Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: piratatommy    22/12/2021    1 recensioni
La città dell’immaginazione è un luogo famoso eppure nascosto. C’è chi ci abita e c’è chi non c’è mai entrato, ma sono pochi quelli che una volta fuori conoscono la strada per ritrovarla.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il Cielo della Città

Sopra la Città si estende il Cielo del Tempo.

Vasto, insondabile ed eterno circonda tutto in un abbraccio ineluttabile.

Puro nella sua semplicità, assiste brillante all’affaccendarsi giornaliero dei cittadini, e di notte ne veglia il riposo, le fantasie, i segreti. È attraverso di lui che scorrono il sole, la luna, gli astri; i suoi moti provocano calore, freddo, pioggia, arsura. È il fratello del mare e della terra, con cui si congiunge all’orizzonte. È il testimone impassibile delle creazioni umane, ne scandisce silenziosamente l’avvenire. Si estende oltre qualunque confine, e tocca tutti i mondi circostanti.

Per poterlo ammirare meglio, nella Città c’è un luogo in particolare in cui si può andare: il palazzo a settentrione, che si trova nella parte destra della città, se dalla via principale si è rivolti verso la baia.


Mi sono reso conto della bellezza del Cielo solo poco tempo fa, quando mi ci sono trovato in mezzo. Coinvolto nelle mie faccende, concentrato, ho spinto lo sguardo un po’ troppo in là e ho cominciato a precipitare. Costellazioni scorrevano, scintille di luce frizzavano nella densa oscurità animando la mia discesa vertiginosa.

Una trapunta grigia sotto di me. Una volta attraversata quella, la piazza della città si è aperta ai miei occhi, ingrandendosi rapidamente. Ero in caduta libera, esattamente come le mie emozioni: sorpresa, eccitazione, stranamente nessuna paura.

Qualcosa mi ha fermato a pochi centimetri dal suolo. Nel momento in cui ho appoggiato mani e ginocchia sui ciottoli della piazza, un tuono ha scosso la Città dell’Immaginazione, annunciando l’arrivo della pioggia. Ho alzato la testa incredulo, mentre le gocce fredde mi scorrevano sul viso, assicurandomi che non stavo sognando.

Di fronte a me c’erano tre distinti signori, alti, con eleganti cappelli a punta in testa. Uno era interamente abbigliato di giallo, il secondo di rosso, quello al centro di blu. Alle loro spalle iniziava a fermarsi qualche curioso.

Ho realizzato che li conoscevo molto bene. Tutti li conoscevano.

Erano i Tre Maggiori, la massima autorità della Città.


Rispetto alle volte precedenti l’atmosfera era particolarmente nitida. Loro mi guardavano lentamente, sembravano incuranti della pioggia. Provavo un senso di soggezione, ma prima di tutto ero perplesso e lusingato dal fatto che fossero lì per me. Mi domandavo cosa avessi combinato di così grave da meritare la loro attenzione.

Ahahah! Che atterraggio! Allora, cosa ci fai qui?”

La risata cristallina di quello in blu aveva spezzato il silenzio, la domanda mi aveva lasciato sorpreso. Era tutto fuorché una situazione usuale. D’altra parte se ne stava lì, con gli altri due alle spalle, ad aspettare in silenzio una mia risposta. L’ho fissato negli occhi, ma il suo sguardo era limpido, e l’attesa era sincera. Che le mie precedenti incursioni fossero state tutte scoperte? O che avessi combinato qualcosa di ancora peggiore, così grosso che nemmeno loro ne erano ancora al corrente?

Pensavo me l’avreste detto voi, dato che siete tutti qui. Mi dispiace se ho causato qualche problema” ho risposto alla fine, forse un po’ imprudentemente.

I tre si sono scambiati un’occhiata, mentre il resto degli astanti assisteva. Quello blu ha fatto un cenno di assenso.

Molto bene. Riproviamo con una domanda più semplice allora. Perché, secondo te, non dovresti essere qui?”.

Questa la sapevo, anche se l’ammissione di colpa era un po’ imbarazzante. Ma non sembrava esserci malizia sul volto del Maggiore. D’altra parte, era giusto affrontare l’argomento. Era giunto il momento.

Non dovrei essere qui perché sono stato esiliato, dato che non ero degno di...”.

Ma non mi hanno lasciato finire la frase:

Ah sì, certo. Ma…ricordi come è avvenuto di preciso il tuo esilio?” mi ha chiesto.

Mi sono ritrovato qui dopo molto tempo, e sapevo che non avevo il diritto di starci. È stato… non ricordo. Ora che ci penso, non ricordo nemmeno più esattamente cosa fosse successo”. Cominciavo ad essere davvero perplesso. Aveva smesso di piovere.

Ahahah! C’è un po’ di confusione a quanto pare… sarà stato il volo. Ad ogni modo, a quanto pare non ricordi quando o se l’esilio sia stato decretato. E se l’evento scatenante non sussiste, suppongo siamo finalmente qui presenti, di fronte a tutti, per darti il benvenuto. O il bentornato”.


Com’era possibile. Non ci volevo credere. “Un momento per favore. Io sono fuggito per anni, e quando mi ritrovavo qui sapevo di essere fuori luogo, sentivo chiaramente di non essere il benvenuto. Cos’è cambiato ora?”.

Il rosso ha incrociato le braccia, mentre il giallo si è avvicinato al blu sussurrandogli qualcosa all’orecchio. “Certo”, ha detto quello. Poi si è rivolto a me.

Uhm, manchi un po’ di immaginazione per essere un avventore ed un estimatore della Città. Ma per amore dei lettori, a costo di risultare pleonastico, ecco come funziona la questione” ha cominciato a spiegare con voce ferma e paziente.

Qui è letteralmente possibile qualsiasi cosa, per chiunque vi si trovi, condizione che comporta conseguenze e garanzie. È come uno spazio virtuale sconfinato ed illimitato, in cui i cittadini possono incontrarsi, interagire, mantenendo allo stesso tempo la propria autonomia. La distinzione tra il singolo e l’insieme permane, ma allo stesso tempo sfuma... Facciamo un esempio, una situazione estrema. Se un individuo immaginasse di distruggere tutto, ciò sarebbe del tutto reale nella sua mente, ma d’altra parte, in quanto fantasia, sarebbe anche soltanto un tassello che si aggiunge alla Città”.

Non esiste una reale possibilità di danneggiare la Città o i suoi abitanti – ha continuato - quella resta una caratteristica del mondo materiale là fuori. Qualsiasi partecipazione, in quanto atto creativo, contribuisce in modo neutro a edificare la città, a prescindere da bene e male”. Momento di silenzio.


Avevo intuito qualcosa di importante, che cercava solo una conferma esplicita. Incrociando lo sguardo del Maggiore giallo ho colto un lampo di intesa e un cenno di assenso.


Il blu ha continuato: “Come hai capito, tutto questo è possibile grazie alla profonda connessione tra la Città e il cittadino, totalizzante, che coinvolge tutte le dimensioni, razionale, emotiva, spirituale. E non potrebbe essere altrimenti. Di conseguenza, anche i criteri per essere ammessi o esiliati dalla Città vengono definiti dalla coscienza e dal subconscio di ognuno. Se vogliamo è il miglior sistema di sicurezza, sebbene di fatto non ce ne sia davvero nemmeno bisogno”.

Ecco. l’avevo pensato, ma non mi pareva vero, o possibile. Forse era troppo facile così. Però non faceva una piega, ed era effettivamente verosimile. Conoscendomi, che mi fossi cacciato da solo in tutto questo macello era più che probabile . Non sapevo nemmeno bene come sentirmi, se sollevato o indispettito, o addirittura deluso.


Esatto, quindi noi non ti abbiamo mai formalmente e definitivamente esiliato. Tu hai deciso di andartene. A quanto pare non ti conosci ancora così a fondo. In ogni caso è un piacere per noi che tu abbia scelto, o ti sia permesso, di tornare ad abitare qui. Sentiti libero di andare e venire quando vuoi. Puoi anche usare l’ingresso principale d’ora in avanti, se ti fa piacere”.

A quelle parole ho deciso di lasciar perdere i dubbi per una volta. Per un attimo mi sono fermato e ho apprezzato il momento di pace in cui mi trovavo.

Il cielo sopra di me era limpido ora, e le stelle lo trafiggevano, minuscole, chiare quanto incantevoli. L’aria era fredda, frizzante, e tutto intorno a me sembrava precipitata una penombra blu come il mantello del Maggiore.


Le sue parole mi risuonavano in testa, quando un nuovo dubbio mi ha fulminato: “Ma allora, tutto questo è reale?”.

Ahahah!” ha riso lui, i colleghi lo guardavano divertiti.

Molto bene, questa domanda merita un’altra bella chiacchierata! Magari un giorno al Palazzo. Cittadino, bentornato!”.

Ho seguito il suo cenno che mi invitava a guardarmi alle spalle.

Le luci della strada si erano accese, e intorno a me numerosi volti mi fissavano, ognuno con un’espressione diversa.

Vite, storie, abissi, enigmi.

Finalmente avrei potuto conoscerli serenamente, senza sentirmi di troppo, senza fuggire. Quando mi sono voltato i Tre Maggiori non c’erano già più.

La notte era scesa ancora una volta sulla Città. Silenziosa, con nuove promesse, nuove prospettive, mentre io mi incamminavo lentamente.

Un passo dopo l’altro, avanzavo con una nuova consapevolezza.

E mi sentivo a casa.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: piratatommy