Film > The Avengers
Segui la storia  |       
Autore: e m m e    07/02/2022    1 recensioni
Quando scopre la possibile esistenza di un serial killer che abbandona cadaveri in giro per la sua città, Spider-Man inizia ad essere ossessionato dall’idea di trovarlo. Ha così inizio una caccia senza tregua per cui Peter non è psicologicamente pronto né tecnicamente preparato, e per la quale l’unico supporto incondizionato lo riceve dall’unica persona che è sempre stata pronta a darglielo: Deadpool.
Peccato che, per i due vigilanti, gli anni di lotta inizino a farsi pesanti, le spalle a piegarsi, le ragnatele a spezzarsi, i sentimenti a sfilacciarsi e il cuore… a non reggere.
Genere: Angst, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Deadpool, Peter Parker/Spider-Man
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
2. And now I have the power to bathe all of you in entertaining fire

Con un sospiro Spider-Man ricordò di essere arrivato all’appuntamento con Daredevil con qualche minuto di anticipo e una morsa dolorosa che gli serrava la bocca dello stomaco. Non voleva altri fantasmi di bambini massacrati a popolargli il sonno, ma non poteva negare che un altro cadavere di quel tipo avrebbe permesso di collegare le investigazioni. Il commissario che si interessava al caso era un incompetente di alto livello, ma il suo vice era un fan di Spider-Man e gli aveva fatto presente in gran segreto che, in caso di serial killer, avrebbe fatto di tutto per far intervenire i federali.

E Peter aveva visto troppi episodi di Criminal Minds per non sapere che una scia di cadaveri interessava sempre a quelli dell’FBI.

«Possiamo giocare noi a Criminal Minds, tesoro» gli aveva detto Deadpool dopo aver origliato quella conversazione tra Peter e il vicecommissario. Gli aveva letto nella mente in modo estremamente fastidioso, con un ghigno che sembrava spaccargli la faccia in due. «Tu fai Reed e io faccio Morgan! Oh, daaaai!» aveva aggiunto poi vedendo che Peter non aveva alcuna intenzione di dargli corda, «non dirmi che non li shippi! Sono fatti l’uno per l’altro!»

«È tutto un gioco per te?» aveva chiesto Spidey a quel punto, fermandosi nel bel mezzo del marciapiede. Era stato il giorno prima di ricevere il messaggio da Matt Murdock e Peter si sentiva frustrato e stressato per mille e uno motivi. Il più grande era però la loro apparente incapacità nello scovare l’assassino.

Era quasi l’alba e i due eroi mascherati si sarebbero separati di lì a breve, dopo un pattugliamento ben poco fruttuoso. Deadpool aveva smesso all’improvviso di scherzare, le mani chiuse a pugno, la mandibola serrata, ma non aveva fatto in tempo a dire niente perché Peter si era subito reso conto della stupidata appena detta e si era affrettato a scusarsi. «Wade, mi dispiace. Scusa… sono dei giorni un po’–»

New York li stava fissando coi suoi occhi freddi, insensati. Spider-Man però non ricambiava lo sguardo, troppo intento a osservare il cambio d’umore nell’amico basandosi solo sui movimenti lievi dei suoi muscoli e sulle ombre della maschera stranamente inespressiva.

«Lo so» aveva fatto eco Deadpool dopo un attimo, un sorriso lieve a increspare il rosso dello spandex che gli copriva le labbra.

Si erano salutati poco dopo senza aggiungere altro.

Invece la notte successiva si erano trovati in tre, appollaiati su una scala di servizio mezza rugginosa, mentre qualche metro sotto di loro le voci attutite di due cuochi in pausa che si fumavano una sigaretta li raggiungevano fiacche. Come tre corvi dalle piume insanguinate i tre vigilanti discutevano: Peter se ne stava accucciato sulla ringhiera, mani e piedi agganciati al metallo gelido, Deadpool puliva distrattamente la lama di un coltello, appoggiato contro il muro di mattoni sbeccati. Solo Daredevil manteneva una posizione quantomeno eretta, le braccia incrociate, la mandibola serrata: aveva appena finito di far loro rapporto sugli ultimi sviluppi e Wade gli aveva fatto notare quanto l’omicidio di cui aveva parlato poco c’entrasse con i fratelli Spencer. Peter si era tristemente trovato d’accordo.

«Non sto dicendo che questa storia sia una perdita di tempo, però» aveva aggiunto poco dopo, snervato dalla mancanza di replica da parte di Matt. Avrebbe voluto che Daredevil ribattesse che invece c’entrava eccome, ma il vigilante dalle corna di diavolo si limitava al silenzio.

«Non lo stai dicendo» gli fece eco Wade a quel punto. Erano entrambi tesi come corde di violino, ma col cavolo che l’avrebbero ammesso. «Non lo stai dicendo, ma lo stai pensando, tesorino, proprio come lo sto pensando io. Non puoi nasconderti da papà-Deadpool.»

«In ogni caso» si intromise Matt con il solito tono di voce da avvocato che usava quasi solo con loro quando le situazioni si facevano tese, «è l’omicidio più simile al vostro di cui ho sentito parlare nelle ultime settimane.»

«Solo perché l’hanno trovato senza cuore non vuol dire che sia lo stesso assassino» proseguì Deadpool rinfoderando il coltello con un movimento fluido del braccio. Si stiracchiò appena, come se l’intera situazione non lo stesse mandando ai pazzi esattamente come stava mandando ai pazzi Peter. «Hai detto che si trattava di un vecchio vagabondo, no? Conoscevo parecchi stronzi che andavano in giro a rastrellare le strade in cerca di quel tipo di gente. Poveracci, disperati, drogati. Malati terminali–» Wade si interruppe per un attimo, diede un colpo di tosse e poi continuò. «Di quella gente là l’NYPD se ne strabatte il cazzo, bambini miei. Non devo venire a dirvelo io.»

Peter emise un sospiro. Avrebbe voluto dire a Wade che si sbagliava, che c’era ancora speranza, che era la pista migliore su cui fare affidamento, ma vedeva bene anche lui che le possibilità che si trattasse dello stesso assassino erano minime. Matt aveva detto che chiunque fosse stato aveva usato una lama, quella volta. L’età non combaciava. La zona della città non era la stessa ed erano passati parecchi mesi dal primo omicidio. «Puoi farci avere il rapporto del medico legale?» domandò comunque Peter, tanto per mostrare gratitudine per la soffiata, tanto per non rischiare di perdere un’opportunità.

«L’hanno scaricato nel mio territorio» replicò subito Daredevil senza alcuna inflessione nella voce. Peter sapeva benissimo che Matt era in grado di carpire ogni singolo mutare di sentimento solo dall’impercettibile aumento del battito cardiaco dei presenti e la cosa non gli era mai andata a genio. Non gli piaceva che qualcuno gli leggesse nella mente in quel modo. «L’anno trovato in un parcheggio sotterraneo sull’angolo tra la 76esima e First Avenue, vicino a un asilo, praticamente di fronte a una scuola superiore. Ovvio che posso farvi avere il rapporto del medico legale.»

Di nuovo ci fu un secondo di silenzio mentre Spidey e Deadpool registravano l’informazione.

«Aspetta un attimo» esclamò il mercenario nello stesso istante in cui Peter ripeteva: «Tra la 76esima e First Avenue?»

Si guardarono e Peter percepì distintamente il proprio cuore saltare un battito. Per assurdo che poteva sembrare…

«Cosa?» s’informò subito Matt. «Vi dice qualcosa?»

Deadpool stava guardando fisso le grandi lenti bianche della maschera di Spider-Man. «Non è l’incrocio in cui si trova il murales di Natasha?»

Ah, i murales degli Avengers originali. Peter l’aveva trovato incredibilmente toccante quando nel lontano 2024 avevano iniziato a comparire per tutta la città. Prima quello di Tony, il più grande, ma anche il meno dettagliato. Poi quello di Steve Rogers. Quello di Natasha e poi Bruce e Hawkeye. I primi vendicatori, morti o in pensione o scomparsi dalla faccia della terra.

Era stato bello, all’inizio, come se fossero ancora là, a vegliare su New York, a passare il testimone ad altri… Ma dopo un paio di anni passati a dondolare tra i grattacieli della città, ritrovare di fronte a sé gli occhi gentili di Steve o l’arco teso di Clint aveva iniziato a dare a Peter il mal di stomaco.

«I bambini sono stati scaricati sotto il murales di Stark» spiegò Wade sempre senza distogliere gli occhi da Peter che era improvvisamente saltato giù dal parapetto e camminava nervosamente avanti e indietro.

«Non può essere una coincidenza» bisbigliò Spider-Man, sicuro che i suoi compagni l’avrebbero sentito.

Wade si schiarì la gola. «Sai quello che si dice… una volta è un caso, due volte è fortuna, ma tre volte–»

Spidey si fermò di scatto, voltandosi verso di lui. «Non possiamo aspettare una terza volta. Un terzo cadavere!»

«Ehi ragazzino, sono un mercenario, non un investigatore privato. Per queste cose ci vuole tempo.»

«Non dirmi che ci vuole tempo! Lo so che ci vuole tempo, Wade, per chi mi hai preso?»

«In questo momento? Per un ragnetto sull’orlo di una crisi di nervi.»

«Una crisi» si intromise Daredevil con un sorrisetto apologetico, «che non possiamo permetterci di avere. Mi rincresce interrompere questo teatrino, e sono certo che il luogo in cui è stato ritrovato il cadavere sia di fondamentale importanza, ma due strade più in là c’è un negozio di liquori in cui è in corso una rapina.»

Gli altri due supereroi si bloccarono di scatto, aguzzando le orecchie. Il suono ritmato di un sistema d’allarme di terza categoria invase l’aria, distante. Il rumore parve quasi richiamarli all’ordine, imporgli di smetterla di giocare e iniziare a fare sul serio, la tensione si sciolse e rientrarono in una routine che avevano imparato a fare propria anni prima. Una routine a cui Peter non avrebbe più saputo rinunciare.

«Merda» sbottò Wade dopo un secondo, mentre Peter si limitò a sospirare.

«Posso occuparmene da solo» si offrì Daredevil senza esitazione, ma naturalmente né Peter né Wade gli avrebbero mai permesso di scendere in campo in solitaria, se erano presenti anche loro.

«Andiamo Matt, sarà come scacciare una mosca: siamo un dream team! I Big Red, i cappuccetti rossi che hanno fatto fuori il lupo cattivo e anche il cacciatore! Seriamente, che cazzo di sport è la caccia? Ammazzare animali indifesi per sport? Che stronzata sarebbe?! Ehi, Spidey, mi daresti uno strappo?» Con la solita bocca che sparava a mitraglietta, Wade lasciò calare una mano guantata sulla spalla di Peter che automaticamente gli afferrò l’avambraccio e se lo tirò contro.

«Non metterti a strillare come tuo solito, però» lo avvertì subito, già percependo l’eccitazione dell’amico aumentare a dismisura.

Daredevil era già partito, aprendo loro la strada. Dopotutto era pur sempre il suo territorio.

«Sto volando, Jack!» gli bisbigliò Wade all’orecchio qualche attimo dopo, quando entrambi vennero investiti da folate di vento gelido e le parole e i pensieri vennero trascinati via con lo slancio del salto. Peter ricordò per un attimo le facce sorridenti di Mark e Julia, gli occhi felici che mai più avrebbero guardato nulla, le mani di Wade gli si serrarono gentilmente attorno alle spalle e poi, come fosse passato solo un secondo, atterrarono di botto in mezzo alla devastazione in cui il negozio di liquori si era trasformato.

«Uh-oh» fece Deadpool staccandosi dalla sua schiena. «Peggio di quel che credevo! Che figata!» E con ciò si chinò in avanti per evitare un proiettile che volava allegramente verso la sua testa. Peter dal canto suo era stato avvertito dai suoi sensi di ragno e già era saltato in cima a un lampione, a distanza di sicurezza. L’allarme antifurto scelse proprio quel momento per lanciare un ultimo grido sfiancato e poi spegnersi di botto, precipitandoli in un improvviso e inaspettato silenzio.

«C’è qualquadra che non cosa» dichiarò Deadpool quattro secondi dopo, rompendo il silenzio e grattandosi la testa col manico del coltello che aveva in mano.

«Che cosa te lo fa dire?» rincarò la dose Spider-Man atterrando di nuovo di fianco a lui. «Il fatto che il negozio sia deserto? Il cadavere del proprietario che ci guarda con occhi sgranati? Oppure il fatto che l’allarme non fosse del negozio di liquori ma della banca sistemata proprio qui di fianco

«Wow, Pete, te l’ha mai detto nessuno che non c’è bisogno di essere un so-tutto-io ogni singolo secondo della tua esistenza?»

Peter gli lanciò un sogghigno, perché il tono di Wade era irriverente, quel tono che canzonava tanto quanto avrebbero potuto fare le sue labbra sorridenti nascoste sotto lo spandex e il centimetro di cicatrici che le deturpava. «Lo sai che ti piace!» dichiarò Spider-Man dopo un secondo, lieto suo malgrado di quella distrazione, mentre voci sussurrate gli indicavano che, dopotutto, qualcuno era ancora appostato dentro al negozio male illuminato.

«Bimbo, non sai quanto!»

«Se avete finito» li interruppe Matt a quel punto, raggiungendoli alle spalle, «ci sono sette persone che stanno per tenderci un agguato.»

Wade si strinse nelle spalle, ma a Peter non sfuggì il movimento che fece per togliere la sicura a una delle sue pistole. «Solo sette?»

Lentamente, emergendo dalle ombre e sistemandosi vicino al lampione, Daredevil aguzzò quelle orecchie già sufficientemente aguzze. «Nel negozio» spiegò dopo un attimo. «Nella banca potrebbero essere di più. C’è troppo rumore.»

Il silenzio era assoluto.

«D’accordo» dichiarò Peter a quel punto, scrocchiandosi le dita della destra. «Chi vuole aprire le danze?»

Deadpool fece una piroetta per nulla aggraziata, allungando una mano verso di lui. «Posso avere questo ballo?»

Peter strinse i denti, impedendosi di ridere, lieto che finalmente la sua mente non fosse solo e costantemente concentrata sui fratelli Spencer e proprio in quel momento qualcuno scelse di scaricare un caricatore sui tre vigilanti mascherati. Due di questi ultimi saltarono via illesi, mentre il terzo se ne rimase immobile, indifferente alla pioggia di proiettili.

«Potresti anche fare uno sforzo!» esclamò Spider-Man arpionando la spalla di Wade con una ragnatela e trascinandolo via dalla linea di tiro.

«E perché? Almeno ‘sti stronzi finiscono i proiettili! Oh, non preoccuparti per me, ragnetto del mio cuore, oppure mi farai arrossire e credimi, non è un bello spettacolo! A proposito, sembra che le danze le abbiano aperte loro.»

Peter osservò la scena dall’altro chiedendosi come gestire la faccenda: Matt si sistemò con le spalle al muro del negozio camminando sulla distruzione di vetri esplosi dalle finestre, al sicuro da un’eventuale nuova pioggia di proiettili. Wade perse qualche prezioso secondo a sistemare il silenziatore alla sua arma, cosa che fece sorridere Peter per l’ennesima volta quella sera. Wade poteva fingersi idiota quando voleva, ma sapeva essere estremamente gentile con le persone che gli stavano attorno, soprattutto nei confronti di Matt e del suo udito ipersensibile.  

«Al mio tre entriamo per cambiare la musica?»

«Tre, quattro, cinque… ti seguo anche se ti metti a contare fino a cento, Webs.»

«Quando vuoi, Spider-Man.»

Peter prese slancio con un breve salto e con una capriola a mezz’aria penetrò nel negozio passando per la porta principale ormai divelta, mentre le sirene della polizia invadevano l’aria. «Tre!» dichiarò nell’esatto momento in cui Daredevil imprecava sottovoce per il nuovo suono disturbatore, ma non ci fu tempo di fare molto altro, se non bloccare con due grumi di ragnatela le mani tese di un rapinatore dal volto coperto e strappargli dalle dita le pistole puntate verso di loro. Da quel momento in poi al rumore di spari e di sirene spiegate si unì quello dei vetri infranti che schizzavano attorno a loro, mescolandosi all’odore rivoltante di decine di tipi di alcol diversi che si mischiavano assieme, rendendo il pavimento un ammasso di viscidume tagliente.

Peter cercò di districarsi tra le grida di dolore e gli strepiti che chiamavano i rinforzi e fu nella penombra di quel delirio alcolico che, saltando sulla schiena di Deadpool per ritrovare l’equilibrio, si accorse che c’era un buco di discrete dimensioni nella parete del negozio alla sua sinistra.

Senza preoccuparsi di cosa stesse facendo, Peter usò Deadpool come punto di appoggio mentre allo stesso tempo allungava una mano e lo obbligava a voltare la testa verso sinistra. «Cosa?» domandò quest’ultimo, senza smettere di tirar pugni al tizio dalla faccia coperta che teneva tra le mani.

«Mi sembra di aver visto un vecchio film con questa trama.»

«Oooohoooh!» esclamò Wade lasciando cadere a terra il rapinatore privo di sensi e al contempo togliendosi Spider-Man dalle spalle spingendolo via. Peter atterrò accanto a lui schivando un proiettile solitario. «Vuoi dirmi che non te lo ricordi? Un nerd so-tutto-io come te?»

Peter roteò gli occhi sotto la maschera, fregandosene se l’altro l’avrebbe visto o meno. «E dai!»

«Ah-ah, tesoro» replicò Deadpool tagliando di netto la mano a un tizio che si precipitò contro di loro. Peter si affrettò a fasciargli il moncherino con un lancio di ragnatela prima che sanguinasse a morte. «Se ti aspetti che ti dica il titolo puoi scordartelo» gridò Wade per supere gli strepiti di dolore della sua nuova vittima.

Spidey si accucciò per evitare l’ennesima raffica di proiettili proveniente da dietro il bancone. «Primo: era davvero necessario tagliargli la mano? E Secondo: vuol dire solo che non lo ricordi nemmeno tu.»

«Ehi, non cercare di tarpare le mie ali d’artista. E per tua informazione lo ricordo eccome» esclamò Wade, punto sul vivo, e ripulendo la lama della sua tanto amata catana sul maglione di uno dei rapinatori riverso a terra.

«Col cavolo.»

«Mi stai dando del bugiardo?»

«Per l’amor d’iddio» sputò fuori Matt a quel punto, emergendo da dietro uno scaffale con un uomo grosso il doppio di lui mezzo soffocato da una stretta di qualche disciplina asiatica di cui Peter probabilmente non conosceva il nome. «Spidey, stai pensando a La rapina perfetta, ma almeno in quel film gli idioti hanno avuto la bella idea di affittare il negozio da cui sono partiti per fare la rapina, e non scassinarlo.»

Wade, che ancora non aveva ammesso (e ormai non lo avrebbe mai fatto) di non ricordarsi il titolo, emise un fischio ammirato. «Un connoisseur del cinema inglese! Chi l’avrebbe detto!?»

Peter emise una risatina. «Del cinema in bianco e nero, vorrai dire!»

«Ehi, ragazzino, occhio a come parli! È un film del 2008 o giù di lì!»

«Ricordi l’anno ma non ricordi il titolo? È forse l’Alzheimer che avanza, DP?»

«Basta con queste stronzate» esclamò una quarta voce, che purtroppo non apparteneva a nessuno dei tre Cappuccetti Rossi. Dal buco nel muro emerse l’ennesimo rapinatore che decise di lanciar loro – e con estrema nonchalance, Peter dovette dargliene atto – una granata. Il rumore inconfondibile del piccolo cilindro verde militare che cadeva a terra non parve sorprendere affatto Matt, che si limitò a portarsi le mani alle orecchie mentre correva nella direzione opposta. Peter ebbe qualche secondo per decidere se tentare di afferrare la bomba e lanciarla indietro, ma calcolò che sarebbe stato meno rischioso scappare; così, come ormai era diventata sua abitudine, allungò una mano per essere sicuro di trascinare via con sé anche Deadpool e batté in ritirata.

Probabilmente i suoi sensi di ragno non riuscirono ad avvertirlo in tempo perché erano già sotto stress a causa del lancio della granata, dei cattivoni che cercavano di ammazzarli e del generale casino che si stava sviluppando attorno a loro, ma sta di fatto che non si accorse mai che il cattivone responsabile della bomba, invece di nascondersi come qualsiasi persona normale avrebbe fatto, si era esposto ancora di più e stringeva adesso tra le mani una doppietta.

In compenso, Deadpool se ne accorse. Forse perché lui e le armi erano congiunti in quella strana e complessa storia d’amore che Peter faticava a comprendere, o forse perché a differenza di Peter, Wade non era così distratto da mille altri pensieri vorticosi. O forse solo perché era dannatamente bravo in quello che faceva. Sta di fatto i proiettili destinati a Spider-Man furono, come spesso accadeva, intercettati da Deadpool.

Il tutto accadde nel giro dei pochi secondi in cui la granata li fece saltare tutti in aria.
 



Note: Il titolo del capitolo è tratto da Insane, dei Black Gryph0n & Baasik
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: e m m e