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Autore: Fe_    15/01/2022    2 recensioni
Fanfiction semi-interattiva: leggere il capitolo 21 per ulteriori informazioni
Raccolta || Multi-rating || Slice of Life
Raccolta disomogenea ambientata in una Hogwarts contemporanea, con adolescenti che hanno sulle spalle solo il peso della loro età e non della salvezza del mondo.
Questo non vuol dire che le loro vite siano più facili, però: le nuove, travolgenti emozioni che provano una volta affacciati oltre l’infanzia sono abbastanza potenti da sconvolgerli.
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[I capitoli 1-20 fanno parte del Calendario dell'Avvento, con prompt relativi al natale]
21.Luna- [Angelika Hunt; Lorina Altea Marie Erzsébet Caeli]
[...]
28. Litigio- [Murphy Spencer Lightwood; Lilith Eve Marie Beaumont; Royal de Vries]
29. Posta del cuore- [Lorina Altea Marie Erzsébet Caeli; sorpresa]
30. Festa segreta- [Timòn Sandro Ramirez; Leslie Keith Hamilton; Enéas Alistair Morgenstein Silva; Mikhail Ivankov]
Genere: Azione, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Filius Vitious, Maghi fanfiction interattive, Minerva McGranitt, Mirtilla Malcontenta
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione, Contesto generale/vago
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Titolo: Voci di corridoio
Titolo del capitolo: “Babbo natale non esiste, convivici.”
Personaggi: Marybeth Newbury; Dorothea Visser; Willelm Visser; Leslie Keith Hamilton.
Rating: Verde
Note: Slice of life | parole
Non è più natale da un pezzo, ma volevo finire la raccolta dato che mancano davvero pochissimi capitoli.
May e Thea sono del primo anno e, anche se non fanno parte della stessa casa, hanno comunque abbastanza legato. Willelm è uno dei fratelli maggiori di Thea, e il povero Leslie stava solo passando. Voleva essere coinvolto? No.
Non avete idea di quanto io ami scrivere dei bimbi, sono adorabili.


La lezione di pozioni si svolge nei sotterranei, quasi a renderla più sgradevole possibile.
         Per quanto non fatichi come con altre materie, il professor Montague le mette una certa ansia e trova sempre difficile concentrarsi sotto il suo sguardo severo. Alza le braccia per stirare la schiena e si lascia andare ad un lungo sospiro, pronta a rivedere il sole ricaricare l’energia positiva che meglio la distingue: accanto a lei, Dorothea la guarda e ride.
         «Sai May, secondo me la prendi troppo sul personale.» Le dice, dandole un colpetto col gomito. Nonostante siano dello stesso anno, Dorothea svetta tra le altre primine ed il gesto lascia Marybeth a bocca aperta: essendo la rossa tutta esile e delicata perde un attimo l’equilibrio già instabile, e si china in avanti. Non c’è traccia tuttavia di rabbia negli occhi espressivi quando si volta a guardarla.
         «Non diresti lo stesso se trattasse male te.» La guarda roteare in modo teatrale il viso e portare una mano sul fianco, quindi la rossa continua: «Ho chiesto in giro! Sono i nati babbani a non piacergli. Facci caso Dodie, abbiamo seguito lo stesso identico procedimento ma ha avuto parole gentili solo per te.»
         Dorothea si accarezza pensosamente una guancia morbida con la punta delle dita, poi si stringe nelle spalle. «Secondo me ti ha presa di mira perché si vede che la sua materia non ti piace, anche se hai buoni risultati.» Sentenzia alla fine, con tutta la sicurezza che solo un’undicenne può avere. Marybeth le lancia un’occhiata non del tutto convinta, poi si volta e riprende il suo percorso.
         Le due sono in case diverse, perciò una volta usciti dai sotterranei le loro strade si divideranno sino alla prossima lezione; la piccola corvonero sta già macchinando, pronta ad andare a parlare con il gentile ragazzo che le ha prestato i guanti qualche giorno prima: deve renderglieli e, se non ricorda male, anche lui è un nato babbano. Magari può aiutarla a fare qualcosa. Persa in questi pensieri, Marybeth coglie solo vagamente gli studenti più grandi che sfilano nella direzione opposta alla loro, probabilmente diretti verso l’aula che le due hanno appena lasciato.
         «Non accigliarti troppo, May, sul serio. Non si può comportarsi male sotto le feste, Babbo Natale non lascia doni nella calza dei cattivi.» Esclama alla fine Dorothea, e le sue parole sono seguite da una risata che le ragazzine non possono che definire cattiva. Si guardano attorno all’unisono e nella calca si è fermato un ragazzino che somiglia molto alla ragazza: stessi lisci capelli biondi, stesso taglio duro degli occhi e stessa spanna che lo divide dai coetanei, anche se nel suo caso è ancora più evidente grazie al fisico allenato. Dorothea si stringe al braccio dell’amica e Marybeth vede con la coda dell’occhio le sue guance imporporarsi.
         «Eddai Thea! Smettila con queste stronzate e prendi posizione.» Dice il ragazzo, indicandola con un dito; sta sorridendo, ma non in modo gentile, e mentre guarda la ragazza scoppia a ridere di nuovo.
         Marybeth si volta e vede la più alta con il viso all’altezza del proprio, colorato con un’insolita espressione di infantile stizza. Se non ricorda male quello è uno dei suoi fratelli maggiori, anche se non saprebbe dirne il nome: come nelle famiglie più unite, hanno una marea di nomignoli e soprannomi per rivolgersi gli uni agli altri e, per quanto si sforzi, la rossa non ha mai avuto quel tipo di rapporto coi suoi e non riesce a collegare chi sia chi.
         «Stai zitto Pim.»
«Babbo natale non esiste, Goud, convivici.»
         Ecco, appunto. La corvonero non ha idea di che nome possa generare un’abbreviazione come Pim, ma se sono arrivati a chiamare Dorothea “Goud” non si stupirebbe se fosse qualcosa di del tutto diverso. Intanto attorno a loro si è radunata una piccola folla di studenti, sia del loro che dell’anno del ragazzo. Marybeth si alza in tutta la sua in realtà non imponente struttura e si para davanti all’amica.
         «Oh già, quale altra lezione di maturità vuoi darci ora? Vattene anziché litigare con tua sorella, che ci fai più bella figura.» Lo rimprovera, ed il ragazzo rotea gli occhi in modo assolutamente simile a come aveva fatto Dorothea pochi minuti prima.
         «Ha ragione, a meno che tu non voglia perdere punti appena prima di natale. Scommetto che gli altri serpeverde ti sarebbero grati, no?» Una voce si intromette, gentile anche se un po’ affannata. Il terzetto ed i pochi studenti rimasti ad osservare la scena si voltano e il caposcuola Hamilton sorride loro dietro uno scatolone che regge a fatica tra le braccia. «Bullismo, intralcio, ritardo a lezione… una bella lista per essere solo le dieci.»
         A quella neanche troppo velata la folla si disperde in fretta, restano solo le due primine e il tassorosso, che fa cenno loro di proseguire nonostante l’evidente difficoltà.
         «Grazie, signore! Uhm… vuole una mano?» Chiede titubante Marybeth, e Dorothea le si accoda aggiungendo che tanto ormai sono già in ritardo, possono aiutarlo nel suo compito.
         «No, no. Sono passato dalla sala comune di Serpeverde per prendere delle cose di una mia amica che è in infermeria e… beh, non vi serve tutta la storia.» È evidentemente in imbarazzo, aggiusta il peso sulle braccia e si vede che potendo si toccherebbe il viso, poi aggiunge. «È stata una fortuna che passassi. La prossima volta andate dritte e non cedete alle provocazioni dei bulletti, d’accordo?»
         Le due annuiscono, un uguale sorriso che si allarga sulle labbra, poi corrono via. Appena sono abbastanza lontane da non farsi sentire, Marybeth si volta e Dorothea la precede: «Poi dopo pranzo andiamo a vedere in infermeria a vedere chi è la ragazza!»
  
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