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Autore: erydia    04/02/2022    0 recensioni
“Avete mai vissuto una guerra dalla parte dei cattivi?
Avete mai bramato il potere così tanto da condannare voi stessi per l’eternità?
Noi lo abbiamo fatto”
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Aveva sempre pensato che la situazione in cui si trovava per quanto riguardava James, fosse la sfida più grande che avesse mai dovuto affrontare. Non si era mai sbagliata tanto in vita sua. Quella mattina si era alzata con il morale decisamente a terra, cosa che accadeva spesso da un po' di tempo a quella parte. Non aveva molta fame e neanche la voglia di ingurgitare qualcosa e così, mentre tutti i suoi compagni erano a fare colazione, aveva deciso di andare a fare una passeggiata per schiarirsi un po' le idee. Adorava la quiete che quei corridoi emanavano di prima mattina, quando ancora mezzo castello era addormentato. La facevano sentire come se in qualche modo avesse ancora il controllo su qualcosa. Quello stesso controllo che si era dissolto nei suoi ricordi e che svaniva completamente alla vista di James. Il giorno prima stava per dichiararsi al moro, aveva deciso d’impulso che non avrebbe più taciuto quei sentimenti. Mai più al buio! E invece, Silente aveva distrutto ogni sua certezza di una vita felice insieme a James.
 
“Signorina Evans, permette una parola?"
Lily si voltò lentamente e fu stupita di vedere il Professor Silente davanti alla sua persona. Lui non era un tipo che si vedeva spesso in giro, anzi, il più delle volte si rintanava nel suo ufficio e raramente usciva – se non per i pasti – quindi, fu normale la sua reazione di stupore mista a preoccupazione.
"Certo professor Silente"
“Ho assistito alla sua lite con il Signor Potter.."
"Oh io...beh ecco...mi dispiace Professore"
"Non lasciare che il tuo fuoco si spenga. Che si perdano quelle preziose scintille nelle paludi senza speranza dell’indecisione, del dubbio e dell’incertezza. Non permettere che l’eroe che è nella sua anima perisca solitario e frustrato, privo della vita che meritate, ma che non sei mai riusciti a conquistare” mormorò criptico il vecchio Preside e Lily si ritrovò a sollevare le spalle. Che ne poteva sapere lui? Lei che stava rinunciando al suo più grande amore proprio per non distruggere la sua vita. Stava rinunciando a tutto, senza realmente capire per cosa in realtà stesse combattendo. Sospirò e probabilmente Silente parlò ancora ma non lo ascoltò realmente, non aveva la forza di ascoltare le parole che il suo cuore avrebbe sempre e comunque rifiutato e quindi buttate al vento.
“Oh ehm…grazie Professore”
“Sono rammaricato nel doverle chiedere questo favore, Signorina Evans!”
“Di che favore si tratta, Professore?”
“Io tempo … anzi sono più che sicuro che il Signor Piton abbia fatto la sua scelta!” quella frase però, il cervello della rossa la captò. La captò così bene e in così poco tempo che si ritrovò di scatto a guardare il professore, sbattendo furiosamente le palpebre. Che voleva dire quella frase? Lui sapeva come stavano andando le cose tra lei e Severus. Lui sapeva sempre tutto, no?.
“Non … “
“Si è unito all’Oscuro Signore!”
E in quel momento, Lily capì che per l’ennesima volta il bene degli altri sarebbe stato anteposto al suo.
“Cosa vuole che faccia, Professore.!” Sospirò, abbassando lievemente gli occhi. La rottura con Severus, sebbene tra di loro ci fosse solo amicizia, era una ferita ancora aperta e che difficilmente – a parer suo – si sarebbe rimarginata. E così, si ritrovò ad accettare di mettere per l’ennesima volta la sua felicità e quella di James dietro alle necessità di un mondo che molto probabilmente non girava dalla sua parte.
Mentre correva verso l'aula di Pozioni, cercava di capire quando avesse smesso di comportarsi come il vecchio Severus iniziando a comportarsi come un Mangiamorte. Certo, l’aveva chiamata Schifosa Mezzosangue, ma non si poteva dare del Mangiamorte a qualcuno solo perché era un'idiota. Eppure, pensò, Severus era sempre stato così vulnerabile e lei lo avevo lasciato solo in balia di quelle serpi. Allora, pensò ancora, chi era il mostro tra loro due?  Arrivò con il fiatone davanti l'aula di Pozioni e quando spalancò la porta lo vide. Era lì che smanettava con le sue solite provette e scriveva sul suo inseparabile libro. Lo scrutò per una frazione di secondo per cercare di scorgere qualcosa che ancora appartenesse al suo ex migliore amico. Rimase delusa nel vedere che in realtà, quella persona, non esisteva più. Perché non esisteva più una Lily Evans bisognosa di Severus Piton ma bensì una Lily Evans bisognosa di James Potter. Non importava, si disse, avrebbe fatto di tutto - ogni cosa in suo potere - per fargli cambiare la strada che si era scelto.
"SEVERUS!"
urlò mentre i suoi capelli rosso fuoco danzavano sul suo volto. Era arrivata la resa dei conti!
 
Erano ore che Severus se ne stava lì – nell’aula di Pozioni – a giocare con le sue provette da chimico fallito (avrebbe aggiunto Sirius). Non era una cosa rara vedere il Serpeverde in quel luogo. Era strano il motivo. Si, perché quella volta, lui non stava preparando una pozione per diletto. Lui stava adempiendo ad un compito dell’Oscuro Signore, uno di quelli stupidi che non riguardavano l’uccisione di Babbani o di nemici. Severus non sapeva se esserne felice o rammaricato. Sapeva bene che Voldemort lo stava mettendo alla prova, ma non era sicuro di riuscire a sopportare per molto. Voleva che gli imbottigliasse la morte. Quando gliel’aveva detto, l’aveva guardato come se fosse un pazzo: ma poi ci aveva pensato su, ed aveva annuito, rassegnato! C’erano stati altri casi di uomini che volevano imbottigliare la morte, e dopo averne parlato con il professor Lumacorno (in via del tutto scolastica), incominciò a documentarsi in biblioteca. Ovviamente nel reparto proibito. Solo lì potevano esserci casi del genere. Aveva visto diversi casi di maghi, molti dei quali avevano avuto una sorte orribile nel preparare quel tipo di pozione. Si parlava solo di un mago, vissuto nell’ottocento, un certo Lord Orion Vandereck, il quale era riuscito nel suo intento ma non era comunque riuscito a condividere le sue scoperte con altre persone. Severus si studiò bene quel volume, partendo – minuziosamente – da un ingrediente dopo l’altro. Era dunque chino davanti al calderone pronto a versare un ingrediente dopo l’altro leggendo sul suo preziosissimo libro, quando una voce di donna urlò il suo nome. Non si voltò nemmeno, aveva riconosciuto il suo della sua voce: era quello di Lily la sua ex migliore amica, e se la figurò mentalmente, i capelli rosso fuoco e gli occhi verde prato che lo guardavano mentre preparava la pozione più difficile di tutte. Quella che – se fallita – avrebbe potuto uccidere tutti in quella stanza. “Evans, guarda che ci sento forte e chiaro”. Disse sibilino, contando mentalmente il numero di gocce che servivano per l’ingrediente. “Chiudi piano la porta, la pozione non deve prendere freddo.” Le consigliò mentre aumentava un po' il fuoco nel piccolo fornellino portatile. Solo allora si voltò e le lanciò il miglior sguardo d’odio che gli uscì. “Cosa vuoi Evans, perché mi stai disturbando?”. Domandò.
 
Lily allungò un po' il collo – un po' troppo – per scorgere di che pozione si trattasse. Ma a giudicare dall’impegno che Severus ci stava mettendo, si doveva sicuramente trattare di una pozione pericolosa. Una pozione oscura!  A quel pensiero sentì il sangue ribollirle nelle vene e ardere. Ardere così forte che poteva sentire ogni vena del suo corpo andare a fuoco.
“Ricordati di respirare, Lils!”
Veramente doveva anche ricordarsi di non esplodere o sarebbero finiti a giocare a scacchi magici con Merlino e Morgana. Deglutì avvicinandosi a lui con un passo lento ma che non tradiva ciò che in realtà avrebbe voluto fare a quella testa di zucca vuota. Con l’Oscuro Signore, tra tutti quelli a cui doveva porgere fedeltà. Perché proprio a lui?
Cosa voleva? Beh per prima cosa prenderlo a calci alla Babbana e poi forse anche a pugno, e poi forse avrebbe cominciato con i metodi magici. Anni addietro, ne aveva messi a punto qualcuno per Potter, ma usarli su Severus andava bene comunque. “Tra tutti…” cominciò sibilando e guardandolo furente “…tra tutti quelli a cui potevi unirti, ti sei unito a colui che non deve essere nominato?”. Gli strattonò il braccio con rabbia, voleva che lui la guardasse. Voleva guardare fino a dove si spingesse quella sua follia. “Spiegami perché, Severus!”.
“Dimmi che qualcuno ti ha costretto, dimmi che non è stata una tua scelta!”
Ma in realtà sapeva benissimo che la scelta lui l’aveva presa in modo assolutamente autonoma. Aveva scelto di tradire il bene, di tradire Silente. Aveva scelto la via della perdizione, quella del buio. “Il buio Severus, non ti spaventa?” deglutì a fatica quel magone che le si era formato in gola. Non avrebbe pianto, lui lo sapeva bene che non avrebbe pianto, eppure avrebbe così tanto voluto farlo. “Ma cosa te ne farai di una eterna oscurità’?” e a quella domanda voleva davvero una risposta, perché semplicemente non poteva credere che quel ragazzo tanto dolce e spaventato, quel cucciolo in mezzo alle Serpi che un tempo era il suo migliore amico, avesse deciso volontariamente di abbracciare le tenebre. No, lei si rifiuta di crederci!
 
Severus la guardò avvicinarsi e fissare stranite la pozione come se avesse compreso che era una pozione oscura.
“Ma certo Sev, stai parlando con la studentessa più brillante di Hogwarts. Forse anche più di te. Sa sicuramente di che pozione si tratta”
Si disse fra sé, sbuffando scocciato da tutto quell’interessamento. E poi perché doveva risponderle? Lei non si meritava la sua fiducia: lei la sporca mezzosangue che lo aveva tradito. Aveva ragione il Signore Oscuro. Oh si, era stata lei, la sua preferita a mettersi di mezzo quel giorno mentre se la sarebbe cavata egregiamente con Potter. Lui da solo. Non aveva bisogno di nessuno, stava bene da solo. “Perché? Perché voglio unirmi a lui? Lui è il solo che mi porterà dove voglio andare, Evans: verso la vendetta contro mio padre, e successivamente alla grandezza.” Parlava come un fanatico, ripetendo a memoria quello che sussurravano le sue vittime quando venivano incantate da lui. Notò gli occhi della rossa farsi lucidi. Sapeva bene che Lily si lasciava andare difficilmente al pianto – soprattutto davanti agli estranei – e Severus lo sapeva, loro due erano estranei. “Noi siamo l’oscurità Evans, io lo sono sempre stato. Solo il mio Signore, mi ha capito, e mi ha guidato verso la strada”. Disse sibilino e convinto di quello che stava dicendo “Hai solo blaterato sciocchezze, cose che non puoi capire per il tuo essere mezzosangue. Ora dimmi qual è il vero motivo della tua venuta?” le chiese di nuovo, fissandola negli occhi che un tempo – anzi che ancora adesso, anche se non riusciva ad ammetterlo – amava ma che non aveva più il privilegio di guardare.
 
In quel momento Lily aveva Severus davanti a sé ma era come se in realtà non fosse lui. Non era più il suo migliore amico da tempo ormai, ma solo in quel momento – guardandolo negli occhi – si rese conto che in realtà non era neanche più la stessa persona di prima. Quando aveva smesso di comportarsi come un ragazzino timido e insicuro per comportarsi da Mangiamorte? E cosa importante: come aveva fatto lei a non accorgersene? Tempo fa – sicuramente prima di entrare in quell’aula che le trasmetteva solo brividi di terrore – credeva che si poteva provare nostalgia solo per chi (anche solo per cinque minuti) si fosse trovato a camminare al suo fianco. Invece poi, guardando Severus, si rese conto – a sue spese – in quel momento, che a volte poteva mancarci anche chi non si conosceva (come quella nuova versione del serpeverde, suo ex migliore amico), anche chi non ci conosceva (perché anche lei era cambiata, ma ancora non sapeva dire con certezza se fosse in meglio o in peggio). A Lily, in quel momento, mancava quel Severus che non aveva mai realmente conosciuto, solamente perché aveva una remota speranza che potesse cambiarle la vita.
Non puoi occuparti di tutti e dimenticarti di vivere Lils!
“Stai delirando, Severus!” ringhiò continuando a fronteggiarlo. Come avevano fatto a ritrovarsi quasi nemici? Sua madre diceva spesso che qualunque fosse la cosa che ci era più cara, il cuore prima o poi avrebbe sofferto per quella cosa, magari si sarebbe anche spezzato. Vuoi startene al sicuro? le ripeteva, Vuoi una vita tranquilla come tutti gli altri? Vuoi che il tuo cuor rimanga intatto? Non darlo a nessuno! Le diceva. Doveva proteggerlo, avvolgerlo di passatempi e piccoli piaceri. Evitare ogni tipo di coinvolgimento, chiuderlo con mille lucchetti magici, riempirlo di conservanti e metterlo nel freezer: dove di sicuro non si sarebbe mai spezzato, diventando infrangibile e impenetrabile.
Sai come si chiama questo Lils? Inferno!
E l’inferno era in quella stanza, con Severus e lei, dove il cuore – il suo – era totalmente ghiacciato. Sicura ma freddo e privo di battiti. “Non è questa la vita che vuoi realmente, non è così che otterrai vendetta!” cercò di dissuaderlo, ma il Signore Oscuro – lei lo sapeva bene – aveva già preso il sopravvento.
È solo colpa tua, Lilian!
Arrivò anche a pensare questo. Era colpa sua. Sua perché non aveva mai smesso di aspettare James. Non aveva mai smesso di stare con il naso appiccicato alla finestra per vederlo spuntare all’improvviso, non aveva mai smesso di vivere con la speranza di una sua lettera, non aveva mai smesso di evitare di parlare di lui con chiunque avesse mai incontrato nel suo cammino, non aveva mai smesso di passare le notti in bianco pregando che lui non si immischiasse in faccende pericolose con i Serpeverde. La vita di Severus andava avanti, ma lei era rimasta indietro ad aspettare James. Lo aspettava con dignità, con la calma di chi sapeva che, anche se non ci sarebbe stato nulla tra di loro, lo avrebbe aspettato fino alla fine. Era in quel momento, quando era troppo impegnata per pensare a sé stessa, che non si accorse del cambiamento repentino di Sev.
“Ascoltami Sev, lascia perdere tutto. Stammi a sentire, ti prego!” lo implorò avvicinandosi a lui e prendendogli un braccio, cercando di far leva sui suoi sentimenti verso di lei. “Io lo so, lo so che ogni tanto mi pensi ancora. Che le ossessioni non passano mai del tutto, e che noi eravamo un’ossessione in piena regola”
Stai tranquillo, comunque. Non ti passera mai. E’ la condanna di chi trova l’amore e se lo lascia scappare.
E in quel momento, il sorriso sghembo di James Potter fece capolinea nella sua mente.
E poi accadde una cosa che era già accaduta e che lasciò di nuovo Lily senza parole, l’aveva richiamata mezzosangue. Gli mollò uno schiaffo secco e sordo che si disperse nell’aula. “Tu sei esattamente uguale a me, Piton! Sei mezzosangue come me!”
Quel suo apparire forte e in grado di superare tutto, era come se l’avesse marchiata. Era un po' come se avesse scritto in fronte: Passatemi sopra, schiacciatemi a dovere, tanto mi rialzo comunque.
E lei si sarebbe rialzata, ma non voleva che Severus soccombesse sotto i colpi dell’oscurità.
 
A Severus, Lily ricordava molto suo padre, quando gli diceva che Hogwarts non era per lui, che lì non avrebbe ottenuto altro che delusioni e forse aveva ragione, forse da come stavano andando le cose le aveva troppo desiderate. Fissò un punto imprecisato della stanza, tutto pur di non fissare lei, la causa di ogni male. Gli parlò in modo caloroso quasi fossero tornati ad essere quello che erano prima che lui le sputasse addosso la parola impronunciabile. “Hai detto bene, Evans. Eravamo. Noi due eravamo due ossessioni, facevamo un sacco di cose prima che tu scegliessi quel … barbaro di Potter. Perché l’hai fatto? Perché?” urlò incominciando ad agitare le mani quasi come fosse Don Quixote e lei un mulino a vento da sconfiggere inutilmente, perché non esisteva. E sperò che non esistesse. Lei, per farlo rinsavire, probabilmente – dato che stava dando di matto – lo schiaffeggiò sulla guancia. La Evans aveva un bel gancio e James Potter l’aveva sperimentato sicuramente. Gli venne istintivamente da ghignare al pensiero del suo nemico schiaffeggiato da lei. Ma l’urlo che gli fece, successivamente, gli fece perdere tutto il sorriso, ed anche il colorito che aveva in viso. Alla sua ultima frase non seppe replicare, poiché era dannatamente vero. Lui era un mezzosangue. “Vattene Evans ormai ho scelto lui. Anche volendo non potrei tornare indietro.” Disse calmo, in un sussurro impercettibile.
 
Porca Miseria! Imprecò la rossa alla babbana nella sua testa. Come diavolo poteva sopportare sia Potter che Severus? Da un lato, James le urlava contro chiedendole perché avesse preferito Severus a lui – come se ci fosse anche bisogno di una risposta – dall’altra aveva Severus che le urlava contro come avesse potuto preferire Potter a lui. Forse avrebbe dovuto dire loro che la sua scelta era e sarebbe stata – anche in futuro – Marlene, così non l’avrebbero più scocciata con quella storia. Per la barba di Merlino, forse avrebbe dovuto lasciar perdere tutto e dedicarsi solo a Marlene, almeno non avrebbe avuto scocciature – da nessuno.
Come puoi davvero pensare di dedicarti a Marlene, quando tu sai a chi appartiene il tuo cuore?
Sussultò, portandosi una mano sul cuore per poi lasciarla cadere – a peso morto – lungo il corpo. Il ritmo del suo cuore accelerò di poco, per una frazione di secondi, per poi ritornare a battere in modo lento e silenzioso. Il suo cuore aveva dei problemi a battere in modo regolare da un po' di tempo a quella parte, ma la verità era che in realtà il suo unico problema era che la soluzione a tutto era proprio James Potter. Una volta Marlene, con la sua spontanea genuinità le disse una frase che ancora custodiva nella mente. Marlene, sorridendole incoraggiante, le disse: Quello che hai dentro, Lily, lo sai solo tu. Io non posso capire fino in fondo nessuno, come nessuno può capire fino in fondo me, anche se a volte diventa una pretesa perché abbiamo tutti un bisogno disperato di essere capiti.
Mai parole le erano sembrate più vere, specie in quel momento, quando la sua anima era scossa da mille emozioni contrastanti che non riusciva a capire. Aveva Severus davanti, che si era liberamente unito al mago più oscuro di tutti i tempi, ma non riusciva a guardarlo come un nemico. Ma il bello era che, essendo poche le persone per cui nutriva affetto, le amava per davvero, senza ambiguità, senza riserve, non come chi voleva bene a tutto e lo faceva anche male.
“Stai delirando, Severus!”
Lo rimproverò azzardando un solo misero passo verso di lui, non voleva avvicinarsi di più, non voleva cadere in quel baratro casuale di parole e gesti. Credeva che fosse quello a farle paura: la casualità di tutto. Persone che per lei potevano essere importanti, le passavano accanto per poi andar via. Severus lo aveva fatto con lei e lei, inconsapevolmente forse, lo aveva fatto per lui. E per nessuno esisteva un perché!
“Io non ho scelto proprio nessuno, Severus!” lo guardò negli occhi, sostenendo il suo sguardo. E per la prima volta ritrovò quella piccola parte di lei che portava nel solo Severus, solo quel suo amico serpeverde e impaurito a cui lei voleva bene senza una ragione ben precisa. Gli voleva bene perché le veniva naturale farlo. Ma se ci si legava troppo forte a cose o persone, quando quelle sarebbe svanite, non se ne sarebbe andata via anche una parte di noi stesse? Era ciò che, in realtà, era accaduto a loro due. “Sei tu che hai scelto, e lasciatelo dire, ma hai scelto pure male!” ringhiò sfidandolo con lo sguardo. A volte pensava a loro due come a due persone che erano destinate a toccarsi ma non a tenersi, a mancarsi ma non amarsi, a riconoscersi ma senza restare. Erano due persone che dovevano cambiare l’uno la vita dell’altra, senza però appartenervi.
E tu e James, Lily? Cosa siete voi due?
Lei e James non erano esattamente ciò che tutti vedevano. Erano ciò che pochi trovavano. E che pochi, pochissimi, comprendevano. C’erano persone che tiravano fuori il peggio di te, altre tiravano fuori il meglio, e poi c’erano quelli rari – come James – dai quali diventavi dipendenti, che tiravano fuori solo di più. Di tutto. Ti facevano sentire così viva che li avresti seguiti dritto all’inferno, solo per drogarti ancora una volta di loro. James non lo aveva cercato, ma nella vita c’erano cose che ti cercavi e altre che ti venivano a cercare. Non le sceglievi e nemmeno le volevi, ma arrivavano e dopo non eri più uguale. A quel punto le soluzioni erano due: o scappare cercando di lasciartele alle spalle o fermarsi e affrontarle. Qualsiasi soluzione scelta, ti cambiava, e si aveva la possibilità di scegliere se in bene o in male.
E allora, perché non sei da lui?
Sospirò, abbassando lievemente lo sguardo e sentendosi quasi in colpa nei confronti di Severus. A le non si poteva chiedere di vivere le storie d’amore senza pensare. Di vivere e basta. Sarebbe stato come chiedere ad uno zoppo di correre. Era una persona con numerose ferite, e prima di abbracciare se le guardava bene. Voleva che James la scegliesse quando aveva davanti tutte le possibilità. Non voleva che andasse da lei dopo essersi reso conto che era il meglio dopo il peggio che aveva incontrato. Non voleva essere l’unica che gli restava, ma l’unica che avrebbe scelto nonostante tutte le altre. Ma la verità – quella struggente – era che si sentiva invisibile, inadatta, incompresa. Era il destino di tutto quelli che sentivano troppo. Il destino di tutti quelli che amavano troppo. La via obbligata del troppo pensare era vedere svanire, sotto un velo di incomprensibilità, quell’illogico mondo e restare irrimediabilmente soli.
Restò immobile, fissando quello che un tempo era il suo migliore amico. Era come essere sospesa tra il tempo e lo spazio, quasi un limbo di cui non riusciva a trovare l’uscita. Restò in silenzio per alcuni minuti, ma anche se credeva si potesse dire tanto anche restando in silenzio, non riuscì a non frenare la sua lingua e parlare.
“Ricordi tutte le nostre foro, quelle fatte insieme?” azzardò un altro passo verso di lui “pensavo che non avrei perso nessuno se lo avessi fotografato. Non avrei perso te. Le mie foto, quelle che ancora tengo custodite, mi ricordano solo ciò che ho perso. Ed io ho perso te, Severus. E non per colpa mia”
Dopo la lita tra lui e James in cui la chiamò sporca mezzosangue, cercò di passarci sopra e perdonarlo – o almeno provarci -. Ma niente imprimeva una cosa così intensamente nella memoria quanto il desiderio di dimenticarla. E lei non riusciva a passarci sopra, ci stava male, ma non riusciva a passarci sopra. Non sapeva esattamente quando decise che sarebbe stata forte, sapeva solo che un giorno si svegliò con la consapevolezza che se fosse stata debole la vita avrebbe preso il sopravvento. Fu quel giorno che capì di amare James, perché si era ormai liberata da un fardello che le oscurava la vista, impedendole di capir i suoi reali sentimenti per il grifondoro. Ma Severus era lì, e lei doveva fare qualcosa, qualsiasi cosa.
“I nostri sentimenti…” non erano sentimenti, era solo amicizia, ma lei doveva trovare un modo per impedirgli di seguire l’Oscuro Signore. Impedirgli di trovarsi faccia a faccia con i suoi compagni di scuola e doverli uccidere. O peggio, impedirgli di trovarsi faccia a faccia con lei per uccidersi a vicenda. “…non sono schiavi del tempo e dello spazio e la distanza materiale non ci ha realmente separati. Io sono qui, e provo ancora le stesse identiche cose!”
Ma cosa poteva provare al di fuori dell’amicizia? Non importava, era già un inizio. Il tempo avrebbe creato altri nuovi sentimenti, e distrutto quelli che il suo cuore provava per James. Ma non avrebbe permesso che Voldemort vincesse, non se poteva fare qualcosa per fermarlo.


Il cuore di Lily era un cuore puro, un cuore della luce e quello di Severus era sporco, e non voleva farle del male facendola illudere di poterlo guarire, perché lui non glielo avrebbe permesso: il Signore Oscuro, voleva essere al centro di tutto, com’era di fatto dei suoi pensieri. La speranza di poter essere qualcosa di più che semplici rivali, comunque venne meno, quando continuò il discorso, facendogli capire che aveva scelto male, ma come ribadito, non poteva tornare indietro. Severus guardò la sua migliore amica con malinconia. Gli mancavano i loro momenti insieme: il loro essere uniti, le passeggiate per i corridoi alla ricerca di un’aula in disparte dove ripassare, e le loro foto, quelle di cui lei si ricordava adesso, mentre avanzava verso di lui, facendo un passo in più verso l’oscurità che era diventato per forza di eventi. Non le rispose, un po' per la troppa malinconia che lo dominava e un po' perché non voleva illuderla.
Tutte le sue certezze che aveva espresso, e che teneva ben chiare nella testa, parvero come scomparire di fronte alle parole della Evans. Davvero provava qualcosa per lui? Anche dopo quello che le aveva detto? Anche dopo essersi rivelato per quello che era?
“Provalo.” Disse avvicinandosi a lui “Fai qualcosa che avresti fatto quando eravamo solo Lily Evans e Severus Piton, e ti crederò!” le prese le mani e sentì dei brividi correre sulla sua pelle, mentre la guardava. Era sedotto di nuovo.
 
Fu in quel preciso istante che Lily capì cosa realmente avrebbe dovuto fare. Fu un attimo, sospeso in un tempo che le parve infinito, e lei capì esattamente cosa doveva – realmente – fare. Severus aveva bisogno di un incentivo per ritornare alla luce, un incentivo grande tanto quanto lo era stato quello che gli aveva fatto abbracciare le tenebre. Era così difficile da spiegare a parole, ma nella sua testa no. Li tutto aveva un senso. Severus moriva dalla voglia di starsene in un abbraccio d’amore. Di quegli abbracci dolci, che sussurravano che le cose si sarebbero sistemate. Sarebbero andate bene! Ma la verità era che non esisteva un punto d’arrivo. Ogni momento era quello giusto per ripartire, per redimersi da tutte le colpe. Se intorno al suo – ormai – ex migliore amico tutto era buio, doveva mantenere quella luce accesa. Perché se fosse riuscita ad illuminare tutto, lui non si sarebbe spento cedendo all’oscurità.
Questo ti porterà però lontana da James. Ci hai pensato?
Lei era con lui, con James, in ogni maledetto istante che li voleva dividere e non ci riuscire. Lei era con lui! Ma lei e James erano due lacci troppo corti per farne un nodo, mentre Severus era lì e la guardava, la sfiorava, e lei aveva solo il desiderio di proteggerlo e salvarlo da quel mondo che lo avrebbe solamente distrutto. La gente pensava che la cosa peggiore potesse essere quella di perdere una persona a cui si voleva bene. Si sbagliavano. La cosa peggiore era perdere sé stessi mentre si voleva troppo bene a qualcuno, dimenticandosi che anche loro erano importanti. Severus, aveva perso la sua amicizia e – probabilmente – anche sé stesso. Gli doveva così tanto, doveva almeno provare a salvarlo. Anche se questo l’avrebbe portata lontana da James. Dal suo amore più grande.
La cosa peggiore che ti può accadere è pagare per gli errori che non hai commesso tu!
Cosa voleva dirle la sua coscienza? Non ci badò, doveva trovare un modo per salvare Severus. Glielo doveva. Può darsi che non fosse responsabile per la situazione in cui si trovava, ma lo sarebbe diventata se non avesse fatto nulla per cambiarla. Sarebbe tornato tutto come prima, anche se non sarebbe stata realmente la stessa cosa.
“Abbiamo due vite, Severus…” mormorò stringendo delicatamente le sue mani. Quel gesto le provocò un brivido di dolore in mezzo al petto, mentre il suo pensiero corse a James. Stava finendo. Era finita ormai, anche se in realtà non era mai iniziata. Beh, nel suo cuore, però, era reale. Era tutto troppo reale. “…la seconda comincia quando ci rendiamo conto di averne solo una”.
Si svegliava pensando a lui nel cuore della notte, a James, ma se la notte aveva davvero un cuore, loro – semplicemente – non dovevano svegliarsi in letti diversi. Si guardava negli occhi di Severus, ma quella volta era il suo riflesso a guardare lei. “Se tu mi giuri che mollerai Tu-Sai-Chi, io sarò tua…” strinsi le sue mani più forti, ma in realtà si aggrappava per non soccombere nel baratro della disperazione “…tua. Mente, corpo e anima. Quindi scegli me Severus. Prendi me. Ama me!”.
 
 
Chiedeva spesso al destino dove li stesse portando e lui le rispondeva che due come loro non potevano andare da nessuna parte. Lei e James. Alla fine sorrideva, perché le sembrava comunque il posto più incredibile del mondo. Sarebbe stata con lui, il resto del mondo lo avrebbe dimenticato.


 
Tutto quello che poteva andare storto era andato storto. I babbani avevano dato un nome a quello: la chiamavano “la tempesta perfetta”. Strano, non pensava che potesse capitare a lei. Non seppe il preciso istante in cui ci fu prima l’esplosione e poi il boato, perché non riusciva a ricostruirne la dinamica. Sapeva solo che, nell’attimo in cui lei – a fatica – chiedeva il cuore di Severus, la pozione oscura che lui stava preparando le scoppiò addosso. La testa iniziò a girare velocemente mentre la sua mente proiettava immagini a velocità supersonica. Cosa le stava accadendo tutto ad un tratto? Vedeva lei, poi lui, poi lei ed infine lui. Poi vide un ragazzo dai capelli corvini e dagli occhi verdi. I suoi occhi. La pozione si era riversata per terra formando una pozzanghera ai loro piedi. Ma fu troppo per lei pensarci, la testa ancora pulsava!
Potter Lily … Lily Potter, suonava bene!
 


“James mi baci?”e lui non poteva aspettarsi richiesta migliore. Si aprì in un sorriso timido e allo stesso tempo radioso, un sorriso di chi sapeva che il giorno tanto atteso era finalmente arrivato! Posò le sue labbra su quelle della sua amata e la baciò, in un primo momento poteva sembrare un bacio casto e puro, ma dentro quei due innamorati c’era adrenalina pura. Quando si staccarono quella ragazza dai lunghi capelli rossi e dai grandi e profondi occhi verdi sorrise con le gote arrossate! “grazie” esclamò prima di fuggire via, lontano dal cuore di quel ragazzo che … mi sembrava di conoscere!
 
 
 
Altri pensieri si affollavano nella sua mente confusa, sentiva qualcuno stringerle la mano in una presa ferrea, ma non se ne preoccupò. Era come se, accanto a quella persona lei si sentisse al sicuro. Nonostante il suo cuore battesse per un’altra persona, sentiva di potersi fidare.




“Guarda che cosa abbiamo messo al mondo” Sorrideva la donna mentre guardava quel pargoletto che teneva stretto fra le mani. L’uomo dietro di lei sorrideva nel fare boccacce a suo figlio che se la rideva di gusto! Erano una famiglia felice. Era un amore che andava oltre l’immaginabile, e mi vergognavo di violare quella privacy. “è il bambino più bello del mondo eh? ... e hai anche i capelli del tuo papà” esclamò l’uomo occhialuto e bello mentre posava le mani sui fianchi di sua moglie. Era come se niente oltre quelle mura importasse!
 
 
 
La testa girava, lo stomaco girava, e il ragazzo anche la chiamava. Chi era? Perché voleva che si svegliasse? Lei dormiva così bene. Spalancò le palpebre e vide quegli occhi grigi e freddi che provocarono un sussulto al suo cuore già malato. Stava per dire qualcosa ma fù nuovamente trascinata in quel limbo! Voleva che smettesse …




"Lily, prendi Harry e corri! È lui! Vai!Scappa! Io lo trattengo..."
Trattenerlo, senza una bacchetta in mano!...rise prima di scagliare la maledizione...
"Avada Kedavra!"
La luce verde riempì l'angusto ingresso, illuminò la carrozzina contro la parete, fece scintillare le sbarre della balaustra come parafulmini. James Potter cadde come una marionetta a cui erano stati tagliati i fili...
La sentì urlare dal piano di sopra, in trappola, ma se non faceva sciocchezze lei, almeno, non aveva nulla da temere...Salì le scale, ascoltando divertito i suoi tentativi di barricarsi dentro...nemmeno lei aveva la bacchetta...quanto erano stupidi, e fiduciosi a riporre la loro salvezza negli amici, ad abbandonare le loro armi anche solo per qualche istante...
Forzò la porta, gettò da un lato la sedia e le scatole frettolosamente accatastate con un pigro gesto della bacchetta...lei era in piedi, il bambino in braccio. Nel vederlo, depose il piccolo nel lettino alle sue spalle e aprì le braccia, come se potesse servire qualcosa, come se nascondendolo sperasse di poter essere scelta al suo posto...
"No! Harry no, ti prego!"
"Spostati, stupida...spostati..."
"Harry no. Prendi me piuttosto, uccidi me, ma non Harry..."
"E' il mio ultimo avvertimento..."
"Non Harry! Ti prego...Per favore...lui no! Harry no! Per favore...farò qualunque cosa..."
"Spostati...spostati, ragazza..."
Avrebbe potuto allontanarla dal lettino con la forza, ma pensò che fosse più prudente finirli tutti...
La luce verde lampeggiò nella stanza e lei cadde come il marito. In tutto questo tempo il bambino non aveva mai pianto: stava in piedi, aggrappato alle sbarre del lettino, e guardava l'intruso in faccia con una sorta di vivo interesse, come se pensasse che sotto il mantello fosse nascosto suo padre, pronto a fare altre lucine divertenti, e che sua madre sarebbe tornata su da un momento all'altro, ridendo...
Puntò la bacchetta attentamente contro il volto del bambino: voleva vederla bene, la distruzione di questo unico, inesplicabile pericolo. Il bambino scoppiò a piangere: si era accorto che non era James. Non gli piaceva che piangesse, non aveva mai sopportato i bambini che frignavano all'orfanotrofio...
"Avada Kedavra!"
E poi esplose: non era più nulla, null'altro che dolore e terrore, e doveva nascondersi ,non li tra le macerie della casa distrutta, dove il bambino era intrappolato e urlava, ma lontano...lontano...




Poi buio e pace!.
 
 
SPOILER PROSSIMO CAPITOLO:
Sulla parte più alta della torre dei Corvonero, tra le rovine dell’ultima torre che si affacciava verso l’Orizzonte, Helena Corvonero se ne stava in attesa di qualcosa. Erano decenni che nessuno vedeva Helena. Decenni che tutti avevano cercato di trovarla. L’Ordine, la Resistenza, Silente. Ma lei era lì, in attesa di quello che stava per arrivare. Lei lo sapeva, che stava per conoscere colei che avrebbe trovato il Rubino.
“Il pulito è sporco già, e lo sporco si pulirà”
Nel frattempo, in una stanza imprecisata del San Mungo, giaceva incosciente Harold Potter, uno dei migliori Auror del Ministero e dell’Ordine della Fenice.
“Troppo bene il male è, ed il male ha il bene in sé”
Dorea Potter lasciava la sua postazione accanto a suo marito solo per strette necessità. Da qualche mese a quella parte era diventata quella stanza bianca e spoglia la sua casa.
“Vivere morire fa, e morir la vita dà.”
 
“Ciao amore mio…” sussurrò Dorea, “Sai Silente mi ha parlato di Lily, quella ragazza di cui ci parla spesso il nostro ragazzo.” Lasciò un bacio delicato sulle labbra del marito. Erano fredde. Non erano mai state fredde. “La ragazza di cui nostro figlio è innamorato” gli carezzò i capelli “Quei due si amano e si odiano come solo dei pazzi possono fare. Albus mi ha detto che non è facile capirli, ma se si riesce a decifrare i loro sguardi e i loro gesti è chiaro.” Una lacrima silenziosa scese a bagnare il suo viso “Sanno che un altro amore così, non potrebbero mai trovarlo!”
 
 
ANGOLO AUTRICE:
Salveee, non ve lo aspettavate vero? Sono stata proprio brava. Ho postato addirittura con un giorno di anticipo. Ma la felicità di questo momento?.
Non c’è molto da dire quindi niente. Spero vi piaccia anche questo capitolo anche se ho scoperto che non mi piace scrivere di Piton ahaha. Detto ciò, vi auguro un buon weekend.
Erydia
  
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