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Autore: ChrisAndreini    13/01/2022    2 recensioni
Leonardo non è mai stato un tipo molto ambizioso. Certo, ha i suoi sogni e le sue speranze e le sue passioni, ma di certo non ha mai pensato che un giorno sarebbe finito in un universo parallelo a lottare per salvarsi la vita in mezzo a principi, cavalieri, spie di città nemiche e disapprovazione dei nobili e paesani.
Ma oh, uno deve sopravvivere come può, e se diventare il cuoco reale potrà allungargli la vita di qualche giorno, vale la pena ricevere occhiatacce.
Dopotutto, la via più veloce per il cuore di qualcuno passa per il suo stomaco, giusto?
Non che Leonardo, dichiaratamente omosessuale, abbia intenzione di fare stragi di cuore, sia mai!
Genere: Fantasy, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
Capitoli:
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Incontro la mia nemica giurata

 

Leonardo era ormai così abituato a svegliarsi presto, che quando arrivò il suo primo e forse unico giorno libero, rimase piuttosto infastidito nel rendersi conto di non riuscire a riprendere sonno dopo essersi svegliato naturalmente alle cinque del mattino.

Ma forse uno dei motivi dell’insonnia era che quello sarebbe stato IL giorno, quello dell’arrivo (forse) di Dotty a palazzo. E Dotty la cuoca era per antonomasia la sua nemica giurata in quel mondo. Dopotutto Leo le aveva rubato il posto fisso (e Checco Zalone insegna che il posto fisso è sacro), si era preso una cotta per il suo futuro marito (CIOÈ, NON È CHE SI ERA PRESO UNA COTTA!!) e in generale si era distinto in cucina quando era lei quella che avrebbe dovuto farlo.

Quindi, sebbene non dovesse incontrarla proprio quel giorno, non riusciva a non essere preoccupato. Perché sarebbe stata sicuramente presa tra le cuoche temporanee, quindi prima o poi si sarebbero incontrati, e Leo dubitava che aver preso il suo posto nella storia (circa, storia d’amore a parte… purtroppo) sarebbe stato accolto senza conseguenze.

Quindi, insomma, era un po’ in ansia.

Dopo essersi girato nel letto per venti minuti buoni, alla fine Leo decise di alzarsi e farsi una passeggiata in giardino.

Se si sbrigava poteva anche vedere l’alba, magari arrampicandosi da qualche parte per avere una visuale migliore.

Fu il primo ad uscire dalla camera da letto, e la luce fuori dalla finestra era appena sufficiente per rendersi conto di dove stesse andando. Vedere l’alba non sarebbe stato male. Chissà com’era l’alba in quel mondo. Magari era arcobaleno, l’arcobaleno era il simbolo dei sette regni, dopotutto, ci poteva stare.

Uscì in giardino stiracchiandosi e sbadigliando, e si guardò intorno cercando un punto alto da cui poter vedere chiaramente il cielo.

La casa sull’albero della principessa era da escludere: aveva una bella visuale, ma oltre al fatto che Leo dubitava di poterci salire senza il previo consenso di Opal, era luogo di brutti ricordi, e non voleva pensare a quando era quasi morto.

Alla fine optò per un cespuglio piuttosto alto scolpito a forma di drago, e riuscì a salirci sopra senza troppi problemi, sperando che nessuno lo notasse. Era piccoletto ed era praticamente buio, erano poche le probabilità di essere beccato sull’enormità di quella scultura verde.

-Che ci fai qui?- arrivò una voce dall’estremità, mezzo secondo dopo che Leo ebbe avuto quel pensiero, così dal nulla che il cuoco per poco non cadde dal cespuglio andando incontro ad una non evitabile morte. 

Per fortuna riuscì a tenersi in equilibrio, e porse tutta la sua attenzione al proprietario della voce, che si rivelò essere Persian, intento a sgranocchiare un muffin avanzato dal giorno prima e a scrivere qualcosa su un libro.

Come facesse al buio, Leo non lo sapeva, ma iniziò a capire perché avesse bisogno degli occhiali.

-Che ci fai TU qui?- rigirò la domanda, evitando di rispondere, e guardandosi intorno per cercare un nuovo luogo di osservazione dell’alba, anche se quello era perfetto.

E dubitava che Persian l’avrebbe denunciato al principe Daryan, se era illegale arrampicarsi lì, perché si era arrampicato pure lui. Ah, beccato!

-Vedo l’alba, come tutti i giorni! Non è illegale osservare l’alba!- si difese Persian, in tono acuto.

-Beh, anche io sono qui per vedere l’alba!- affermò Leo, rasserenato dal fatto che non fosse illegale, e mettendosi più comodo sulla testa della bestia. Non c’era molto spazio, ma per fortuna lui era abbastanza minuto da starci e non dare troppo fastidio a Persian, anche se dovette comunque avvicinarsi abbastanza a lui.

-C_ci sono altri cespugli da dove osservarla!- provò ad obiettare Persian, ritirandosi e chiudendo di scatto il diario su cui stava scrivendo.

Da qualche giorno Persian si comportava in maniera molto strana con Leo, e persino lui, che come sapete è un idiota, iniziava ad accorgersene. Fino a prima dell’attacco, erano ormai diventati amici, tra le lezioni e le merende della principessa alle quali partecipavano quasi sempre entrambi. Eppure dopo l’attacco al castello e la benedizione di Jahlee, Persian aveva iniziato quasi ad evitarlo. Ed infatti è da qualche capitolo che non compare. 

E a Leo, che si era sempre trovato a suo agio con il bibliotecario fin dagli inizi, cominciava a mancare la sua compagnia.

-Ti ricordo che non so leggere, non ti disturbo, giuro. Voglio solo una buona visione. Non ho mai visto l’alba da quando sono qui- Leo gli fece dei poco riusciti occhi da cucciolo, cercando di convincerlo a concedergli un po’ della sua compagnia. Persian continuò a tenere nascosto il diario, le guance rosse, come se avesse il sospetto che Leo in realtà sapesse leggere, o quantomeno non volesse rischiare che ne fosse in grado.

-Posso assicurarti che l’alba a Jediah è la stessa di Lumai- si scansò ulteriormente, arrivando al limite del capo del drago d’erba.

-Forse, ma solo perché è la stessa, non significa che sia meno bella- Leo smise di guardare Persian, e si voltò verso l’orizzonte, che iniziava a schiarirsi con i primi colori dell’alba.

In effetti, era la stessa del suo mondo, almeno per quanto riguardava i colori e l’effetto. Evidentemente le leggi della fisica funzionavano circa allo stesso modo. 

Per qualche motivo, però, a Leo sembrò più bella. 

Forse perché, comunque, la osservava con occhi diversi.

Forse perché lo stava distraendo dal nodo allo stomaco che non l’aveva fatto dormire.

-Come mai sveglio a quest’ora? Non è il tuo giorno libero oggi?- chiese Persian, dopo qualche minuto, posando il diario da un lato e finendo il muffin in fretta, come se temesse che Leo potesse fare la spia su di lui per averlo mangiato.

Ma Leo aveva altri pensieri per la testa.

Esitò a rispondere alla domanda. Non era certo di voler confidare a Persian i suoi timori. Si fidava di lui, e sapeva che non l’avrebbe giudicato, ma sapeva anche che era un enorme pettegolo e che qualsiasi cosa dicesse a Persian sarebbe inevitabilmente arrivato alle orecchie del principe, e Leo non voleva che la sua cotta fosse informata delle sue ansie.

Cioè… non che avesse una cotta per il principe!

…ma chi voleva prendere il giro, ovvio che Leo avesse una cotta per il principe! 

E a palazzo stava per arrivare la futura sposa del principe!

Non che il futuro sposalizio fosse il maggiore problema, dato che a prescindere Daryan non avrebbe sicuramente ricambiato i sentimenti di Leo, quindi non era colpa della rivale in amore, ma sarebbe comunque stato strano assistere alla nascita e crescita del rapporto di amore tra la cotta di Leo e una sconosciuta che oltretutto sarebbe stata la sua rivale anche in campo culinario.

Leo non conosceva ancora Dotty, e già sapeva che sarebbe stata la sua nemesi, nemica giurata, lo yang al suo yin, la Moriarty al suo Sherlock, la Voldemort al suo Harry… o forse era lui il cattivo della situazione, dato che lei era la protagonista?

Ugh, era così strano!

-Leo… stai bene?- dopo parecchi minuti che il cuoco non rispondeva, troppo immerso nei suoi pensieri, Persian ruppe il silenzio, dando una piccola pacca sulla spalla del ragazzo, che sobbalzò, uscendo dalla sua trance.

-Uh? Sì, sì, scusa. Solo… non riesco a dormire- ammise, sospirando, e stringendo le ginocchia al petto. Faceva anche piuttosto freddo lì fuori a quell’ora, e Leo era ancora in pigiama, perché non aveva voluto rischiare di svegliare Alex mentre si preparava (Lionel e Prankit chissene, ma Alex aveva bisogno del suo meritato riposo).

-Posso chiedere il motivo?- indagò Persian, mite, e senza guardarlo negli occhi.

Leo sospirò di nuovo, e seppellì il volto tra le ginocchia.

Ci furono alcuni secondi di silenzio, interrotti solo dal dolce suono del vento e dal frinire dei grilli del giardino.

-Credi che si libereranno di me quando arriverà una cuoca migliore?- chiese infine il ragazzo, in un sussurro così basso che a malapena si sentì lui stesso, e che dubitò Persian fu in grado di udire.

Ma evidentemente essere mezzo cieco aiutava l’udito (che poi può essere effettivamente vero, perché io porto gli occhiali ma ho un udito pazzesco, soprattutto quando si tratta di sentire i lavori nel mio palazzo alle sei del mattino che mi svegliano), perché Persian lo guardò a bocca aperta, inarcando le sopracciglia.

-Ma certo che no- rispose, molto sicuro -Anche perché dubito esista nei sette regni un cuoco migliore di te- aggiunse poi, più tra sé.

Leo apprezzò il complimento, ma la protagonista non era tipa da sottovalutare.

-Ma se esistesse, e arrivasse oggi, e facesse un lavoro straordinario, soprattutto nei dolci… credi che io verrei licenziato? Cioè, io sono un errore, sono ancora sospetto, e sono un disastro in tutto ciò che non è la cucina, quindi, insomma, se qualcuno mi sostituisse in cucina… sarei facilmente rimpiazzabile- si spiegò, sempre più abbattuto mano a mano che esprimeva i dubbi che gli erano risaliti alla mente.

Fino a pochi giorni prima, essere licenziato sembrava quasi una liberazione, tra Lionel, Prankit e la quasi morte. Sarebbe potuto andare al tempio, diventare il migliore amico della sacerdotessa e cucinare per tutti. La protezione non gli sarebbe mancata, dal suo nuovo compare Jahlee il dio delle pietre preziose.

Ma ora, soprattutto dopo la serata pizza per Anna… Leo voleva davvero restare lì.

Si era affezionato profondamente alle cuoche, soprattutto Anna, Mary e Jane, ma anche Mildred e le altre. E si era affezionato ad Alex, ai reggenti e alla principessa, a Persian, persino a Chevel… e a Daryan.

Per la prima volta, si rendeva conto che voleva restare lì. Il palazzo, la vita che si era costruito, era la seconda prospettiva migliore dopo il tornare a casa propria, e se anche fosse arrivato qualcuno dal suo mondo con la chiave per tornarci, avrebbe avuto qualche esitazione a lasciare quell’ambiente ormai familiare e pieno di insegnamenti e di lavoro.

Si sentiva parte di una famiglia culinaria, apprezzato per quello che faceva, e realizzato ogni volta che imparava qualcosa di nuovo o riceveva qualche complimento per una sua invenzione o piatto tipico italiano.

Non voleva andarsene.

Gli andava bene diventare il secondo più bravo, avrebbe sopportato la visione di Daryan tra le braccia della sua nuova fiamma. Accettava l’inevitabile confronto e di perderlo di fronte alla sindrome della protagonista.

…ma non voleva andarsene!

-Non è una gara dove vince solo il migliore, Leonardo- la voce incerta di Persian lo distolse dai suoi pensieri.

Leo si girò a guardarlo, facendolo arrossire più di quanto già non fosse. Anche se, visti i colori già scarlatti dell’alba, era facile scambiare il volto arrossato del bibliotecario e insegnante come solo risultato del riflesso della luce all’orizzonte.

Pertanto Leo non fece caso al suo aspetto, bensì solo alle sue parole.

-I_insomma… tu non sei stato assunto solo per la tua cucina… beh, sì, in realtà- Persian si corresse prima che Leo potesse assumere un’espressione scettica -…il punto è che, se anche adesso dovesse arrivare una cuoca migliore di te, cosa di cui tutti noi dubitiamo fortemente, saresti comunque il secondo migliore cuoco in questa cucina, e non c’è alcun motivo per congedarti. E poi… la famiglia reale è molto affezionata a te, e sei il responsabile del banchetto per il compleanno della principessa. Sei ormai un membro molto importante dello staff di questo castello e della famiglia reale. A prescindere dalla tua benedizione- lo rassicurò, prendendo sicurezza mano a mano che andava avanti e sorridendo incoraggiante verso Leo, che si sentì leggermente meglio, anche se il cuore continuava a battere furioso per l’ansia… e forse anche per la situazione in quel momento.

Era comunque uno scenario piuttosto romantico, quello, insieme in uno spazio stretto ad osservare l’alba. Anche se Leo avrebbe preferito essere in compagnia di Daryan… e in un mondo meno omofobo dove pensare che una situazione può essere romantica non ti condanna alla culla di Giuda.

Distolse lo sguardo, tornando all’orizzonte.

-Lo credi davvero?- chiese comunque, apprezzando parecchio le rassicurazioni, ma non del tutto convinto che fossero autentiche.

Ma anche solo riuscire a parlare a cuore aperto con Persian, senza che lui lo evitasse, gli bastava per sentirsi meglio. Era davvero un buon amico e una brava persona.

Sentì una mano posarsi sulla propria, il suo cuore perse un battito, e si girò di scatto a guardare Persian, sorpreso dal gesto inaspettato.

-Certo, Leonardo! Sei estremamente apprezzato dalla famiglia reale, e dalle cuoche, e da…- Persian si interruppe, arrossendo ulteriormente, quando si rese conto del suo gesto inconsulto.

Il bibliotecario si affrettò a ritirare la mano, e a ritirarsi a sua volta, mettendo fisica distanza tra lui e l’interlocutore, ma continuando a parlare.

-Quello che intendo, è che tu sei insostituibile, a prescindere da…- ma non riuscì a finire il nuovo discorso, perché non si era reso conto di essere arrivato al limite della testa del drago, e scivolò, rischiando di cadere.

Leo non perse tempo, e lo afferrò per il braccio, rimettendolo in equilibrio con forza insospettabile.

Ehi, cucinare tutto il giorno dolci richiede una grande forza delle braccia. Pensate a tutti gli impasti da stendere e le creme da girare. Non è roba da poco.

Ma lo fece così forte che sì, riuscì a rimettere Persian sul drago, ma rischiò lui stesso di cadere all’indietro.

E questa volta fu Persian a riafferrarlo all’ultimo, spingendolo verso di sé, ma stando ben attento a non cadere a sua volta.

Risultato: erano finiti praticamente uno addosso all’altro, abbracciati forte per evitare i confini di quella testa decisamente più piccola di quanto pensassero. Leo inconsciamente aveva cinto il collo del bibliotecario con le braccia, e Persian, sopra di lui, lo aveva preso per i fianchi.

E francamente, Leo non era molto favorevole all’idea di spostarsi subito.

Perché Persian era estremamente caldo, e piacevole in quella fredda brezza mattutina.

Probabilmente quel calore estremo derivava dal cuore di Persian che aveva il battito medio di un colibrì e gli stava arrossando l’intero corpo per l’imbarazzo, ma Leo è troppo concentrato sul riscaldarsi per rendersi conto del gay panic altrui, quindi si limitò a stringerlo più forte, e godersi il calore corporeo dell’amico (gah, friendzone mentale per Persian!).

Il bibliotecario era completamente congelato (strano, dato che era bollente, mah) e cercava di dire qualcosa, facendo uscire solo strani suoni.

Dopo qualche secondo, Leo si rese conto della sua evidente difficoltà, e decise di rompere il silenzio, l’imbarazzo e anche il caloroso “abbraccio”.

-Forse avevi ragione a volermi cacciare via, prima. È molto più stretto e pericoloso di quanto pensassi- notò, ritirando le proprie mani, e facendosi sfuggire un risolino nervoso.

Persian lo lasciò andare a sua volta, e si allontanò il più possibile, stando attento a non cadere dalla scultura.

-Eh… già… uhm… meglio… meglio che io vada, allora… ho tanto da fare, e ormai l’alba è passata- borbottò, senza riuscire a guardare Leo negli occhi, e alzandosi in piedi, pronto a scalare il cespuglio per scendere.

-Sì… buon lavoro- Leo stava venendo contagiato dall’imbarazzo, e iniziò a torturarsi le mani, a disagio.

-Buon giorno libero… eh… prova a riposare un po’, oggi, te lo meriti- ormai quasi a terra, Persian sembrava più sicuro di sé.

E rassicurò anche Leo, che si girò verso di lui e gli sorrise.

-Grazie… anche per le parole incoraggianti. Mi hanno davvero aiutato- affermò, grato per il supporto.

Con un cenno del capo che sembrò un inchino del terzo tipo, Persian si eclissò immediatamente, e Leo tornò a guardare l’orizzonte.

Ormai il sole aveva fatto capolino, e i residui della notte restanti stavano in fretta venendo spazzati via, come l’incertezza di Leo.

Sì, Dotty poteva essere più brava di lui, avrebbe sposato la sua cotta in futuro, ed era praticamente la maggiore nemica di Leo in quel mondo, ma ciò non significava che Leo fosse spacciato.

Era solo un’altra concorrente del Masterchef di quel mondo, e Leo aveva comunque le competenze per arrivare alla finale.

Sperava che comunque nessuno sarebbe stato licenziato a causa sua, ma almeno era piuttosto certo che lui sarebbe sopravvissuto alle prime eventuali eliminazioni.

E poi era vero che Leo era un membro piuttosto apprezzato dello staff.

Non era passato neanche un mese, ma tutti erano estremamente gentili con lui, incoraggianti e amichevoli, soprattutto in cucina.

E se persino Lionel e Prankit avevano smesso di bullizzarlo, Leo non aveva davvero più nulla da temere.

Sospirò, godendosi la pace di quella mattinata, e decise che si sarebbe goduto il suo giorno libero senza alcun problema.

Senonché, mentre si alzava per cimentarsi nella scalata, si rese conto, aiutato dalla luce che iniziava a schiarire i dintorni, che Persian aveva lasciato un oggetto personale lì sopra. Più precisamente, un libro. Più precisamente, il diario su cui stava scrivendo prima che Leo lo interrompesse.

Leo non era un tipo curioso, e di certo non avrebbe letto il diario segreto di una pers… no, vabbè, non riesco neanche a concludere la frase, è ovvio che Leo lo aprì per vedere cosa ci avesse scritto.

Non perché fosse un tipo indiscreto, ed era contrario alla lettura dei diari segreti, ma perché era troppo curioso di sapere cosa Persian pensasse di lui, soprattutto dopo gli ultimi giorni in cui si comportava in maniera strana.

Solo un paio di righe, nulla di più! Non avrebbe letto niente che non lo riguardasse, e non lo avrebbe usato contro Persian. Era giusto per regolarsi e capire l’opinione dell’illeggibile bibliotecario.

Leo… illeggibile col cavolo! Era palesemente in gay panic con te. Dai! 

Ma Leo è stupido, quindi non riusciva a captare i chiari segnali.

È pur sempre il protagonista di un isekai, e si sa che i protagonisti degli isekai romantici non capiscono mai nulla quando si tratta di sentimenti indirizzati verso di loro.

Leo sfogliò il diario velocemente, con il cuore a mille. Si sentiva come un vegano al McDonald, pronto ad un assalto da un momento all’altro. 

Cercava solo il proprio nome, ma delle interessanti piccole frasi comunque vennero immagazzinate dal suo cervello:

“…cavaliere è insopportabile, non riesco a credere che se la sia presa per…”

“…vorrei poter leggere la Storia e capire se…”

“Laasya, dimmi che non resterò single a vi…”

“…quel puzzone, irritante, rancoroso pezzo di…” —> palesemente Chevel.

“…benedizione di Jahlee…” Ah, ecco!

Sicuramente si riferiva a lui.

Magari Leo poteva capire più cose sulla benedizione di Jahlee e sul perché fosse così speciale riceverla.

…cioè, era chiaro fosse speciale ricevere una benedizione, ma dicevano tutti che era un evento più unico che raro, ma non spiegavano a Leo il motivo.

Iniziò a leggere, velocemente.

“È confermato che Leonardo abbia ricevuto la benedizione di Jahlee, non riesco ancora a crederci. Un mio concittadino benedetto da un dio di un altro regno, è davvero possibile? Soprattutto dopo così tanti secoli dall’ultima benedizione. Iniziavo anche a pensare che le benedizioni fossero solo miti, dato che non ne viene concessa una da tempo immemore. È davvero un evento storico! E… Leonardo l’ha ricevuta.

Wow! È davvero incredibile! 

E… per fortuna! Dei, non avrei saputo cosa fare se fosse rimasto ferito durante l’attacco. Mi sentivo così in colpa, la scorsa notte ho pianto come un bambino. Ho lasciato andare lui e la principessa sperando passassero un buon pomeriggio insieme, e invece… ugh, non voglio pensarci di nuovo! Non so neanche io cosa mi stia capitando, con quel ragazzo, ma credo di considerarlo ormai un amico, sebbene sia la persona più strana che io abbia mai incontrato.

A dire il vero, non riesco a smettere di pensare a…”

La lettura venne interrotta (e per poco non venne interrotto anche il cuore di Leo) da una voce piuttosto allarmata:

-Leonardo!- che fece chiudere il libro di scatto al cuoco, e lo fece guardare intorno, preoccupato dall’essere stato beccato intento a leggere.

Non era alla portata di vista di nessuno, per fortuna, o almeno non sembrava.

-Leonardo, sei ancora là?- chiese nuovamente la voce, che Leo individuò a terra.

Si sporse, e vide la fonte di tale voce: un cadaverico e tremante Persian con gli occhi sgranati e l’aria di un daino in autostrada quando arriva una macchina con le luci a mille.

-Hey… tornato presto- commentò Leo, accennando un sorriso e pregando non risultasse troppo colpevole.

Sicuramente fallì, ma quantomeno da quella distanza Persian non se ne accorse. O forse era troppo nel panico per accorgersene. O forse era così nel panico che aveva deciso di fingere di non accorgersene per non fomentare tale panico con la consapevolezza che Leo aveva palesemente letto il suo diario.

-Ehm… non è che ho lasciato un libro, là sopra?- chiese, con nonchalance, cercando di fingere che non avesse nulla di compromettente al suo interno.

-Un libro? Oh, sì! Questo?- Leo glielo mostrò, trattandolo allo stesso modo, come un oggetto da nulla che non aveva alcun significato per lui, Persian sobbalzò come colpito da un proiettile alla sua vista -Sembra un manuale di qualche strana materia- aggiunse poi Leo, per cementare la sua bugia di non saper leggere.

Persian annuì vigorosamente.

-Sì! E ne ho urgente bisogno! Puoi lanciarmelo?- chiese, tendendo le mani con urgenza, senza staccare neanche un attimo gli occhi dall’oggetto del desiderio.

-Certo- con parecchi rimpianti, ma consapevole che fosse la cosa migliore, Leo lanciò il libro a Persian, che lo prese al volo e lo strinse al petto con fare protettivo.

-G_grazie! Allora io… vado… buona giornata! Di nuovo!- senza neanche aspettare una replica, Persian corse via, lasciando Leo con la bocca aperta pronto a rispondergli.

Il cuoco la richiuse, e tornò a fissare il cielo, ormai illuminato a giorno, chiedendosi come finisse quella criptica frase.

Nei minuti che rimase lì sopra prima di tornare nella camerata per prepararsi, Leo rifletté su come quella frase si sarebbe potuta concludere: 

“A dire il vero, non riesco a smettere di pensare a…”

“… come sia sospetto, forse non dovrei fidarmi così tanto”

“… come sia strano, è assurdo considerarlo mio amico”

“… quanto imbranato sia nell’imparare l’etichetta, ma è così difficile inchinarsi? Mah, la plebe!”

“… perché mai Jahlee ha deciso di benedire una nullità come lui”

Sì, Leo aveva pensieri piuttosto pessimisti, ma insomma, Persian lo aveva trattato in maniera strana, aveva tutto il diritto di credere di essere poco gradito, anche se obiettivamente quello che aveva scritto prima era stato piuttosto carino nei suoi confronti.

Ma Leo era comunque parecchio insicuro quel giorno, quindi suppose in negativo.

La frase, però, non si avvicinava neanche lontanamente a quelle ipotesi: 

“A dire il vero, non riesco a smettere di pensare a lui. È ormai un chiodo fisso, soprattutto da quando ha rischiato di farsi male. Non capisco cosa mi sta succedendo e sto per impazzire! Forse lo sto evitando, è vero, ma che ci posso fare?! Ogni volta che lo vedo mi parte il cuore a mille, è più forte di me! E non voglio spaventarlo con i miei sentimenti assurdi, quindi è meglio evitarlo!”

Ma Leo non era un narratore onnisciente come me, quindi non gli era dato saperlo.

E forse è meglio che non abbia letto la frase intera.

Perché avrebbe capito che forse quel mondo era meno eteronormativo di quanto pensasse, e poi la storia, per voi, sarebbe stata molto meno divertente, fidatevi.

 

Quando Leo era sceso dal drago ed era tornato in camera, si era ormai tranquillizzato abbastanza. E, determinato ed energizzato dalla splendida alba (sebbene un po’ strana a causa di Persian), aveva deciso di approfittare di essersi svegliato presto per godersi la giornata al massimo, quindi aveva pianificato di farsi una bella passeggiata, chiedere ad Alex di andare nel paese più vicino per esplorare i dintorni e comprare qualcosa con il suo sudato stipendio settimanale, e insomma godersi il giorno libero come una persona normale.

…purtroppo quando era tornato in camerata era crollato addormentato sul letto, e aveva dormito come un sasso fino a mezzogiorno, ovvero un’ora prima della prova delle nuove cuoche, e troppo tardi per andare in città e tornare entro sera.

Ma aveva comunque tutta l’intenzione di farsi una bella passeggiata, quindi, dopo essersi vestito, aver mangiato un frugale pranzo da lui cucinato composto da un panino, essere stato imbottito dalle altre cuoche di cibo perché un panino era troppo poco, ed essersi guadagnato una strigliata infinita da parte di Mildred perché era il suo giorno libero e le cuoche erano troppo impegnate per pensare a lui, Leo era finalmente riuscito ad uscire da palazzo, veramente riposato per la prima volta da quasi un mese, e sperando di non incrociare Dotty per non rompere il suo buon umore.

Il capitolo si chiama “INCONTRO la mia nemica giurata”, quindi potete immaginare come andrà a finire la situazione.

Ma Leo non è un lettore che sa i titoli dei capitoli, anche se sono in prima persona tempo presente per qualche motivo, quindi uscì da palazzo con la certezza che non avrebbe incontrato tale nemica giurata, perché ormai, tra preparazione e pranzo e strigliata di Mildred, era giunta l’ora, per le cuoche, di entrare e farsi esaminare da Mildred. E Leo era uscito proprio mentre le cuoche iniziavano ad entrare, ovviamente da un’altra porta.

Quindi non c’era alcun modo di incontrare la sua futura nemesi.

Ahh, bene! Un giorno di relax! Tranquillo, sereno, da solo, forse dopo avrebbe raggiunto Opal in biblioteca, chissà, ma di certo sarebbe rimasto lontano dalla cucina, quindi non avrebbe mai incontrato… un momento, chi era la tizia arrampicata sull’albero vicino alla foresta?

E perché all’improvviso nell’aria è partita la boss music?

Nah, la boss music non è partita, ma se fossimo in un videogioco sicuramente sarebbe cambiata, probabilmente con un motivetto romantico, o con una theme song specifica per un personaggio.

Ma siccome non siamo in un videogioco, Leo era ancora ignaro del pericolo.

-Hey, tutto bene?- chiese alla figura, che sembrava piuttosto in bilico, anche se se la cavava.

Purtroppo, quando sentì Leo, sobbalzò, perse l’equilibrio, e rimase appesa per un braccio solo, emettendo uno squittio sorpreso, e allarmando il cuoco.

-Aspetta, aspetta! Tranquilla, ti afferro io!- sentendosi in colpa, Leo si affrettò a correre in direzione della ragazza a rischio, pronto a prenderla al volo nel caso fosse caduta.

-Chiedo scusa, chiedo profondamente scusa!- borbottò lei, con voce gentile ma terrorizzata, cercando di rimettersi in equilibrio ma incontrando estrema difficoltà. Sicuramente il suo stato di agitazione non aiutava.

-Tranquilla, ti prendo!- affermò Leo con sicurezza, in tono rassicurante.

Pochi istanti dopo, la ragazza perse l’equilibrio, venne afferrata da Leo, ed entrambi caddero rovinosamente a terra, Leo completamente sopraffatto dal peso della ragazza, che lo schiacciò come una noce, aprendolo quasi letteralmente in due. Nella fretta di soccorrere la povera ragazza inerme si era dimenticato di essere molto più mingherlino, basso e fisicamente impreparato di lei. 

-Oh dei! Scusami, scusami tanto!- esclamò la ragazza, facendosi da parte e tastandolo per controllare le sue condizioni. 

-Leonardo!- sentì esclamare una voce familiare poco distante, appartenente ad un uomo che arrivò piuttosto trafelato, e scansò con ben poca galanteria la ragazza da un lato, portando tutta la sua attenzione su Leo ancora a terra più morto che vivo.

-Sono ufficialmente morto? perché vedo un angelo davanti a me- borbottò il morto, molto tra sé, mettendo a fuoco l’immagine dell’uomo, che si rivelò essere un preoccupato e bellissimo principe Daryan, che si affrettò a prenderlo in braccio e rimetterlo in piedi. Probabilmente la benedizione di Jahlee aveva considerato quel gesto un suicidio e non si era attivata, condannando definitivamente il cuoco. Ma, oh, se in paradiso c’era Daryan, tanto meglio. 

-Stai bene?- chiese il paradisiaco Daryan, controllando le sue condizioni con attenzione e premura.

Leo ritornò in sé, rendendosi conto, mentre riacquistava l’uso del suo corpo, che non era una visione celestiale, ma la vita reale, e si massaggiò il braccio, annuendo appena.

-Sì, sì, ho sopravvalutato la mia prestanza fisica- ammise, accennando un sorrisino imbarazzato e sperando che il principe non avesse sentito il suo commento di prima.

-Non ridere, e non farlo mai più! Solo perché sei praticamente immortale non significa che puoi buttarti nel pericolo come ti pare e piace!- lo riprese il principe, sbuffando seccato, e controllandolo meglio.

Awww, che carino che era a preoccuparsi per lui.

Il cuore di Leo perse numerosi battiti, e arrossì parecchio.

-Mi dispiace tantissimo, non volevo… speravo di rimettermi in equilibrio ma mi tremavano le mani… mi dispiace infinitamente!- la ragazza che lo aveva quasi ucciso ma per fortuna non letteralmente e quindi non gli aveva fatto sprecare la benedizione di Jahlee entrò timidamente nella conversazione, con le lacrime agli occhi, e facendo ricordare ai due innamorati della sua presenza.

Finalmente, Leo la vide in faccia.

Era molto carina, sebbene fosse piuttosto ordinaria. Colorito di un caldo color nocciola, occhi ambrati che spiccavano parecchio e ricci capelli castani scuri che le arrivavano appena alle spalle.

Tremava vistosamente, e aveva le lacrime agli occhi. A Leo salì l’istinto protettivo da fratello maggiore, anche se la ragazza era più alta di lui e probabilmente della sua stessa età.

-No, tranquilla! Sono stato io a spaventarti. E sono stato io ad offrirmi di aiutarti- provò a rassicurarla, sorridendole caldamente.

Daryan si irrigidì, e lanciò alla ragazza un’occhiata penetrante.

-Non ti ho mai vista prima d’ora. Chi sei, e cosa ci fai nel mio palazzo?- chiese, nel suo tono più minaccioso. A Leo ricordò i primi tempi in cui era a palazzo, quando il principe lo trattava come se volesse tirare fuori un coltello e fare una strage da un momento all’altro. Non era più abituato a sentirlo così ostile. Certo che aveva fatto più progressi di quanto si sarebbe aspettato.

-Il suo… oh cielo!- la ragazza impallidì, poi fece un inchino profondo, dimostrando di essersi resa conto di chi fosse il nobile davanti a lei. -Chiedo profondamente perdono! Sono una delle cuoche venute a fare il provino per il banchetto della principessa Opal- spiegò lei, senza alzare la testa, piuttosto tremante.

A Leo fece parecchia pena.

Era stato dall’altro lato dello sguardo penetrante di Daryan… e non era molto piacevole. Le era vicino con lo spirito.

…ma non era ancora abbastanza sicuro di sé da prendere le sue difese con Daryan così irritato.

Non voleva rischiare di tornare dall’altra parte di quello sguardo.

Il suo cuore non avrebbe sicuramente retto.

-Da ciò che mi risulta, tutte le cuoche sopraggiunte per candidarsi sono già all’interno intente ad essere analizzate, quindi tu che ci fai qui fuori intenta ad arrampicarti su un albero?- indagò Daryan, sempre più sospettoso.

La ragazza sgranò gli occhi, e si guardò intorno come in cerca di un orologio.

-Sono già entrate? È l’ora?- chiese, rivolta a nessuno in particolare -Io pensavo di avere più tempo! Sono arrivata qui prima, e nell’attesa ho fatto una piccola passeggiata per scaricare i nervi, e poi ho visto quel nido a terra, e quindi mi sono arrampicata per rimetterlo a posto. Non volevo lasciarlo in balia dei predatori. Ci sono alcune uova non ancora schiuse- spiegò il motivo dell’arrampicata sull’albero.

Leo ebbe una profonda sensazione di deja-vu, e sorrise tra sé. Tsk, la trama della protagonista che sale su un albero per soccorrere un nido e viene soccorsa quando sta per cadere dal male lead è la più vecchia e abusata del mondo, la situazione meno originale che si possa architettare come primo incontro tra due futuri sposi. Persino Leo, che non leggeva molte storie romantiche, la conosceva.

…un momento.

-E chi le ha dato il permesso di passeggiare in giardino, tanto per cominciare?- insistette Daryan, avvicinandosi a lei e dimenticando Leo, che si concentrò tra i due con una nuova consapevolezza, scuotendo appena la testa, come a cancellare la teoria piuttosto probabile che gli si era formata nella mente.

-Una guardia mi ha detto che potevo camminare nel giardino, entro cento metri dall’entrata. Era biondo, molto galante. Non pensavo di fare niente di male, lo giuro. Mi dispiace tanto essere caduta, ma quando ho sentito il ragazzo che mi chiamava mi sono spaventata e ho perso l’equilibrio- si giustificò, lanciando un’occhiata a Leo, e poi soffermandocisi perché lui la fissava a bocca aperta e occhi sgranati. La ragazza impallidì, temendo di essere stata riconosciuta.

Daryan, resosi conto dello scambio di sguardi tra i due, tornò a concentrarsi su Leo, addolcendo vistosamente il tono.

-Leonardo, va tutto bene?- chiese, preoccupato, mettendosi tra lui e la ragazza.

In circostanze normali, Leo avrebbe preferito di gran lunga bearsi della sua immagine piuttosto che di quella di una qualsiasi ragazza, ma questa volta sporse la testa per tornare a guardarla, e una domanda gli uscì dalle labbra prima che potesse trattenerla.

-Come ti chiami?- chiese infatti, in un sussurro.

-Come?- chiese lei, confusa, non capendo cosa stesse chiedendo a causa del basso volume.

-Chi sei, esattamente?- parafrasò Daryan, girandosi di nuovo verso di lei, cambiando tono, e facendo da scudo a Leo con il suo corpo come a proteggerlo.

La situazione sarebbe dovuta andare diversamente dato che Leo era un semplice cuoco e Daryan il principe futuro re, ma dettagli.

-Il mio nome è Dotty, vengo da Lumai. Sono qui solo da qualche settimana, e lavoro in una locanda giù in paese: “Il Boccale di Ametista”- spiegò lei, molto dettagliata.

Il principe assottigliò lo sguardo.

-Di Lumai, eh. Questa l’ho già sentita. Che quartiere?- indagò, con un piccolo sorrisino.

Oh, ti prego, non dire Estovani, tutto ma non Estovani! 

-Eh… Estovani! Ho dovuto trasferirmi a causa della siccità- rispose lei, un po’ esitante. Probabilmente non si aspettava subito un interrogatorio, ma si era comunque preparata le risposte.

E aveva scelto le stesse di Leo.

Capperi! Non poteva scegliersi un altro quartiere povero da dove venire?! Perché proprio quello scelto anche da Leo.

Il principe sorrise vittorioso.

-Interessante- commentò, scuotendo la testa -Venite dallo stesso piccolo quartiere e non vi conoscete!- fece presente alla nobile in incognito, che impallidì.

-Uh…- provò a trovare una scusa, ma Leo fu più veloce di lei.

Perché l’empatia nei suoi confronti aveva ormai raggiunto il livello massimo, ed era quasi dolorosa.

E poi perché sapeva ormai chi fosse, e si sentiva sempre più in colpa per averla messa accidentalmente nel mirino del suo futuro marito.

-Ecco perché eri così familiare! Sei di Estovani! Sì, ti ho vista! Non ci siamo mai presentati, perché io ero troppo preoccupato a badare ai miei fratelli, ma ti ho vista un sacco di volte per strada!- la coprì, con sicurezza, sorprendendo non poco Daryan, che tornò a fissarlo con le sopracciglia inarcate.

-La conosci?- chiese, poco convinto.

-Solo di vista. È inconfondibile, con quei capelli, e gli occhi. Sì, sì, è proprio di Estovani! Dotty, l’ho anche sentita nominare!- continuò a coprirla, annuendo vistosamente, e avvicinandosi a lei per fingere di volerla osservare meglio.

Dopo qualche istante di estrema sorpresa, Dotty iniziò ad annuire a sua volta.

-Sì, ora ricordo anche io! Ti ho visto spesso per le vie della città- gli resse il gioco. 

Daryan sembrava piuttosto seccato dalla complicità che si era appena creata tra i due.

-Beh, sarai anche innocua, ma non sei stata presa. Puoi tornare alla tua locanda- decise di licenziarla senza neanche farla provare.

Leo era completamente congelato sul posto.

Sul serio il principe stava mandando via la sua futura moglie? Perché mai?! Non l’aveva neanche fatta cucinare! Era colpa di Leo?

Sicuramente sì. Aveva preso il posto del principe nel salvataggio e i due non avevano avuto l’incontro stile anime super cliché per essere immediatamente attratti l’uno dall’altra.

Per ogni persona normale che ha una cotta per il principe, questo dovrebbe essere motivo di salti di gioia e “Ah ah” alla Nelson Muntz rivolti alla rivale, ma Leo, ormai lo sapete, non è normale, e si sentì davvero un sacco in colpa.

-Aspetti, principe Daryan, la faccia almeno provare!- la difese, prendendo il principe per il braccio e voltandolo verso di lui. Daryan si irrigidì, ma non si scansò. Probabilmente dopo averlo imboccato con della pizza, avevano abbastanza confidenza da toccarsi casualmente le braccia.

-Perché mai dovrei farla provare? Non riesce ad arrivare puntuale, e non ha neanche la capacità di restare in equilibrio su un albero. Non mi sembra in generale adatta al lavoro- Daryan incrociò le braccia, e le lanciò un’occhiata scettica.

Dotty abbassò lo sguardo, imbarazzata.

-Ma potresti pentirtene. Magari è la cuoca migliore del regno, vale la pena quantomeno farla provare- insistette Leo, che ama darsi la zappa sui piedi.

La ragazza gli lanciò una breve occhiata, colma di sorpresa e gratitudine, ma non osò soffermarsi troppo su di lui e rimase a sguardo basso.

-Ne dubito fortemente. Troveremo le cuoche giuste tra quelle che si sono presentare in orario- Daryan scosse la testa, in tono di congedo.

-Ma non è colpa sua se voleva aiutare degli uccellini. E poi sono sicuro che sia un’ottima cuoca… si vede dalle mani!- Leo non era in grado di capire dalle mani di una persona se fosse una brava cuoca, ma finse di sì. Doveva pur inventare una scusa che giustificasse il suo sapere che la ragazza fosse una cuoca eccellente, e prese la mano di Dotty per mostrarla a Daryan.

Lei sobbalzò sorpresa, e arrossì appena fissando Leo con occhi brillanti.

Daryan lanciò un’occhiata estremamente seccata prima all’espressione sul volto di Dotty, poi alle mani di lei e Leo unite, e sembrava in procinto di ordinare un’esecuzione.

Leo capì a cosa fosse dovuto quello sguardo: sicuramente il principe era attratto dalla sua futura moglie ed era geloso che Leo potesse suscitare il suo interesse e rubargli la ragazza!

Riformulo… Leo fraintese a cosa fosse dovuto quello sguardo.

Perché il principe era geloso di un’altra persona.

Ma in ogni caso fu una fortuna che Leo lasciasse subito andare la mano della ragazza.

-Insomma… lo dico per lei, principe Daryan, e per la principessa Opal, e per rendere il suo banchetto perfetto- provò ad assumere un tono indifferente nei confronti di Dotty, che fissava la scena da totale spettatrice, alla mercé dei due uomini.

-Mmmm- mugugnò il principe, a denti stretti, continuando a guardare Dotty con sguardo assassino (ma è sicuramente innamorato di lei e geloso di te, sì sì, Leo, vai convinto).

-Se le dai un’occasione ti rifaccio una pizza- provò a comprarlo Leo, sottovoce, con sguardo ammiccante.

-D’accordo, avrai un’occasione di entrare a far parte dello staff provvisorio per il banchetto di compleanno di Opal, ma sbrigati ad entrare, e sappi che parti svantaggiata rispetto a tutti gli altri!- Daryan cedette a tempo zero, e fece cenno alla cuoca di andare prima che cambiasse idea.

La ragazza sembrò illuminarsi (non a caso viene da Lumai), e si affrettò ad inchinarsi.

-Grazie infinite, principe Daryan, farò tesoro di questa occasione e darò il massimo per essere all’altezza!- esclamò con sincerità. Poi si rivolse a Leo.

-Ringrazio anche lei, sir…- cominciò a chiedere, prendendolo per un nobile. Cioè, ormai sapeva fosse di Estovani, e quindi non nobile, ma suppose che fosse stato nominato nobile visto il suo rapporto stretto con il principe.

-Oh, no, non sono un…- Leo si affrettò a chiarire il malinteso, non volendo attirare troppa attenzione su di sé, ma venne interrotto dal principe, che gli mise una mano sulla spalla con fare protettivo.

-Leonardo, il responsabile del banchetto e tuo diretto superiore nel caso improbabile che venissi assunta tra le cuoche temporanee. E ti conviene sbrigarti se vuoi sperare di essere selezionata- la incoraggiò a tornare in cucina senza perdere tempo, e Dotty capì l’antifona.

-Certamente, grazie principe Daryan. Grazie sir Leonardo!- dopo un ultimo affrettato inchino che però fu molto più elegante di quelli di Leo, Dotty corse velocemente all’ingresso, sperando di recuperare il tempo perso.

Nel giardino rimasero solo Leo e Daryan, quest’ultimo ancora con la mano fermamente ancorata sulla spalla del cuoco, che non aveva intenzione di farglielo notare.

-Oggi è il tuo giorno libero. Pensavo che saresti andato in città, che ci fai qui?- chiese Daryan, in tono casuale, per fare conversazione.

-Volevo andare in città, ma ho dormito fino a mezzogiorno e dubito che farei in tempo ad andare e tornare. Aspetterò un giorno di rifornimento. Penso che invece farò una passeggiata nella foresta- spiegò Leo, mordendosi il labbro appena in tempo prima di lasciarsi sfuggire un “vuole venire anche lei?” che sarebbe stato non poco sconveniente.

-È una bella giornata, spero che tu ti goda la tua libertà. Molto, moooolto lontano dalla cucina!- l’augurio sembrò più una minaccia. Leo si affrettò ad annuire.

-Non ho intenzione di tornare in cucina prima di stasera, stia tranquillo. Allora io vado a fare la mia passeggiata. E la lascio ai suoi doveri- Leo si liberò dalla presa del principe e fece un inchino profondo, abbastanza riuscito.

-Sì… devo in effetti scambiare due parole con Mildred… sicuro di stare bene? Non hai problemi al braccio?- si accertò per l’ultima volta delle condizioni di Leo, che si affrettò ad annuire.

-Niente che un pomeriggio di riposo non possa guarire del tutto, non si preoccupi. E poi è colpa mia che l’ho chiamata senza preavviso- insistette nel difendere la sua rivale. Daryan strinse i denti, ma non disse nulla.

-Allora ti auguro un buon riposo. Vado a parlare con Mildred… e con la guardia che ha permesso ad una sconosciuta di farsi un giro in giardino- si congedò, con un cenno a Leo, che si inchinò nuovamente e procedette per la sua strada, cercando di calmare il battito forsennato del suo cuore, e cercando di non pensare al fatto che aveva appena dato alla sua rivale in cucina e in amore una possibilità per restare a palazzo.

Ma perché Leo era sempre pronto a suicidarsi, socialmente e letteralmente?!

Ma non doveva darsi per vinto. Aveva fatto bene ad aiutare quella ragazza, a prescindere che fosse o no la sua nemesi. Anzi, aiutarla forse l’avrebbe resa più un’alleata che una nemesi. In ogni caso, doveva pensare a sé stesso, alla sua cucina, e a fare un buon lavoro.

E se Dotty fosse stata accettata come cuoca, cosa che sicuramente sarebbe avvenuta, l’avrebbe trattata come tutti, ed evitata parecchio per non rischiare di mettersi nuovamente tra lei e Daryan.

Voleva che la sua cotta fosse felice, e voleva restare suo amico, anche se significava spingerlo tra le braccia della duchessa di Lumai.

…ma a debita distanza da lei, sia chiaro.

Leo le sarebbe stato più lontano possibile, era deciso!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

È arrivata! Dotty è arrivata!! Ed è... awww, adorabile, vero?

Magari finge, magari è crudele come nei cliché degli isekai.

…oppure è solo una ragazza adorabile che vuole scappare dalla vita di palazzo e cucinare tranquilla.

Per il momento, comunque, non sembra aver fatto una buona impressione al principe Daryan.

E Leo ha intercettato il primo incontro che ci sarebbe dovuto essere tra i due… ops.

Parlando del resto del capitolo: era da un po’ che Persian e Leo non interagivano, ed è stato carino scrivere la scena dell’alba. Forse un po’ troppo romantico per le Leoryan shippers, ma dai, concedetemi gli accenni all’harem.

Vi ho avvertito che tutti i personaggi di questa storia o quasi ad un certo punto si prendono una cotta per Leo.

E quel “o quasi” è rappresentato principalmente da personaggi con età improbabili e da un personaggio in particolare che sarà l’unico completamente immune al fascino di Leo che arriverà nel prossimo capitolo.

Ma non faccio spoiler.

Spero che il capitolo pieno di trama vi sia piaciuto. Siamo ufficialmente a metà storia (almeno della prima stagione su tre), anche se potrei dividere un paio di capitoli di un arco narrativo che arriverà verso fine storia, quindi non è ancora detto.

Fatemi sapere che ne pensate della storia fino a qui. Volevo allegare un sondaggio ma penso che lo farò tra un paio di capitoli, nel prossimo o in quello dopo, per un motivo che poi capirete nel prossimo capitolo. 

Un bacione e alla prossima :-*

   
 
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