Storie originali > Giallo
Segui la storia  |       
Autore: eddiefrancesco    07/01/2022    1 recensioni
Odyle Chagny aspirante artista, è costretta a lasciare la Francia per accontentarsi di fare l'istitutrice delle due figlie di Lord Moran.
Dalla sua posizione ai margini del bel mondo, la giovane si rende conto ben presto che in quell' ambiente dove tutto sembra perfetto, in realtà molti nascondono oscuri segreti.
Per esempio, Lord Tristan Brisbane, l'attraente e un po' impacciato gentiluomo la cui timida insicurezza mal si accorda con le voci inquietanti che circolano sul suo conto.
O dell'avvenenente Lady Moran, che pur circondata dal lusso conduce un esistenza triste e solitaria. Scoprendo a proprie spese che nell'Inghilterra puritana di fine Ottocento può bastare un sussurro per distruggere una vita.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Non-con
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Potrete domandarglielo voi stessa quando tornerà» proseguì Michael. «Dunque non è vittima di uno dei suoi terribili attacchi di emicrania?» «No, per fortuna. Miss Odyle ha chiesto il permesso di portare Agnese ed Ernestine al parco» spiegò alla madre. «E stranamente, anche Emma si è lasciata convincere a seguirle. Spero che poi non se ne debba pentire dovendo rimanere a letto per giorni con un altro dei suoi mal di capo.» «Sono sicura che non le farà alcun male e mi fa piacere che tu abbia acconsentito a lasciarle andare. Le bambine erano così pallide l'ultima volta che le ho viste. L'aria aperta, finché il tempo non peggiora, non può che giovare alla loro costituzione.» Michael annuì e finì il caffè. «E voi, cara mamma, raccontatemi... Rimpiangete di più l'Italia, la Francia o la Spagna?» «Oh, Michael, non penso che si possono paragonare nazioni così diverse... La Toscana era davvero magnifica, ma anche Parigi, e Milano... ecco, Milano, con quella meravigliosa cattedrale, non può mancare nell'itinerario di un Grand Tour!» Sentirono bussare alla porta, e subito dopo il vecchio Westley fece capolino nel salotto. «Lady Moran, le signorine e l'istitutrice sono tornate, signore.» «Benissimo, Westley. Dite loro che Lady Cartwridge e io le attendiamo in salotto.» «Milord... anche l'istitutrice?» Michael lanciò un'occhiata alla madre e fu quest'ultima a parlare. «Oh, ti prego, Michael, mi piacerebbe poter salutare anche Miss Chagny.» Dopo una decina di minuti, Lady Emma e Odyle, accompagnate da due più tranquille ma evidentemente esultanti Agnese ed Ernestine, fecero il loro ingresso. «Venite ad abbracciarmi bambine!» esclamò Lady Angelina alzandosi dalla poltrona. «Nonna! Nonna!» gridò Ernestine non appena la vide, guadagnandosi subito un'occhiata da parte della sorella. «Siamo andate a passeggio nel parco e abbiamo anche mangiato dei dolci!» «Contegno, Erny! Lo sai che non si addice a una signorina urlare in questo modo» la redargui' Agnese. Odyle sorrise rassicurante alla piccola. «Penso che per questa volta non sia tanto grave. Del resto si sa, la nonna è sempre la nonna...» Ernestine si sentì libera di gettarsi tra le braccia di Lady Angelina, seguita da una più composta Agnese. «Sei diventata proprio una bella signorina, Agnese. Fatti guardare.» La bambina si pavoneggio' di fronte alla nonna, facendo una piroetta. Anche Emma si avvicinò a Lady Cartwridge e la bacio' sulle guance. «Sono contenta che siate venuta a farci visita, mamma. Abbiamo sentito molto la vostra mancanza in tutti questi mesi.» Quel commento sorprese l'anziana gentildonna. Di solito la nuora rispondeva a monosillabi e solo se le veniva rivolta la parola. «Anch'io sono felice di essere tornata, Emma, e non vedevo l'ora di riabbracciare tutti voi.» Lanciò uno sguardo all'istitutrice, che era rimasta composta accanto alla porta, poi le sorrise con calore. «Odyle, non vieni a salutarmi?» La ragazza rispose al sorriso, sorpresa ma grata di essere trattata con la stessa familiarità che Lady Angelina le aveva riservato durante il viaggio. Era davvero contenta della situazione: erano passate due settimane da quando aveva iniziato a lavorare presso i Moran, e tutto sembrava andare per il meglio. Grazie agli insegnamenti della sua cara nonna, la lingua non era stata un ostacolo. Già durante la traversata sulla nave, stando a stretto contatto con Lady Angelina, la sua mente si era adattata alla perfezione al cambiamento, richiamando alla memoria tutto ciò che aveva imparato da bambina. Quanto al lavoro, se da principio aveva temuto che le figlie dei Moran sarebbero state ingovernabili, se ne era presto ricreduta. Le sembrava che Agnese ed Ernestine l'avessero accolta, anzi, con un certo sollievo, come se da tempo aspettassero un punto di riferimento. In vita sua Odyle non aveva mai pensato a se stessa come a una figura solida, anzi, si era considerata impulsiva, impaziente e a volte irascibile. Eppure quei tratti del suo carattere, di fronte alle figlie dei Moran, avevano ceduto il passo alla pazienza e alla tenerezza, come se lo spirito della sua cara sorella le stesse indicando una nuova strada da percorrere. E non era soltanto la necessità di nascondersi dai suoi genitori e da Victor che la spingeva a essere diversa, lo era davvero. Ogni mattina, quando la cameriera la aiutava ad allacciarsi l'opprimente corsetto e le calava sulla testa le pesanti gonne inamidate, era come se si lasciasse intrappolare nel ruolo che doveva rappresentare. Ma il suo spirito ribelle non rimaneva sempre sopito dentro di lei. Spesso, soprattutto quando notava l'atteggiamento pungente di Lord Moran nei confronti della moglie, la rabbia le gonfiava il petto e doveva mordersi la lingua e stringere i pugni tanto da conficcarsi le unghie nei palmi per ricordare a se stessa che doveva tacere. Proprio Lady Moran, Odyle aveva capito qualche giorno dopo il suo arrivo, sarebbe stata la sua grande impresa. Quella donna timida e pallidissima le ispirava una grande tenerezza, suscitando in lei il desiderio di esserle amica. Aveva iniziato a studiare le sue abitudini e i modi di fare, per poi avvicinarsi a lei con piccoli gesti gentili. Ed Emma, a poco a poco, aveva iniziato a fidarsi, tanto che quel giorno, per la prima volta, aveva accettato di accompagnare lei e le bambine a Hyde Park. Durante la passeggiata aveva parlato poco, ma le bambine erano sembrate felicissime della presenza e avevano fatto di tutto per attirare la sua attenzione. «Bene, ora che ci siete tutti, è il momento di farvi la mia proposta» annunciò Lady Angelina raddrizzando le spalle. Odyle fece per ritirarsi in disparte, indietreggiando di un paio di passi. «No, Odyle, rimani anche tu» la esorto' la donna. «Non so se ci siete già stati, ma io muoio dalla voglia di andare all'Empire o all'Alhambra Theatre a vedere il cinematografo.» «Madre...» intervenne Michael. «Oh, Michael, ti assicuro che è uno spettacolo straordinario. Ci sono andata una volta mentre ero a Parigi, e penso che Agnese ed Ernestine si divertirebbero moltissimo. Tu ci verresti, Emma?» «Io... non...» Emma si guardò in giro, intimorita, per poi puntare uno sguardo interrogativo su Odyle. Michael sbuffo' offeso per essere stato surclassato dall'istitutrice come punto di riferimento. «Ebbene, Miss Odyle, voi che cosa ne pensate?» le domandò quasi in tono di sfida. «Siete francese, avete già avuto modo di assistere a qualcuno di questi spettacoli?» Odyle si schiari' la voce e fece un respiro profondo. «Veramente no, milord, non ho mai avuto questo piacere, tuttavia ne ho sentito parlare come dei prodigi dell'era moderna. Per la verità, ho sempre desiderato di poterne vedere uno, anche se non saprei dirvi se sia uno spettacolo decoroso.» «Ma certo che è decoroso!» sbotto' Lady Angelina. «Pensi forse che tua madre potrebbe assistere a spettacoli men che decenti, Michael? Ci è stata anche la mia amica Lady Smithson... e Sally Preston... Insomma, io non ho certo bisogno del tuo permesso per andarci, ma pensavo che vi sarebbe piaciuto farmi compagnia.» «Oh, papà, andiamo!» esclamò Ernestine aggrappandosi alla giacca del padre. «Anch'io voglio vedere il cinofrogo!» «Cinetorafo, Ernestine!» la corresse Agnese con l'atteggiamento tronfio di un vecchio saggio. Esasperato, Lord Moran puntò gli occhi su Odyle: che si prendesse lei quella responsabilità, pensò, visto che il resto della famiglia sembrava darle retta. «Ebbene, Miss Chagny, credo che dovreste accompagnare voi mia madre, visto che ci tiene così tanto, così poi ci direte se lo ritenete uno spettacolo adatto a tutta la famiglia.» Leicester Square non era mai stata tanto affollata come da quando l'Alhambra Theatre of Variety aveva ceduto la sua sala alle immagini animate di Paul Acres, o all'animatografo di Robert Paul. Al rivale Empire, dall'altra parte della piazza, negli stessi giorni, Mr. Trewey proiettava i filmati dei fratelli Lumière, considerati i pionieri di quella invenzione prodigiosa. Tristan vi si era recato il giorno prima, e con meraviglia, aveva assistito all'arrivo di un treno, all'uscita di un gruppo di operai da una fabbrica, alle evoluzioni di una famiglia di artisti circensi e altro ancora. Si avvicinò all'ingresso dell'Alhambra Theatre, una grossa costruzione in stile moresco che nulla aveva a che fare con il resto degli edifici della piazza. Archi a sesto acuto e finestrelle decorate con arabeschi in rilievo occhieggiavano ammiccanti ai futuri spettatori in coda per entrare. Poi fu sospinto verso la sala da un gruppo di signore vocianti, troppo impazienti per attendere il loro turno. All'interno, dopo aver inforcato gli occhiali che gli consentivano di vedere bene anche da lontano, si guardò intorno con un senso di meraviglia: l'Alhambra era un teatro che favoleggiava di paesi caldi e lontani come il Marocco o l'Algeria. Laddove solitamente c'era il palcoscenico, per quell'occasione era stato tirato un telone chiaro, sul quale venivano proiettate le immagini. Alcuni spettatori avevano deciso di prendere posto sulle poltrone, ma la maggior parte si aggirava per la sala commentando ad alta voce lo spettacolo. Tristan cercò di concentrarsi sulle immagini che prendevano forma sul telo. Erano per lo più scene di vita quotidiana: gente a passeggio, bambini che giocavano, c'erano persino dei cani. Tutti guardavano quelle banalità con occhi sgranati e colmi di meraviglia, consapevoli che ciò cui stavano assistendo era la riproduzione in movimento di eventi occorsi chissà quanto tempo prima. Quello era il miracolo. Con il naso per aria, Tristan seguì il fascio di luce che dallo schermo si rimpiccioliva stringendosi verso la camera di proiezione e pensò che forse avrebbe acquistato un lasciapassare per ammirare il funzionamento del marchingegno. Sempre intento a seguire la luce, mosse qualche passo nella penombra. «Ahi!» La collisione era avvenuta in una delle zone più buie della sala e non riusciva a vedere con chiarezza la persona che aveva investito. A giudicare dalla voce, però, doveva essere una donna. La ragazza era caduta a terra, ed era rimasta carponi sul pavimento. «Perdonatemi, signorina, non avevo intenzione di...» «State fermo, per carità!» gli intimo' la ragazza. «Mi avete fatto cadere gli occhiali e non riesco a trovarli, con questa oscurità!» Le tremava la voce e sembrava stesse cercando di contenere la rabbia. «Lasciate che vi aiuti...» Un rumore sospetto sotto la scarpa lo fece sobbalzare: era vetro che veniva schiacciato e si frantumava. «No!» gridò lei, spingendolo di lato per fargli scostare i piedi, sotto cui rinvenne i resti di una delle sue lenti. «Oddio! Guardate che cosa avete fatto! Come farò, adesso?» Per fortuna la fitta penombra della sala nascondeva l'imbarazzante rossore che scaldava le guance di Tristan, che era costernato per l'accaduto ma anche infastidito dall'attenzione che quella ragazza stava attirando su di loro. L'aiuto a rialzarsi, sollevandola per un gomito. «Vi prego di controllarvi, signorina. Vi porgo ancora le mie scuse... ma non occorre che alziate la voce.» Lei si divincolo'. «Certo, signore. Il pasticcio però l'avete combinato e io delle vostre scuse non so che farmene!» «Fatemi vedere...» Le tolse di mano gli occhiali per esaminarli. Una delle lenti era ancora intatta, mentre l'altra si era frantumata e solo una grossa scheggia era rimasta attaccata alla montatura. Tristan si tolse di tasca il fazzoletto ed estrasse con cura il frammento acuminato. «Ecco fatto...» «Ma bravo! Che bella soluzione!» sbotto' lei con sarcasmo. «Che succede, Odyle?» Una donna più anziana si era avvicinata a loro, facendosi largo tra i curiosi che commentavano l'accaduto. «Oh, milady, quest'uomo mi ha urtata facendo cadere a terra i miei occhiali, e poi li ha calpestati rompendo una delle lenti!» spiegò con rabbia la giovane. Tristan non sapeva che cosa dire. «Suvvia, signore, non facciamo di un granello di sabbia una montagna...» Avrebbe potuto offrirsi di ripagare gli occhiali, ma non voleva sottoporre la giovane all'affronto di dover accettare del denaro da un perfetto sconosciuto in un luogo pubblico. «Siete Lord Brisbane, non è vero?» gli domandò la donna anziana. «Sì» rispose lui, confuso, strizzando gli occhi per vedere meglio. La gentildonna si sporse verso di lui, rendendogli più facile identificare i lineamenti del suo volto. «Sono Lady Angelina Cartwridge, forse non siamo mai stati presentati, ma ho sentito parlare di voi.» «Lady Cartwridge...» Tristan era imbarazzato. «Molto lieto. Che faccenda incresciosa, come posso rimediare?» Lady Cartwridge sembrò non dargli retta. «Odyle cara, questo è Lord Brisbane. Sono certa che Sua Signoria non intendeva arrecarti alcun danno. Lord Brisbane, Miss Odyle Chagny, l'istitutrice delle mie nipotine nonché una mia cara amica.» «Miss Chagny.» «Lord Brisbane.» Si allontanarono mentre un uomo dall'aria distinta bofonchiava all'orecchio del suo vicino: «Non mi ero sbagliato, è proprio Lord Brisbane. Pensavo che a questo punto dell'anno si fosse già ritirato in campagna.» «A Blackborough? Scherzate? Quel posto è così sinistro che non ha neppure il coraggio di invitarci nessuno...»
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Giallo / Vai alla pagina dell'autore: eddiefrancesco