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Autore: everythingsshiny    04/02/2022    5 recensioni
“C’è una lezione dopo di me,” gli disse con tono sprezzante. L’uomo se ne stava seduto sugli spalti, apparentemente limitandosi a guardare, ma Levi non aveva la minima idea da quanto tempo si trovasse lì. “Non sarai in grado di esercitarti.”
Erwin si alzò e si avvicinò alla pista. Da come camminava, Levi era certo che indossasse già i suoi pattini.
“Sono venuto solo a vederti,” rispose.
“Mi sto allenando da solo,” disse Levi, cercando di enfatizzare la parola solo.   
“Sei fantastico, sai.”
Beh, questo era qualcosa che Levi non si aspettava. Cancellò dal suo viso quella che era stata la sua reazione iniziale – sorpresa, orgoglio e una strana sensazione di nervosismo che derivava da quelle parole – così che tutto quello che rimase fu irritazione.
“Che cosa? Ti stai ingraziando la concorrenza?” gli chiese.
“Che cosa? No. No, per niente.”
“Disse il vincitore di una medaglia d’argento olimpica complimentandosi con il giovane pattinatore.”
“Non ho secondi fini. Solo perché sono bravo non significa che non posso apprezzare altre persone che lo sono,” spiegò Erwin tranquillamente. Si chinò per appoggiarsi alla balaustra. “Posso pattinare con te?”
Storia di everythingsshiny tradotta da JodieGraham
Genere: Commedia, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Erwin Smith, Hanji Zoe, Levi Ackerman, Mike Zakarius, Petra Ral
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Il leggero brivido gli morse il naso e gli stuzzicò la punta delle dita. Sembrava nitido e chiaro, come tutto il resto all’interno dello stadio del ghiaccio: il bianco brillante del ghiaccio, i bordi definiti della pista e le due linee gemelle che i suoi pattini delineavano dietro di lui.
Nitido e chiaro. Era così che Levi si sforzava per rendere il proprio movimento. Nessun muscolo fuori linea, nessun pattino che tremava minimante. Nitido, chiaro e controllato. Levi prese fiato e chiuse gli occhi, immaginando la sua routine. Nel momento in cui li aprì, si lanciò nel movimento.
Le sue routine erano sempre difficili. Era una questione di intensa concentrazione, di consapevolezza di ogni centimetro del proprio corpo. Veniva definito come ‘naturalmente aggraziato’, ma in realtà c’era voluto un grande sforzo per diventarlo. Più lavorava sodo e più sembrava facile. Più sembrava facile e più Levi sembrava galleggiare sul ghiaccio e volare nell’aria. Più faceva tutto nel modo più corretto e più si sentiva così — come se stesse volando, come se la gravità non avesse nessun controllo su di lui.
Questa era la sensazione per la quale Levi viveva.
Si mosse attraverso ogni parte intricata della sua routine, terminando con un salto particolarmente difficile e rimanendo fermo nella sua posa finale. Sembrava un po’ sciocco mettersi in posa in quel momento, in una pista vuota dove nessuno avrebbe applaudito per lui, ma preferiva comportarsi come se si stesse esibendo anche durante gli allenamenti. Tenne le braccia in alto e chiuse gli occhi, pensando già all’esercizio che aveva appena svolto e ai miglioramenti che dovevano essere fatti. La sua concentrazione non venne interrotta fino a quando un suono non invase quello che credeva fosse uno stadio vuoto. Si trattò di un insieme anomalo e inaspettato di mani che venivano battute insieme, creando un suono aspro che echeggiò attraverso la pista.  
Levi guardò torvo l’uomo appoggiato alla balaustra, il quale non avrebbe dovuto sicuramente trovarsi lì.
“Mi dispiace terribilmente averti disturbato,” gli disse quest’ultimo quando notò il suo cipiglio. “Pensavo che la pista fosse vuota e sono passato per allenarmi.”
“L’ho prenotata io,” rispose Levi. “È a mia disposizione per un’altra mezz’ora. Torna più tardi.”
“Le mie scuse. Devo aver letto male la scheda per le prenotazioni,” spiegò l’uomo. “Ma, dal momento che sono già qui, ti dispiacerebbe molto se rimanessi a guardare il resto dei tuoi allenamenti? Sei davvero molto abile.”
“Sì, mi dispiacerebbe,” rispose Levi.
Non era di certo la risposta più educata che poteva dare, ma la cosa non gli interessava molto. I momenti in cui poteva allenarsi da solo erano veramente molto importati per lui.
“Molto bene, allora,” disse l’uomo, rimanendo apparentemente imperturbabile dalla maleducazione di Levi. “Tornerò tra mezz’ora.”
Quindi se ne andò. Levi lo osservò con curiosità mentre si allontanava. Quell’uomo era alto, robusto e biondo e, per una qualche ragione, sembrava avere un aspetto familiare.


 
*****


Levi sapeva che quell’uomo avrebbe utilizzato il ghiaccio non appena lui se ne sarebbe andato. Lo vide entrare in pista da un ingresso diverso di quello da cui era uscito. La cosa non gli importava davvero visto che stava già pensando ad altro.
Ma, mentre stava per entrare nello spogliatoio, sentì le lame raschiare contro il giacchio e si guardò alle spalle solo per pura curiosità.
Quello che vide non era per nulla ciò che si aspettava.
Quell’uomo sapeva pattinare. Non si limitava ad eseguire dei passi di base come si era aspettato. Eseguiva delle figure belle, complesse e impegnative, quelle che solamente i migliori riuscivano a realizzare. Si muoveva attraverso salti e volteggi con straordinaria precisione ed esperienza. Il livello di abilità era incredibile, ma soprattutto era accattivante. Dava l’impressione di avere il controllo completo di tutta la pista e Levi non riuscì a distogliere lo sguardo da lui.
L’uomo scivolò accanto al punto da dove lo stava guardando e Levi si infilò rapidamente dentro la porta dello spogliatoio per evitare di essere visto. Mentre lasciava lo stadio del ghiaccio, non riuscì a smettere di pensare a ciò a cui aveva appena assistito.
Ormai sapeva esattamente perché quell’uomo gli sembrava familiare, anche se faceva fatica a crederci.


 
*****


Erwin Smith e la sua partner, Marie Dawk, avevano eseguito l’anno precedente un programma che sarebbe stato ricordato negli annali delle Olimpiadi invernali.  
Levi riguardò la loro routine olimpica quella notte su YouTube. L’uomo che aveva incontrato quel pomeriggio sembrava diverso da quello in costume nel video, come se si fosse trattato di qualcuno di irreale che non avrebbe mai potuto incontrare. Ma aveva quelle curve strette, gli atterraggi precisi e la forte presenza che Levi aveva visto quel giorno. Il suo talento sembrava quasi sovrumano.
Erwin Smith e la sua partner avevano realizzato alcuni sollevamenti impossibili e degli splendidi salti durante quella  routine. Avevano vinto la medaglia d’argento, ma il fatto che fosse stato negato loro l’oro creava ancora una forte contestazione da parte degli appassionati di pattinaggio artistico su ghiaccio.
Levi riguardò la loro routine due volte. Marie aveva un aspetto molto elegante con quel vestito viola, arricchito con delle perline bianche sul corpetto. Erwin indossava un completo coordinato (e leggermente ridicolo) composto da pantaloni bianchi e una camicia viola. Quel colore stava decisamente meglio a lei che a lui, ma poi si rese conto che attirava molto l’attenzione dello spettatore. Erwin era lì solamente per fare da spalla a Marie, per sostenerla quando fosse stato necessario e per farle da specchio quando non lo era. Metteva le basi per la performance, ma era Marie che forniva la bellezza e l’eleganza per la quale le persone guardavano il pattinaggio olimpico. Tuttavia, erano entrambi dei pattinatori ugualmente impressionanti.
Levi esaminò ogni loro movimento con occhio critico e, nonostante la difficoltà della routine, non riuscì a trovare nemmeno un momento dove un loro movimento fu fuori linea.


 
*****


Quando Levi tornò sulla pista il giorno seguente, trovò Erwin Smith che si slacciava i pattini nello spogliatoio.
“Tu sei Erwin Smith,” disse con un tono di voce quasi accusatorio.
Come poteva quell’uomo osare essere Erwin Smith, medaglia d’argento olimpica, e trovarsi proprio davanti a lui così, senza pretese, ma comunque in un modo dannatamente fastidioso?
Erwin alzò lo sguardo, sorpreso.
“È vero,” rispose. “Sono lusingato che tu mi riconosca.”
“Certo che ti riconosco, cazzo. Che cosa ci fai qui?”
“Ho appena finito di esercitarmi…”
“No, intendo dire in questa città.”
Levi lo avrebbe saputo se Erwin Smith viveva nella sua zona. Avrebbe ricordato quel genere di dettaglio riguardante uno dei migliori pattinatori al mondo.
“Mi sono trasferito di recente.”
Questo significava che da quel momento in poi avrebbe utilizzato quella pista. Levi non era certo di come si sentisse al riguardo.
“Anche Marie Dawk si è trasferita qui?”
Levi non era sicuro del motivo per il quale sembrava così aggressivo, ma, o si comportava così, o doveva ammettere quanto fosse incredibilmente travolgente trovarsi in presenza di Erwin fottuto Smith.
“No, lei no,” rispose Erwin.
Il suo tono era piatto, come se stesse facendo una considerazione di poco conto, ma la sua voce sembrava un po’ più calma di prima.
“Allora come farete ad allenarvi insieme?”
“Oh, non siamo più partner.”  
“Che cosa?”
Levi era sconvolto per l’irritazione che provò nell’udire quella notizia. Non era possibile che loro due non fossero più partner. Erwin Smith e Marie Dawk erano sempre stati insieme, formando un’unica entità, dei nomi da pronunciare in sequenza rapidamente come se si trattasse di una sola parola.
“Voleva concentrarsi sul suo matrimonio e mettere su famiglia. Ha smesso di pattinare.”
“Qualcuno bravo come Marie Dawk non può semplicemente smettere di pattinare.”
Erwin sorrise tristemente.
“È quello che ho detto anch’io.” Quindi si alzò in piedi, si mise la borsa a tracolla e aggiunse, “Buon allenamento,” con la stessa disinvoltura che avrebbe utilizzato se stessero parlando del tempo e non della fine di una delle coppie più influenti nel mondo del pattinaggio artistico su ghiaccio.
Levi si trovava ancora in piedi nel bel mezzo dello spogliatoio, rimuginando sulla conversazione più strana che avesse avuto da un po’, quando sentì Erwin dire:
“Non ho capito il tuo nome.”
Abbandonando velocemente i propri pensieri, Levi si guardò alle spalle e vide l’uomo che se ne stava in piedi sulla soglia. Da quell’angolazione sembrava incredibilmente alto.  
“Uh, Levi.”
“Levi.” ripeté Erwin lentamente, come sorpreso dal sapore che quella parola aveva nella propria bocca. Quel suono fece sentire Levi in un modo così strano da non riuscire trovare un nome per spiegarlo. “È stato un piacere conoscerti. Ci vediamo in giro.”
Quindi Erwin gli regalò un sorriso, uno di quelli che riusciva ad essere, allo stesso tempo, gentile, caloroso e per nulla sgradevole. Levi era troppo sorpreso da quel gesto per rispondere, quindi l’uomo se ne andò, lasciandolo da solo a chiedersi che cosa fosse appena successo.


 
*****


La sua allenatrice era già sul ghiaccio quando arrivò, eseguendo alcuni movimenti mentre lo aspettava. Levi entrò in pista e l’osservò mentre usciva con eleganza da una trottola.
“Ciao,” lo salutò Petra. Come al solito gli sorrise. Era così allegra che spesso Levi si chiedeva come facevano a lavorare così bene insieme. “Non indovinerai mai chi ho visto proprio adesso.”
“Erwin Smith,” rispose lui.
“Ok, sembra proprio che tu abbia indovinato.”
“L’ho incontrato anch’io.”
“Ho scambiato qualche parola con lui. Sembra davvero simpatico.”
“Immagino.”
Levi iniziò a pattinare sul ghiaccio, eseguendo qualche rapido giro di riscaldamento. Petra si portò al suo fianco.
“Peccato che quest’anno parteciperà nella tua stessa categoria alle nazionali. Sarà difficile da battere.”
“Gareggerà nel singolo maschile?” 
“Ovviamente. Si è separato dalla sua partner, quindi il singolo maschile è l’unica categoria in cui può ancora competere.”
“Oh.”
Levi non ci aveva ancora pensato, visto che era stato troppo grande lo shock di trovare un pattinatore artistico di fama mondiale che condivideva la pista insieme a lui, ma era ovvio che quel discorso aveva senso e che lo avrebbe rivisto ancora più spesso durante le gare. Avrebbe dovuto impegnarsi ancora di più per le nazionali se Erwin fottuto Smith avrebbe gareggiato contro di lui.
“Ad ogni modo,” disse Petra, facendolo allontanare dai suoi pensieri. “Iniziamo a lavorare su alcune routine.”


 
*****


I campionati nazionali sarebbero iniziati tre mesi dopo, le gare internazionali sei dopo e le Olimpiadi si sarebbero svolte tre anni dopo.
Levi intendeva partecipare a tutti loro.
Non lo faceva per il desiderio di fama o di medaglie o per avere un qualche riconoscimento. Per quello che gli interessava, avrebbe potuto continuare a pattinare senza che nessuno badasse a lui. Semplicemente voleva arrivare il più lontano possibile. Ad ogni livello più alto di competizione a cui partecipava, Levi si avvicinava a quella sensazione di chiarezza, di libertà, per la quale pattinava. Quindi credeva che, partecipando alle Olimpiadi, si sarebbe sentito più libero di quanto si fosse mai sentito prima.
Finì la sua prova sotto l’occhi vigile di Petra, per poi abbandonare la sua posa finale e aspettare un riscontro da parte della sua allenatrice.
“È stato davvero molto bello,” disse la donna dal bordo della pista. “Prenditi tutto il tuo tempo per eseguire quella trottola, ma, a parte questo, i vari elementi sono quasi perfetti. Ma…”
A Levi non piaceva quella parola.
“Ma cosa?”
“Manca qualcosa.”
Levi incrociò le braccia al petto e aspettò che Petra si spiegasse meglio.
“Penso che questa routine abbia bisogno di più coreografia.”
Levi dovette sopprimere un gemito. Odiava gli elementi coreografici, quei piccoli balli che occupavano solo spazio e non erano troppo difficili da eseguire. Per lui era tutta una questione di abilità tecnica nei vari elementi, mentre la parte coreografica era semplicemente una sciocchezza.
“Vi è una parte coreografica in ogni secondo in cui non sto eseguendo un elemento tecnico,” rispose. “Non so proprio dove potresti ulteriormente infilarla.”  
Petra inclinò la testa di lato e batté un dito contro il proprio mento, pensando.
“Riesci ad eseguire perfettamente tutta quella parte tecnica. Sei dotato anche di tutta quella grazia e l’equilibrio di cui abbiamo bisogno. Per qualche ragione, però, ti manca solo la presenza scenica. È come se… sei così piccolo e volubile che hai bisogno di qualcosa che ti trattenga a terra.”
Levi si accigliò. Odiava le coreografie inutili e non era nemmeno troppo entusiasta di essere definito ‘piccolo e volubile’, ma si fidava dell’istinto di Petra e sapeva che ciò che gli suggeriva era la chiave per arrivare dove desiderava.  
“Beh,” disse, senza preoccuparsi di nascondere il fastidio che provava nel suo tono di voce. “Che cosa suggerisci?”  
     

 
*****


Durante i giorni seguenti, Petra riempì buona parte delle sessioni di allenamento di Levi con nuove idee e modi per modificare la sua routine, cercando di farlo sembrare più ‘trattenuto a terra’. Ma niente era all’altezza della visione dell’allenatrice e Levi iniziò a chiedersi se non si trattasse di una causa persa. Era piccolo e veloce e non era mai stato il tipo da occupare troppo spazio o richiamare l’attenzione.
Questo sembrava invece rispecchiare perfettamente Erwin Smith. Si videro solo di sfuggita durante le seguenti due settimane, ma, ovunque si incontrassero, Erwin sembrava occupare tutto lo spazio in cui si trovava. Riempiva le porte, bloccava i corridoi e attirava tutta l’attenzione di Levi nello spogliatoio fino a quando l’aria non diventava calda e soffocante. Sembrava essere ovunque e rimaneva nella mente di Levi anche dopo che se ne era andato; questo lo faceva davvero incazzare.
Quando Erwin si presentò, ancora una volta, a uno dei suoi allenamenti solitari, Levi sentì di averne avuto davvero abbastanza.
“C’è una lezione dopo di me,” gli disse con tono sprezzante. L’uomo se ne stava seduto sugli spalti, apparentemente limitandosi a guardare, ma Levi non aveva la minima idea da quanto tempo si trovasse lì. “Non sarai in grado di esercitarti.”
Erwin si alzò e si avvicinò alla pista. Da come camminava, Levi era certo che indossasse già i suoi pattini.
“Sono venuto solo a vederti,” rispose.
“Mi sto allenando da solo,” disse Levi, cercando di enfatizzare la parola solo.   
“Sei fantastico, sai.”
Beh, questo era qualcosa che Levi non si aspettava. Cancellò dal suo viso quella che era stata la sua reazione iniziale – sorpresa, orgoglio e una strana sensazione di nervosismo che derivava da quelle parole – così che tutto quello che rimase fu irritazione.
“Che cosa? Ti stai ingraziando la concorrenza?” gli chiese.
“Che cosa? No. No, per niente.”
“Disse il vincitore di una medaglia d’argento olimpica complimentandosi con il giovane pattinatore.”
“Non ho secondi fini. Solo perché sono bravo non significa che non posso apprezzare altre persone che lo sono,” spiegò Erwin tranquillamente. Si chinò per appoggiarsi alla balaustra. “Posso pattinare con te?”
Pattinare con lui? Che cosa voleva fare, pattinare tranquillamente in tondo mentre condividevano storie sulle loro vite?
“No.”
“Sei molto schietto, vero?”
“Sì.”
Erwin sorrise. Si trattava di uno strano sorriso. Gli angoli della sua bocca si erano inclinati verso l’alto, ma i suoi occhi erano concentrati, come se Levi fosse un enigma da risolvere. Non era meno attraente del sorriso che gli aveva mostrato in precedenza, ma diede nuovamente a Levi una sensazione di nervosismo.
“Mi dispiace se la mia richiesta ti sia sembrata strana. Vedi, mi manca pattinare con qualcun altro. Qualcuno che mi faccia delle critiche da cui partire per costruire delle nuove idee.”
“E che cosa ti fa pensare che io lo farei?”
“Sei l’unico pattinatore della zona abbastanza abile.”
“Altri elogi provenienti da qualcuno con la tua reputazione.”
“È vero.”
Levi si voltò per tornare a pattinare, ma fece un cenno sopra la spalla mentre si allontanava. Fu una decisione prese all’ultimo minuto, presa quasi di suo malgrado. L’unica cosa che voleva fare più di vedere Erwin incazzato era capire quale fosse il suo piano.
“Beh, immagino che tu mi abbia lusingato abbastanza,” disse. “Ma non aspettarti troppo. Non mi piace parlare mentre pattino.”
Levi tornò a ripetere la mossa che aveva eseguito, un breve salto molto più complicato di quanto suggerisse la sua altezza ridotta, ma che mirava a provarlo fino a quando non lo avrebbe più sbagliato.
“È impressionante,” disse Erwin. “Sei molto aggraziato.”
“Mm-hm.”
“Posso suggerirti una cosa?”
Levi avrebbe voluto rispondere di no, ma si trattava di un vincitore di una medaglia d’argento olimpica che si stava offrendo di dargli dei consigli, quindi annuì.
“Alza le braccia un po’ più in alto durante l’atterraggio. Non hanno solo il compito di bilanciarti, ma chiedono anche al pubblico di guardarti.”
“Mantengo le braccia parallele al ghiaccio quando atterro,” spiegò Levi.         
“In realtà le stai tenendo leggermente più in basso. È facile da fare, specialmente quando ti concentri sul tuo gioco di gambe e sulla tua postura. Anche se è appena percettibile, questa modifica aiuterà le tue prestazioni.”
Levi fece spallucce, ma quando eseguì nuovamente il salto, provò a mettere in pratica il consiglio di Erwin. Come previsto, il suo equilibrio e il suo slancio sembrarono leggermente più forti.
“Sembra già meglio,” notò Erwin. “Sei bravo ad apportare dei rapidi miglioramenti.”
“Non trattarmi con condiscendenza,” rispose Levi, scivolando oltre il ragazzo.
Eseguì quel movimento un altro paio di volte, attento a mantenere quella modifica.
“Non ti tratto con condiscendenza,” disse Erwin quando ebbe finito. “Saresti sorpreso di quante persone sono riluttanti ad accettare dei suggerimenti.”
“Forse perché li offri come se pensassi di essere il migliore di tutti.”
“Davvero?”
“Sì.”
“Questo mi dispiace. Di certo non penso di essere il migliore di tutti.”
“Allora non andare in giro con il naso alzato in aria.”
“Ma una buona postura è importante.”
Levi gli lanciò un’occhiata di traverso. Il sorrisetto appena accennato di Erwin lasciò intendere che quella affermazione fosse solamente una battuta. Era quasi peggio che se non l’avesse fatto, visto quanto, incredibilmente, non fosse divertente. Non riusciva a credere che quello fosse un pattinatore famoso in tutto il mondo.
Decise di non degnare quella battuta di risposta e continuò a esercitarsi con il suo salto.
“Allora, parteciperai alle nazionali quest’anno?” gli chiese Erwin dopo un minuto di silenzio. “Ho sentito che c’è molta concorrenza tra i giovani che gareggeranno.”
“Tu parli troppo,” rispose Levi.
“Beh, so di non essere taciturno e schietto, ma non possiamo essere tutti perfetti.”
Levi si fermò e lo fissò. La frase era stata pronunciata in modo impassibile e l’espressione sul volto del giovane non lasciò trapelare nulla. Nessuno aveva mai giudicato le sue scarse abilità sociali in un modo così diretto prima e questo lo lasciò un po’ impressionato.
Ovviamente non rispose. Invece, oltrepassò Erwin pattinando e, mentre lo faceva, si fermò improvvisamente e fece volare su di lui una cascata di scagliette di ghiaccio. Sfortunatamente l’altro era così dannatamente alto che tutto finì innocuamente da qualche parte intorno al suo basso ventre.
“Beh, questo è stato infantile,” disse Erwin, anche se il suo sorriso e la risata trattenuta fecero capire che non lo pensava veramente.
“Te la sei cercata, vecchio.”
“Scusa, ma sono appena più grande di te.”
Levi si esercitò nuovamente nel suo salto come palese dimostrazione che lo stesse ignorando.
“Beh, allora, se dobbiamo proprio combattere, vorrei proporre una sfida a tema pattinaggio.”
Levi incrociò le braccia e piegò la testa, aspettando di vedere a che cosa diavolo stesse pensando il ragazzo.
“Io e la mia vecchia partner facevamo spesso quelli che vengono chiamati skate-off,” spiegò Erwin. “Me ne concederesti una in questo momento?”
“Che cosa sarebbe?”
“Ci sfidiamo semplicemente a vicenda sulle nostre diverse abilità nel pattinaggio.”
“Penso che sarebbe una sfida piuttosto sleale.”
“Penso che sottovaluti le tue capacità. Potremmo iniziare in modo semplice, ad esempio vedendo chi riesce ad eseguire il maggior numero di salti tripli in meno di un minuto.”
“Sai, credo di non aver mai sentito parlare di qualcosa di così stupido.”
“Sono onorato di aver stabilito un record.”
Levi scosse la testa.
“Ci sto, Mr. Olimpiadi,” disse. “Cronometrami.”

                 
 
*****


Un’ora dopo Levi era esausto, senza fiato e si stava divertendo moltissimo. Si cimentarono in tante gare stupide quante riuscirono a pensarne: chi riusciva a fare il maggior numero di giri in meno di trenta secondi, chi pattinava più velocemente, chi pattinava più lentamente (per esercitarsi nel controllo) e così via. Di tanto in tano, Erwin gli aveva dato delle indicazioni sui movimenti, piccoli cambiamenti che avrebbero apportato dei miglioramenti. A un certo punto Levi aveva persino osato dare un suggerimento all’altro uomo, il quale lo accettò volentieri.
Era ancora un po’ strano realizzare che stesse pattinando con Erwin fottuto Smith e che questo gli faceva provare una spiacevole sensazione di nervosismo che non riusciva a descrivere. Erwin, però, aveva un entusiasmo per il pattinaggio e una dedizione all’arte che Levi non poté fare a meno di rispettare. Inoltre, si stava divertendo con lui e, se doveva essere veramente onesto con se stesso, era qualcosa che accadeva raramente.
“Ho una richiesta un po’ strana da farti,” disse Erwin alla conclusione di un’altra stupida competizione.
“Più strana di una sequenza di giri per cinque minuti?” chiese Levi, ancora leggermente stordito per questo.
“Sì, ancora più strana,” rispose Erwin con una risatina.
“Beh, di che cosa si tratta?”
“Potrei esercitarmi in una presa con te? Niente di difficile, ovviamente. Solo una semplice.”
Levi impiegò un minuto per rendersi conto di che cosa Erwin gli avesse appena chiesto e un altro per convincersi di aver capito bene.
“Che cosa?”
“Sto pensando di tornare al pattinaggio di coppia, ma temo di aver perso alcune delle mie abilità senza qualcuno con cui esercitarmi.”
“Porca vacca. No. Chiedilo a Petra che prima pattinava in coppia.”
“Non lo sapevo. Glielo chiederò. Ma per il momento…”        
“No.”
Erwin sospirò.
“Va bene. Era una richiesta azzardata.”
“Sei un tipo strano, lo sai?” Erwin si limitò a scrollare le spalle. “Che cosa dovrei fare?”
“Hm?”
“Per la tua presa. Che cosa dovrei fare?”
Levi aveva già affrontato abbastanza strane sfide per quel giorno che, onestamente, una in più non avrebbe potuto fargli male. Senza contare che era curioso di vedere che cosa il ragazzo intendesse fare.
“Lo farai?”
“Solo una volta. Velocemente. Consideralo un ringraziamento per avermi dato dei consigli. Ora, che cosa dovrei fare?”
“Semplicemente pattina verso di me,” spiegò Erwin. “E tieni stretti gli addominali. Faremo solo un semplice sollevamento dalla vita.”
Beh, questo era qualcosa che Levi poteva fare, quindi iniziò a pattinare verso Erwin.
La presa avvenne più rapidamente e in modo più fluido di quanto si aspettasse. Un secondo pattinava normalmente e in quello dopo i suoi piedi non si trovavano più sul ghiaccio. Le mani di Erwin si chiusero intorno alla sua vita e lo sollevarono con grazia, apparentemente senza sforzo. L’aria fresca soffiò tra i suoi capelli mentre l’altro volteggiava intorno alla pista. Levi si tenne fermo stringendo con le mani le spalle dell’altro e guardò verso il basso. Erwin non riusciva a vedere in che direzione stesse pattinando, ma sembrava che stesse andando comunque benissimo e il suo volto era molto concentrato.
“Ora ti metto giù,” disse Erwin, rallentando fino a fermarsi.
Rimasero immobili per un momento e, da quell’angolazione, Levi notò l’esatta sfumatura d’oro nei capelli dell’uomo e inclinazione del suo naso. Poi venne posato nuovamente sul ghiaccio e quel insolito momento finì.
“Grazie per averlo fatto,” disse Erwin.
Levi alzò le spalle.
“Non è stato difficile. Poi comunque, non era assolutamente come una delle prese che svolgi durante le competizioni.”  
“È vero,” rispose Erwin con un sorriso.
“Facciamolo di nuovo,” disse Levi. “Questa volta però, dopo che mi hai messo giù, continua a pattinare, proprio come faresti in gara.”
“Non voglio che tu cada,” spiegò Erwin.
“Non cado sul ghiaccio da anni. Credimi, starò bene.”
“Ottimo. Stringi gli addominali e allunga la colonna vertebrale.”   
Levi pattinò a pochi metri di distanza prima di voltarsi per affrontare di nuovo Erwin.
“Ho capito,” rispose.  
Questa volta fu più facile. Sapeva che cosa aspettarsi e fu pronto quando le mani di Erwin gli afferrarono i fianchi. Ebbe persino la prontezza di spirito di inarcare la schiena e tenere le mani lontano dalle spalle dell’altro, rendendo il sollevamento più simile a quello che avrebbe fatto con una pattinatrice. Levi chiuse per un breve momento gli occhi, sentendo l’aria che gli soffiava accanto e pensando che quella fosse la sensazione più vicina al volo che qualsiasi pattinatore avrebbe mai potuto provare.
“Pronto a scendere?”
Levi aprì gli occhi.
“Pronto.”
La discesa fu tutt’altro che aggraziata. Levi non seppe che cosa fare con lo slancio che Erwin gli aveva dato e finì per scivolare all’indietro e inciampare, incerto su quale bordo del pattino appoggiarsi. Comunque rimase in piedi e questo fu più di quanto molte persone potevano dire di essere riusciti a fare la prima volta che erano scesi da una presa.
“Non male,” disse Erwin.
“Ancora una volta.”
“Ne sei sicuro? Avevi detto di volerlo fare solo una volta.”
Levi alzò le spalle.
“Non ha senso provare qualcosa solamente una volta. Avanti. Andiamo.”
Finirono per esercitarsi con quel sollevamento per altre tre volte. Ogni volta Levi andò un po’ meglio, fu un po’ più aggraziato e più trattenuto durante la discesa. E ogni volta Levi ebbe l’impressione di voltare per davvero.
Dopo averlo provato per la quinta volta, Erwin gli sorrise e disse:
“Ogni volta migliori.”
“Sì, beh…” Levi si bloccò.
Notò che le mani di Erwin erano ancora ferme sulla sua vita, ma non volle dire nulla perché avrebbe potuto sembrare un grosso problema. E questo non era un grosso problema. E il calore che si stava accumulando nel suo basso ventre derivava dallo sforzo fatto nell’allenamento e non da altro.  
Lanciò un’occhiata di lato e rimase immobile quando vide Petra appoggiata alla balaustra che gli osservava attentamente.
Quindi si divincolò dalla presa dell’uomo, mortificato. Erwin seguì il suo sguardo fino al punto dove si trovava Petra e anche lui non sembrò più sentirsi a proprio agio.
“Ok, abbiamo finito,” disse Levi.
Solo in quel momento ricordò che Petra insegnava al gruppo che si sarebbe allenato quel pomeriggio, quindi avrebbe dovuto aspettarsi che prima o poi sarebbe arrivata. Ma il suo turno per provare non poteva essere già finito, vero? Si sentiva come se avesse appena iniziato.
“Sì. Umm, grazie per l’allenamento,” rispose Erwin.
Levi non rispose. Invece, accelerò la sua pattinata verso il bordo pista —il bordo opposto rispetto a quello dove si trovava Petra — e si diresse verso lo spogliatoio senza salutare.


 
*****


Due giorni dopo, Petra si trovava nell’atrio quando Levi entrò nel palazzetto del ghiaccio. Con lei c’era l’allenatore di Erwin. E anche Erwin.
Gli occhi di Levi si spostarono a turno su ciascuno di loro, soffermandosi su quest’ultimo. Erano tutti e tre in fila e, non appena lui entrò, si voltarono per affrontarlo. Era una situazione quasi inquietante.
“Levi,” disse Petra. “Abbiamo una proposta per te.”
“Va bene.”
Notò che tutti e tre, in varia misura, sembravano un po’ nervosi.
“L’altro giorno ho visto te e Erwin che vi allenavate insieme nei sollevamenti,” gli spiegò la sua allenatrice. “Ci sei riuscito davvero bene. Poche persone sono così brave la prima volta che vengono sollevate.”
Levi non aveva alcuna idea di dove volesse arrivare con quel discorso. Diede un’occhiata agli altri due. L’allenatore di Erwin stava semplicemente guardando la scena, ma sembrava osservare più Petra che lui. Sul volto di Erwin, invece, vi era uno sguardo vuoto, rivelando l’imbarazzo che provava dal fatto che stesse guardando sopra la testa di Levi e non direttamente il suo viso.
“E ricordi che cosa dicevo a proposito di fare qualcosa in modo che tu possa acquisire più presenza scenica?”
“Sì…”
“Beh, Erwin ha molta presenza sul ghiaccio. Secondo il suo allenatore, invece, quello che manca a lui è la grazia e un senso di delicatezza, quello che invece hai tu. Quindi, sarà forse qualcosa di poco ortodosso, ma stavamo pensando tutti e tre che potremmo davvero avere una squadra vincente se tu pattinassi in coppia con Erwin.”
La mente di Levi si fermò. Li guardò uno ad uno, aspettando che qualcuno di loro gli spiegasse o gli dicesse che si era trattato solamente di uno scherzo, ma tutti lo stavano semplicemente guardando con uno sguardo carico d’attesa.
Che cosa?
“So che sembra strano, ma penso che voi due abbiate davvero una grande chimica…”
“Vuoi che faccia la parte della donna con Erwin?”
“Hai la costituzione corporea per farlo.”          
“Ma è legale?”
L’allenatore di Erwin—di cui Levi non ricordava nemmeno il nome— parlò per la prima volta.
“Si tratta di una nuova modifica al regolamento interno che è stata approvata solamente un paio di settimane fa dalla commissione di pattinaggio. Ora possono pattinare insieme anche coppie di componenti dello stesso sesso. Gruppi che si occupano di diritti civili hanno fatto pressione per ottenerla.”
Levi li guardò a bocca aperto.
Tu vuoi farlo?” chiese, voltandosi Erwin.
“Io ho bisogno di un nuovo partner,” spiegò il ragazzo. “E tu sei un pattinatore di grande talento che rispetto e con cui mi piace pattinare…”
“Non dirmi che questa è stata una tua idea?” sbraitò.
“È stata una mia idea,” rispose Petra. “Ma Erwin ne era entusiasta. Guarda, alle nazionali dovrete comunque pattinare singolarmente perché è troppo presto per elaborare dei nuovi programmi, ma per le gare internazionali mi piacerebbe davvero fare un tentativo.”
“No,” disse Levi. Praticamente sputò quella parola, mettendo al suo interno tutta l’irritazione che provava. “Io pattino da solo.”
Quindi li sorpassò per entrare nello spogliatoio.
Si stava allacciando irritato i pattini quando Erwin entrò nella stanza. Grande! Era esattamente chi voleva vedere.
L’uomo camminò lentamente, come se non lo volesse disturbare. Si sedette sulla panca di fronte a lui e aspettò che Levi alzasse lo sguardo, ma non lo fece.
“Levi,” lo chiamò con voce dolce. A Levi non piacque il modo in cui suonava il suo nome nella bocca dell’altro. “Capisco il tuo disagio. È certamente una richiesta insolita e non posso fare altro che rispettare la tua decisione in entrambi i casi, ma mi piacerebbe davvero fare un tentativo.”
Levi sospirò e alzò lo sguardo. Stava per dire a Erwin di andare a farsi fottere, ma qualcosa nella sua espressione lo fece fermare. Questo diede all’altro uomo il tempo sufficiente per ricominciare a parlare.
“Pensala in questo modo: dopo le nazionali, seguirà un periodo lungo un paio di mesi prima di iniziare a pensare di mettere insieme i nostri programmi per le gare internazionali. Durante questo intervallo di tempo, possiamo esercitarci insieme per una sorta di periodo di prova. Dopo di questo possiamo decidere se vogliamo andare fino in fondo o no,” disse con tono calmo, pacato, quasi rassicurante.
Quando Levi lo guardò, nei suoi occhi vi era uno sguardo implorante. Chiaramente, per qualsiasi motivo, voleva davvero andare fino in fondo, anche se lui non riusciva a immaginare il perché. Erwin sembrava così serio che Levi iniziò a pensare per qualche momento di dire di sì solo per pietà — ma lui non faceva mai nulla per pietà — e represse rapidamente quell’impulso.
Tuttavia, Erwin aveva portato una buona argomentazione. Un periodo di prova era molto meno scoraggiante che impegnarsi da quel momento di diventare il suo nuovo partner e sarebbe stato un buon modo per mettersi alla prova con qualcosa di nuovo prima di tuffarsi nella preparazione per le gare internazionali.
“Bene,” rispose con un sorriso. “Possiamo fare un periodo di prova di due mesi. Non aspettarti di più.”
Erwin sorrise.
“Penso che sia giusto. Grazie, Levi.”
“Prego. Ora, sono venuto qui per esercitarmi e non per discutere di stupide idee.”  



Salve a tutti!
Ho deciso di pubblicare la traduzione di questa storia proprio oggi in occasione dell’inizio delle Olimpiadi Invernali a Pechino.
Spero che vi piacerà tanto quanto è piaciuta a me.
Si tratta di una mini long composta di tre capitoli, quindi, se tutto va bene, i prossimi capitoli arriveranno venerdì 11 e venerdì 18.
Per chiunque volesse leggere la storia in lingua originale, può trovarla qui.
Vi ringrazio infinitamente per aver letto fino a qui e vorrei anticipatamente ringraziare tutti quelli che spenderanno qualche secondo del loto tempo per farmi sapere che cosa ne pensano.
Alla prossima,
Jodie
   
 
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