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Autore: My Pride    29/12/2021    1 recensioni
~ Raccolta di flash fiction/one-shot incentrate sui membri della Bat-family ♥
» 200. Cospiracy ~ Bernard x Tim
Non è la prima volta che Bernard passa un mucchio di tempo al computer, ma non gli è mai capitato di starsene quasi mezza giornata alla ricerca di chissà cosa tra forum che parlano di supereroi, siti dedicati e informazioni che dovrebbero teoricamente arrivare dal cosiddetto “dark web”.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Bruce Wayne, Damian Wayne, Jason Todd, Jonathan Samuel Kent, Richard Grayson
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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You can't escape fear Titolo: You can't escape fear
Autore: My Pride
Fandom: Superman/Batman  
Tipologia: One-shot [ 1480 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Bruce Wayne, Clark Kent

Rating: Giallo
Genere: Generale, Malinconico, Angst

Avvertimenti: What if?, Hurt/Comfort, Accenni SuperBat, Narratore inaffidabile
Advent Calendar (Saint Lucia): Sei sconvolto, S


BATMAN © 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.

    Clark si accasciò ad occhi sgranati, allungando una mano per sfiorare il volto pallido e insanguinato di Lois mentre stringeva a sé il corpo senza vita di suo figlio Jon.
    Come… com’era potuto accadere? Un momento prima erano seduti come una normale famiglia al tavolo di un Café Bistrot a Metropolis, ridendo e scherzando con Jon sulla sua carriera universitaria, e l’attimo dopo, senza che lui fosse riuscito a rendersene conto, un’esplosione aveva fatto saltare in aria l’intero edificio e aveva provocato centinaia di morti.
    Tossendo, attraverso quel polverone Clark era riuscito a scorgere la figura di Luthor stagliarsi nel cielo, con un braccio robotico rivolto verso di lui e il verde iridescente della kryptonite che era apparsa terribilmente lucente sotto la luce del sole di mezzogiorno. Clark si era reso conto di essere ferito al fianco troppo tardi, portandosi una mano a coprire la ferita, ma era stato un rantolo alla sua destra a disintegrare il suo mondo.
    Con gli occhi sbarrati e le orecchie colme delle risate di Luthor, Clark aveva osservato suo figlio abbassare la testa per fissare la sbarra d’acciaio conficcata nel suo petto prima di vedere lo sconcerto sul suo viso, afferrandolo al volo prima che potesse cadere con un ultimo respiro; Lois stessa aveva tossito e biascicato parole incomprensibili, ingogliando sangue e saliva mentre chiudeva gli occhi. Ed era stato a quel punto che Clark si era reso conto di non sentire più il loro battito cardiaco, e tuttora non riusciva a crederlo possibile mentre mormorava il nome di sua moglie e suo figlio, ancora e ancora, spasmodicamente, con Luthor che torreggiava su di lui come una presenza opprimente.
    Non avrebbe mai più sentito la dolce risata di Lois, i suoi rimproveri quando lasciava le scarpe in giro o i borbottii a cui dava vita quando aveva una consegna da fare ed era in ritardo, oppure il modo in cui, prendendolo in giro, gli diceva che aveva tutte le abilità del mondo tranne quella di preparare un caffè; non avrebbe più potuto parlare con Jon di come procedessero i suoi esami e non avrebbe più potuto andare a vedere il Super Bowl con lui il giorno del suo compleanno, non avrebbero potuto tifare a squarciagola per i Meteors contro i Wildcats di Gotham e non avrebbe più potuto ascoltare le finte lamentele di Jon su quanto poco romantico fosse Damian; non avrebbe più potuto fare tante piccole cose che amava fare con ma sua famiglia, e tutto a causa dell’uomo che, protetto dalla sua tuta, si faceva beffe del suo dolore.
    Gli occhi di Clark si incendiarono nello stesso istante in cui Luthor rise ancora. Il buono e mite uomo d’acciaio, il difensore di Metropolis, Superman… in quel momento era morto con Lois e Jon. Adesso c’era solo Kal-El di Krypton.
    «Pensavi di poterti nascondere per sempre in mezzo a noi, kryptoniano?»
    La voce di Lex era solo un’eco alle orecchie di Clark, il quale distese delicatamente il corpo di Jon sul pavimento intriso di sangue prima di rimettersi in piedi, la ferita al fianco faceva male, ma faceva più male il dolore opprimente che aveva nel petto; sollevò il capo talmente in fretta che il suo volto parve sfocarsi per un lungo secondo, e Lex ebbe giusto la visione di un lampo rosso prima che venisse colpito da un fascio di luce che gli portò via il braccio.
    Incredulo e sanguinante, non trovò nemmeno la forza di urlare, venendo preso in pieno petto da un colpo devastante che spazzò via gran parte della sua arnatura; si schiantò a terra con un suono soffocato, sentendo l’asfalto sollevarsi intorno a lui e creare un cratere nel quale affondò, tra sangue, acciaio e polvere.
    «Me li hai portati via». Il ringhio gutturale che scaturì dalla gola di Clark fu così profondo che lui stesso stentò a riconoscersi. «Loro non ti avevano fatto niente. Nessuna di quelle persone ti aveva fatto niente».
    Luthor lo guardò ad occhi sgranati. «Superman…»
    «No. Non hai alcun diritto di chiamarmi così».
    La vista calorifica colpì ancora, implacabile, tagliando la carne della gamba destra come se fosse burro mentre la sentiva sfrigolare nelle sue orecchie, fondendosi con l’acciaio dell’armatura; le urla di Lex echeggiarono fra gli alti grattacieli e le strade affollare, unite alle grida di terrore che si innalzavano intorno a lui come una marea, un’onda anomala che si abbatteva con forza contro di lui senza smuoverlo di un millimetro.
    Clark sapeva che stava provocando il panico. Sapeva che le persone stavano cominciando a temerlo, ad avere paura di lui, a chiedersi se fosse impazzito e se Luthor non avesse sempre avuto ragione… ma non gli importava. In quel momento stava solo pensando a ciò che gli era stato così ingiustamente strappato, alla famiglia che aveva perso per la seconda volta e al suo mondo che era stato ridotto in frantumi da un piccolo patetico, meschino uomo che aveva anteposto la sua personale vendetta alla vita di tanti innocenti. Alla vita di sua moglie e suo figlio.
    Urlando tutto il suo dolore, Clark sentì il potere scorrere nelle sue vene come fuoco vivo, serpeggiare nel suo corpo come un serpente infido dalle spire fiammeggianti, sprigionandosi dai suoi occhi con una potenza tale da ridurre letteralmente in cenere l’uomo che, inerme, implorava davanti a sé.
    «Superman, no!»
    Non aveva idea di chi stesse gridando, di chi stesse provando a farlo ragionare inutilmente, ma voleva solo che smettesse di farlo, voleva solo vendicarsi, farla finita, non c’era più niente che avrebbero potuto--
    Un poderoso colpo dietro la nuca fece spegnere i suoi occhi e lui cadde in avanti, annaspando, cercando di mettere a fuoco il luogo in cui si trovava mentre le dita artigliavano il terreno davanti a sé, affondando nel terriccio umido che sapeva di terra bagnata. Un momento, cosa… seppur sbattendo le palpebre, Clark non riuscì a vedere nulla se non il buio totale in cui sembrava immerso, cercando di riportare il fiato nei polmoni mentre tossiva e vomitava, con lo stomaco in subbuglio e la testa che gli scoppiava.
    «Non muoverti», gracchiò una voce familiare, e Clark ci mise un attimo di troppo per rendersi conto che era la voce di Bruce. Bruce? Cosa ci faceva lì a Metropolis? Oh, Rao. Cosa… cosa aveva fatto?
    «Batman…»
    «Shh. Zitto». Il tono imperativo con cui lo disse cercò di sembrare al tempo stesso rassicurante, poi una mano si poggiò sulla sua spalla e lui tentò di scacciarla, spaventato di poter reagire anche contro di lui e fargli del male. «Va tutto bene. Sei al sicuro», esordì pacatamente Bruce, ma lui avrebbe voluto gridare che non era così, che era un assassino e che avrebbe dovuto occuparsi di lui.
    Non si era reso conto che Bruce aveva cominciato a parlargli kryptoniano e che lo aveva disteso di schiena su qualcosa di viscido e freddo, e aveva sentito una mano intrecciarsi con la propria qualche momento dopo. Il suo battito era irregolare e sentiva nelle orecchie solo i suoni della vegetazione, dal fruscio della cappa di fogliame sopra di lui al richiamo dei rapaci notturni, il finire delle cicale e lo strisciare degli insetti del sottobosco, senza contare lo sbattere frenetico delle ali dei pipistrelli. Dove… dove si trovava? Non erano più a Metropolis. E perché non riusciva a vedere niente?
    Clark deglutì sonoramente, sentendo il sapore della bile nella bocca. Aveva ancora in testa le orribili immagini di Jon e Lois, l’odore del sangue e del grasso che bruciava, la carne ridotta in cenere e il rumore assordante delle urla terrorizzate… si girò su un fianco e vomitò ancora al solo pensiero, sentendo la mano salda di Bruce poggiarsi ancora una volta sulla sua spalla.
    «Butta tutto fuori», disse Bruce, e Clark cercò di biascicare qualcosa nonostante i conati e il pianto che lo strozzava. Impiegò attimi interminabili per riuscirci, provando ad allungare un braccio per poter afferrare la mano di Bruce, sentendo quest’ultimo stringergliela.
    «Oh, Rao, B… io… Luthor…»
    Bruce lo zittì poggiando il palmo dell’altra mano sulla sua bocca. «Non era reale». La sua voce era un sussurro al suo orecchio. «Hai inalato un gran quantitativo del gas dello Spaventapasseri mentre mi aiutavi a contenere il suo attacco. Qualunque cosa ti abbiano mostrato le sue allucinazioni, non era reale. Sei solo sconvolto, S».
    Il viso di Clark si incrinò, e fu con dita tremanti che allontanò la mano dell’altro mentre cercava di guardare attraverso l’orlo delle ciglia, le palpebre terribilmente pesanti. «Lois e Jon… loro erano…»
    «Non era reale», ripeté pazientemente Bruce, e stavolta Clark crollò del tutto: stretto al corpo dell’altro, col volto sporco di terriccio e sangue, pianse finché non gli restò più fiato nei polmoni, cercando conforto in quell’abbraccio che odorava di kevlar e lacrime
.





_Note inconcludenti dell'autrice
Altra storia scritta per l'#adventarcalendar indetto sul gruppo facebook Hurt/comfort Italia,
E niente, ormai vado a nozze con questo tipo di storie perché i prompt mi fanno uscire questa roba tutt'altro che confortante, ma che cosa ci vogliamo fare
Quando ho letto il prompt ho subito pensato a Bruce e Clark, anche se inizialmente non avevo idea di come articolare la cosa. Poi è andato tutto a rotoli da solo ed eccolo là, un Clark alle prese con la tossina dello Spaventapasseri che gli mostra la sua più grande paura: Jon e Lois morti e lui che diventa un vendicatore di un altro mondo con i poteri di un Dio
Piccola nota. La tossina dello Spaventapasseri funziona anche con i Super, come si è visto in una storia del fumetto Superman/Batman del 2003, dove è Supergirl quella che viene infettata dalla tossina e affronta le sue paura
Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥



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