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Autore: NPC_Stories    22/12/2021    2 recensioni
O come Dora e Rupert Honeycomb sono sopravvissuti alla propria infanzia.
Grossomodo.
Genere: Commedia, Fantasy, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash, FemSlash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
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Autore: NPC_Stories
Genere: fantasy

TW: bullismo, non affrontato nel modo in cui se ne parla oggi, a causa del diverso contesto culturale e storico



Addestramento alla Locanda dell'Orso

O come Rupert cominciò a considerare di diventare un monaco



Verso la fine del mese di Hammer 1359, in una locanda vicino a Secomber


Lo spaventapasseri saltellava come un pugile e si muoveva con scatti repentini, imprevedibili. Rupert alzò goffamente la spada di legno e parò lo schiaffo di una di quelle "braccia" fatte di bastoni. L'oggetto animato non colpiva mai troppo forte, ma un bastone è pur sempre un bastone e il contraccolpo fece vibrare le braccia del ragazzino.
Quella maledetta spada era pesante, questo era il problema. Rupert non sapeva come direzionarla per bene, non riusciva a trovare un equilibrio, e in aggiunta a tutto questo doveva anche preoccuparsi dello spaventapasseri che si muoveva in modo così rapido.
Un altro dei bambini lanciò un grido di sfida e attaccò quella cosa con un fendente dall'alto, mirando alla testa che era un sacchetto di iuta pieno di paglia con una smorfia cattiva disegnata a carboncino. Lo spaventapasseri scartò di lato all'ultimo istante, la spada dell'aggressore picchiò sulla terra gelida e rimbalzò. Il contraccolpo quasi gli strappò l'arma dalle mani.
Rupert Honeycomb fece un passo indietro e si deterse il sudore dalla fronte: così non andava. Il combattimento si stava rivelando frustrante e aveva una gran voglia di buttare la spada per terra e andare a fare qualcos'altro. Non si stava per niente divertendo, anche se era stato un po' buffo vedere Tom Tallstag che sbatteva la spada per terra. Sapeva che avrebbe dovuto lavorare in gruppo con gli altri ragazzi per buttare a terra quel finto nemico, però aveva sognato a occhi aperti di essere lui il miglior guerriero della sua generazione, il migliore di tutti i dintorni di Secomber: allora gliel'avrebbe fatta vedere ai suoi fratelli. Non avrebbero più fatto gli stronzi con lui se avessero saputo che lui poteva menarli con una spada. E quindi, gettato alle ortiche il senso di cooperazione, Rupert ci sarebbe rimasto male se fosse stato qualcun altro a sferrare allo spaventapasseri un colpo decisivo.
Per fortuna nessuno sembrava essere vicino a quel traguardo. Nemmeno suo fratello Randall, che si era tanto vantato di poter sconfiggere quel nemico di legno e paglia in pochi secondi.
Il morale della truppa stava calando in fretta, erano in quattro e non riuscivano ad avere la meglio sul malefico oggetto. Rupert aveva tanto la sensazione che quella spada che gli avevano dato fosse più un impedimento che un aiuto. Ad un certo punto prese una decisione: imprecò (non ad alta voce, sua sorella Dora lo avrebbe sgridato), lanciò la spada addosso allo spaventapasseri come per distrarlo e poi scattò.
Rupert Honeycomb aveva due fratelli maggiori. Sapeva come evitare le botte.
Mentre gli altri bambini distraevano il nemico con i loro colpi, Rupert schivò un movimento casuale delle braccia dello spaventapasseri e si avvicinò così tanto da non poter essere colpito. Lo spaventapasseri non poteva muovere le braccia in modo indipendente, erano formate da un unico bastone che era fissato in modo perpendicolare al pezzo di legno verticale che lo teneva in piedi. Poteva solo compiere ampi movimenti per dare bastonate ma non poteva proteggersi se qualcuno si avvicinava troppo. Rupert gli andò alle spalle e gli si arrampicò sopra. Si appese agli stracci che si fingevano vestiti, ma ottenne solo di trovarsi un po' di tessuto strappato tra le mani. Allora si attaccò direttamente al bastone che costituiva il corpo dello spaventapasseri e si arrampicò, ricordando come si arrampicava sui pali del porticato di casa sua quando voleva sfuggire ai suoi fratelli. Lo spaventapasseri cominciò a girare su se stesso, veloce, cambiando anche direzione in modo repentino. Rupert si ritrovò attaccato alle sue spalle come un mantello, ma non per molto: il peso del ragazzo fu sufficiente per far perdere l'equilibrio all'oggetto animato e per farlo cadere a terra.
A quel punto Randall fece una cosa che lo avrebbe fatto finire nel libro nero di Rupert, se mai Rupert si fosse preso la briga di scrivere: afferrò il sacco di iuta che era la testa dello spaventapasseri e lo strappò via dal corpo. Lo sollevò in aria, vittorioso, prendendosi tutto il merito di quella "uccisione".
Rupert si ritrovò sdraiato a terra sotto la struttura ora immobile dello spaventapasseri. Con un gesto stizzito gettò via quella massa di bastoni e stoffa e si alzò in piedi.
"Ehi, ho fatto tutto io!" Protestò. "Tom! Harold! Lo avete visto che ho fatto tutto io…"
Harold Mills e Tom Tallstag, di rispettivamente otto e nove anni, avevano visto benissimo che era stato il più giovane degli Honeycomb a fare quasi tutto il lavoro; ma Randall era più grosso e, alle spalle del fratellino, li stava fulminando con lo sguardo.
"Be', ma è stato Randall ad avere l'idea di sfilargli la testa" obiettò Harold. "È quello che l'ha ucciso, no?"
"Dai, Rupert, sei stato utile anche tu…" cercò di dire Tom, che odiava prendere posizione. "Però Randall gli ha dato il colpo finale."
Rupert ci vide rosso. Aveva una gran voglia di menare Randall e pure questi due cacasotto.
"Rupert ha avuto una buona idea" intervenne il loro istruttore, che stava facendo il giro dei vari gruppetti di bambini per vedere come procedevano gli allenamenti. "Anche Randall ha avuto una buona idea. È questo il lavoro di squadra."
Il loro istruttore era un drow, ma non uno dei gentili figli di Krystel. Era il fratello della strega, un guerriero dagli occhi di acciaio che li guardava sempre come se non sapesse cosa farsene di loro.
"Rupert. Hai fatto la cosa giusta, ma adesso ti devi calmare. È così che funziona il lavoro di squadra." Tornò a ripetere. "Il lavoro di squadra è sobbarcarti la maggior parte del lavoro e poi vedere qualcun altro che si prende il merito. Lo so" alzò una mano per fermare sul nascere le obiezioni del ragazzino. "Lo so che sembra una merda. Eppure, se questo fosse stato un combattimento vero, tuo fratello ti avrebbe salvato la vita. Non serve a niente buttare a terra un nemico se non c'è qualcuno che lo uccide. Se dai tempo al nemico di rialzarsi, poi sarà lui ad uccidere te. Quindi anche Randall ha avuto una buona idea. Non c'è ragione di negarlo, lavorare in squadra significa che non c'è un solo vincitore. Avete vinto tutti… anche se alcuni di voi hanno vinto senza alcun merito. Tom Tallstag, Harold Mills, siete inutili come un culo senza il buco. Cercate di essere un po' più svegli, come i fratelli Honeycomb."
Si allontanò, perché non poteva fermarsi a lungo con un gruppetto, doveva controllare l'operato di tutti quanti. Rupert e Randall per un momento si guardarono in cagnesco, ma in realtà entrambi erano abbastanza soddisfatti per i complimenti del loro istruttore. Anche perché quelle parole avevano aperto un'affascinante prospettiva: durante l'anno gli Honeycomb vivevano per conto proprio, in una fattoria un po' distante dalla cittadina e dagli altri poderi. Di solito i fratelli potevano battibeccare solo gli uni con gli altri, e il più debole diventava oggetto di bullismo - di solito era Rupert. Ma adesso, in mezzo ad altri ragazzini di altre famiglie, stavano sperimentando una sensazione nuova: unità familiare e campanilismo.
"Già, almeno Rupert è utile a qualcosa" rincarò Randall, all'indirizzo degli altri due. "Voialtri che avete fatto a parte stare lì a fare le belle statuine e prendere a botte il terreno?"
"Il terreno è sempre lì, Tom, mica si sposta" rise Rupert. "Mi sa che è l'unica cosa che puoi colpire!"
Avrebbero continuato ancora un po' con i loro frizzi e lazzi, ma in quel momento Krystel suonò la campana che annunciava la fine degli addestramenti. La suonava sempre al tramonto, per indicare che era il momento di tornare all'interno. Qualcuno sarebbe andato in infermeria, prima, ma una volta tanto Rupert non era tra questi.

Quella sera, dopo cena, raccolti intorno al grande camino del refettorio, Rupert e Randall stavano raccontando la vittoria del giorno alla loro sorella Dora. Lei non partecipava agli allenamenti, perché Krystel lo aveva sconsigliato: qualche mese prima era stata male a causa di un colpo di freddo, non era saggio farle fare sforzi e farla sudare nell'aria gelida del primo mese dell'anno, il cuore dell'inverno. Però era curiosa, e ascoltava sempre i loro resoconti con un misto di invidia e apprensione.
"Ma non ti sei fatto male, Rupert? Mi sembra strano che tu non ti sia fatto male."
"Strano? Perché dovrebbe essere strano, eh?" Protestò il gemello. "Io sono un guerriero in gamba, lo ha detto pure Darren."
"Co… si chiama Daren, con una sola r" lo corresse Dora.
"Ah sì? Io pensavo che fosse un errore. Daren non è mica un nome, dai. Darren è un nome vero, come Darren Barch il mercante di botti."
"Ma che ne sai, sarà un nome drow." Dora scrollò le spalle. "Ma poi sul serio ha detto che sei un bravo guerriero, o hai capito male come al solito?"
Rupert ora sembrava davvero offeso. "Io non capisco mai male. E lo ha sentito anche Randall, non è vero?"
"Veramente ha detto che io sono un grande guerriero, e che tu sei stato utile." Gongolò.
La cosa avrebbe potuto degenerare in fretta: Rupert e Randall stavano di nuovo scendendo una china pericolosa, il loro fratello Stedd era nervoso perché il suo gruppo aveva preso solo batoste dal loro spaventapasseri, e Dora era meno impressionata di quanto i fratelli avessero sperato.
"Ho sentito pronunciare il mio nome invano?" Con sollievo di Dora, stavano arrivando due persone che avrebbero potuto evitare il disastro: due adulti.
"Ciao Darren" Rupert lo salutò con eccessiva confidenza e, di nuovo, con il nome sbagliato. "Stavo raccontando a Dora che oggi siamo stati bravi, come dei grandi guerrieri!"
Il drow non si prese nemmeno la briga di sedersi accanto a loro, rimase in piedi a guardarli dall'alto in basso con un sopracciglio sollevato. Accanto a lui, un elfo molto più accomodante e simpatico teneva in mano una pergamena e un carboncino.
"Buonasera ragazzi" esordì quest'ultimo. "Krystel dice che domani il vento potrebbe calare e sarà di nuovo possibile esercitarsi con l'arco. Siamo qui per chiedere a…" sbirciò rapidamente sui suoi appunti "Randall e Stedd se domani preferiscono tentare il tiro con l'arco anziché addestrarsi nel combattimento con le spade."
Stedd accettò con entusiasmo, non perché gli interessasse il tiro con l'arco ma perché non stava mostrando grandi miglioramenti nella tecnica della scherma, quindi preferiva ripararsi dietro la scusa di aver tentato qualcos'altro. Sapeva picchiare, ma la spada richiedeva troppo cervello, molto più di quanto avesse immaginato, e questo lo rendeva nervoso.
Randall stava per aprire bocca, ma Rupert si mise in mezzo. "Ehi, e io? Perché non lo chiedete anche a me?"
"Magari l'anno prossimo…" altra breve sbirciata agli appunti "…Rupert. Per il momento sei troppo basso per tendere un arco lungo come si deve." L'elfo dei boschi cercò di pacificarlo.
"Sono alto per la mia età!"
"Senza dubbio, ma sei comunque troppo basso per l'arco lungo" tagliò corto il drow. "Di solito i bambini sotto i dieci anni non vengono addestrati all'uso dell'arco, per te l'anno prossimo potremmo fare un'eccezione se sarai alto abbastanza. Fattelo andare bene. Nel frattempo, io e te dobbiamo parlare della tua attitudine al combattimento."
Rupert non aveva ben capito, ma il drow lo prese da parte per parlargli mentre il suo amico Johel parlava con Randall. Dora seguì Rupert, curiosa. Sembrava un discorso importante e di sicuro Rupert avrebbe capito fischi per fiaschi.

"Ho visto come ti muovi, giovanotto" esordì Daren. "È inutile girarci intorno, non hai nessuna tecnica e non sembra che tu abbia affinità con la spada. Però ti sei mosso bene appena hai deciso di lasciar perdere l'arma e attaccare a mani nude. È come se tu, a quello, ci fossi abituato. Hai schivato bene i colpi dello spaventapasseri, e questo nella mia esperienza significa che a casa tua ti capita spesso di prenderle. Sbaglio?" Domandò con un'occhiata penetrante. Dora si sentì un po' a disagio, non era quella l'immagine che voleva dare della sua famiglia, però dopo tutto era vero e anche lei sapeva che era una cosa sbagliata.
"Non più tanto spesso" ribatté il ragazzino con orgoglio. "Be' tranne quando Stedd e Randall si mettono in due per menarmi, allora se riescono a prendermi…"
"Già" sospirò il drow. "E l'unico modo in cui puoi rispondere è menando le mani a tua volta."
"È sbagliato?" Domandò Rupert di punto in bianco. Una domanda che sembrò sorprendere molto l'elfo scuro.
"Non sono la persona giusta a cui chiedere. Un umano ti direbbe che è sbagliato, e che anche quello che loro ti fanno è sbagliato. Io sono un drow e ci sono cresciuto con questa roba, quindi non ti saprei dire. Secondo me è solo il modo in cui va il mondo. Si impara a combattere, oppure si muore. Ma non devi prendere per vero tutto quello che dico, magari qui le cose funzionano in modo diverso. Qui… avete comunque delle battaglie da combattere, ma spesso usate le parole e le leggi anziché le armi e i pugni. Dipende dalla situazione, credo" si strinse nelle spalle. "Però voglio che sia chiara una cosa: sto fornendo a tutti voi le basi del combattimento perché possiate difendervi, perché questa regione è comunque assediata dai mostri dalle colline a ovest e talvolta anche dalla foresta a est, e non cominciamo neanche a parlare della brughiera a sud. Insomma ovunque ti giri piove merda, quindi…" si zittì un momento mentre Rupert rideva per la parolaccia, "quindi, il succo della cosa è che non dovreste usare queste conoscenze per farvi del male l'un l'altro. Specialmente non tra fratelli. Ho bisogno di capire, Rupert Honeycomb, qual è il tuo scopo. Perché hai voluto partecipare a queste lezioni?"
"Perché voglio diventare forte" rispose lui senza esitazione.
"E perché?"
"Perché i deboli le prendono e basta" insistette.
"Ma lo capisci che non puoi usare le armi contro i tuoi fratelli?"
Dora a questo punto si mise in mezzo. "Ehi, va bene che sei un guerriero esperto, sei il fratello di Krystel e stai insegnando a tutti a combattere; noi siamo grati per questa cosa, però… però non mi sembra giusto che tu accusi mio fratello di avere queste cattive intenzioni."
"Perché non posso menarli con la spada?" Piagnucolò lui, infrangendo la bolla di illusioni di Dora.
La bambina per un momento sentì come una voce nella sua testa che urlava, urlava per il semplice peso emotivo che erano la sua famiglia e la sua vita. Sembrava quasi il verso di un opossum, e quel grido per qualche secondo le impedì di seguire la conversazione.
"…una storia." Stava dicendo il drow. "Quando ero piccolo, vivevo in una città sotterranea insieme agli altri drow, e anch'io avevo un fratello. Mio fratello era più grosso di me, e mi picchiava, come fanno i tuoi fratelli con te. Non mi picchiava tanto forte, perché sapeva che dovevamo entrambi lavorare nel negozio di nostro padre, e se io fossi stato troppo malconcio per lavorare lui avrebbe dovuto fare anche la mia parte. Però comunque tutti i giorni avevo qualche livido. Lo sai come funziona, tra fratelli."
Rupert annuì, perché lo sapeva. "E perché tu non gliele rendevi indietro?"
"Perché… perché lui era davvero più grosso di me. E perché nonostante tutto era mio fratello. Ad un certo punto però lui ha esagerato; mi ha picchiato così forte da farmi svenire. Nostro padre si è infuriato e lo ha ucciso. E sai che è successo dopo?"
Rupert esitò per qualche momento, mentre Dora ricominciava a sentire quella specie di urlo nella sua mente. A lei sembrava che quello non fosse affatto un racconto adatto ai ragazzini, era una storia terribile, e quel che è peggio Rupert non aveva ancora la maturità per capire che fosse terribile e avrebbe potuto prenderne esempio. Dora sapeva che suo fratello non era cattivo, ma non aveva nessuna idea di cosa fosse la morte.
"È successo che non ti ha più picchiato?" Indovinò Rupert.
Daren tentennò, preso in contropiede. "Be', lui no, perché era morto. Ma la sua morte ha avuto delle conseguenze. Nostra madre gli era molto affezionata, a modo suo. Ha ucciso nostro padre per vendetta. Così siamo rimasti da soli, io e lei, e il negozio ha dovuto chiudere. Non so che fine abbia fatto quella donna, forse è morta di fame da qualche parte o forse è stata presa come schiava da qualcuno. Io sono finito a fare lo schiavo in una casata nobiliare e poi sono diventato un soldato, e ho preso un sacco di altre botte nella mia vita, molto peggiori di quelle che mi dava mio fratello."
"Woah. E poi sei morto?" Chiese Rupert di getto.
"Rupert, ma ti pare?" Dora gli rifilò un coppino. "È proprio qui davanti a noi, ti pare morto?"
"Sì, sono morto" la sorprese l'elfo drow. "Due volte, ma questa è un'altra storia."
"Ma…" Dora annaspò. "Ma Lathander dice che non si può tornare dalla morte"
Il guerriero la guardò con la stessa espressione paternalista che ogni tanto le rivolgeva Krystel, quella che la faceva sentire piccola e immatura.
"Lathander ha una mazza ma non ha il fodero, se capisci cosa intendo" rispose in tono leggero.
Dora lo guardò con sguardo perplesso, riflettendo su quella strana affermazione. Sembrava un motto, uno di quelli che dicono gli adulti per far vedere che sono saggi, come una metafora. Il senso però le sfuggiva.
L'elfo Johel aveva finito di parlare con Randall e passò vicino a Daren per spostarsi verso un altro gruppo di ragazzini, ma mentre passava gli diede un coppino dietro la nuca. A Dora ricordò tanto le dinamiche fra lei e Rupert.
Il drow sembrava sul punto di dire qualcosa di arguto, ma il gesto dell'elfo e la successiva occhiataccia lo costrinsero ad ammorbidire il suo sorrisetto scaltro. "Vuol dire che Lathander non ripone mai la sua arma, è sempre pronto al combattimento. Per questa ragione a volte cerca nemici anche dove non sarebbe necessario." Ci pensò un momento, poi aggiunse. "Però Lathander non proibisce la resurrezione, a patto che ci sia un valido motivo per tornare."
"Oooh. E com'è, tornare in vita?" Chiese Rupert.
"Costoso. È per questo che la maggior parte delle persone non lo fa." Tagliò corto il drow. "È per questo che mio fratello e mio padre sono rimasti a marcire in qualche angolo della città, o sono stati mangiati dai ragni. Le persone comuni non tornano, per loro la morte è per sempre. Che cosa pensi che possiamo imparare da questa storia?"
Il ragazzo ci pensò per un lungo momento e Daren gli lasciò i suoi spazi.
"Che anche se i tuoi fratelli ti picchiano forte, gli estranei ti picchiano più forte?"
"Uhm, sì, anche. Ma quello che volevo farti capire è che la morte è una cosa che porta molte conseguenze, conseguenze che non si possono prevedere. Una volta che uccidi qualcuno, quello che succede dopo non è più sotto il tuo controllo. Per questo è importante pensarci molto bene prima di puntare la spada contro qualcuno. Non sai mai quali conseguenze avrà il tuo gesto: se non riesci a capire se la persona davanti a te sia un nemico oppure qualcuno con cui si può ragionare, è molto meglio buttarlo a terra con i pugni anziché ucciderlo con la spada. Quindi te lo chiedo di nuovo, vuoi davvero che io ti insegni ad usare la spada per poterti difendere dai tuoi fratelli?"
"Sai… forse no. Con i pugni sono più bravo. La spada è pesante e non la uso bene. Meglio fare a botte, no? Così non rischio di ucciderli però gli faccio anche più male" piegò un braccio come per mettere in mostra il muscolo. "Guarda qui che roba! Questo è acciaio puro, altro che!"
Daren fissò il ragazzino in silenzio, con l'espressione di un saggio che ha insegnato al suo apprendista i profondi misteri dei tarocchi solo per poi vederlo costruirci dei castelli di carte. Un'espressione di resa. Poi gli scompigliò i capelli con una mano.
"Sì. Meglio i pugni. Tu secondo me saresti bravo anche con le testate."



**********
Nota: quando Daren dice "Lathander ha una mazza ma non ha il fodero", quello che voleva sottintendere era "quindi la mazza dovrebbe infilarsela nel culo". Johel l'ha capito al volo e gli ha fatto capire di non dire una cosa del genere davanti a una bambina devota con gli occhioni scintillanti.
Nota 2: e no, le mazze non hanno il fodero. Di default. Si agganciano alla cintura. Ma era parte della battuta.

   
 
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