho già servite due. La regola dice non più di tre a testa, ma credo non sia il caso di arrivarci.”

“Birra?”

Katsuki sospirò ma prese una bottiglia di birra dal frigo e la aprì, versandola in un bicchiere per Izuku e in un bicchiere per sé.

“Hey” protestò Deku.

“Questa la offro io...”

“Giusto, quanto ti devo?”

“Tre okonomiyaki e due saké sono millecento yen” fece rapidamente i calcoli il biondo.

Izuku si alzò in piedi per recuperare il portafoglio dalla tasca dei pantaloni traballando leggermente.

“Ce la fai, merDeku?” domandò Katsuki e il ragazzo scoppiò a ridere.

“Ah, Kacchan, quando non c’è nessuno ti lasci andare al tuo solito caratteraccio” mormorò Izuko trovando finalmente il portafoglio (e l’equilibrio).

Il chiaro rumore di piccole esplosioni non tardò ad arrivare.

“Tranquillo Kacchan, non dirò mai a nessuno che hai un cuore...”

“Credo sia il caso di chiamarti un taxi.”

“Credi davvero sia così sfatto? Sono stanco e forse un po’ brillo, ma perfettamente in me. O quasi, forse quello che penso lo dico a voce più alta del solito perché credo – e spero – non mi farai esplodere la faccia” rispose il ragazzo porgendogli i soldi. Katsuki prese il denaro – poteva offrirgli qualcosa, ma da quell’attività doveva comunque guadagnarci – e prima che Deku se ne andasse lo tirò per un braccio, facendolo chinare sul bancone, in modo per fossero più vicini, un po’ come il giorno precedente quando il biondo aveva sentito quel terribile odore di cibo scadente addosso all’altro.

“Dimmi Deku… chi cucina la migliore okonomiyaki?” gli sussurrò all’orecchio prima di inspirare leggermente il suo profumo.

Izuku sentì un brivido percorrergli tutta la schiena. Kacchan non era mai stato… così. Era sempre stato estremamente fisico nel manifestare i suoi sentimenti (soprattutto se questi includevano la rabbia) ma così se lo sentiva addosso, sulla pelle, nelle ossa. L’aveva invitato lui quella sera perché voleva ancora una volta provargli di essere il migliore, ed Izuku conveniva che lo era davvero.

“Non credo potrò mangiare altre okonomiyaki che non siano le tue” rispose Izuku serio, vedendo Kacchan… sorridere? Ghignare? Non avrebbe saputo definire bene l’espressione dell’altro, ma sicuramente era compiaciuto.

“Buonanotte Deku. E non perderti sula strada verso casa.”

Izuku sorrise

“Buonanotte anche a te Kacchan. E non stancarti troppo.”

“Tsk...” fu il commento dell’altro prima che Izuku si chiudesse la porta alle spalle. Doveva andare a casa. Aveva bisogno di un’altra doccia. Possibilmente fredda. Doveva togliersi di dosso quella strana sensazione che l’alcool gli aveva lasciato addosso.

Perché era stato l’alcool, vero?


Note dell’autrice:

Uscita Alderan, necessaria citazione di Star Wars.

Soske è il bambino di Ponyo di Miyazaki

   
 
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