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Autore: eddiefrancesco    01/01/2022    1 recensioni
Odyle Chagny aspirante artista, è costretta a lasciare la Francia per accontentarsi di fare l'istitutrice delle due figlie di Lord Moran.
Dalla sua posizione ai margini del bel mondo, la giovane si rende conto ben presto che in quell' ambiente dove tutto sembra perfetto, in realtà molti nascondono oscuri segreti.
Per esempio, Lord Tristan Brisbane, l'attraente e un po' impacciato gentiluomo la cui timida insicurezza mal si accorda con le voci inquietanti che circolano sul suo conto.
O dell'avvenenente Lady Moran, che pur circondata dal lusso conduce un esistenza triste e solitaria. Scoprendo a proprie spese che nell'Inghilterra puritana di fine Ottocento può bastare un sussurro per distruggere una vita.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Non-con
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Non essendosi mai trovata in una situazione analoga, Odyle non sapeva che cosa fare o dire e sembrava che nessuno dei due personaggi che aveva di fronte avesse intenzione di toglierla dall'imbarazzo. Sui mobili erano disposte diverse statuette di porcellana e altri ninnoli leziosi. «Ebbene, Miss Chagny... mademoiselle...» esordi' Lord Moran. «Oh, chiamatemi pure Odyle... Oppure Miss... insomma, come vi è più comodo. Le formalità mi intimidiscono un po'...» Si stropiccio' le mani. «Mi aspettavo che Londra fosse molto più fredda. Tutti mi dicevano che qui il tempo è inclemente, e invece... Quando mia nonna mi parlava di Londra immaginavo una città molto diversa... Ma è passato tanto tempo.» Si accorse che Lord Moran la stava fissando, stupito e affascinato al tempo stesso. Lo aveva interrotto e l'aveva sommerso di parole. Le succedeva sempre quando era nervosa. Bastava poco perché iniziasse a parlare a vanvera perdendo il filo del discorso. «Chiedo perdono; mia sorella mi sgridava sempre perché parlavo troppo...» «Troverete questa casa piuttosto silenziosa, Miss Odyle. Io e mia moglie... meditiamo molto. Il trambusto della società moderna è sconvolgente e così preferiamo riposare quando siamo a casa» replicò Lord Moran. La lancetta lunga della pentola vicina al camino raggiunse la metà del quadrante, facendo scattare il meccanismo e battendo la mezz'ora. Come se qualche congegno fosse scattato anche dentro di lei, Lady Moran si alzò, continuando a tenere le mani giunte in grembo. «Gradite del te?» le domandò senza guardarla mentre, con un gesto automatico, tirava il cordone per chiamare la servitù. Il marito la guardò con palese irritazione. «Diteci, Miss Odyle, avete già lavorato con bambini dell'età delle nostre figlie? Ernestine ha sette anni e Agnese nove. Forse i metodi d'educazione sono diversi nel vostro paese?» «In verità non saprei... cioè, non credo che siano tanto diversi. Si insegnano le buone maniere, la bella calligrafia, qualche nozione di letteratura e tutte le altre materie necessarie ad avere una certa formazione culturale.» Sospirò, notando lo sguardo severo cui veniva sottoposta. «Ovviamente, si lascia loro anche lo spazio per giocare. Magari potrei portarle al parco, qualche volta, per farle correre e divertirsi.» «Correre?» domandò lady Emma, come riemergendo dalla nebbia. «Fa bene alla salute e al fisico» le assicurò Odyle con un sorriso. «Però potrebbero cadere o ammalarsi» osservò Lord Moran, accigliato. «Oh, io non mi preoccuperei tanto! I bambini si sbucciano le ginocchia, ogni tanto, ma non si fanno nulla di serio. E a mio parere, inoltre, è meglio che si abituino a provare un po' di dolore, vedete, perché così saranno in grado di affrontare meglio la vita» assicurò ad entrambi, per poi essere zittita dall'arrivo del maggiordomo. «Westley, milady vorrebbe che venisse servito il tè.» gli disse Lord Moran. Il vecchio Westley puntò sulla giovane il suo sguardo stizzito. Un ricciolo ribelle era sfuggito all'acconciatura e ora le pendeva su una guancia. Odyle si affretto' a nasconderlo dietro l'orecchio e diede un colpetto di tosse per l'imbarazzo. «Ah, Westley...» lo richiamò il padrone prima che il maggiordomo richiudesse la porta dietro di sé. «Dite a Lucy di far scendere le bambine, dopo che avremo preso il tè.» Lord Moran si schiari' la gola prima di riprendere il discorso. «Bene, Miss Chagny, sia chiaro che non approvo alcuna sperimentazione educativa per quanto riguarda le mie figlie e desidero che mi consultiate prima di affrontare qualunque argomento. Sono solo delle bambine, e non voglio che abbiano strani grilli per la testa. Devono conoscere quel tanto che basterà a fare di loro delle fanciulle educate e rispettose dei genitori e della loro futura famiglia.» «Cero» annuì Odyle, chiedendosi che cosa fosse una sperimentazione educativa. Secondo lei, maschi e femmine dovevano avere lo stesso grado di istruzione e non vedeva in che modo apprendere una lingua straniera o conoscere la storia potesse dar luogo a comportamenti ribelli o inadeguati. Comunque, non volendo contraddire il datore di lavoro, preferì rimanere in silenzio. Lord Moran osservò quella bizzarra giovane cercando di valutarla. Era strano, ma il salotto gli sembrava più animato e caldo da quando Miss Odyle Chagny vi aveva messo piede. Fino a poco prima quella stanza, con il mobilio scuro e le suppellettili antiche che piacevano tanto a sua moglie, gli era parsa fredda, e la luce che proveniva da un unica finestra le cui tende non fossero state accostate, aveva avuto una dominante di colore verde azzurrato. Adesso che lei era lì, e senza che avesse dovuto dire o fare alcunché, aveva la sensazione che il colletto inamidato della camicia gli stringesse troppo la gola e che dal camino si sprigionassero insopportabili vampate di calore. Anche Miss Chagny doveva avvertirlo, perché le sue guance erano rosee e gli occhi scuri erano accesi di una luce febbricitante. Il ricciolo ribelle che aveva sistemato dietro l'orecchio nel vano tentativo di mantenere una sorta di impeccabilita', le dava un'aria sbarazzina. «Parlate molto bene la nostra lingua, Miss Chagny, e non si avverte alcuna inflessione. Come mai parlate in modo così fluente?» «Mia nonna, milord... la madre di mia madre, era originaria di Brighton e parlava quasi sempre in inglese, anche con il marito. Era una donna straordinaria e con lei comunicavo sempre nella sua lingua. Mi è sempre...» Lui la interruppe. «Capisco... E quanti anni avete?» «Ventitré compiuti, signore» rispose con prontezza Odyle. «Avete... avete mai lavorato con delle bambine?» volle sapere Lady Moran, dando per la prima volta segno della sua presenza. Quell'intrusione infastidi' Michael, anche se sapeva che la moglie aveva diritto quanto lui di porre domande. La giovane donna parve tentennare per un istante. «Oh, si, milady... per qualche tempo ho insegnato in una piccola scuola. Non vedo l'ora di conoscere le vostre bambine... sono certa che andremo subito d'accordo.» «E saprete farvi rispettare» puntualizzo' Michael. Forse parlava in modo troppo duro, ma non era così che si doveva comportare un padre di famiglia? Aveva cercato di scambiare uno sguardo di intesa con Emma, per avere la conferma che stava agendo nel modo più appropriato, ma lei aveva abbassato di nuovo gli occhi sulle proprie mani, in quel modo irritante che aveva di estraniarsi dal resto del mondo e di chiuderlo fuori. Era come se sua moglie si assentasse e lasciasse il suo corpo a memoria di sé, mentre lei e il suo spirito decidevano di migrare altrove. Un'abitudine irritante, visto che così facendo lasciava tutto sulle sue spalle, il quale contrariamente a ciò che aveva creduto sarebbe stato il suo destino da adulto, non sapeva assolutamente che cosa fare. Consumarono il tè in un silenzio cupo e imbarazzato, rotto solo dal tintinnare delle tazze di porcellana contro i piattini. Quelle persone erano fredde, decise Odyle dopo aver studiato i coniugi Moran. Lady Moran sembrava del tutto disinteressata alla conversazione e si era trincerata dietro chissà quale muro di pensieri, mentre Lord Moran le pareva ostile per partito preso, come se avesse deciso di redarguirla per farle comprendere subito chi comandava lì dentro. Un gran trambusto per le scale la fece trasalire, tanto che il cucchiaino le cadde di mano, finendo sul tappeto. Lo scalpiccio e le grida le fecero pensare che si trattasse di una frotta di bambini indiavolati, che nel corridoio di fianco al salottino una cameriera faceva del suo meglio per tranquillizzare, anche se con scarso successo. Quando Westley aprì la porta, il salotto fu invaso da quelle voci giovani e squillanti. «Milord, Miss Agnese e Miss Ernestine» annunciò con solennità il maggiordomo.
   
 
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