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Autore: Lovy91    03/09/2009    2 recensioni
Jake e Karie White sono due gemeli di sedici anni. Un freddo pomeriggio di gennaio vengono narcotizzati e si svegliano con un tatuaggio sulla schiena. In breve scoprono di essere stati assoldati dalla congrega dei protettori con a capo Sebastiani Sunders, il cui unico scopo è quello di uccidere i demoni ed impedire la morte degli umani. Gli esseri malvagi sono comandati da Aric, l'alchimista.
Per i due fratelli inizia un'avventura fatta di sangue, malvagità e amore e con la consapevolezza che la vita non tornerà più come prima...
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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        4. Il demone sconosciuto


Quella notte nessuno dei due dormì, sarebbe stato un autentico miracolo se ci fossero riusciti. Karie se ne stava tra le braccia del fratello a piangere e Jake guardava dritto davanti a sé, fissando intensamente il muro, a prima vista immerso in chissà quali pensieri. Invece non pensava, non ci riusciva, faceva solo male. La mattina, quando i genitori si alzarono, Karie tentò di migliorare il viso rosso e gonfio dal gran piangere e Jake tentò di sciogliere le labbra in un sorriso impossibile.
I genitori notarono un comportamento diverso nei figli e la faccia stanca ma nessuno dei figli parlò. A metà colazione il signor White chiese ai figli come andava a scuola e loro assicurarono che tutto andava bene. Come poteva immaginare il signor White che le loro preoccupazioni erano altre?
Karie aveva promesso a Jake di fare finta di niente, ma era troppo difficile. Era preoccupata, impaurita se non terrorizzata. Dato che la giornata si presentava nuvolosa e senza un raggio di luce, Evelyn aveva acceso la luce artificiale bianca della sala da pranzo.
Di colpo, quando Karie soffocò un mezzo singhiozzo, si sentì un rumore sfrigolante e la luce si spense. Si guardarono attorno e poca luce filtrava dalla finestre. Mark si alzò per andare a controllare il quadro elettrico e la signora White lo seguì con una torcia elettrica. Karie era rimasta a occhi spalancati e Jake la fissò, insospettito.
<< Sei stata tu? >>.
<< Non lo so... Io... ho cercato di soffocare le lacrime, pensavo a quello che è successo, avevo paura e... >>.
Jake si sporse verso la sorella. << Non deve accadere più, Karie. Ricordi? Dobbiamo fare finta che non sia mai successo! >>.
<< Ma se Sebastian avesse ragione? Se i nostri ipotetici poteri si manifestassero anche se non vogliamo? >>.
<< Allora ci controlleremo! Dobbiamo restarne fuori! >> esclamò Jake, tornando a sedersi per bene sulla sedia e Karie abbassò lo sguardo sul piatto finito a metà. La luce si accese nuovamente e i signori White tornarono poco dopo. Evelyn ripose nel cassetto la torcia e si sedette a tavola con il marito.
<< Che strano... La luce è saltata senza motivo. Mah... farò controllare il quadro elettrico >> borbottò, sovrappensiero e i due fratelli si guardarono per un secondo, distogliendosi lo sguardo a vicenda e poco dopo uscirono di casa, senza dirsi niente. Ultimamente parlavano di meno, come se tutta quella storia avesse creato un muro spesso e indivisibile tra i due, cosa mai accaduta prima. Karie rispondeva ai messaggi di Josh, ancora corti e freddi, non riusciva ad essere quella di sempre, era troppo difficile. Jake invece era testardo: lo era sempre stato ed ora molto di più. Voleva continuare la sua vita e in qualche modo ci sarebbe riuscito.
Josh baciò Karie quando fu al cancello, ma era glaciale e cominciò a domandarle cosa avesse in questi due giorni. Anche Withney la osservava, da lontano con il suo ragazzo Jamie, di un anno più grande. Jake andò dagli amici e Sean lo guardava, scrutando ogni dettaglio del viso stanco e preoccupato. Ignorò anche le occhiatine di qualche ragazza, cosa che non era da lui e questo sorprese Sean ancora di più. La campanella suonò e si recarono in classe, a seguire la lezione teorica di chimica. Avevano la stessa lezione ma si sedettero lontani, quasi per provare a cancellare i pensieri cattivi. La professoressa Summers iniziò la sua lezione, con grandi tabelle alla lavagna. I due gemelli seguirono piuttosto assiduamente, concentrati per non pensare ad altro. La lezione volgeva al termine, quando successe qualcosa che Jake considerò una maledizioni delle più orribili. Aveva smesso di ascoltare la lezione, non ci riusciva, per quanto si fosse giurato di lasciar perdere la sua mente tornava sempre lì, a quei due giorni difficili. Smise di giocherellale con la penna e decise di fare qualche disegnino per passare gli ultimi dieci minuti. Corrugò la fronte, la agitò ma non successe niente. Stufo, smontò la penna pezzo per pezzo per osservare il tubicino dell'inchiostro e rimase di sasso: era congelato. Guardò in tutte le direzioni per controllare che nessuno avesse visto e se lo mise in tasca e divenne agitato nel giro di dieci secondi. A lezione finita trascinò la sorella con sé, lontana da occhi indiscreti, prima della lezione successiva.
<< Guarda >> disse, mostrandole ciò che aveva fatto. Karie sgranò gli occhi e la prese in mano, guardandolo in ogni direzione.
<< Ma è congelato! >> esclamò, a bocca aperta. << Sei stato tu?! >>.
<< Credo di sì. L'ho tenuta in mano per tutta la lezione >> disse, portandosi le mani alla testa e cominciando a camminare avanti e indietro.
Karie scosse la testa e buttò ciò che restava della penna in un secchio della spazzatura. << Non possiamo più ignorare questa cosa, Jake. Sebastian ha ragione: è troppo tardi >>.
<< Non lo è >> insistette il fratello, stringendo i denti.
<< Invece lo è >> continuò Karie. << E lo sai anche tu >>.
Jake chiuse gli occhi, cercando forse di cancellare le parole della gemella. Sapeva perfettamente che era troppo tardi, qualunque cosa fosse ma non ci riusciva. La vita può cambiare, questo è vero ma non così. Non quando qualcuno decide una cosa del genere senza che tu lo voglia e Jake non voleva. E nemmeno Karie, ma il carattere posato della giovane prevaleva sulla paura. Comprendeva quanto fosse pericoloso indugiare ed ignorare: era ora di parlare con Sebastian Sullivan e di accettare la realtà.
<< Hai ragione >> si arrese alla fine il fratello. << Ma io non voglio >>.
<< E pensi che io voglia?! >> si alterò Karie. << Io voglio vivere come le altre, cosa credi? Ma è chiaro che le cose sono cambiate, Jake. E se uno di quegli esseri che ci ha fatto visita stanotte tornasse per ucciderci? >>.
Jake si passò una mano sul viso, senza rispondere. Dovevano andare in classe ed erano un'altra volta in ritardo. Si voltarono per andare lui a lezione di matematica e lei a quella di letteratura, ma si bloccarono. Il corridoio era vuoto, dopotutto, erano in ritardo. Ma era un vuoto innaturale, senza un rumore e le tre classi vicine sembravano vuote invece che piene di studenti attenti alle lezione spiegata, visto il silenzio.
<< Che succede? >> domandò Karie, indietreggiando di qualche passo. << Non dovrebbe essere così >>.
Un rumore li fece voltare e avrebbero voluto tanto non farlo. L'essere della notte prima era davanti e li fissava. Si accorsero che aveva forma umana, o perlomeno ad una prima occhiata era l'impressione che dava ma quegli occhi gialli erano impressionati. La pelle pallida come un morto, le labbra sottili e il viso spigoloso. Un corpo massiccio e alto. I due gemelli deglutirono e cercarono di indietreggiare, ma erano bloccati dal terrore.
<< Oh, che teneri >> disse, con voce mielosa. << Due gemellini... Sebastian ha fatto proprio una bella scelta... >>. Il tono era canzonatorio misto a un velo di minaccia.
Non parlarono, non ce ne era bisogno.
<< Suppongo che ancora siate restii ad accettare la verità. E sapete una cosa? Ad Aric è una delle cose che fa più piacere. Due piccoli Cacciatori inesperti che non sanno nemmeno da che parti girarsi >> continuò, inclinando la testa da un lato e scrutandoli.
Respiravano a fatica e non osavano muoversi.
<< Purtroppo è stato dato a me il compito di togliervi di mezzo e la cosa mi scoccia parecchio. Ho fallito un perfetto omicidio e mi hanno punito. Be', piacere di avervi conosciuto >> disse, avanzando di un paio di falcate.
Jake tentò di dissuaderlo: << Noi non siamo quello che dici tu >>.
<< Ah no? Eppure mi sembra di ricordare la lista del padrone: voi c'eravate >>.
<< No! Noi vogliano essere dei Protettori! >> disse ad alta voce Karie, quasi isterica.
<< Troppo tardi. Vi hanno già iniettato il siero e avete i vostri poteri, mi dispiace. Lo siete a tutti gli effetti >>.
<< Karie >> sussurrò Jake. << Scappa! >>.
<< Non ti lascio qui! >> strillò in lacrime Karie, scuotendolo per un braccio.
<< Almeno uno dei due si salverà >> insistette e la sorella si buttò tra le sue braccia, senza mollarlo nonostante tutti i tentativi del fratello. L'essere sbuffò spazientito e delle sottili lame di ghiaccio apparvero dal nulla. Alzò un braccio e le gettò contro i due fratelli che chiusero gli occhi.
Il dolore non arrivò.
Aprirono gli occhi e guardarono dietro di loro le lame conficcate del pavimento. Il demone era rimasto sbalordito e fissava Karie. La ragazza si guardò le mani e lentamente toccò il muro vicino e la mano affondò nelle mura di cemento armato come se non esistesse, la ritrasse, spaventata. Si accorse che nel momento di paura aveva dato la mano a Jake. Quindi anche lui doveva essere stato contagiato dal potere della sorella.
<< Sei una intangibile >> disse il demone, a denti stretti. << Proprio nel momento sbagliato >>.
Capirono di avere una via di salvezza. Ancora per mano, affondarono nel muro di fronte con una corsa velocissima e il demone li seguì. Lui non poteva passare per i muri, ma non poteva nemmeno distruggerli, altrimenti avrebbe attirato troppo problemi e fu costretto a prendere una via più lunga.
Intanto i due gemelli erano arrivati fuori la scuola. Lì il rumore era normale: macchine, voci, passi. Voleva dire che qualunque cosa avesse fatto il suo raggio di azione non arrivava tanto lontano. Sospirarono di sollievo ma smisero quando il demone si fermò al centro del cortile.
<< Siete fortunati! Ma non pensate che la finisca qui! >> dichiarò, sparendo dalla loro vista in una fumo acre e nero che li fece tossire.
Quando l'aria tornò pulita, si guardarono.
Jake fece un mezzo sorriso alla sorella. << Sei stata incredibile, Karie. Mi hai salvato la vita >>.
<< Per quanto? >> si chiese, a testa bassa. <>.
Il gemello strinse le labbra e camminò per un po', come faceva quand'era nervoso.
Poi si decise. << D'accordo >>.
Karie gli sorrise, incoraggiante. << Andrà tutto bene. Non so come ma succederà >>. Suonava tanto una promessa difficile.
Si presero una bella nota e una visita in presidenza. I genitori vennero avvisati e li sgridarono duramente. Si presero la ramanzina e la nota, non potevano spiegare niente cosa fosse realmente successo. O a meno che non avessero voluto passare il resto dei loro giorni in un ospedale psichiatrico. Alla fine delle lezioni, si separarono per andare ognuno ai propri allenamenti. Ancora scossa per quello che era successo, Karie faticò a cambiarsi. Tremava tanto che le compagne le chiesero più volte se stava bene, stette molto attenta a coprirsi il tatuaggio. La capitana, Anne, si mise davanti alle sei cheerleader con le mani sui fianchi e un'espressione da capo. La maglia a giro maniche azzurra e la gonna bianca, coordinate alla felpa blu erano adorati da Karie. Si legò i capelli biondi con un elastico bianco e blu e si mise a fianco di Withney, che le sorrise.
<< Quest'anno dobbiamo realizzare ancora i nuovi slogan... Allora, vi siete fatte venire un'idea? >> chiese, guardandola una ad una. Bisogna anticipare che Anne non trovava per niente simpatica Karie, per motivi di gelosia: tanto per cominciare stava con Josh, un ragazzo molto ambito tra il genere femminile del liceo. E poi sapeva perfettamente che se non ci fosse stata lei, Karie sarebbe diventata la nuova capitana.
<< Karie non dici niente? >> le chiese, vedendola zitta ed impalata al suo posto.
La ragazza si ridestò. << Ehm... no, ammetto di non averci pensato >> confessò alla fine, imbarazzata.
<< Male, sei l'unica, sappilo. Voglio che cerchiate di migliorare. Migliorare! >> esclamò, scandendo bene l'ultima parola. Le compagne risposero affermativamente per farle piacere.

Intanto, Jake era arrivato in palestra per la lezione di judo. Sean frequentava il suo corso da un annetto più di lui ma, dato che era imposto da suo padre, non gli piaceva e quindi era svogliato nel farlo.
<< Amico, devo dirti che in questi giorni sei proprio giù >> gli disse, dopo essersi cambiati e lui scosse la testa, per indicare che non aveva niente.
Il maestro si presentò in palestra, il signor Wong. Dopo un inchino formale tipico dello sport, cominciò a spiegare le mosse del giorno e Jake ascoltava distrattamente, pensando ad altro. Non vedeva l'ora che le due ore successive passassero per andare con Karie a cercare Sebastian. Assistette a un incontro tra Sean e un loro compagno, che stracciò l'amico di Jake piuttosto pesantemente. Per quel giorno, decise di starsene in disparte, non ne aveva voglia. Le cinque e mezza scoccarono sull'orologio appeso alla parete e sospirò di sollievo.
Negli spogliatoi fissò il tatuaggio con aria contraria. Era bello, si, però non ci aveva ancora fatto l'abitudine. Un compagno si avvicinò.
<< Jake, quando lo hai fatto? Niente male >>.
<< Un paio di settimane fa >> mentì, infilandosi la maglia blu e frizionandosi i capelli biondi con un asciugamano.
<< Tua madre non ti ha ucciso? >> chiese Sean.
<< Non lo sa... >> disse, dicendo la verità per la prima volta da due giorni.
<< Accidenti, se lo scopre... >>. Sean non concluse la frase, lasciando sotto intesi che Jake capì benissimo. Anche se non era colpa loro la madre avrebbe ucciso lui e la gemella alla vista di quel segno considerato terribile.
Scappò fuori, evitando altre domande e aspettando Karie. La sorella ritardò dieci minuti, salutò le amiche e si avvicinò a Jake. Peccato che in quel momento si avvicinò anche Josh. Karie era stata costretta a mentirgli e non uscivano da due giorni e a scuola si vedevano a malapena.
<< Amore >> disse Josh, con la sua voce dolce. << Usciamo? >>.
Sul volto di Karie si dipinse un'espressione di scuse. << Mi dispiace, ma ho da studiare >>.
<< Non è vero >> disse, facendosi serio di colpo. << Tutte bugie. Ho sentito dire che qualcuno ti ha vista ieri, in giro con tuo fratello. Non dovevi essere malata? >>.
Karie venne presa in contropiede e balbettò altre scuse, finché Jake non intervenne. << Ieri mi stava aiutando per una ricerca sulla città. È stata una cosa improvvisa >>
<< E oggi? >> chiese, incrociando le braccia, come un giudice.
<< Oggi non posso >> disse Karie, riprendendo la parola. << Ti prego, Josh. Cerca di capire... è importante >>.
Il suo ragazzo la guardò e si arrese. Le diede un bacio veloce, salì sulla sua moto e sgommò via. Karie si appoggiò al muretto, passandosi una mano sugli occhi.
<< Questa storia sta influendo già troppo >>.
<< Non eri tu quella che voleva tanto entrarci? >>.
La sorella non gli rispose nemmeno e cominciò a camminare, il fratello alzò gli occhi al cielo e la seguì. Decisero di andare nello stesso punto per incontrare Sebastian. Non sapevano come, ma li sentiva. Perciò camminarono decisi verso la strada al centro della West Side.
<< Ora però non puoi certo urlare >> disse Karie, pensierosa. << Come facciamo? >>.
Jake camminò per quelle strade una mezz'oretta. Poi, tutto si fermò. Sebastian uscì dallo stesso vicolo, con il suo solito passo pieno di dignità. Li squadrò con uno sguardo indecifrabile.
<< Siete tornati. Chissà perché me lo aspettavo >>.
<< Non è il momento per fare del sarcasmo >> disse Jake, alterandosi all'istante. << Avevi ragione. Un...>> prese un respiro, come se stesse dicendo una parola assurda. <<... demone è venuto a scuola per... ucciderci >>.
<< Ma va? >> disse, con un tono da finto incredulo. << Com'è andata? >>.
<< Ci siamo salvati per miracolo >> rispose Karie. << Io ho preso per mano Jake, ci ha lanciato contro delle lame di ghiaccio e non è successo niente perché ci sono passate attraverso. Mi ha chiamata intangibile >>.
Sebastian annuì. << Ah sì. Bel potere. Avete scoperto gli altri? >>.
<< Ho congelato l'inchiostro nella penna >> rispose Jake, con un espressione ancora troppo scettica come se non stesse succedendo davvero.
<< Criocinesi. E poi? >>.
<< Ho fatto saltare il contatore di casa >> aggiunse Karie.
<< Elettrocinesi. Quindi ne manca uno >> disse, alzando un dito e indicando Jake. << Devi averne due per forza >>.
<< Allora sarò ben felice di scoprirlo >> ribatté con un sorrisetto che si spense subito, molto ironico.
Sebastian rise. << State cominciando ad accettare. Perché non venite con me? >>.
<< Con te? >> domandarono all'uniscono. Sebastian annuì e i due gemelli erano molto indecisi. Fu Sebastian a decidere per loro. Sparì e apparì davanti ai due in una frazione di secondo e li prese per le mani. New York, le macchine e persone immobili, sparirono. Un buio soffocante li avvolse per attimi infiniti e tennero gli occhi chiusi, come se pensassero quali cose orribili potessero vedere. Sentirono di colpo, le suole delle scarpe toccare un pavimento lucido e bianco. Socchiusero gli occhi e li aprirono del tutto dallo stupore. Era una stanza quadrata, con un pavimento bianco e lucido e delle pareti di un giallo scuro, quasi ocra. Un paio di divani erano appoggiati alle pareti, gialli anch'essi. Sulla parete a destra della stanza un computer grandissimo attirò l'attenzione. Era semplicemente uno schermo con tasti di diversi colori, spento.
Sebastian sorrise nel vedere lo stupore nei loro occhi azzurri, ma neanche troppo sorpreso: facevano tutti così.
<< Che posto è? >> chiese Karie, guardandosi attorno.
<< Vi trovate sempre in America. È uno dei nostri quartieri generali, dove portiamo i nuovi Protettori quando li... cambiamo >>.
<< Il demone ha parlato di un siero >> disse Jake. << Cos'è? >>.
Sebastian non rispose e gli fece segno di seguirlo. Gli obbedirono senza pensarci due volte ed entrarono in un corridoio senza finestra e illuminato da una fiocca luce dorata, proveniente da lampadine attaccate alle pareti beige. Sebastian aprì una porta alla destra dei gemelli, la terza del corridoio. Li introdusse dentro una stanza più piccola delle precedente, ma ingombra. Tre armadi di legno scuro e consunto erano sia a destra che a sinistra della stanza. Un tavolo al centro, qualche scaffale e un uomo, seduto su una sedia che trafficava con delle provette. Alzò lo sguardo, di un castano chiaro, e sorrise alla vista dei due fratelli.
<< Sebastian >> salutò, bonario, alzandosi dalla sedia traballante. Non era molto alto e aveva corti capelli rossi. << Sono i due nuovi Protettori. Mi ricordo di te >> continuò, indicando Jake. << Ti ho fatto io il tatuaggio sulla schiena >>.
Karie arrossì. << Ha fatto anche il mio? >>.
<< No, quello l'ha fatto Marie. Lei si occupa dei tatuaggi delle Protettrici >> spiegò e Kari si rilassò subito e l'imbarazzo sparì.
<< Ragazzi, vi presento Joseph Diaz, un Protettore come voi, inattivo. Si occupa delle faccende teoriche, diciamo. Tatuaggi, siero... >> spiegò ai due fratelli White, che si scambiarono un'occhiata indecisa.
<< Di voi si è occupata Marie. Non ho avuto il privilegio >> disse, sempre sorridendo.
La porta si aprì e la famosa Marie entrò nella stanza. Alta e bella: capelli lunghi e color miele, con grandi occhi verdi, luminosi.
Agitò la mano nella direzione dei ragazzi: non doveva avere più di vent'anni. << Piacere di rivedervi>> disse, con un accento francese molto marcato.
<< Lei è francese? >> chiese Jake, colpito.
<< Oui >> rispose, facendoli sorridere. << Sono Marie Bernard >> si presentò, stringendogli la mano. << E voglio essere data del tu e chiamata per nome. Ho solo diciannove anni, mica sono una vecchia signora! >>.
I gemelli risero, divertiti. Nonostante la situazione e tutto il resto, cominciavano a trovarsi a proprio agio. Come se fossero in famiglia e forse era così.
<< Come state? >> chiese Marie, con una luce diversa negli occhi, forse tristezza. Compresero che ciò che avevano passato dovevano averlo passato tutti.
<< Non sappiamo risponderti >> disse Karie. << Un po' meglio >>.
<< Con il tempo diventerà più facile >> assicurò Joseph e Sebastian annuì, dietro i fratelli.
Marie ridacchiò. << È la prima volta che abbiamo una coppia di gemelli, entrambi Protettori >>.
<< Davvero?! >> esclamò Jake.
<< È una cosa molto strana che una coppia di gemelli abbiamo le caratteristiche fisiche adatto per il siero >> spiegò Sebastian. << Ci siamo stupiti perfino noi >>.
I gemelli avevano una domanda nella testa da quando avevano saputo la verità: << Come avete fatto a capire che avevamo le caratteristiche adatte? >> chiese Jake.
Fu Joseph ha spiegare: << Di norma lo capiamo osservandovi oppure tramite qualche esame. Voi non ve ne accorgete, però a volte preleviamo qualche campione di sangue o saliva da ospedali e altri luoghi di ragazzi della vostra età. Abbiamo fatto lo stesso con voi quando ci siamo accorti che avevate delle potenzialità. Senza contare che anche i demoni se ne accorgono: purtroppo per noi non sono stupidi >>.
Marie andò ad aprire un armadietto e ne estrasse una siringa con un liquido color caffellatte. La poggiò su uno scaffale e poi si avvicinò a Jake, alzandogli la manica della maglietta. Una puntura che non aveva notato, tanto era piccola, si stava rimarginando sul braccio. Karie si controllò e notò la stessa cosa.
<< Non avete sentito niente. Eravate addormentati >> assicurò Joseph. << Anche perché non è un bello spettacolo dopo che viene iniettato >>.
<< Ehi... >> mormorò Jake, girandosi verso Sebastian. << Adesso che si penso... ci hai portati qui contro la nostra volontà! >>.
Sebastian non si scompose più di tanto. << Dubito che mi avreste seguito se vi avessi detto il motivo >>.
Joseph lo difese: << Lo facciamo con tutti. Altrimenti, non esisterebbero i Protettori >>.
I due fratelli sospirarono nello stesso istante. Era chiaro, che prima o poi si sarebbero arresi. Esattamente come Sebastian, Joseph e Marie. Da come parlavano sembravano rassegnati a qualcosa che non volevano, come i due fratelli, e con il tempo si erano messi il cuore in pace e accettato la cosa. Si chiesero se anche loro sarebbero diventati così: senza problemi a parlarne e se avrebbero costretto altri ragazzi a seguire quella strada, esattamente come faceva Sebastian.
<< Ed ora? >> chiese Jake, ponendo la domanda più difficile.
<< Ora comincerete a imparare i vari tipi di demoni, a studiarli e poi... comincerete l'opera >> rispose Marie, di nuovo triste.
Quella risposta non era piaciuta per niente, ma d'altronde, cosa si aspettavano?



   
 
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