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Autore: eddiefrancesco    14/02/2022    1 recensioni
Odyle Chagny aspirante artista, è costretta a lasciare la Francia per accontentarsi di fare l'istitutrice delle due figlie di Lord Moran.
Dalla sua posizione ai margini del bel mondo, la giovane si rende conto ben presto che in quell' ambiente dove tutto sembra perfetto, in realtà molti nascondono oscuri segreti.
Per esempio, Lord Tristan Brisbane, l'attraente e un po' impacciato gentiluomo la cui timida insicurezza mal si accorda con le voci inquietanti che circolano sul suo conto.
O dell'avvenenente Lady Moran, che pur circondata dal lusso conduce un esistenza triste e solitaria. Scoprendo a proprie spese che nell'Inghilterra puritana di fine Ottocento può bastare un sussurro per distruggere una vita.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Non-con
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Odyle si svegliò perché un raggio di luce calda che era riuscito a filtrare attraverso la fessura tra le tende le colpiva una guancia, scaldandole il viso. Aprì gli occhi, coprendoli d'istinto con il dorso di una mano per schermarli da tutto quel chiarore. Doveva essere mattino inoltrato. Affacciandosi alla stanza delle bambine, si rese conto che dovevano essersi già alzate da un pezzo, visto che i lettini erano stati rifatti e le finestre erano già state richiuse dopo il quotidiano ricambio d'aria. Perché non l'avevano svegliata? Si domando'. Non era forse lei che doveva occuparsi di Agnese ed Ernestine? Poi, di colpo, ricordò tutto. La lettera, la morte di Claude... Tristan. Soprattutto Tristan e quello che avevano fatto nel capanno. Odyle si portò entrambe le mani alle guance, brucianti di imbarazzo. Aveva fatto l'amore con un uomo... Con Tristan Brisbane. Gli si era concessa anima e corpo senza vergogna e con una passione di cui non si era mai creduta capace. Peggio ancora, era sicura che se disgraziatamente si fosse trovata di nuovo da sola con lui, non avrebbe resistito a gettargli le braccia al collo e a implorarlo di farlo ancora. Non aveva dunque il benché minimo senso del pudore? Quando pensava a lui le tremavano le gambe e un indefinito languore le sollecitava il ventre, riportandola alle sensazioni che aveva provato sentendo il corpo di Tristan premere contro il suo. No. Non doveva pensarci. Appoggiò la guancia contro il vetro freddo della finestra della nursery, cercando sollievo. Nella sua ultima lettera, Claude le augurava una vita piena e felice. Si rammaricava di non poterle stare accanto e le rivelava che, a modo suo, l'aveva amata. E lei si era gettata tra le braccia di Tristan! Serro' i pugni e si premette ancor di più contro il vetro. Fu allora che lo sentì. D'improvviso, e senza una ragione apparentemente valida, per l'arco di quei brevi secondi sentì il cuore sprofondarle in un abisso. Una voce terribile e familiare stava urlando contro qualcuno. Non fu in grado di riconoscere le parole, ma dalla sua memoria emerse chiaro e affilato come un coltello un nome: Victor Rouel. Odyle si irrigidi', staccandosi di scatto dal vetro della finestra. Non era possibile. Victor Rouel non poteva - non doveva - essere lì. A piedi scalzi, così come si trovava, raggiunse la porta che dava sulle scale e cercò di aprirla. Era chiusa a chiave. Un pensiero orrendo le attraversò la mente prima che la ragione avesse il sopravvento: l'avevano chiusa lì dentro perché non potesse scappare. Non era vero. Era stata lei stessa a chiudere a chiave la porta della nursery diversi giorni prima, per evitare che le bambine subissero una qualche aggressione da parte dello strano uomo che aveva visto sulle scale. Su una cosa però aveva ragione: se Victor era davvero riuscito a trovarla, lei doveva assolutamente scappare prima che la raggiungesse. Chissà che cosa poteva aver raccontato ai Moran... o a Tristan. Subito ricaccio' indietro le lacrime, perché non era quello il momento di pensare all'opinione che Tristan poteva avere di lei. E poi, lui era un uomo intelligente e conosceva la sua storia. Doveva aver fiducia che non si sarebbe lasciato abbindolare dalle parole di Victor. Odyle corse in camera sua e aprì l'armadio, iniziando a tirarne fuori i vestiti alla rinfusa per gettarli sul letto. Ecco gli abiti da ragazzo che aveva indossato per fuggire da Parigi. Benedisse ancora una volta Claude che aveva avuto quella trovata e si affretto' a infilarli. La voce di Victor proveniva dall'atrio, quindi era escluso che lei potesse uscire dalla porta d'ingresso. Quando fu pronta, si affaccio' sul ballatoio e sbircio' al piano di sotto, sperando di scorgerlo. Victor però non c'era. Nell'atrio riuscì a vedere solo le figure di Michael, Emma e Lady Angelina che discutevano animatamente. Non poteva arrischiarsi a scendere dallo scalone, decise. Sarebbe stato comunque più sicuro utilizzare una via alternativa... La finestra! Odyle tornò in camera e spalanco' la portafinestra che si apriva su un piccolo balcone. Accanto a questo, controllo', correva un cornicione stretto e in pessimo stato, ma lungo il quale avrebbe potuto scorrere se avesse fatto attenzione a tenersi ben aderente alla parete. Facendo appello al proprio sangue freddo, si arrampico' sulla ringhiera, e da lì, con cautela, si sporse verso la parete della casa. La sua mente, tuttavia, lungi dall'essere lucida e totalmente concentrata su ciò che stava facendo, era affollata dei volti e delle parole di tutta la gente che stava lasciando. Lady Cartwridge, Emma, Michael, le due bambine... Tristan. Doveva scappare e lasciarseli tutti alle spalle. Ricominciare, ancora una volta, una nuova vita, nella speranza che Victor Rouel non riuscisse a scovarla. Tristan. Procedette a passo incerto lungo il cornicione. Non avrebbe più rivisto il suo sorriso... Il piede le scivolo' e mancò poco che Odyle cadesse di sotto, facendo un volo di tre piani. Raggiunse la grondaia che scendeva fino al secondo piano e decise di utilizzarla per scivolare verso il basso. Le sue mani si aggrapparono al metallo arrugginito. Le mani di Tristan che le accarezzavano il volto e le scostavano una ciocca di capelli dagli occhi... I suoi occhi intensi in cui avrebbe voluto continuare a perdersi... Raggiunto il secondo piano, continuò a camminare lungo il cornicione, fino all'angolo della casa. A pochi metri da lei c'era il tetto della rimessa, dove Tristan teneva la sua automobile. Probabilmente era il punto migliore da cui scendere, perché il deposito sporgeva oltre la casa, creando una specie di riparo. Sfortunatamente non c'era nulla a cui potersi aggrappare per calarsi un po' più in basso e la grondaia non finiva sul tetto del capanno, ma diversi metri prima. Non le rimaneva che affidarsi alla sorte e saltare, nella speranza che il legno del tetto su cui sarebbe caduta non fosse troppo marcio da rompersi sotto il suo peso. Sentì le assi piegarsi sotto di lei e lo schianto secco del legno che si spezzava, ma il tetto sostenne il suo peso e Odyle vi si ritrovò sopra, in ginocchio e con il fiatone. A quel punto non le rimaneva che balzare a terra e iniziare a correre più veloce che poteva verso il bosco, lasciandosi alle Odyle Chagny e tutti i sentimenti che provava. Risoluta, si sdraio' sull'addome e sporse le gambe oltre la superficie del tetto, reggendosi saldamente a una delle assi. Quindi, quando ebbe la certezza di non essere a più di un metro da terra, lasciò la presa e atterro' sul prato. Si voltò in direzione del bosco, chiamando a raccolta le ultime energie e sentendo l'adrenalina scorrerle nelle vene. Ma non riuscì a vedere la radura, perché le mani forti di un uomo la afferrarono scuotendola con violenza. «Dove volevi andare, mon amour?» le domandò Victor sollevandola un po' da terra. Tristan busso' ancora una volta alla porta della camera di Odyle, senza tuttavia ottenere risposta. Aveva passato gran parte della notte nello studio, cercando di lavorare, ma la sua mente non si era lasciata distrarre dal pensiero di Odyle e da quello che sarebbe successo con Victor Rouel. Avrebbe voluto correre da lei all'alba per avvertirla dell'arrivo di quell'uomo, ma aveva resistito alla tentazione, un po' perché, si era detto, Odyle aveva bisogno di riposo, ma soprattutto perché temeva ciò che avrebbe potuto fare se si fosse trovato di nuovo da solo con lei. A mezzogiorno, però, la ragazza non era ancora scesa nella sala comune. Lady Emma aveva svegliato e preparato le figlie con il solo aiuto di una cameriera e, dopo colazione, le aveva lasciate uscire in giardino per approfittare di quelle poche ore di sole. Così Tristan si era trovato di fronte la moglie del suo amico che lo guardava da sotto in su con un'espressione severa. «Odyle era davvero molto provata, ieri notte...» aveva esordito Lady Emma. «Era sconvolta. Mi domando cosa sia successo» aveva concluso fissandolo con aria di accusa.
   
 
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