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Autore: crazy lion    22/02/2022    1 recensioni
Attenzione! Spoiler per la presenza nella storia di fatti raccontati nel libro di Dianna De La Garza "Falling With Wings: A Mother's Story", non ancora tradotto in italiano.
Mancano diversi mesi alla pubblicazione dell’album “Confident” e Demi dovrebbe concentrarsi per dare il meglio di sé, ma sono altri i pensieri che le riempiono la mente: vuole avere un bambino. Scopre, però, di non poter avere figli. Disperata, sgomenta, prende tempo per accettare la sua infertilità e decidere cosa fare. Mesi dopo, l'amica Selena Gomez le ricorda che ci sono altri modi per avere un figlio. Demi intraprenderà così la difficile e lunga strada dell'adozione, supportata dalla famiglia e in particolare da Andrew, amico d'infanzia. Dopo molto tempo, le cose per lei sembrano andare per il verso giusto. Riuscirà a fare la mamma? Che succederà quando le cose si complicheranno e la vita sarà crudele con lei e con coloro che ama? Demi lotterà o si arrenderà?
Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, né offenderla in alcun modo. Saranno presenti familiari e amici di Demi. Anche per loro vale questo avviso.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demi Lovato, Joe Jonas, Nuovo personaggio, Selena Gomez
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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CAPITOLO 114.
 
FINALMENTE RICORDARE!
 
Le bambine furono al settimo cielo quando Andrew e Demi dissero loro che l'uomo sarebbe rimasto lì per sempre. Nei giorni seguenti portò le sue cose nella casa della fidanzata e lei lo aiutò, quando non lavorava, poi mise in affitto l'appartamento. Trovò ben presto degli affittuari gentili ai quali lui diede le chiavi.
Il tempo sembrò volare ed era già maggio. Le cose, a scuola, andavano bene.
"Sapete che i miei genitori mi hanno preso un cagnolino?" chiese Katie quella mattina a Mackenzie, Elizabeth e Judith.
Davvero? chiese Mac. E come si chiama?
"Skyler."
"Bello!" esclamò Judith, spostandosi una ciocca rossa dietro l'orecchio.
Mackenzie adorava i suoi capelli. Erano lunghi e lisci, ma lei li amava tanto proprio per il loro colore.
Hai dei capelli bellissimi, sai? le chiese.
"Grazie! Non me lo dicono in molti."
"Possiamo venire a vedere il tuo cagnolino?" domandò Elizabeth a Katie.
"Ma certo, anche oggi pomeriggio. Me l'ha detto mia mamma."
E così, dopo la scuola, le bambine dissero alle madri cos'era successo e che, per il resto della mattinata, tutto era stato tranquillo. Dato che Mary era incinta di otto mesi, era venuto suo padre a prenderla.
"Ciao, Jayden" lo salutò Demi dalla sua auto.
"Ciao, come va?"
"Bene. Mary è a riposo, è a casa dal lavoro, ma la sua gravidanza procede bene."
"Mi fa piacere. Salutamela."
"Lo farò."
L'uomo partì.
"Mi piacerebbe andarla a trovare," disse Demi alla bambina, "ma non lo farò per non disturbarla in un momento tanto delicato."
Hai ragione rispose la piccola.
A pranzo, anche il papà tornò a casa.
Papà!
"Papà!" esclamarono Mackenzie e Hope, saltandogli al collo.
"Ehi, piccoline. Che accoglienza."
Andrew sorrise e si mise a tavola.
"Oggi ho aiutato una coppia a finalizzare l'adozione. Il bambino ha sei mesi, è bellissimo."
Demi e le bambine furono molto felici per lui. Da quando si era trasferito, tutto sembrava cambiato in quella casa. Gli animali andavano d'accordo, anche se all'inizio c'era stata ostilità fra i gatti id casa: Danny, Jack e Chloe. E, se lui usciva e rientrava quando voleva, gli altri due, abituati a stare in casa, non si avvicinavano nemmeno alla porticina basculante. Ora stavano giocando insieme sul tappeto assieme a Batman, che saltava loro addosso.
Come sono teneri! esclamò Mackenzie.
"Già, sono dolcissimi" concordò Demi.
Poi Mac di rabbuiò.
"Tutto bene, tesoro?"
Sì papà, è solo che mi stavo domandando una cosa.
"Cioè?"
Perché a nonna Dianna manca una parte di un dito?
A Demi andò di traverso la forchettata di pasta  che stava mangiando. Scambiò con il marito uno sguardo interrogativo.
"Le diciamo la verità?" pareva chiedergli.
"Non lo so" sembrava dire lui.
Alla fine, fu Demi a prendere la decisione.
"L'ha fatto tuo nonno. Era molto arrabbiato e le ha chiuso una mano tra lo stipite e la porta."
Ma poi era una persona buona, vero?
Demi fece un respiro tremante.
"Te ne parlerò quando sarai più grande, Mac Mac. Ma sono sicura ce ti avrebbe voluto bene, e anche a Hope."
Demi quel pomeriggio non lavorava, così andò a casa di Katie. Sapeva l'indirizzo perché Mackenzie, qualche settimana prima, l'aveva chiesto all'amica. A marzo era uscito il suo album Sorry Not Sorry che aveva riscosso un grande successo. Davanti al cancello c'erano già Elizabeth e Judith, la prima con il padre, la seconda con la madre. Le donne e l'uomo si presentarono e la mamma di Katie, che disse di chiamarsi Leanne, le fece entrare. Era bionda, così come la figlia, e aveva un bellissimo sorriso.
Poco dopo di lei uscì un bellissimo cucciolo di Husky grigio, che  saltò subito addosso alle bambine.
"Skyler, non si salta addosso!" esclamò Katie uscendo in giardino.
Ma è bellissimo! esclamò Mackenzie e poi gli accarezzò la testa e la schiena.
Era morbidissimo, sembrava una calda  coperta invernale.
Le bambine si misero a inseguire il cane, che scappava, oppure facevano il contrario ed era lui a doverle prendere. Ci giocarono per un po', poi Leanne le fece entrare per bere insieme una tazza di tè con i biscotti al cioccolato che aveva appena preparato. Erano buonissimi e ancora caldi. Anche il cane li seguì,  e Katie gli diede un pezzettino di biscotto passandoglielo sotto il tavolo. Solo Mac la vide fare quel gesto e sorrise. Sapeva che le cose dolci fanno male ai denti dei cani, ma era sicura che anche Katie ne fosse a conoscenza. Ma anche lei, ogni tanto, concedeva ai suoi animali qualche chicca.
"Hai una bellissima casa, Leanne, semplice ma confortevole" le disse Jayden.
"Ti ringrazio."
Dopo l'entrata si apriva un ampio salotto, con un open space per la cucina e vicino ad essa il bagno. Accanto all'entrata c'erano le scale che portavano ai piani superiori.
Un'ora passò in fretta, tra tè e giochi, e Demi dovette portar via Mackenzie perché aveva un appuntamento con la sua psicologa.
Non possiamo saltarlo? chiese alla mamma.
Avrebbe voluto restare lì con le sue amiche e il cagnolino.
"no, è  una cosa importante, lo sai" le disse la mamma con gentilezza.
"Allora Mackenzie, cosa mi racconti oggi?" le domandò Catherine.
Lei le descrisse il giorno di scuola e i pomeriggio.
"Sembra che tu ti sia proprio divertita!"
Sì, tantissimo. Non volevo nemmeno venire via.
Catherine sorrise.
Ma, ad un tratto, Mackenzie si incupì.
Sto… io sto… sto ricordando tutto disse.
"Che cosa? Che cosa, Mac?"
Furono inutili i tentativi di riportarla alla realtà, lei non era più lì.
 
 
Nonostante la povertà, papà portò a casa la pizza per lei, lui e la mamma. Festeggiarono insieme bevendo Coca Cola e tè alla pesca, poi giocato insieme. Lei e la sorellina furono messe a letto dopo che i genitori ebbero raccontato loro una favola. Mackenzie si svegliò sentendo dei colpi alla porta: qualcuno pareva cercare di buttarla giù. Lei si alzò dal so letto. Le assi di legno della camera scricchiolarono sotto i suoi piedi, quella era una casa molto vecchia e malmessa. Mackenzie prese in braccio la sorellina, che dormiva nella culla accanto al suo letto – nella camera dei genitori non c’era posto – e si avvicinò alle scale, da dove poteva vedere tutto. Il padre andò ad aprire, la madre lo seguì, poi lei ha notò che puntava al papà una pistola al petto. I genitori cercarono di calmarlo, di capire che cosa volesse, di farlo ragionare.
“Parliamone, ci spieghi che cosa vuole” disse la madre.
Ma lui non rispose niente e, con freddezza, sparò all’uomo, poi approfittando dello shock della donna uccise anche lei. Mackenzie scese le scale. La mamma respirava ancora, era viva, mentre il papà no. Non respirava più. La bambina guardò l’assassino con gli occhi sgranati e scoppiò a piangere, come la sorellina stava già facendo dopo il primo sparo.
“State zitte!” esclamò l’uomo. Era alto e indossava un giubbotto di pelle, aveva i capelli neri e gli occhi marroni. E sul viso una cicatrice. Chissà dove se l’era procurata. “Ho detto state zitte!” gridò ancora, puntando loro una pistola contro.
Mackenzie rimase immobile, senza respirare, cercando di calmare la sorellina con dei:
“Shhh.”
La mamma si trovava a qualche metro di distanza, con le mani legate dietro la schiena e un fazzoletto sulla bocca. Mackenzie si chinò e, tenendo Hope con una sola mano, glielo tolse. Avrebbe voluto slegarla, ma in quel caso sarebbe stata costretta a girarla e non credeva di avere la forza fisica per farlo. Inoltre, temeva di farle provare ancora più dolore rispetto a quello che già sentiva.
"Mettimi un… un c-cuscino sotto la t-testa, amore" le mormorò la donna. "Mi farà s-stare meglio."
"Va bene" rispose, poi corse accanto al divano, ne prese uno e fece quanto la mamma le aveva chiesto. "Mamma?"
"Sì?"
"Tu e papà starete meglio, vero?"
Dai loro petti usciva sangue, ma sarebbero guariti, Mackenzie ne era sicura. Voleva solo che la mamma la tranquillizzasse.
"S-sì, certo."
Il suo tono non era rassicurante. Fu allora che Mackenzie cominciò a comprendere.
"S-state per m-morire?" chiese, iniziando a piangere.
No, non era possibile. I suoi genitori le avevano sempre detto che sarebbero rimasti con lei e con Hope per sempre. No, non se ne stavano andando! Si sentivano solo male, ma sarebbero guariti presto.
"Stanno per fare la fine che farai tu, se non ti decidi a chiudere quella maledetta boccaccia del cazzo una volta per tutte!" ruggì l'uomo, avvicinandosi.
Le diede un calcio al fianco sinistro e la bambina cadde a terra, riuscendo a proteggere Hope, che altrimenti avrebbe battuto la testa.
L’uomo le ordinò si alzarsi e Mackenzie lo fece a fatica. Il killer le scottò con la sigaretta e prese Hope dalle mani di Mackenzie e le avvicinò la pistola alla tempia, premendo.
“No!” urlò Mackenzie, con tutto il fiato che aveva in corpo.
Si sarebbe sacrificata volentieri per la sorella.
In quel momento arrivarono i vicini e il killer, dopo aver ridato Mackenzie a Hope. Provò a scappare, ma i vicini e la polizia erano già lì.
 
Mackenzie respirò affannosamente, quando tornò alla realtà. Sudava e piangeva.
Ho ricordato tutto, tutto, tutto! scrisse, rischiando di bagnare il foglio con le lacrime.
La psicologa le passò una bottiglietta d'acqua.
"Raccontami cos'è successo. Ma prima calmati. Respira. Inspira, espira. Così, ome faccio io."
Inspirarono ed espirarono insieme fino a quando il cuore di Mackenzie smise di battere all'impazzata e il respiro diventò più regolare. Descrisse nel dettaglio ciò che era successo.
"Quindi era questo che non ricordavi: che il killer avesse preso Hope e cercato di farle del male."
Sì.
"Chiamiamo dentro la mamma."
Anche Andrew l'aveva raggiunta, così Catherine fece entrare anche lui e raccontò quanto accaduto-
"Quindi ha ricordato tutto? Proprio tutto?"
La psicologa annuì.
Passò a Mackenzie un foglio di appunti sul quale aveva scritto ciò che la bambina aveva ricordato, dicendole di leggerlo per capire se mancava qualcosa.
No, è tutto disse. Non ricordo altro di quella sera, solo che siamo state portate in ospedale dopo che lui ci ha scottate con la sigaretta. Faceva tanto, tanto male!
Poi Mackenzie aprì la bocca e un suono, un liievissimo suono, uscì.
"Aaah" mormorò.
"Che cos'hai detto, amore?" le chiese il papà, con le macrime agli occhi.
"P-p-p-papa. Papà" mormorò la bambina.
Fu un mormorio quasi indistinguibile, ma ci fu. Poco dopo disse anche:
"M-mamma."
I genitori scoppiarono a piangere e la abbracciarono. Non si aspettavano sarebbe successo, e invece era accaduto.
"Oh mio Dio!" esclamò Catherine, sorpresa. "Mackenzie, ti rendi conto di quanti passi in avanti hai fatto oggi? Scusatemi un momento, potete uscire? Devo fare un paio di telefonate."
I tre andarono fuori, ancora piangendo, chiedendole di ripetere quelle parole.
"M-mamma, p-papà" disse la piccola.
Ma faceva fatica, era evidente, perché era in tensione e mormorava soltanto, coe quando una persona parla sottovoce.
La psicologa li fece rientrare.
"Ho parlato con un’amica psicoterapeuta e con una logopedista. A settembre potrai cominciare una terapia con lei, Mackenzie."
"Perché non subito?" domandò Demi.
"Perché deve processare ciò che ha ricordato, e ci vorrà tempo. Ora è sconvolta, ma il fatto che abbia parlato è incredibile. Loro due mi hanno suggerito di aiutarla a dire altre parole, magari indicandole un oggetto. Cose semplici, insomma, e poche, per non stancarla."
Quando tornarono a casa dopo essere andati a prendere Hope dai nonni e aver dato loro le ultime notizie Demi, Andrew e Mackenzie avevano le ali. Ordinarono qualcosa dal McDonalds al Mac Drive e tornarono a casa, dove mangiarono e festeggiarono."
"Sei così forte, Mackenzie!" esclamò Andrew. "Hai ricordato quello che hai passato e parlato in un solo pomeriggio."
"Sei coraggiosa" continuò Demi. "Conosco adulti che lo sono la metà di te."
E così, si disse Mackenzie quella sera, a letto, aveva ricordato. Ora, anche se era sconvolta e piangeva appena, aveva la mente più libera e, anche se il dolore per la morte dei suoi genitori non era scomparso, si sentiva meglio. Aveva ricordato ed era come se la sua testa fosse più leggera e il respiro più tranquillo. Aveva anche parlato, e nemmeno lei se l'era aspettato. Si addormentò felice, felice come non era da tanto, tantissimo tempo.
 
 
 
NOTA:
nella realtà Demi ha anche fatto un mini tour per l’album, ma per esigenze di trama l’ho fatta rimanere a casa.
   
 
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