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TEORIA DEL CAOS
Aveva un manuale con tante pagine quante sono le eliconie d’Amazzonia;bordato d’un filo spinato, le cui punte stillavano miele e cianuro,
foderato di velluto a ricordare fiabe di principi lontani,
incorniciato da caratteri romani, brillanti, e insieme recitavano:
Come ferirmitrattenuto da un lucchetto con la serratura logora.
Lo stringeva d’una forza disumana, e non si capiva
se volesse gettarlo, bruciarlo, preservarlo.
- Maledetta è quell’idea che affida un tale potere a mani amiche.-
Ed infatti, avrebbe potuto dolcemente spezzare le rovine ultime,
con la sua lava, spazzare la ginestra finale,
in un secondo, sigillare il respiro vitale.
Non rimane all’astronauta di assistere alla distruzione dell’estremo sistema.
Ha esaurito le energie per l’ennesimo salto nell’iperspazio ed
ironia, far saltare nel vuoto un corpo vuoto con occhi vuoti.
Ed era un opprimente infinito istante, che nel mentre
Cassandra sarebbe riuscita a convincere Ilio,
in quello Spazio dove ogni cosa è crudelmente ferma,
dove pagine di vissuto d’odio coesistono,
potresti leggerle in qualunque momento,
e loro scorrono, fluendo ricordi amari,
ora richiuse fra le dita d’un uomo,
che senza conoscerle,
o averle mai viste,
dice a memoria.
Come dall’orbita lunare, quando è fuoricorso, si alzano le maree,
così insorgono le insicurezze dalle profondità del passato,
nel caos dell’effetto farfalla si sente un rumore
qualcuno le ha giustamente spezzato il cuore.