Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: everythingsshiny    11/02/2022    2 recensioni
“C’è una lezione dopo di me,” gli disse con tono sprezzante. L’uomo se ne stava seduto sugli spalti, apparentemente limitandosi a guardare, ma Levi non aveva la minima idea da quanto tempo si trovasse lì. “Non sarai in grado di esercitarti.”
Erwin si alzò e si avvicinò alla pista. Da come camminava, Levi era certo che indossasse già i suoi pattini.
“Sono venuto solo a vederti,” rispose.
“Mi sto allenando da solo,” disse Levi, cercando di enfatizzare la parola solo.   
“Sei fantastico, sai.”
Beh, questo era qualcosa che Levi non si aspettava. Cancellò dal suo viso quella che era stata la sua reazione iniziale – sorpresa, orgoglio e una strana sensazione di nervosismo che derivava da quelle parole – così che tutto quello che rimase fu irritazione.
“Che cosa? Ti stai ingraziando la concorrenza?” gli chiese.
“Che cosa? No. No, per niente.”
“Disse il vincitore di una medaglia d’argento olimpica complimentandosi con il giovane pattinatore.”
“Non ho secondi fini. Solo perché sono bravo non significa che non posso apprezzare altre persone che lo sono,” spiegò Erwin tranquillamente. Si chinò per appoggiarsi alla balaustra. “Posso pattinare con te?”
Storia di everythingsshiny tradotta da JodieGraham
Genere: Commedia, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Erwin Smith, Hanji Zoe, Levi Ackerman, Mike Zakarius, Petra Ral
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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I sollevamenti erano fottutamente duri.
Mancavano ancora un paio di mesi alle gare nazionali, quindi Petra si ritagliava un po’ di tempo per insegnare le basi a Levi, ovviamente con l’aiuto di Erwin. Levi si rese conto ben presto che quello che aveva inizialmente fatto con Erwin era ben lontano da tutto questo.
Innanzitutto, farlo correttamente significava dover iniziare con un salto. Quindi dovette imparare quali tipi di salti erano necessari per quali tipi di sollevamenti e come azzeccare il giusto tempo e l’angolazione. Tutto questo serviva solamente per iniziare il sollevamento. Una volta in aria, doveva tenersi in modo da mantenere l’equilibrio. Dopo tutto questo, aveva ancora bisogno di continuare ad avere una bella presenza mentre scendeva. Era orribile.
I sollevamenti erano anche imbarazzanti. Erwin lo teneva fermo per la vita o per i fianchi ed era un aspetto fottutamente positivo che Levi fosse troppo impegnato a concentrarsi per non cadere di faccia per rendersi conto di dove l’altro mettesse le sue mani. Perché, quando si prendeva un momento per pensarci, si ritrovava a fissarsi su quel pensiero e a quanto spesso le mani dell’altro lo toccavano.
Gli altri elementi del pattinaggio di coppia erano sicuramente più facili; assicurarsi di muoversi a tempo l’uno con l’altro non era più difficile di fare attenzione ad essere a tempo con la musica in generale. Erano solamente tutti quei fottuti sollevamenti che facevano venire voglia a Levi di arrendersi e mandare a monte tutta l’intera faccenda.
Ma, a poco a poco, iniziarono a prenderci la mano, in un modo così graduale che Levi se ne accorse a malapena tra un allenamento e l’altro dei loro rispettivi programmi per le gare nazionali.


 
*****


Le nazionali arrivarono e se ne andarono. Erwin si posizionò secondo e Levi terzo.
Levi, Erwin, Mike e Petra uscirono tutti insieme per festeggiare. Si concessero una cena in un ristorante elegante, per poi andare in un locale a bere qualcosa. Erano tutti di buon umore, nutrendosi della reciproca felicità. Anche Levi non poté fare a meno di trascorrere la serata sorridendo.
A tarda notte, Erwin si sporse verso Levi, abbastanza vicino da far in modo che Petra e Mike non potessero sentire quello che dicevano al di sopra del rumore del bar.
“Voglio nuovamente congratularmi con te. Sei andato molto vicino a battermi e so che hai lavorato molto duramente per questo.”
L’aveva ripetuto già diverse volte quella sera, ma questa era stata diversa; la sua voce era più bassa e lo sguardo nei suoi occhi più concentrato.
Levi si sentiva già stordito per aver bevuto più alcol del solito e, combinato con la sua grande vittoria, le parole dell’altro gli fecero provare una piacevole sensazione. Quella sera aveva la sensazione di poter volare anche senza i suoi pattini ai piedi. Gli piaceva il modo con cui Erwin si chinò sopra il loro tavolino, come se condividessero un segreto.
“Beh, non sei abituato a pattinare in singolo,” disse con un’alzata di spalle. “Altrimenti non ti sarei stato tanto vicino.”  
“E non riesco a immaginare quanto saremo bravi quando le nostre abilità saranno combinate insieme.”
“Ma quando pattiniamo insieme…” Levi ridacchiò mentre ripensava al loro ultimo allentamento congiunto, “Sembro un sacco di patate quando mi sollevi.”
“Che assurdità. Comunque sei un bel sacco di patate.”
Levi ridacchiò. Si trattò di una risata veloce e leggera, simile a una risatina. Sicuramente non avrebbe reagito così se non fosse stato ubriaco. Se ne rese vagamente conto, ma non riuscì proprio a preoccuparsene.
“Non credo che i giudici diano punti per pattinare con un sacco di patate.”
“Mmm, forse quando vedranno che sacco di patate attraente e di talento abbiamo, cambieranno idea.”
“Fanculo, non sono un sacco di patate.”
“Lo hai appena detto tu di esserlo.”
Scoppiarono entrambi a ridere, stupidi, ubriachi e felici. Levi alzò lo sguardo per vedere che cosa ne pensassero Mike e Petra di tutto questo, ma i loro posti erano vuoti.
“Petra è andata in bagno e Mike si è alzato per prendere un altro drink,” gli spiegò Erwin quando notò la sua espressione confusa.
“Oh. Lo vorrei anch’io un altro drink.”
“Ne hai ancora metà.”
Levi guardò il suo bicchiere quasi pieno.
“Oh.”
Lo aveva dimenticato. La sua mente era annebbiata. Tutto quello che non riguardava Erwin sembrava continuare a scivolargli fuori dalla testa.
L’altro ridacchiò nuovamente. La sua risata era profonda e ricca e arrivava con delle ondate in cui Levi avrebbe potuto annegare.
“Sei un simpatico ubriacone,” disse.
“Zitto, non sono ubriaco.”
“Non lo sei?”
“No, non lo sono.” Levi alzò un dito e lo puntò contro Erwin per sottolineare la sua affermazione. “Io non mi ubriaco.”
“Mai?”
“Mai e poi mai.”
Mentre parlava, Levi ascoltò le proprie parole e si rese conto che, senza alcun dubbio, era molto ubriaco, ma non lo avrebbe mai ammesso davanti a l’altro.
“Allora le porgo le mie scuse.”
Erwin sorrise. Non sembrava un sorriso confuso, ma uno caldo e genuino. Un sorriso che fece venire voglia a Levi di sorridere a sua volta.  
Abbassò la mano e guardò il tavolo, dove le sue dita riposavano a pochi centimetri da quelle di Erwin. Accanto a quella dell’altro, la sua mano sembrava eccezionalmente piccola.
“Hai delle mani grandi,” disse prima di riuscire a fermarsi.
Era decisamente ubriaco.
“Che cosa?”
“Le mani.” Levi fece un cenno verso di loro. “Le tue sono grandi.”
“Veramente?” chiese Erwin, sorridendo maggiormente.
Sembrava come se stesse per scoppiare a ridere.
“Sì. Guarda.” Levi prese l’altro per il polso. Premette l’altra mano contro il palmo di Erwin per fare un confronto. Le sue dita sottili raggiungevano a malapena le seconde nocche delle dita del ragazzo. “Le tue mani sono fottutamente enormi.”
“Suppongo che lo siano,” rispose Erwin. “Ma le tue mani sono davvero molto sottili.”
“Suppongo…”
Esaminò le dimensioni delle loro mani, osservando il punto dove i loro palmi si incontravano, come se contenesse un grande segreto. Il tocco di Erwin rese la sua mano piacevolmente calda.
Levi lo guardò e notò che, in qualche modo, si erano avvicinati senza rendersene conto. Non aveva mai guardato il volto di Erwin così intensamente prima. Non aveva mai notato quanto i suoi occhi fossero chiari o quanto le sue labbra fossero morbide. Impiegò un minuto per notare che l’altro lo stava guardando con la stessa attenzione.
Mike tornò a sedersi al suo posto ed Erwin allontanò immediatamente la mano, come se fosse stato sorpreso a fare qualcosa di sbagliato. Anche Levi abbassò la propria, un po’ a malincuore. Il punto del suo palmo dove Erwin lo aveva toccato pizzicava e l’improvviso ebbe l’impressione che il locale fosse diventato più caldo. Decise che doveva essere tutta colpa dell’alcol. Ormai stava iniziando a condizionarlo maggiormente, rendendo la sua mente ancora più confusa.
Ma l’alcol non poteva spiegare l’improvviso desidero che provava di toccare nuovamente la mano di Erwin.


 
*****


Il mese successivo fu estenuante.
Ora che le gare nazionali erano terminate, gli allenamenti di coppia iniziarono seriamente e i sollevamenti diventarono ancora impossibili. Levi ci lavorò insieme a Erwin ora dopo ora, giorno dopo giorno, ma aveva ancora la sensazione di non arrivare da nessuna parte. Era così frustrante che pensò più volte di smettere e contò i giorni che lo dividevano alla fine del mese di prova promesso, quando finalmente avrebbe potuto tornare a pattinare da solo.
Il pattinaggio singolo era ormai un’abitudine per lui e a Levi non piaceva quando questa veniva disturbata. Gli ci era voluto un po’ per abituarsi a vedere Erwin ad ogni allenamento o a dover sincronizzare i propri movimenti con i suoi e la frustrazione per dover imparare i sollevamenti rendeva le cose peggiori. La prima settimana del mese di prova trascorse all’insegna dell’irritazione e così anche la seconda.
Ma alla fine della terza settimana, Levi scoprì, con sua grande sorpresa, che stava iniziando a sviluppare una nuova abitudine. Fu graduale e quasi impercettibile, ma la notò da molti piccoli particolari: da come smise di preoccuparsi così tanto quando vedeva Erwin sulla pista, come iniziava automaticamente a guardarlo con la coda dell’occhio mentre pattinavano e, cosa forse più sorprendente di tutte, scoprì che dopo la terza settimana i sollevamenti non erano più impossibile, ma solo difficili.
Poi il mese di prova terminò e Levi si ritrovò ancora una volta a confrontarsi con Petra, Mike ed Erwin. I tre si misero in riga e lo affrontarono proprio come avevano fatto quando avevano inizialmente proposto quella collaborazione, in attesa di vedere che cosa avrebbe deciso di fare.
Levi guardò per prima Petra, che stava aspettando con impazienza la sua risposta. Sapeva che lei voleva che continuasse. Quindi spostò lo sguardo su Mike, che lo stava guardando con un’espressione impassibile e pensierosa. Aveva l’impressione che a lui la cosa non importava in alcun modo, ma probabilmente si sentiva più a suo agio ad avere a che fare solamente con Erwin.
E infine guardò Erwin. Ripensò alla prima volta in cui si erano incontrati, alle stupide gare e al loro imbarazzante primo sollevamento. Pensò alla sensazione di volare che provava quando si trovava in aria. Di come gli sarebbe dispiaciuto non poter più vedere Erwin tutti i giorni.
Pattinare da solo era stata un’abitudine per lui, ma ora ne aveva una nuova.
“Certo,” disse, sorprendendo anche se stesso. “Parteciperò ai mondiali con Erwin.”


 
*****


Arrivò così il momento di preparare la loro routine.
I quattro trascorsero un’intera giornata da Petra, ascoltando una canzone dopo l’altra. Discussero dei pregi di ciascuna e delle possibili coreografie, cerando di decidere quale pezzo fosse il migliore. Poi Erwin mise un vecchio album di musica classica che riprodusse un brano chiamato Elsa’s Procession. Si trattava di una melodia lenta e dolce che si sviluppava in un crescendo vertiginoso. Tutti concordarono che fosse quella giusta.
Dopo di che venne il momento di montare la coreografia. Petra e Mike lavorarono tutto il giorno per decidere in quale punto sistemare ogni elemento. L’altezza dei salti, le rotazioni delle trottole e ogni passo che avrebbero dovuto eseguire vennero scritti e riscritti. Levi ed Erwin vennero costretti a ripetere più e più volte delle variazioni secondarie fino a quando il tutto non fu finalmente perfetto. Dopo un mese così, Levi non era certo di poter ascoltare ancora una volta Elsa’s Procession senza impazzire.
Ma, gradualmente, la routine fu messa insieme. Lentamente entrambi migliorarono, fino a quando, diversi mesi dopo, Levi riuscì finalmente ad eseguirla senza intoppi.
Prima che se ne rendesse conto, mancavano meno di due mesi ai mondiali e stavano prendendo le misure per i loro costumi.
La persona che si occupava dei costumi si chiamava Hanji e viveva e respirava solo per questo lavoro. Collaboravano insieme da anni e, sebbene Levi a volte trovasse che la sua personalità fosse un po’ troppo esuberante, riusciva a svolgere bene il suo lavoro. In quel momento, Hanji aveva fatto scorrere tre diversi schizzi sul tavolo e aveva appoggiato la schiena contro lo schienale della sedia, guardando Levi ed Erwin mentre gli esaminavano.
“Allora, ho ascoltato il brano diverse volte. Ho fatto un po’ di ricerche e ho letto l’opera da cui è tratta. Questo è quello che mi è venuto in mente. Volevo provare con una combinazione di bianco e nero. Levi, tu sarei vestito tutto di bianco.”
Quindi Hanji indicò il primo schizzo. Si trattava di un disegno stilizzato di Levi che indossava dei pantaloni bianchi e una tunica dello stesso colore con un orlo leggermente inclinato.
“La silhouette è piuttosto semplice, ma penso che il taglio della tunica ti si addirà molto e ti farà sembrare elegante, senza risultare femminile,” spiegò. “Ora, so che non è presente nessun cigno in quest’opera, ma volevo comunque rappresentarlo, quindi volevo creare questo motivo con le paillettes nere sul retro della tua tunica.” Quindi Hanji indicò un secondo schizzo, molto più piccolo e con nient’altro che un disegno su di esso. I tratti curvilinei che andavano verso l’alto a sinistra e a destra creavano l’illusione che si trattassero di ali. “I cigni non sono neri, ma hanno le ali e questo sarà qualcosa che smorzerà tutto quel bianco. Ora, Erwin, sarai una sorta di suo specchio. Vestirai tutto di nero. La tua camicia sarà un po’ più ampia e per questo sto pensando a una blusa in stile medievale. Quindi sarà fluttuante e avrà questo cordoncino in alto, simile a quella di un pirata. Sulla schiena avrai lo stesso motivo di Levi, ma le paillettes saranno bianche.”
“Questi modelli sono proprio belli,” disse Erwin. “Molto semplici ed eleganti.”
“Sì, ho imparato con Levi a mantenere i costumi semplici ed eleganti,” spiegò Hanji, facendo l’occhiolino a quest’ultimo.
Levi odiava i costumi elaborati e, la prima volta che avevano collaborato insieme, avevano dovuto rielaborare il design ancora e ancora, togliendo colori e paillettes fino a quando non rimase quasi nulla. Ormai Hanji sapeva perfettamente quali fossero i suoi gusti.
“Allora, ragazzi, che cosa ne pensate?”
Erwin e Levi si voltarono per guardarsi. Vista l’espressione sul volto dell’altro, Levi poteva dire che ne fosse abbastanza contento, proprio come lui. Quindi annuì ed Erwin gli sorrise.
“Sì,” rispose. “Vanno bene.”
“Grande! Impazzisco davvero per queste ali scintillanti. Comunque, ho soltanto bisogno di prendere le misure di Erwin. Vieni qui, ragazzone.”
Hanji tirò fuori un metro da sartoria dalla specie di collana di metri a nastro che aveva intorno al collo e fece segno al ragazzo di avvicinarsi. Erwin sorrise mentre si posizionava nel punto che gli era stato indicato, permettendo così Hanji di avvolgere il metro attorno ad ogni centimetro del suo corpo.
In quel momento qualcuno bussò leggermente alla porta e Petra fece capolino all’interno del laboratorio.
“Come vanno le cose qui?”
“Petra, mia cara!” la salutò Hanji. “Sta andando tutto alla grande. Ai ragazzi i miei costumi sono piaciuti subito.”
“Beh, ottimo,” Petra entrò e si fece strada nel laboratorio disordinato, tra ritagli di tessuto e pile di rifiniture, fino a quando non raggiunse una sedia accanto a Levi. Mentre si sedeva, tirò fuori dalla borsa una rivista arrotolata. “Allora, ho una buona notizia e una… imbarazzante.”
Levi diede un’occhiata alla rivista.
“Di che cosa si tratta?”
“La buona notizia è che tu ed Erwin avete avuto il vostro primo articolo.”
Petra aprì la rivista in una pagina che si trovava verso la fine ed indicò un articolo posto in una colonna laterale. Nel titolo vi era scritto ‘Rotti i confini nel pattinaggio di figura’, e, al di sotto, ‘Le coppie composte da pattinatori dello stesso sesso stanno diventando una tendenza sul ghiaccio?’
“Questo articolo parla di noi?”
“Di voi e di un altro paio di persone che hanno approfittato di questo cambio nel regolamento, ma voi siete quelli più citati visto che Erwin è così popolare.”
“Popolare?” ripeté Erwin dal punto dove si trovava. “Questo è davvero lusinghiero.”
“Scendi da quel piedistallo,” disse Levi. “Allora, qual è la notizia imbarazzante?”
“Beh, l’articolo ipotizza che voi due siate davvero una coppia nella vita.”
Che cosa?” chiesero Erwin e Levi nello stesso momento e con lo stesso tono inorridito.
“L’articolo ipotizza che tu ed Erwin stiate insieme,” spiegò Petra alzando le spalle. “Non è davvero un grosso problema…”
“Certo che è un grosso problema,” disse Levi.
Strappò la rivista dalle mani di Petra e scorse l’articolo fino a quando non trovò i loro nomi.
Erwin Smith, medaglia d’argento olimpica, è in prima linea per quanto riguarda gli imminenti cambiamenti nel mondo del pattinaggio di figura,’ vi era scritto nell’articolo. ‘Dopo il ritiro della sua ex compagna, Marie Dawk, Smith ha invitato il suo ragazzo, il pattinatore in erba Levi Ackerman, a diventare il suo nuovo partner.’  
“Che cazzo,” disse Levi. “Ragazzo?”
“Aspetta,” Hanji si mise a sedere sul pavimento per scrivere le varie misure, alzando leggermente la testa al di sopra del tavolo. “Voi due non vi frequentate?”
“Che cosa?”
“Pensavo che voi due vi frequentavate,” spiegò Hanji scrollando le spalle. “Voglio dire, è quello che sembra.”
“Che cosa cazzo te lo fa pensare?” chiese Levi.
Erwin non disse nulla, ma le sue folte sopracciglia si unirono in un’espressione confusa.
“Beh, oggi siete entrambi entrati qui ridacchiando per qualcosa e tu, Levi, non ridi mai. Mai. In più, vi siete parlati con lo sguardo.”
“Cazzo vuol dire che ci siamo parlati con lo sguardo?”
“Quando vi ho chiesto se vi piacevano i costumi, vi siete scambiati quel piccolo cenno con lo sguardo e avete comunicato senza parlare. Dai, lo sapete.”
Levi stava per pronunciare una selezione di parole, ma, per fortuna, fu Erwin a parlare per primo. Come sempre, fu molto più educato di quanto lui stava per essere.
“Capisco il motivo per cui lo pensi, anche se è molto divertente per noi sentirlo,” spiegò con una leggera risatina. “Ma no, Levi e io non ci stiamo frequentando. Il nostro unico tipo di rapporto è professionale.”
“Oh,” rispose Hanji, non nascondendo la sua delusione.
“Ma ora tutti penseranno che ci sia qualcos’altro,” disse Levi, guardando torvo la rivista.
“Non è necessariamente una cattiva pubblicità,” spiegò Petra. “Potete spiegare com’è veramente la situazione durante la vostra prossima intervista e catturare l’interesse del pubblico fino a qual momento.”
“Sono solo dei fottuti pettegolezzi.”
“Sono certo che non sono dei pettegolezzi a livello intenzionali,” disse Erwin. Dava l’impressione di star affrontando questa faccenda in modo sorprendentemente bonario, anche se il suo sorriso era un po’ strano. “Si è trattato semplicemente di un errore.”
“Ma per favore.”
Levi guardò l’articolo e iniziò a sentirsi stranamente nervoso.
“Possiamo semplicemente contattare la rivista e richiedere un’intervista per mettere le cose in chiaro,” propose Erwin. “Ti farebbe sentire di più a tuo agio?”
“Sì.” Levi si alzò in piedi. La sensazione di nervosismo stava diventando sempre più forte. Vi erano dei pensieri ai margini della sua mente che non voleva prendere in considerazione. “Voi ragazzi non avete più bisogno di me qui, vero? Me ne vado a casa.”
Non aspettò che qualcuno gli rispondesse prima di lasciare il laboratorio. Le righe di quell’articolo ronzarono nella sua mente senza chiedergli il permesso mentre usciva di lì e scendeva in strada.
Il suo ragazzo, Levi Ackerman…
Non aveva mai avuto un ragazzo o una ragazza. Non era mai stato interessato a uscire con qualcuno. Il pattinaggio occupava tutto il suo tempo libero e, inoltre, l’idea di frequentare qualcuno gli sembrava orribile; avere qualcuno che gli girava sempre intorno, che pretendeva di trascorrere tempo insieme e che faceva degli inutili gesti romantici. No, Levi aveva sempre preferito starsene da solo.
Comunque, tra tutte le persone che c’erano, Erwin sarebbe stata la peggiore con cui uscire. Era un ottimo compagno per il pattinaggio, ma era anche goffo ed eccessivamente educato, il suo esatto opposto sotto tanti punti di vista.
La sola differenza d’altezza che c’era tra di loro bastava per rendere il tutto imbarazzante. Come avrebbero fatto a baciarsi? Avrebbe dovuto mettersi sulla punta dei piedi o Erwin avrebbe dovuto chinarsi, o probabilmente un misto di entrambi, purché le loro labbra potessero avvicinarsi. E poi avrebbe dovuto sorreggersi alla spalla di Erwin o…
Levi immaginò questo scenario e provò una strana fitta al petto. Era come se qualcuno gli avesse afferrato il cuore e lo stesse stringendo in una presa dolorosa e calda in modo sconvolgente. Scosse la testa e guardò le strade grigie che stava percorrendo. Vi era un turbinio di pedoni intorno a lui e cercò di concentrarsi su ognuno di loro mentre gli passavano accanto. Questo lo costrinse a pensare a qualcos’altro, alleggerendo così leggermente la stretta che provava al petto. Ma quando la sua attenzione si abbassava, anche solamente per un secondo, quella sensazione tornava.


 
*****


“Dobbiamo programmare una qualche sorta di intervista con la stampa,” fu la prima cosa che Levi disse a Petra quando arrivò all’allenamento il giorno successivo.
La donna lanciò un’occhiata in direzione di Mike, il quale si limitò ad alzare le spalle.
“Ci proveremo,” rispose. “La stampa riprenderà ad occuparsi di queste cose tra un paio di settimane, ma per ora la situazione è piuttosto piatta. Non vi è un pubblico abbastanza grande che sia interessato a notizie sul pattinaggio di figura quando non ci sono le Olimpiadi.”
“Beh, sforzati,” disse Levi. “Non voglio che quei pettegolezzi rimangano là fuori così a lungo che la gente cominci a crederci veramente.”
Erwin non fece nessun commento sulla questione. Si concentrò semplicemente sui suoi allenamenti, anche se sembrava un po’ più tranquillo del solito. Fecero velocemente il loro riscaldamento e poi iniziarono con il ripassare i loro sollevamenti, impiegando più tempo con uno che prevedeva anche una torsione. Forse era una mossa più difficile di quanto Levi si aspettasse, ma aveva insistito sul fatto che includessero almeno un sollevamento impegnativo nel loro programma, qualcosa che avrebbe permesso loro di concorrere contro coppie che pattinava ad alti livelli da anni.
In questo caso, Erwin lo sollevava per lo vita, lo lanciava in modo che ruotasse verticalmente in aria e poi lo riprendeva. Ci erano voluti mesi di pratica per eseguirlo bene.
Per poter fare questo sollevamento, entrambi dovevano pattinare all’indietro, Levi davanti a Erwin. Sentiva le mani dell’altro posarsi sulla sua vita quasi nello stesso momento in cui puntava il pattino sul ghiaccio e si librava in aria. 
L’avevano provato centinaia di volte, giorno dopo giorno dopo giorno, e Levi non sentiva quasi nessuna sensazione di imbarazzo. Erwin gli stringeva la vita solamente perché ne aveva bisogno e perché era parte integrante della coreografia. Era una parte del loro lavoro.
Ma quel giorno, a causa di quel dannatissimo articolo così stupito, le parole ‘il suo ragazzo’ gli tornarono alla mente nel momento in cui Erwin lo toccò.
Levi venne lanciato in aria e riuscì a mantenere la calma abbastanza a lungo da riuscire a ruotare correttamente. Poi l’uomo lo riprese e questo lo fece sussultare. Qualcosa formicolò proprio sotto le mani del ragazzo e improvvisamente la pista ghiacciata sembrò diventare molto calda. Venne messo giù, ma quel piccolo sussulto aveva indebolito la sua postura quanto bastava per rendere l’atterraggio instabile, tanto che cadde in ginocchio.
Provò un dolore lancinante, riuscendo a malapena a muovere la gamba sinistra. Fece una smorfia e chiuse gli occhi, trattenendosi dal pronunciare la serie di parolacce che avrebbe voluto gridare.
Erwin arrivò immediatamente accanto a lui, inginocchiato sul ghiaccio, e posò una mano sopra la sua schiena.
“Levi, stai bene?”
Quella mano era calda e confortante e solamente concentrandosi su di essa che Levi fu in grado di distogliere la sua mente dal dolore che provava. Solo dopo qualche momento si rese conto di che cosa stava succedendo e si allontanò da Erwin, borbottando:
“Sì, sto bene.”
Altre due paia di pattini si fermarono accanto a lui, spruzzando in aria dei frammenti di ghiaccio.
“Che cosa è successo?” gli chiese Petra.
“Niente, sto bene,” rispose Levi.
Cercò di rialzarsi in piedi, ma una nuova ondata di dolore lo paralizzò.
“Ti alzo io,” gli disse Mike. “Petra, puoi accompagnarlo tu fuori dalla pista?”
“Posso alzarmi da solo, dammi solo un minuto.”
Ma questa era una bugia e lo sapevano tutti. Mike diede a Levi una mano in modo che potesse stringerla e portò l’altra sotto la sua ascella, facendolo alzare lentamente sui pattini. Da lì, Petra avvolse un braccio intorno alle sue spalle e lo condusse fuori dalla pista, seguiti da Erwin e Mike.
“Levi, mi dispiace così tanto,” disse Erwin mentre Petra lo guidava verso una panchina. “Non so che cosa sia successo. Avrei dovuto fare più attenzione.”
“È stata solo colpa mia,” borbottò Levi, senza guardare il ragazzo.
Aveva fatto una mossa sbagliata e si era fatto male quasi gravemente, tutto questo perché aveva pensato troppo alle mani di Erwin e a quello stupido articolo del cazzo.
“Quanto è grave?” gli chiese Petra.
“Fa male come l’inferno, ma non credo ci siano distorsioni o rotture. Penso che avrò solamente un livido. Probabilmente potrò tornare a pattinare tra un po’.”
“Oh no, non credo proprio,” disse Petra. “Anche se si tratta solamente di un livido, non stiamo sforzando quel ginocchio perché è troppo importante. Vai a casa e mettici del ghiaccio sopra.”
Come se avesse ricevuto un segnale, Mike si avvicinò con un impacco del ghiaccio. Levi lo accettò con gratitudine e lo premette sopra il ginocchio. Il dolore diventò sordo e pulsante sotto quella pressione.
“Posso darti un passaggio io così non devi camminare,” aggiunse Petra. “Mike, puoi andare a prendere le sue cose nello spogliatoio?”
“Levi, te lo ripeto, mi dispiace davvero tanto,” disse Erwin, sembrando sinceramente sconvolto.
“Erwin, non è stata colpa tua,” rispose Levi, non potendo raccontargli esattamente il vero motivo per il quale era caduto.
L’altro ragazzo sembrava sul punto di scusarsi nuovamente, ma venne interrotto dal suono di qualcuno che si stava schiarendo la gola. Vi era stato un tale clamore intorno a Levi che nessuno aveva notato che ci fosse un’altra persona all’interno palazzetto per il ghiaccio.
“Scusatemi,” disse. “Mi dispiace interrompervi.”
Levi non l’aveva mai incontrata di persona prima di quel momento, ma avrebbe riconosciuto il volto di Marie Dawk ovunque.
“Marie,” disse Erwin.
E poi non ci fu più niente da dire. Per una volta, sembrava essere senza parole.
“Erwin. Mi dispiace di essermi presentata così all’improvviso, ma io… io volevo parlarti di una cosa.”


 
*****


Petra portò Levi a casa. Erwin e Marie rimasero lì.
Su insistenza della sua allenatrice, Levi rimase a riposo nei giorni successivi. Per quanto odiasse mancare agli allenamenti, specialmente con i mondiali così vicini, capiva che la sua gamba aveva bisogno di guarire.  
Erwin arrivò il giorno seguente nel tardo pomeriggio. Gli portò una piccola scatola di caramelle e delle altre scuse.
“Santo cielo, Erwin, quante volte devo dirti che non è stata colpa tua?” scattò in modo un po’ troppo brusco. “Sei venuto fin qui solo per assicurarti di qualcosa che non hai fatto?”
“In realtà, c’è qualcosa di cui volevo parlarti,” spiegò Erwin. “E volevo farlo… prima piuttosto che dopo.”
Sembrava sorprendentemente serio e questo mise Levi a disagio.
“Si tratta di quel genere di cose per cui dovrei invitarti ad entrare e a sederti?”
“Se non ti dispiace.”
Si fece da parte e lasciò che Erwin entrasse nel suo appartamento. Era un piccolo posto e le persiane chiuse lo facevano sembrare ancora più raccolto e ombroso, ma, almeno, era perfettamente pulito. Erwin si accomodò su una poltrona e Levi si sistemò sul divano.
Accese una lampada prima di sedersi, con l’intenzione di rendere l’ambiente un po’ più luminoso. Invece, creò un piccolo cono di luce che riuscì a malapena a illuminare se stesso ed Erwin. In contrasto, il resto dell’appartamento sembrava buio e i due dovettero sporgersi per vedersi in volto.
“Allora, che diavolo succede? Stai rompendo con me?” Levi intendeva fare una battuta, ma Erwin riuscì a malapena a sorridere.
“Ieri è venuta a trovarmi Marie Dawk,” spiegò.
“L’ho vista.”
“È qui per far visita alla sua famiglia, ma aveva anche una richiesta da farmi.” Erwin sembrava in difficoltà nel rivelargli qualsiasi cosa volesse dirgli. Levi rimase in silenzio mentre aspettava che lo tirasse fuori. “Inizialmente aveva smesso di pattinare per mettere su famiglia, ma ha scoperto di non poterlo fare. Lei e suo marito non possono avere figli. Per questo motivo, vorrebbe tornare a pattinare… con me.”
Fu in quel momento che a Levi tornò utile la sua abitudine a mantenere un’espressione inespressiva in volto, perché, prima che potesse prendere il controllo su se stesso, provò tutta una serie di emozioni —tristezza, rabbia e un dolore sorprendente e irrazionale – ma il suo viso non mostrò nulla.
“Ok,” rispose.
“Ok?” gli chiese Erwin sembrando sorpreso, come se si aspettasse qualcosa di diverso.
“Sì! Va bene. Si tratta della tua carriera di pattinatore. Puoi fare quello che vuoi,” Levi sentì se stesso dire.
“Ma si tratta anche della tua carriera di pattinatore,” spiegò tranquillamente Erwin.
“Beh, io di solito pattino individualmente,” puntualizzò Levi. “E, comunque, preferisco che continui ad essere così.”
Le sue parole suonarono nuovamente come vuote. Si rese conto di non riuscire a ricordare come fosse pattinare da solo o perché fosse migliore.
“Questo è vero. Ma io pensavo che… Voglio dire, hai lavorato così duramente per imparare a pattinare in coppia”
Levi alzò le spalle.
“Ogni buon pattinatore dovrebbe averne una conoscenza base, quindi non lo considero uno spreco di tempo.”
“Ah! Beh… Sono contento che tu sia a tuo agio con questo. Renderà la mia decisione molto più semplice.”
“Tornerai a pattinare con lei dopo i mondiali?”
“Sì, credo che sia questo il piano.”
“Tornerai nella tua vecchia città?”
“Sì, dovrei.”  
“Bene. Farò il tifo per voi due alle prossime Olimpiadi.”
“E forse ci vedremo lì.”
“Sì. Forse.”
Erwin si alzò e il suo viso si allontanò dal cono di luce.
“Beh, adesso mi sento un po’ sciocco per essere venuto fino a qui. Ho pensato che sarebbe stato…”
Levi voleva sapere come pensava che sarebbe stato. Più duro? Più triste? Si aspettava che lui protestasse e gli chiedesse di non andarsene? Perché era quello che voleva veramente fare, ma sarebbe sembrato stupido.
Si mise anche lui in piedi e alzò le spalle.
“Sono contento di averti reso le cose più facili.”
“A proposito, volevo anche dirti che Mike è riuscito a farci ottenere un’intervista con la stampa. Sarà martedì prossimo. Questo dovrebbe farti sentire più a tuo agio.”
“Molto bene,” rispose Levi.
E poi non vi fu altro da dire. Erwin guardò per qualche istante a terra prima di schiarirsi la gola.
“Spero che il tuo ginocchio stia meglio,” disse.  
“Grazie.”
“Ci vediamo agli allenamenti.”
“Si, ci vediamo.”
Quindi Erwin se ne andò. Levi tornò al suo posto sul divano e accese la TV, cercando una distrazione. Una qualsiasi distrazione. Non avrebbe dovuto sentirsi così male. Non c’era nessun motivo giustificabile per sentirsi così deluso e, sicuramente, non ne aveva uno per sentirsi tradito. Dopotutto sarebbe stato meglio per Erwin. Si meritava di pattinare con qualcuno che avesse la sua stessa esperienza, qualcuno che conosceva e con cui lo faceva da anni.
E Levi era destinato a pattinare da solo.




























 
   
 
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