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Autore: Melchan    23/01/2022    4 recensioni
[OMEGAVERSE, AU STORICA, no quirk] [BakuDeku]
"Non pensi che quando Bakugou si risposerà il fortunato consorte ti vedrà come fumo negli occhi, con quello sguardo da cerbiatto sperduto e il legame d'infanzia che dividete? Sarai allontanato nel giro di una settimana, non prenderti in giro da solo. E quei ragazzini resteranno soli.”
[...]
Izuku voltò gli occhi stanchi verso l’ingresso della biblioteca, e lì trovò il padrone di tutto ciò che lo circondava. Il suo odore di legna arsa e falò autunnali avvolgeva già la stanza. Tutti gli alfa avevano un odore forte e dominante, ma quello di Kacchan era sempre stato più penetrante della media, denso e crepitante come fiamme capaci di incendiare un universo intero.
Solo un'altra omegaverse, e un altro mondo con un Deku e un Bakugou incapaci di stare lontani.
Genere: Omegaverse, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: All Might, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Ochako Uraraka, Tsuyu Asui
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Ed ecco l'ultimo capitolo, anche se un pochino più tardi di quanto pensassi (gomen! Spero possiate comunque considerarlo un grande "Buon 2022!" da parte mia, essendo ancora a gennaio :3). Prima di iniziare vi lascio la miniplaylist delle canzoni che mi hanno accompagnato per la stesura di tutta la fic, da agosto a pochi giorni fa (mesi che per me sono davvero volati).
 
Playlist:
- Ironic di Alanise Morrisette (che ha dato il titolo alla storia);
- Come mai (precisamente la versione “Come mai - Live” degli 883 che si trova su Spotify. Ho perso il conto di quanto ho riso e fangirlato come una bimba di quindici anni ascoltandola nel caldo di agosto e fondendomi il cervello sulle fanart e i post fotografici riguardanti QUEL capitolo di MHA - “Scusa, Izuku”. Questa versione di Come mai penso proprio mi farà sempre pensare a Baku e Deku, e mi fermo qui sennò arrivano i laGrimoni);
- Bette Davis Eyes di Kim Carnes;
- Ti sposerò perché di Eros Ramazzotti.
 
 
ISN’T IT IRONIC?
 
Everlasting love… if each of us believes it in,
it exists then.

*
L’amore eterno… se ognuna di noi ci crede, allora esiste.
 
(Hanayori Dango Final)
 

La carrozza sobbalzava lungo la strada accidentata. Kagome mugugnò qualcosa d’intelligibile dal fianco di Bakugou, senza aprire gli occhi, e l’alfa le bisbigliò parole che a causa del rumore Izuku non riuscì a sentire, ma furono sufficienti per farla tranquillizzare e continuare a dormire.

Quando la vettura prese un sasso che fece ondeggiare la cabina, Izuku si avvicinò di più al petto Yuki, preoccupato che potesse svegliarsi all’improvviso. La signora Shuzenji si era raccomandata di farlo dormire il più possibile fino alla tarda giornata seguente, per permettere di riprendersi al suo corpo provato dalla tosse e dalla stanchezza della notte movimentata. Izuku aveva tutta l’intenzione di seguire le sue istruzioni.

Né lui né Bakugou nel frattempo si erano più rivolti più nient’altro che mugugni e monosillabi necessari a organizzare il ritorno a casa, concentrando tutta la loro attenzione su bambini, e Izuku provava un colpevole sollievo per questo. Dire che non attendeva con fervore il loro confronto sarebbe stato un eufemismo. C’era un motivo se gli aveva lasciato una lettera, piuttosto che spiegare a voce le proprie ragioni. Sapeva bene che non lo aspettava una discussione ragionevole e tranquilla.

“Ci siamo. Porta Yuki a letto, io pago il vetturino e poi arrivo nella loro stanza con Kagome” disse Bakugou.
Izuku annuì, e aspettò senza ulteriori commenti che la carrozza si fermasse nel parco della villa. Un cliente della locanda era effettivamente proprietario di una carrozza e tra i lavori che faceva per vivere c’era proprio quello di vetturino, e Bakugou gli aveva promesso un piccolo sacco d’oro per riportarli immediatamente a casa risalendo la collina nonostante fosse tarda notte. Sarebbe stato probabilmente più saggio aspettare il giorno seguente, ma la preoccupazione per la salute dei piccoli lo aveva portato ad affrettare il ritorno. Per fortuna la collina non era troppo impervia ed era bastato andare con calma per evitare incidenti. Izuku tirò un sospiro al pensiero di essere arrivati tutti sani e salvi mentre trasportava Yuki nel suo comodo futon.

Il bambino gli strinse una ciocca di capelli scuri mentre lo metteva giù, e Izuku gli baciò con tenerezza una nocca mentre si liberava piano dalla sua presa. Avrebbe di gran lunga preferito stendersi e dormire con lui piuttosto che confrontarsi con l’alfa che stava entrando portando in braccio Kagome, ma sapeva di dover risolvere la questione. Voleva partire il prima possibile, poco dopo l’alba (se fosse riuscito a evitare di vedere Sae, meglio ancora. Non ci teneva ad andarsene con il suo sorrisetto soddisfatto per la piega degli eventi ancora davanti agli occhi), quindi andava messo un punto alla situazione una volta per tutte. Non poteva più attendere, per quanto lo desiderasse.

“Vieni” disse l’alfa, in un tono calmo che però non sembrava lasciare spazio a repliche, e Izuku lo seguì stancamente verso la sua camera.

Bakugou lo lasciò entrare per primo, poi fece lo stesso e lasciò scorrere la porta dietro di sé per chiuderla e garantire intimità a entrambi.
Izuku si avvicinò a una candela che ardeva sul comodino, un po’ troppo vicino a un rotolo che sembrava riguardare tecniche militare, e la spostò leggermente per evitare incidenti.
“Pensavi davvero di andartene così, allora?”

La voce dell’altro uomo risuonò dura e limpida nella stanza. Izuku non si voltò, ma continuò a fissare con ostinazione la candela. Era più facile parlare guardando la sua fiamma, piuttosto che quella ardente negli occhi di Kacchan.

“Volevo… no, voglio fare soltanto ciò che è giusto.”
“Giusto per chi?”
“Soprattutto per te, Kacchan.”
“E la cosa giusta per me sarebbe scappare mentre sono via, senza una parola, e far spaventare a morte i miei figli?”
L’ultima parte della frase fece scattare Izuku verso di lui, e a quel punto scoprì di essersi concentrato tanto sulla fiamma della candela e su ciò che doveva dire da non accorgersi che l’alfa era alle sue spalle. Aveva notato il suo odore farsi più intenso, ma credeva fosse semplicemente per il nervosismo che gli stava montando dentro, non perché incombeva su di lui.
Adesso Bakugou lo sovrastava, bruciandolo con quegli occhi pieni di rabbia incandescente.
“Allora? È questa la tua idea di giustizia?”
Izuku strinse i pugni e ricambiò quello sguardo furioso. “So che ciò che è accaduto è soltanto colpa mia, lo so e me ne prendo tutta la responsabilità, ma non avrei mai messo volontariamente in pericolo i bambini, e lo sai benissimo! Non mi sarei mai immaginato che sarebbe andata così… ma allontanarmi da qui è davvero la scelta giusta. Di questo passo…” la voce gli tremò, ma Izuku se la schiarì con un colpo di tosse e continuò “… di questo passo invecchierai, invecchieremo entrambi, e tu avrai passato la maggior parte della tua vita accanto a qualcuno che non ami, che ti è stato utile soltanto per crescere i bambini. Io non voglio che il futuro a cui andrai incontro sia questo, Kacchan. Preferisco andarmene adesso e permettere a te e i piccoli di imparare a voler bene a qualcun altro, qualcuno che invece ti piacerà per davvero. Hai una scelta infinita davanti a te, e lo sai. Potresti metterci comunque un po’ di tempo, ma alla fine troveresti la persona giusta, ne sono sicuro. Quindi per favore… chiudiamola qui. Vorrei rivedere i bambini, ogni tanto, se per te va bene… anche se sempre nella veste di una vecchia tata e niente di più. Questa volta li saluterò come si deve, ma poi me ne andrò una volta per tutte. ”
“Tu… pensi davvero che sia così facile?”
Con quelle parole, Bakugou strinse le mani attorno ai lembi del kimono intorno al collo di Izuku, facendo avvicinare i loro volti così tanto che i suoi occhi rossi sembravano fiamme più grandi di quelle della candela, pronte a inghiottirlo.

“Pensi davvero di poter cancellare questi anni come niente fosse? Di poter sparire ancora una volta con uno stupido sorriso, come hai fatto quando eravamo bambini prima di scappare?!”
“Non l’ho fatto perché lo volevo, Kacchan! Non me ne sarei mai andato se avessi potuto, e lo sai! Ma i debitori… mia madre non poteva fare altrimenti!”
“LO SO! Questo lo so! Ma se pensi che resterò a guardare mentre accade tutto di nuovo, quando invece adesso posso impedirlo, sbagli di grosso!" “Io lo faccio PER TE, Kacchan! Renditene conto!”
“Se vuoi fare qualcosa per me, smettila di blaterare idiozie!” sbottò l’alfa, e si lanciò su Izuku. Lo baciò come un uomo che sta dando l’ultimo bacio della sua vita prima di bruciare come un idolo sacrificale.
Izuku non riuscì a resistere all’assalto. Il suo corpo si lasciò andare subito, prima che potesse riflettere sull’errore che stava commettendo. Prima ancora di rendersene conto si ritrovò steso sul gigantesco futon di Bakugou, avvinto a lui, il kimono che scivolava via come se non fosse mai stato lì.
“Resta con me” bisbigliò roco al suo orecchio l’alfa mentre le mani di Izuku gli artigliavano la veste e lui scuoteva le spalle per liberarsene. “Resta con me.” ripeté.
Izuku sentì le lacrime pungergli gli occhi.
“Non posso farlo se tu non mi…” le parole gli morirono in gola. “Voglio che ami la persona che hai accanto, non che la consideri una comodità e basta.”
Le mani dell’alfa, grandi e callose per le ore passate a bradire la katana, gli strinsero leggermente il volto lentigginoso.
“Tu non sei una comodità. Tu sei… tu sei tutto quanto, Izuku. Tutto.”

Izuku sentiva il sangue pulsargli nelle orecchie, scorrendo a una velocità tale da dargli alla testa.
“Dici… dici sul serio?”
Kacchan lo baciò ancora una volta, sistemandosi tra le su gambe, il suo odore e quello di Izuku che, mescolati, riempievano l’aria della stanza come se fosse un minuscolo mondo di cui loro erano gli unici abitanti.
“Io… Kacchan, io ti amo. Da sempre. Se tu mi vuoi davvero, allora…” sentì il proprio collo inarcarsi, la sua parte omega che decideva da sola cosa fare.

“Ti vorrò sempre.” rispose Bakugou.
E poi lo morse.

Izuku chiuse gli occhi, e il mondo intorno a lui esplose.

*


Furono le urla a svegliarlo, ma la prima cosa che fece, invece di preoccuparsene, fu allungare d’istinto le braccia, aspettandosi di trovare un corpo solido e caldo contro di sé e l’odore di falò ad avvolgerlo. Quando si rese conto di essere da solo nel futon, scattò a sedere come se un fulmine lo avesse colpito all’improvviso, e solo allora si focalizzò sulle voci alterate fuori dalla camera.

Si alzò in piedi in fretta, la parola Yuki che già gli rimbombava nella mente, quando si rese conto di essere completamente nudo. Si affrettò a infilare il proprio kimono, allacciandolo in fretta e senza attenzione, determinato a uscire e capire che diavolo stesse succedendo (possibile che il cucciolo avesse avuto una ricaduta?).

Quando si scapicollò fuori dalle porta scorrevole, la prima cosa che notò furono le spalle ampissime e dure come pietra di Bakugou in fondo al corridoio, e poi, davanti a lui, il paio d’occhi più saturi d’odio che avesse mai incontrato. Odio tutto diretto verso di lui, verso Izuku.

Sae lo guardò rotolare fuori dalla stanza con il kimono in disordine e gli occhi sgranati come… a Izuku non vennero in mente paragoni. Non ne trovava. C’era solo rancore e disprezzo, là dentro.

“Lo dico per lei, Bakugou. Se questa storia venisse fuori ha idea di cosa diranno i suoi pari? Non voglio che si lasci usare da un omega senza scrupoli, disposto persino
ad avvicinarsi ai suoi cuccioli pur di…”
L’aria nel corridoio divenne improvvisamente irrespirabile. La testa di Izuku cominciò a girare, come se tutto l’ambiente si fosse riempito del fumo acre di un rogo  immensoe gli stesse riempiendo le narici andando dritto fino al cervello.
Mise una mano davanti al naso d’istinto, poi cominciò ad avvicinarsi a tentoni ai due litiganti.
Sae invece aveva fatto un passo indietro e adesso fissava Bakugou con gli occhi sgranati per la sorpresa.

“Ma cosa…” cominciò, coprendosi a sua volta il naso. prima di essere interrotta ancora una volta dall’alfa.
“Non solo mi ha bloccato mentre uscivo dalla mia camera, facendomi perdere tempo per dirmi la sua opinione non richiesta riguardo ai miei affari, ma adesso OSA ANCHE PARLARE DEL MIO CONSORTE E DEI MIEI FIGLI?! Lei se ne andrà da questa casa. Adesso. E non è una richiesta.”
Una scintilla oscura simile a quella con cui aveva osservato Izuku poco prima si accese nello sguardo della donna.
“Ciò che volevo…” “Sappiamo tutti benissimo cosa voleva. Ma non avrà niente di ciò che desidera, e lo dica pure al padre della mia defunta moglie. Ho scelto da solo cosa fare, e se ho preso nuovamente un consorte è perché si tratta dell’unica persona in questo dannatissimo mondo che poteva spingermi a legarmi di nuovo a qualcuno. E adesso fuori.”

Izuku, che era riuscito ad avvicinarsi abbastanza da toccarlo, gli posò una mano sull’avambraccio
“Kacchan, basta così. Ha capito.”
Sae ignorò le parole pacificatrici di Izuku e fissò lo sguardo sul suo collo.
“Ma quello è davvero…”

“Sì, è un dannato morso, lo ha visto bene? Sa che le dico, non lo dica solo a mio suocero, ma a chiunque voglia! Terremo una cerimonia ufficiale tra un paio di settimane per presentare il mio omega a tutta la combriccola di nobili e ricchi di questo dannato Paese, e chiunque ignorerà l’invito potrà considerare ogni accordo con la mia famiglia chiuso per sempre!”
Sae boccheggiò in un modo che a Izuku risultò decisamente buffo, tanto che dovette trattenere una risata. Un po’ isterica, ma pur sempre una risata.

“Tu!” sbottò lei in modo molto poco signorile, fissando di nuovo lo sguardo rancoroso su Izuku  “Hai avuto quello che volevi, alla fine, dannato arrampicatore.”
“IO. Io ho avuto quello che volevo.” ribatté Bakugou, e strinse a sé con un braccio l’omega, che si sentì arrossire come uno scemo. Dal petto dell’altro, guardò Sae girare i tacchi senza più una parola e allontanarsi. Per sempre.

“Kacchan…” mormorò “non occorreva tutto… tutto questo.”
“Mi ha bloccato mentre andavo a prenderci qualcosa da mangiare e ha cominciato a delirare. Sono stato fin troppo educato!”
“Non è vero, avresti potuto…” iniziò Izuku, ma le sue parole furono bloccate da una mano di Bakugou, che si posò leggermente sul suo volto e lo alzò quando bastava per baciarlo.
Immediatamente Izuku si sentì leggero e sembrò dimenticare cosa voleva aggiungere. L’alfa lo strinse a sé ancor di più e approfondì il bacio… quando una risata palesemente infantile bloccò entrambi.

“Zitto Yuki! Non li interrompere ora…”
Izuku si staccò di scatto e fece per allontanarsi, ma Bakugou strinse più saldamente le braccia intorno a lui.
“Buono” bisbigliò, poi si schiarì la voce. “Devo girare l’angolo e vedere chi sono gli spioni nascosti là dietro e dar loro una bella lezione oppure…”
“NO!”

Yuki si affrettò a uscire da dietro l’angolo del corridoio, rotolando fuori in modo molto simile a Izuku quando era corso fuori dalla camera.

“Padre, siamo solo noi!”
“Lo sa, stupido.” commentò Kagome, affacciandosi imbronciata a sua volta.
“Non sono uno stupido! Izu, Kagome dice che sono…” “Buoni voi due!” tuonò Bakugou, mentre Izuku cercava con scarsi risultati di dissimulare le risate (non più isteriche) che sentiva salirgli dentro.

“Vostro padre ha ragione, non c’è motivo di litigare” disse con un sorriso pacifico. I due bambini si voltarono verso di lui, che era ancora appoggiato al petto… be’, al petto del suo alfa. I piccoli li osservarono e qualcosa di quella scena sembrò far dimenticare loro qualsiasi bisticcio. Gli occhi chiari di Yuki e quelli scuri di Kagome brillarono come le stelle nelle notti più limpide, e senza dire una parola corsero a stringersi intorno al kimono di Izuku.

“Izu… non te ne andrai più, vero?” chiese Kagome, gli occhi grandi e seri puntati in quelli verdi e un po’ liquidi di Izuku.
“Mai mai mai più!” rincarò Yuki, stringendosi il kimono dell’omega attorno come un cappottino da indossare.

Izuku sentì la gola chiudersi, e dovette sforzarsi per rispondere.
“No, non me ne andrò mai. Mi dispiace avervi fatto spaventare… ma non accadrà più. Resteremo insieme per sempre, ve lo assicuro.”
“Potete contarci.” aggiunse Bakugou, solido alle sue spalle e con un tono sereno come raramente Izuku gli aveva sentito. Si voltò verso di lui, e per una volta scoprì che quegli occhi rossi che tanto avevano segnato la sua vita erano pacifici e tranquilli, simili al tramonto più bello che avesse mai visto piuttosto che a un falò senza controllo.

Poi Bakugou si sporse e gli bisbigliò due parole semplici e contenenti tutto ciò che Izuku aveva creduto per anni di non poter mai e poi mai sentir uscire dalle sue labbra.
Quando i lacrimoni cominciarono a solcargli le guance, nascose il volto sulla veste di Katsuki e e nell’aria cominciarono a risuonare i rimproveri dei bambini nei confronti del padre per aver fatto piangere Izu e i borbottii di in risposta dell’alfa.

Izuku li lasciò fare, tutti e tre, e si rese conto che la felicità esisteva davvero. Del resto, lui l’aveva trovata.

_______


NOTE:
Incredibile ma vero, eccoci proprio alla fine. Vi chiedo scusa per aver impiegato più del previsto, ma tra gli impegni delle feste e il desiderio di mettermi all’opera solo quando ero davvero concentrata e focalizzata sulla fic il tempo è passato più in fretta di quanto immaginassi. Ovviamente sapere che c’erano persone in attesa, che desideravano davvero leggere ciò che scrivevo, è stato un grandissimo sprone!
Ci tengo a dirvi quanto sono stata felice di poter finalmente inserire (e in posizione d’onore, essendo l’ultima parte) la citazione che sta in cima al capitolo. L’unico suo “difetto” è che mi basta leggerla perché mi salga il magone. Non so quante tra noi abbiano visto l’adattamento del manga di Yoko Kamio “Hanayori Dango” con l’attore Jun Matsumoto, ma è una delle più celebri versioni per la tv dell’opera (sono davvero tante ormai, pensate che successo ha avuto in Asia! E al momento la tv thailandese sta trasmettendo su Youtube la nuova versione ambientata là, i primi episodi sono fantastici).
Non dico in che momento del film-finale di serie viene pronunciata quella frase, ma vi assicuro che è emozionante da morire, e soprattutto trasmette un concetto che penso sia molto vero. E non credo di dover spiegare a persone che, come me, amano le storie e il mondo delle fanfiction come mai (mi fermo qui perché non voglio commuovermi e già sono sulla buona strada XD).

Per il resto, nella mia modesta ma amata “carriera”, anzi, storia di fanwriter questa è stata senza ombra di dubbio la fanfiction che ha ricevuto più risposte attive da parte di chi ha letto, forse anche letture in generale. Da un lato era quasi prevedibile, dato che per una volta mi sono appassionata a un grande shounen super popolare e oltretutto a una delle coppie più amate, ma per me, abituata a fandom piccoli/medi o in alternativa vasti in modo allucinante e dispersivi come non mai come quello di HP, già le risposte ai primi capitoli sono state una sorpresa che mi ha riempita di gratitudine. Quando poi andando avanti la storia ha iniziato ad appassionare sempre più persone, potete immaginare quanto mi abbia fatto piacere.
Vi ringrazio ancora una volta per tutto l’affetto che avete mostrato in questi mesi nei confronti della storia e del mio stile di scrittura, per la carica di autostima che mi avete regalato a ogni capitolo tramite commenti, aggiunte alle vostre liste e “semplici” visualizzazioni. Grazie, davvero.
Spero proprio che ci rivedremo da queste parti!

In attesa di sapere cosa ne avete pensato di questo capitolo (o anche della fic intera, se magari non abbiamo chiacchierato prima nello spazio commenti o leggerete in futuro questa storia),
ancora un grandissimo abbraccio
la vostra Mel
 
  
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