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Autore: jinkoria    17/12/2021    2 recensioni
[ BakuDeku, EndHawks, TodoKami, TouyaTenko | canon divergence/what if: tutti buoni | riferimenti spoiler post capitolo 290 ]
“Onorerò il Natale nel mio cuore e cercherò di tenerlo con me tutto l’anno.” Charles Dickens.
Di Katsuki e Izuku che stanno insieme, camminano allo stesso passo e inciampano in egual modo.
Di Enji che sta imparando cosa sia il Natale per regalarne il migliore a Keigo.
Di Shouto e Touya che lo riscoprono in Denki e Tenko.
O, più semplicemente: di venticinque giorni in cui gli eroi si fanno carico della missione più speciale: prepararsi ad accogliere il Natale. E a fare i buoni, più o meno... fintanto che non c'è il vischio.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Endeavor, Hawks, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Bonsoir, perché mezzogiorno è passato! Oggi super veloce e presto perché tornerò a casa per la tarda serata e non sarei maaai riuscita in un'ora e un quarto a scrivere... niente AHAHAHAH quindi eccomi qua! Non c'è molto da dire, si può considerare il seguito di quella di ieri??? Questa cosa della neve che rende le cose difficili considerando certi quirk sembra una grandissima sciocchezza ma ci adattiamo e mai più prompt americani :D variare diventa complicato a questo punto MA mancano gli ultimi otto giorni ed è fatta quindi teniamo duro :D
Rip Aizawa-sensei fino a ora ma mi servivano degli escamotage altrimenti EHEHEHEH

 Five feet dovrebbero equivalere a circa poco più di un metro e mezzo
Grazie come sempre per la lettura, si spera a domani! 
💚❤️ 


 

 

-17:  Getting snowed in – “There’s at least five feet of snow out there.”

 

I ragazzi della 3-A emisero insieme un verso di sentito stupore, tutti gli sguardi rivolti all’immagine restituita dalle ampie vetrate del dormitorio: l’infinita nonché alta distesa di neve davanti a loro pareva invalicabile, persino per chi, grazie al proprio quirk, avrebbe potuto farsi strada in essa semplicemente sciogliendola. Todoroki era di fatti già pronto a prestarsi nell’atto di liberare la via ai compagni, quando Iida lo fermò.

«Aizawa-sensei è rimasto bloccato in strada a causa della neve e non riuscirà a raggiungerci prima di qualche ora» chiosò ad alta voce per farsi sentire dai compagni, sistemandosi gli occhiali sul ponte del naso «Perciò la lezione di oggi è annullata!».

Nessuno sentì le sue proteste in merito al comportamento immaturo da parte dei presenti, impegnati a esultare e gioire del giorno di vacanza.

«Possiamo comunque uscire in giardino?» domandò Mina con entusiasmo, già vestita di tutto punto per le fredde temperature, mancavano solo gli stivali che teneva sollevati con entrambe le mani all’altezza del volto.

Il palmo del rappresentante di classe si abbatté senza pietà sulla testa della ragazza, la quale liberò un lamento acuto e prolungato e di cui Tenya non si curò «Non ho intenzione di venirvi a ripescare sotto tutta quella neve! Non muovetevi di qui!».

Ashido non era stata l’unica a fomentarsi alla prospettiva di una giornata a rotolare in quella massa bianca e gelida, riproponendo magari una battaglia a palle di neve e improvvisarsi protettori dei propri pupazzi; come quella stessa distesa, lascito evidente della turbolente nottata trascorsa, Iida non sciolse la posa dura e perentoria, rimarcò piuttosto chiaramente e più volte di essere irremovibile – inoltre mostrò a tutti il proprio telefono, sul quale lampeggiava un messaggio di Aizawa che negava loro qualsivoglia movimento all’esterno, viceversa i lestofanti disobbedienti avrebbero subito una punizione non meglio specificata.

Gli animi si spensero in fretta, perciò, la maggior parte dei ragazzi si diresse alla sala comune per guardare qualcosa alla televisione, altri ripiegarono nelle stanze.

L’unico apparentemente soddisfatto di quella salvifica proibizione fu Bakugou, il quale sapeva, per spirito competitivo, avrebbe finito col cedere all’insistenza dei compagni qualora lo avessero invitato a unirsi a loro sul campo. Di conseguenza era alquanto contento di riuscire a risparmiarsi la tediosa passeggiata su un terreno peraltro traditore, sicuro avrebbe finito col ritrovarsi per metà incastrato a causa dei suoi passi pesanti.

Per la stessa espressione tronfia, in bella vista su ogni centimetro della propria faccia, si beccò non poche occhiatacce dai delusi amici.

«E adesso?» domandò Midoriya alle sue spalle «Che facciamo?».

Katsuki si girò il giusto per riuscire a guardarlo e lo trovò intento a spingere gli indici l’uno contro l’altro come se stesse aspettando qualcosa di specifico; il giovane dal quirk esplosivo doveva ancora imparare a fare i conti con quei moti insopprimibili di tenerezza dall’altro causati, passavano i giorni, i mesi, e non riusciva a farsene una ragione. Portò persino una mano al petto per stringere la maglietta al centro, spiegazzandola del tutto mentre voltava di scatto il viso dall’altra parte per negare all’amico d’infanzia di scorgere anche solo un minimo la propria smorfia. Dunque, in questa posizione e con un tono di ostentato fastidio per celare la vergogna dell’immortale e riscoperto punto debole, chiese a sua volta «Cos’è che vuoi fare?».

Izuku si illuminò, per fortuna Katsuki non riuscì a vederlo ma poté comunque percepirlo dallo squittio sommesso ed eccitato che sentì arrivare dalla sua sinistra, di conseguenza fu la tonalità con cui giunse la risposta «Ti va di guardare con me i video sulle migliori imprese di All Might? Cioè, sono tutte migliori, perché è fantastico, era, ma lo è ancora, lo è sempre stato e sempre lo sarà, no? Ti va? Non li guardo da un sacco di tempo, tra tirocinio e allenamenti e lezioni, ho cercato di vederne qualcuno ieri notte ma mi hai interrotto per, sì insomma-».

La mano di Katsuki impattò con uno schiocco secco sulla bocca fin troppo lesta e vivace del compagno, allo stesso tempo si voltò di scatto verso qualsiasi direzione in cerca di qualche possibile nemico da stanare – Ashido e Kirishima fra tutti, ancora non aveva smesso di mandare insulti nelle loro chat private dopo le insinuazioni della sera prima. Non importava affatto non fossero lontane dalla realtà.

Si avvicinò con fare tra il minaccioso e il cospiratorio, un dito sollevato tra i loro visi per indicare di far silenzio «Andiamo in camera mia, i riscaldamenti funzionano meglio».

Midoriya annuì con fin troppo trasporto, tanto da far sì il braccio di Katsuki stesso seguisse i movimenti frenetici del suo capo dall’alto al basso, perciò lo lasciò andare, rinfoderando le mani nelle tasche della pesante giacca invernale.

Già diretto verso il corridoio che portava alle camere, si vide superare da un lampo verde, il quale si fermò sul posto coi pugni chiusi e sollevati al petto mentre saltellava sul posto «Vado a prendere l’hard disk!».

Katsuki rimase un attimo fermo a osservarlo correre via.

Il pensiero di una tonda, morbida coda di coniglio a far capolino proprio , doverosamente indossata dalla figura svanita in fretta davanti ai suoi occhi; l’unico che ci concesse prima di riprendere a camminare.

Del resto, Kirishima gli aveva passato molti link.

 

Shouto era rimasto a guardare fuori dalla finestra della propria camera, poiché al pianterreno era impossibile riuscire a vedere qualcosa per bene; la quiete del paesaggio innevato si rifletté sul suo animo, lui che aveva sempre adorato la neve, paradossalmente era nel gelo più intenso che aveva trovato calore e conforto per gran parte della sua vita.

«Neh, se uscissimo dal retro?».

Kaminari si era mosso con lentezza, forse sperava di riuscire a coglierlo di sorpresa, tanto da imbronciarsi quando non ottenne alcuna reazione particolare dall’altro se non un cenno del capo in diniego.

«Iida ci scoprirebbe e Aizawa-sensei ci metterebbe in punizione».

Entrambi rabbrividirono non per il freddo, bensì per la paura alla sola prospettiva di subire chissà cosa quell’uomo avesse già macchinato.

Il ragazzo dal quirk elettrico però non si lasciò sconfiggere da quel timore «Per questo ho detto di andare sul retro! E poi siamo in due, non daremmo nell’occhio. Tu poi hai il fuoco, se dovessimo scivolare o rimanere incastrati potresti usarlo».

Todoroki non era molto convinto, si sporse un po’ per osservare meglio la neve al di sotto e, sebbene potesse effettivamente contare su un quirk molto conveniente per la circostanza, era pur vero non fosse un metodo così sicuro su cui contare. C’era però l’espressione brillante di Kaminari davanti a lui, talmente certo avesse senso quanto proposto da non riuscire a dirgli davvero di no in definitiva.

«Magari dieci minuti…».

Sperò nessuno avesse sentito l’esultare di Denki, accorgendosi solo allora di come l’altro fosse già parzialmente preparato per l’uscita.

Shouto sospirò tra sé, ancor meno convinto di prima sperò di non pentirsi di quella scelta.

 

«Che caspita di freddo!» squittì Kaminari, le mani passate in fretta sulle braccia per scaldarsi.

Todoroki le afferrò nella sua destra, alzando un poco la temperatura corporea mentre con l’altra teneva ancora aperta la finestra dalla quale erano sgattaiolati «Forse è meglio tornare indietro».

Il compagno era già con i piedi sulla neve, che scricchiolò sonoramente al di sotto dei primi esitanti passi, più per paura di perdere l’equilibrio che di affondare, di conseguenza si tirò dietro l’altro «Assicurati per bene non scatti la serratura e vieni qui!».

Shouto annuì, posizionò un tocchetto di legno fregato al camino della sala comune in modo da impedire alla finestra di richiudersi per un colpo di vento o semplice pressione del meccanismo automatico.

Rimettersi in piedi per bene non fu faticoso per lui, abituato a quelle condizioni in quanto spesso erano state il campo di allenamento suo favorito negli anni addietro. Diverso fu per Denki, del quale teneva saldamente la mano per impedirgli di cadere o ritirarlo verso di sé quando la neve pareva ammorbidirsi troppo e aprirsi sotto la camminata.

Tutto sommato riuscirono a trovare un certo equilibrio, non si allontanarono neanche troppo dall’edificio, il tanto che bastava per muoversi un po’ sullo spesso strato di neve.

Kaminari sbuffò una nuvoletta di condensa, l’espressione soddisfatta che rivolse poi al ragazzo al suo fianco «Allora? Va meglio, eh?».

All’espressione confusa dell’altro aggiunse subito «Stanotte ci hai messo un po’ a rilassarti, prima invece ti ho visto molto più a tuo agio circondato dalla neve, sembravi beato e in pace» spiegò, stava guardando avanti, verso il recinto del dormitorio, ossia fin dove il manto bianco si estendeva alla loro visuale «Ho pensato potessi farti bene uscire un po’, il cielo è comunque sereno, fa solo… maledettamente freddo».

Shouto pensò di non sentire affatto freddo, neppure sul lato destro, lì dove l’abitudine aveva fatto sì le temperature basse non sortissero alcun disagio poiché al medesimo livello; per assurdo gli parve invece di provare la stessa sensazione data dal fuoco sul lato sinistro, come se il potere ereditato dal padre avesse deciso di ammantare ogni lato di sé, dominante su tutto il resto.

Guardò il viso del compagno, che lo aveva osservato con un’attenzione della quale non si era accorto, neppure pensava lui stesso di essere decifrabile, tante le volte in cui gli era stato detto l’esatto contrario e la difficoltà che spesso aveva avuto nel farsi capire da chiunque impattasse prima con l’aspetto di per sé indifferente.

Era lui a stringere per dare calore, tuttavia come la notte prima sentì di star ricevendo protezione più di quanto non stesse dando sollievo dal freddo.

«Grazie, Denki».

Stavolta quello si voltò a guardarlo, uno spiraglio di sorpresa subito passata in secondo piano sotto un sorriso allegro e soffice insieme. Ammiccò a suo indirizzo, più giocoso «Dovere!», dopodiché provò ad avanzare senza il supporto del compagno, a falcate fin troppo decise e ampie perché la caduta non fosse inevitabile, talmente di peso da creare davvero un solco non poco profondo sotto di sé.

Shouto lo raggiunse con passi affrettati ma cauti, per evitare di capitombolargli addosso e ritrovarsi entrambi in balia della neve.

«Ti sei fatto male?» chiese, un po’ di agitazione nella voce mentre offriva in fretta le mani per aiutarlo a rialzarsi.

Denki accettò di buon grado, per metà affossato nella neve; dal silenzio preoccupante del ragazzo aveva temuto davvero potesse essersi fatto male in qualche modo, bastarono però pochi attimi perché la stretta di Kaminari si fece più forte del necessario, così all’improvviso che Todoroki non riuscì a opporsi e si ritrovò al suo fianco, immerso nella neve.

Si mise a sedere in un paio di tentativi, ostacolato dalla situazione in cui era stato trascinato, per poi guardare con palese shock il ragazzo ancora steso «Denki ma che stai-».

La risata dell’aspirante eroe lo investì insieme ai primi fiocchi che, a dispetto di quanto detto in precedenza, iniziarono a scendere dal cielo con lentezza.

«Scu-scusa» balbettò Kaminari, le guance rosse per lo scoppio di ilarità che faticava a controllare «È che avevi una faccia, se non mi fossi dimenticato il telefono dentro ti avrei fatto una foto per mostrartela!».

Shouto non riusciva ancora a capacitarsi di quanto successo, era talmente sconvolto dalla rapida imprevedibilità con cui si erano svolti gli eventi da faticare davvero a metabolizzare l’accaduto. L’unica cosa certa era la risata di Denki, le piccole lacrime agli occhi comparse per quell’eccesso di divertimento, il modo in cui stringeva le braccia alla vita per contenersi.

La neve si era infilata anche al di sotto dei vestiti, in un modo fastidioso persino per lui, specie quando il freddo iniziò in fretta a sostituirsi con la sensazione di bagnato e umido contro la pelle. Todoroki, però, non diede peso a nulla di tutto questo.

Le risate di Kaminari cessarono nel momento in cui, piano e con cautela, vide l’altro sporgersi su di lui, sorreggendosi con le mani ai lati del suo viso ancora accaldato del compagno; il colore si intensificò nell’istante in cui, senza riflettere molto sul perché, guidato dalla semplice spontaneità, il ragazzo dal doppio quirk aveva iniziato lentamente a chinarsi. Ebbe giusto un attimo di esitazione, arrivato così vicino al volto di Denki, le orecchie parevano ribollire della risposta a quel gesto che ancora lucidamente non era in grado di darsi e fu sul punto di ritrarsi, sorpreso da se stesso, quando la mano fasciata dai guanti inumiditi si posò sulla sua guancia.

L’attenzione fu concentrata sugli occhi lucidi e le sottili sopracciglia di Kaminari, corrugate e tremolanti così come il labbro inferiore, a tratti stretto tra i denti.

Pochi secondi dopo, Shouto sentì quello stesso tremore contro le proprie labbra, una sensazione tiepida e screpolata su di esse nel momento in cui colmò la distanza col volto di Denki e, nella leggera pressione esercitata, invitò la bocca dell’altro a schiudersi.

Era probabile il giorno dopo sarebbero stati male entrambi, Kaminari di sicuro, e che Aizawa li avrebbe di conseguenza puniti per questo ma non aveva importanza. Non importava l’umido della neve, i vestiti sempre più bagnati e i capelli sempre più ricoperti di fiocchi bianchi.

C’era una risata rimasta nel cuore a coprire tutto il resto.




 




 


Se non avete mai letto Yukidoke no Koi secondo me questo è il momento giusto per farlo (^^)/
CHI L'AVREBBE MAI DETTO, EH.
Non io, il doppio pov è venuto via a caso.
I bakudeku avranno il loro momento ma loro sono già navigati, questi due me li stavo trascinando col rischio di non arrivare al dunque prima di un determinato capitolo e non può essere mica rivelatorio per tutti.
:D 

   
 
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