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Autore: storyteller lover    05/09/2009    3 recensioni
Era alto e massiccio e, nonostante il cappuccio che portava sul volto, vidi due occhi rossi lampeggiare davanti a me. Le sue mani diafane erano sporche di sangue, tutto era sporco di sangue; la sua veste, il pavimento, le pareti, erano imbrattate di ... di … SANGUE.. “Vedo che hai trovato Georgiana.” Parlò, e la sua voce mi parve così profonda. I suoi occhi si posarono sul dipinto alle mie spalle, trapassandomi. “Non pretendo che la gioia non possa accompagnarsi alla bellezza; ma dico che la gioia è uno degli ornamenti più volgari, mentre la malinconia è della bellezza, per così dire, la nobile compagna, al punto che non so concepire un tipo di bellezza che non abbia in sé il dolore.” Fic prima classificata al contest "Into the World of Vampires" indetto da MarieCullen
Genere: Generale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap 5:

Quell’incontro cambiò radicalmente la mia vita.
Una nuova presenza si aggirava, ora, nei meandri del castello sotto le sembianze di un vampiro di nome Angelus. Furtivo, ferino, accattivante e attraente come nessun altro vampiro che avessi mai visto fino a quel momento, era accerchiato, cercato, vagheggiato, bramato da tutti gli ospiti delle sale sotterranee. C’era qualcosa di diverso, di inconsueto in lui che lo rendeva talmente seducente che era quasi del tutto impossibile resistergli.
L’osservai attentamente, soprattutto per i primi tempi. Si aggirava silenzioso tra la folla di vampiri, indifferente, in apparenza, a chi che gli stava intorno. Camminava, aggraziato, e nel mentre fissava con lo sguardo qualcosa che sembrava essere al di là di ciò che lo circondava. Se qualcuno gli rivolgeva una parola, o gli offriva di cibarsi per primo delle prede, si limitava a guardare per un attimo il suo interlocutore, inespressivo, per poi re immergersi in quello stato di estasi. Solo una volta sembrò accorgersi di me, ma non sembrò curarsene poi molto.
Notai che persino Eric ne era affascinato. Non lo dimostrava apertamente, ma più di una volta lo vidi guardare, rapito, Angelus, e, cosa ancora più importante, non si nutriva più del mio sangue da molto tempo.
Dal suo subitaneo arrivo, infatti, Eric non mia aveva più cercato.
I segni dei suoi morsi si erano rimarginati quasi del tutto, le occhiaie a cui avevo fatto l’abitudine ormai da tempo, erano scomparse, il mio sonno non veniva più disturbato, le mie guance avevano riacquistato un aspetto sano, roseo.
Fu così che, dopo un primo sentore di minaccia, iniziai ad apprezzare la presenza di Angelus. L’indifferenza di Eric mi era più gradita che infausta, la solitudine in cui venivo lasciata mi confortava. Le paure che avevo affrontato fino a quel momento, non mi assillavano più come prima.
Presto, però, mi resi conto di quanto in realtà fossi coinvolta.

Stavo attraversando uno dei tanti androni del castello, il mio preferito. In quei corridoi, situati appena accanto la torre nord, vi era un’immensa galleria di ritratti.
Non era molto frequentata. Troppo lontana dai sotterranei, eccessivamente esposta a sud, poco riparata per trovarvi la presenza di qualcun altro.
Mi piaceva passeggiare sul lungo tappeto rosso che attutiva il suono dei miei passi e guardare attentamente, indisturbata, i quadri su entrambe le pareti. La mia attenzione veniva catturata il più delle volte dai profili aristocratici di alcuni soggetti. Di tutti quei ritratti il più interessante era quello di una giovane donna dai grandi occhi marroni, le cui spalle erano circondate dalle braccia di un uomo, in piedi, senza volto.
La cosa che più mi affascinava era la sua espressione. Diversamente dagli altri soggetti le sue labbra si schiudevano in un lieve sorriso malinconico, privo di felicità. Tuttavia, nonostante ciò, alle sue spalle era stato ritratto uno specchio, che riconobbi essere quello posto nella camera di Eric, che rifletteva solo figura di schiena di quella donna. La figura maschile non veniva riflessa dallo specchio.
Mi ero soffermata nuovamente su quel quadro e sul suo mistero quella sera, quando un fruscio inaspettato mi fece sobbalzare. Una figura alta e slanciata mi venne incontro e uno sguardo vacuo si posò su di me e s’illuminò.
Rabbrividii alla vista di quegli occhi scuri. Le sue labbra si incresparono appena, e per la prima volta, mi sembrò eccitato.
“Vedo che hai trovato Georgiana.” Parlò, e la sua voce mi parve così profonda. I suoi occhi si posarono sul dipinto alle mie spalle, trapassandomi.
“Non pretendo che la gioia non possa accompagnarsi alla bellezza; ma dico che la gioia è uno degli ornamenti più volgari, mentre la malinconia è della bellezza, per così dire, la nobile compagna, al punto che non so concepire un tipo di bellezza che non abbia in sé il dolore.” Continuò fissando il quadro.
“Non credi ci sia malinconia nei suoi occhi, nella sua espressione?” Mi chiese allora, senza tuttavia guardarmi.
Non risposi, anzi, tentai di allontanarmi senza successo.
“No, non andare. Ti ho cercata a lungo e ora che ti ho trovata non posso lasciarti andare.” Mi disse.
“Chi è Georgiana?” Gli chiesi, e solo allora la sua attenzione si rivolse verso di me.
“Forse è meglio dire chi era Georgiana.” Il modo in cui pronunciò queste parole mi spaventò.
“Chi era Georgiana?” Domandai.
“Georgiana era come te. Non amava questo castello, né il suo padrone. Georgiana amava passeggiare sola per questi corridoi. Georgiana aveva un collo bellissimo. Georgiana se ne andò molto tempo fa.” Rispose.
L’espressione del suo viso mi indusse a porgli un’altra domanda.
“Chi amava Georgiana?”
“Georgiana amava me, solo me.”
Prima che potessi anche solo parlargli ancora si voltò verso di me.
“E tu? Tu ami il tuo padrone?” Chiese.
“Non ha importanza” Risposi.
“Sì che ce l’ha.” Mi disse.
“Ha ucciso i miei genitori!” Replicai.
“Come fai a saperlo?” Mi chiese, interessato.
“Ero lì, l’ho visto! Li ha uccisi e poi mi ha portato qui. Ha reso la mia vita un inferno! Io lo detesto!”
Ribattei con tanta fermezza che sembrò stupirsene. Mi guardò ancora intensamente.
“Eppure, ti saresti lasciata andare se non fosse stato per me.” Mi rispose.
Si fece più vicino, tanto da toccarmi i capelli e annusarli.
“Anche Georgiana aveva un buon odore. Così invitante, così dolce.” Disse.
Resistetti all’impulso di correre via. Un dubbio era sorto nella mia testa, e solo lui avrebbe potuto confermarlo.
“Sei tu la figura invisibile nello specchio?” Gli chiesi in un sussurro.
“Sì.” Mi rispose.
“Fu l’ultima volta che la vidi. Lui la fece portare via qualche tempo dopo. Vorresti essere la mia Georgiana?” Mi chiese, continuando.
“Non voglio essere di nessuno.” Gli risposi, ma mi guardò divertito.
“Così rendi la cosa ancora più entusiasmante, piccola Rachel.” Mi sfiorò il mento.
“Lui mi chiama piccola Rachel.” Gli dissi.
“Preferiresti che ti chiamassi Georgiana?” Mi chiese, ma non gli risposi.
Mi morse prim’ancora che potessi aprire bocca.



Cap 6:

Iniziò così, o almeno credo che fu così.
Da quell’incontro si instaurò come un legame indissolubile tra me e Angelus.
Se avevo cercato di restargli indifferente, fu solo per poco.
Presto, infatti, divenni complice di un gioco di sguardi tanto pericoloso quanto proibito.
Comprendevo solo adesso l’ammirazione generale nei suoi confronti, l’interesse che suscitava in chiunque conoscesse. Era colto e straordinariamente attraente. Incantava quasi con il semplice suono della sua voce.
A volte trovavo quasi del tutto impossibile staccare gli occhi dal suo sguardo. Sentivo l’atmosfera caricarsi di tensione quando eravamo vicini.
Pensava e mi guardava, parlava con qualcuno e mi fissava, sedeva accanto ad Eric e vicino a me.
In qualche circostanza mi aveva sorpresa in un angolo buio e nascosto del castello, ma molto più spesso mi ero lasciata trovare. La forza che mi spingeva a cercarlo, a desiderarlo era per me inspiegabile.
Non avevo mai provato niente del genere, specialmente per un vampiro, né mi ero mai sentita così emotivamente presa da qualcuno. C’era qualcosa nel suo sguardo, nelle sue carezze, nei suoi baci, che mi conquistava sempre di più. Non era come Eric, anzi, forse il loro essere totalmente diversi mi spingeva ancora di più verso Angelus.
Il primo era sadico e crudele, l’altro seducente e inebriante.
I morsi di Eric erano sempre stati dolorosi, quelli di Angelus dolci come un bacio, tanto che solo più tardi mi rendevo conto della loro violenza. I lividi sulle braccia erano sempre più difficili da nascondere, il segno dei morsi stentava a rimarginarsi. Ma cosa importava se questo era il prezzo da scontare per un lieve barlume di felicità?!
Quando stavo con Angelus sentivo il mio respiro diventare più pesante, la mia frequenza cardiaca accelerava tanto che a volte se ne era reso conto.
In momenti come questi avevo paura che Eric potesse capire tutto. Temevo che, qualunque fosse stata, mi sarebbe toccata la stessa sorte di Georgiana. Anzi, ne ero assolutamente certa.



Cap 7:
Come avevo fatto ogni notte nell’ultimo periodo, lo stavo aspettando nella mia stanza. Avevo lasciato aperta la finestra così da lasciare entrare qualche fioco raggio lunare.
Ero stranamente irrequieta, più del solito almeno. Probabilmente era solo una mia impressione, ma l’attesa mi sembrava essere più lunga del solito.
Quando sentii lo scricchiolio della porta il cuore mi balzò in gola. Mi precipitai da lui, sentivo il bisogno di lui, delle sue braccia, del suo tocco che stranamente non mi resi conto di quanto i suoi capelli fossero più chiari, più lunghi, delle sue spalle meno larghe.
“Credevo non venissi più.” Gli sussurrai, ma la voce che mi rispose non era quella che avrei voluto sentire.
“Hai ragione, piccola Rachel. Ti ho trascurato un po’ nell’ultimo periodo.” Mi disse Eric, sussurrando.
Mi irrigidii quasi all’istante, ma non mi staccai da lui.
“Credevo fossi in collera con me e invece …” Continuò. Mi annusò i capelli, mi accarezzò il collo. Per fortuna, non si accorse che i segni dei morsi non erano i suoi.
“Eric, io non capisco.”
Mi staccai da lui, non volevo far protrarre ancora quel contatto fisico. Non capivo, non capivo il perché di quel comportamento. Non me ne ero curata perchè era l’unica cosa che mi aveva permesso di allontanarmi da Eric e in quel momento vidi cosa poteva significare il ritorno delle sue attenzioni: mi avrebbe allontanato da Angelus.
“Prima rovini la mia vita, poi mi porti qui e mi recludi in questo posto, mi torturi, mi ossessioni e, a un certo punto, quasi non ti curi più di me. E adesso torni indietro, inspiegabilmente. Perché?” Gli dissi senza neanche riprendere fiato.
“So che hai trovato Georgiana.” Fu la sua risposta.
“Che cosa centra adesso il quadro?” Ero sinceramente furiosa.
“Ti sei mai chiesta perché tra tanti sei stata scelta proprio tu? Cos’hai tu di così speciale?” Mi schernì.
“Non lo so, so solo che ti odio, odio te e tutti quelli che ti stanno intorno!!”
“Odi anche me, Rachel?” Una voce familiare mi scosse. Due occhi rossi emersero dall’oscurità.
“Angelus?! Che cosa …?” Ma un particolare a cui non avevo fatto mai caso mi colpì in quel momento.
Era alto e massiccio e, nonostante il cappuccio che portava sul volto, vidi due occhi rossi lampeggiare davanti a me.
Due occhi rossi …
Non poteva essere.
Mi voltai verso Eric, cercai di focalizzarmi sul colore dei suoi occhi. Neri, solo neri.
“Eri tu? Sei stato tu ad uccidere i miei genitori? È a causa tua che sono qui?” Chiesi rivolta a Angelus.
“Finalmente mi hai riconosciuto!! Piccola Rachel, sapevo che prima o poi ti saresti ricordata di me!” Rispose.
“Credevo che …”
“Che fossi innamorato di te? Che saresti stata la mia Georgiana? È proprio vero, le somigli molto. Anche lei era ingenua e facilmente manovrabile!” Rispose.
“Manovrabile? Che vuoi dire?” Gli chiesi mentre rabbia e terrore si mescolavano tra loro dentro di me.
“È stato tutto programmato. Eric era persino al corrente di noi. L’ho informato io stesso.”
Parlava come se fosse completamente soddisfatto, come se tutta la cosa lo divertisse.
“Perché?” Mi si spezzò la voce.
“Perché? Non lo hai capito? Per noia …” Mi rispose.
“P-per noia?!” Ripetei quasi come un robot.
“Fa parte dell’essere immortali, Rachel. In tutto questo tempo ho dovuto inventare qualcosa per occupare l’eternità che mi è stata data.” Rispose Angelus.
“Sono stata il tuo passatempo?” Chiesi inorridita.
“Tu, Georgiana, tutte le altre, tutti gli altri. Persino questa farsa, questi rituali, questo castello, anche Eric. Siete tutti i miei passatempi.” Disse ridendo.
Continuava a ridere, rideva, rideva e rideva. Si prendeva gioco di me, si era sempre preso gioco di me. E adesso, che ne sarebbe stato di me?!
“Che fine ha fatto Georgiana? Cosa le è successo?” Non avrei dovuto chiederlo, ma non avevo più nulla da perdere.
“Oh, lo scoprirai tu stessa, piccola Rachel.”
Fu talmente veloce che non me ne resi nemmeno conto. Sentì un dolore acuto alla nuca e poi, il buio.




Epilogo:
Quando riaprì gli occhi la luce, del sole mi accecò. Mi ritrovai spaesata, in un primo momento. Mi ci volle un po’ di tempo prima di rendermi conto di essere di nuovo nel mondo reale, nella mia vecchia casa.
Ricordavo quanto mi era successa, o almeno credevo che mi fosse successo.
Arrivai anche a credere di essermi immaginata tutto, di essere pazza.
Ma mamma e papà non c’erano. Io non ero la stessa, ero cambiata.
Ancora oggi mi chiedo se anche per Georgiana e tutti gli altri è stata la stessa cosa. Penso che forse anche loro sono tornati a casa. Mi chiedo se anche loro si sono lasciati ingannare come me.
Penso di sì, ma non potrei mai giurarlo.







The end


Spero vi sia piaciuta la storia. Sì, il finale è strano, ma lo sentivo così. Grazie a Pikki91 che sta seguendo la storia^^
Un bacio




   
 
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