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Autore: InstantDayDream    05/09/2009    2 recensioni
Cosa potrebbe accadere se due amici babbani, in tour itinerante dell'Inghilterra, fossero costretti ad essere ospitati in casa Weasley per un guasto alla macchina? Nonostante la minaccia di Voldemort sia sparita quella dei gemelli Weasley è ancora vivissima e non solo...
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Cinque
Nightquest



Quella mattina Sam si svegliò di malavoglia, solo perché sentiva un caldo opprimente nella stanza. Inizialmente scalciò via le coperte, fregandosene dell’imbarazzo della sera prima all’idea che a dormire con lei ci fosse qualcun altro, ma dopo poco realizzò che non dipendeva solo dalle lenzuola. Era come se qualcosa di bollente fosse puntato sulla sua pelle, creandole una sensazione di pizzicore, lì dove era scoperta, mentre si sentiva oppressa dalla maglia. Strinse le palpebre più forte, mentre i pugni si aggrappavano al cuscino, in un vano tentativo di ignorare il tutto e riaddormentarsi. Tre minuti dopo si era messa a sedere sul letto, gli occhi ancora semi chiusi e la mancina che copriva uno sbadiglio.
«Fred» bofonchiò, la voce ancora impastata dal sonno «Cos’è tutto questo caldo?» mentre parlava uno sbadiglio soffocò l’ultima parola, rendendola poco chiara. Con le mani stropicciò gli occhi, in attesa di una risposta che non arrivò. Sbattendo le palpebre si rigirò del tutto intenzionata a svegliare il ragazzo con cui aveva condiviso la camera, per trovare solo il letto vuoto e la luce del sole, già alto nel cielo, che la accecava dalla finestra, completamente aperta: adesso era molto più chiaro da dove proveniva tutto quel caldo. Distolse in fretta lo sguardo dalla luce, spostandolo sull’orologio che aveva al polso. Mezzogiorno. Evidentemente c’era qualcosa che non andava: avrebbero dovuto alzarsi alle otto per aprire il negozio, eppure non l’avevano chiamata. Che ci avessero ripensato sul farle fare da assistente? Magari doveva restare chiusa in camera per non farsi scoprire da quelli del ministero…ma glielo avrebbero detto se i programmi fossero cambiati, almeno sperava. Lo sguardo le ricadde improvvisamente su dei vestiti, che avevano tutta l’aria di essere un’uniforme, color magenta, sopra i quali era poggiato un pezzo di quella che indubbiamente era pergamena. Corrugò le sopracciglia in un’espressione corrucciata, mettendoci un po’ ad allungare il braccio per prendere quel foglietto.
Carissima Sam!
Dato che per te ieri deve essere stata una giornata dura abbiamo pensato di lasciarti dormire un po’ di più, speriamo comunque che tu abbia avuto un caloroso risveglio…

«Ecco chi è stato ad aprire la finestra! Li ammazzo…giuro! Li uccido!» esclamò, stringendo il pezzo di pergamena tra le sue mani, fino a ridurlo quasi in brandelli. Si fermò solo perché una vocina nella sua testa le suggerì che era il caso di continuare a leggere. A malincuore riaprì il pugno e distese il foglietto accartocciato, continuando a leggere il pezzo successivo.
Quando ti sarai svegliata metti pure la divisa del negozio e scendi, ti aspettiamo a braccia aperte per vedere come te la cavi con gruppi di maghi adolescenti dalla mentalità più o meno perversa…non preoccuparti! Per ogni cosa saremo al tuo fianco, ammesso che tu riesca a trovarci, o a distinguerci!
Fred e George.

Sam restò a fissare il foglietto per cinque minuti buoni, sperando di aver capito male. Volevano lasciarla da sola a fare il suo lavoro? Le era sembrato piuttosto ovvio che i gemelli fossero degli ottimi combina guai, ma non credeva che se ne andassero a cercare di così grossi da soli. Scrollò le spalle: era un problema loro se qualcuno si accorgeva che non era una strega, o meglio, che era babbana, pensò con un sorriso, utilizzando il gergo che avrebbero potuto usare loro.
Si alzò dal letto, dirigendosi a rapidi passi verso la porta, intenzionata a farsi un bagno freddo prima di andare al piano di sotto ad aiutarli. Mise una mano sulla maniglia e la abbassò, aprendo così la porta. Tutta la casa era deserta, anche Lee Jordan era andato via, probabilmente lo avevano mandato davvero a comprarle qualcosa per vestirsi, o almeno lei lo sperava: non poteva passare una settimana con i vestiti rimpiccioliti di Fred, assolutamente. Arrivata al piano di sotto scoprì con piacere che, sul tavolo della cucina, le avevano addirittura lasciato la colazione. Vista l’ora non le pareva il caso di mangiare, però, quindi cedette solo alla tentazione di un toast col burro, che prese dal piatto e si portò dietro in bagno. Chiuse la porta alle sue spalle con una doppia mandata, anche se era piuttosto certa che, se solo avessero voluto, quei due sarebbero riusciti ad aprirla in ogni caso con un colpo di bacchetta, ma era altrettanto certa che non lo avrebbero mai fatto, a meno che non avessero dovuto nasconderla d’urgenza da uno squadrone di maghi pronto a cancellarle la memoria. Si chinò su svariati rubinetti, che aprì in modo del tutto casuale e, mentre attendeva che la vasca si riempisse, finì il toast. Si sfilò la maglia, evitando accuratamente di guardarsi allo specchio, per non cadere nelle sue solite manie di perfezionismo per i capelli, che non le avrebbero fatto bene in assenza di una piastra, e quindi entrò lentamente nel’acqua, sufficientemente fredda, piena di bolle viola e blu, che sembravano non scoppiare mai, nemmeno se sottoposte ad una forte pressione. Scoppiarne qualcuna divenne il suo obiettivo. Scoprì che poteva tranquillamente prenderle in mano, come fossero palloncini, e deformarle come voleva, senza che queste cedessero un minimo. Solo quando l’orologio segnò l’una decise di arrendersi davanti alla magia e, a malincuore, si issò fuori dalla vasca, ben attenta a non bagnare più del dovuto a terra, e si avvolse nel solito telo bianco, comparso accanto alla vasca. Si asciugò il più velocemente possibile, quindi corse nuovamente in camera, per infilarsi i vestiti; operazione che risultò piuttosto difficoltosa perché spesso la stoffa si attaccava alla pelle ancora umida, rifiutandosi di muoversi. Inevitabilmente, dopo lunghe lotte, offese alla camicia e imprecazioni contro il mondo, si ritrovò nell’uniforme, pronta a scendere al negozio.
I gemelli la stavano aspettando, in due identiche divise color magenta. Sentendo i suoi passi i due si voltarono e, ben presto, Sam si trovò a contemplare due ghigni identici che la fissavano con aria di sfida. Ce l’avevano fatta alla fine, l’avevano incastrata, adesso sarebbe stato impossibile riconoscerli per via del colore degli abiti. Li fissò allibita per un attimo, prima di riuscire a ricomporsi di nuovo e a salutarli con un dignitoso:
«Buongiorno»
«Buongiorno Sam! Dormito bene?» le chiesero all’unisono, per complicarle ancora di più la faccenda. Increspò appena le labbra, prima di replicare.
«Oh si, è stato così premuroso da parte vostra aprire la finestra!»
«Vedi George te l’avevo detto che avrebbe gradito»
Quindi quello era George, ottimo a sapersi, la ragazza se lo appuntò mentalmente.
«Va bene ti devo un Galeone George…»
George? Ma l’altro era George no? Quindi quello doveva essere Fred, non poteva essere George. Portò lo sguardo sui due alternando lo sguardo, con le sopracciglia corrucciate.
«Smettetela!» esclamò con fare perentorio, mentre li fulminava con un’occhiata. Cosa che, notò, non scompose affatto i gemelli, che si limitarono ad allargare ancora di più il sorriso.
«Oh va bene, non vi so riconoscere» ammise,sbuffando, con fare leggermente infantile, mentre i due continuavano ad osservarla in silenzio, cosa che non mancò di infastidirla. Ci volle qualche attimo in cui, pensò,i gemelli si stavano beatamente godendo la loro rivincita su di lei, prima che parlassero di nuovo.
«Nostra sorella ci ha risposto…è tutto a posto, non preoccuparti!» esclamò uno dei due, porgendole un foglio di pergamena che Sam prese tremante di curiosità: chissà cosa avevano escogitato per coprire la sua sparizione, di sicuro qualcosa di molto credibile, altrimenti si sarebbe già trovata attorniata da maghi pronti a cancellarle la memoria. Mano a mano che leggeva, però, gli occhi si sgranavano con lo stupore. Non che il piano avesse qualcosa di negativo, ma lei sembrava una pazza psicolabile. Aprì la bocca, come per replicare qualcosa, ma, ricordandosi che in fondo era per colpa sua se si trovavano in quel casino, la richiuse prontamente, porgendo la lettera ai ragazzi.
«Perfetto! Allora vado di la e vedo di dare una mano» osservò soltanto, con un mezzo sorriso in volto. Fece per andarsene nella sala principale del negozio ma, mentre stava per uscire, sentì qualcuno prenderla per una spalla, impedendole di proseguire oltre. Si voltò, trovandosi faccia a faccia con un gemello che le sorrise e, scostandosi leggermente i capelli da un lato della faccia, mostrò l’assenza di un orecchio che a Sam era sfuggita prima. Era consapevole che la bocca si era aperta per lo stupore e anche che, probabilmente, lo stava fissando in modo molto poco educato, ma era più forte di lei.
«Io sono George» disse lui, strizzandole un occhio e facendole un sorriso. Anche Sam sorrise, automaticamente, capendo perché le aveva mostrato quello, ma non ebbe il coraggio di chiederle come aveva perso l’orecchio, e si limitò a seguire George nel negozio.
La mattinata non fu affatto semplice: sembrava che tutto il mondo magico volesse comprare gli scherzi di Fred e George proprio quel giorno e lei aveva problemi a prendere la roba ai piani più alti e doveva sempre richiedere l’intervento di uno dei due gemelli, che, prontamente, con un colpo di bacchetta facevano volare giù varie confezioni di prodotti. Il fatto che lei non usasse mai la bacchetta non passo sempre inosservato e spesso qualche cliente le chiese, con aria sospettosa, come mai non la usasse, fortunatamente Fred l’aveva salvata in corner la prima volta, rispondendo al posto suo che l’aveva lasciata a casa, ma c’era troppa gente al negozio perché potessero lasciarla materializzarsi lì e riprenderla e Sam adesso riciclava questa risposta con tutti. In breve fu esausta e stufa di tutta quella gente che richiedeva il Torrone Sanguinolento o le Crostatine Canarine (erano le cose che aveva più problemi a prendere), ma doveva sospettare che potesse andare anche peggio di così.
«Tutto bene?» le domandò un gemello avvicinandosi.
«Più o meno Fred…» rispose, dopo aver controllato che avesse entrambe le orecchie.
«Dai, tra un paio d’ore chiudiamo e poi potrai riposarti, arriverà anche Lee con qualche vestit…oh no!» Fred interruppe bruscamente la frase, fissando l’ingresso del negozio. Sam guardò istintivamente in quella direzione, ma l’unica cosa che vide fu una ragazza piuttosto alta, di colore, che si guardava attorno, e non le sembrava niente di sconvolgente. Ma evidentemente non doveva essere così perché, in un tempo così breve che nemmeno si accorse di ciò che stava accadendo, si trovò avvinghiata a Fred che aveva cominciato a baciarla. Provò ad opporsi e liberarsi ma più ci provava più Fred non faceva che stringerla a sé. Stava giusto pensando di provare a tirargli una ginocchiata nelle parti basse, quando lui si stacco è, prima che potesse anche solo aprire bocca, la trascinò sul retro del negozio.
«Muffliato» borbottò quindi, puntando la bacchetta contro la porta che aveva alle spalle.
«MA SEI DIVENTATO SCEMO?» gli urlò Sam contrò, lasciandogli a malapena il tempo per girarsi.
«Se ti calmi ora ti spiego tutto…» provò a cominciare lui.
«CALMARMI? IO SONO CALMISSIMA!! SEI TU CHE DEVI DARTI UNA CALMATA!» continuò ad urlare Sam, strappando a Fred un sorrisino che non fece altro che farla arrabbiare di più. Vagò con lo sguardo lungo la sala, alla ricerca di qualcosa da tirargli addosso, ma non trovò niente che non fosse Polvere Buiopesto Peruviana e non le andava di avvolgere entrambi in una nube di oscurità.
«Quella che è appena entrata è Angelina..la mia ex che mi perseguita, anzi ci perseguita, visto che tortura anche George quando io la ignoro e…mi serviva un diversivo!» si affrettò a spiegare, prima che la ragazza ricominciasse ad urlare.
«Ti serviva un diversivo?» domandò lei, con una pesante nota di sarcasmo nella voce. Fred annuì.
«Quindi ora vieni fuori e fai finta di essere la mia ragazza, così almeno per un mese non la rivedrò perché dovrà riprendersi dal colpo…è un metodo testato!» esclamò Fred con la massima naturalezza.
«Il mio spirito di solidarietà femminile mi dice di mandarti a quel paese….» borbottò Sam in risposta, anche se si era effettivamente calmata.
«No! Non puoi farmi questo…ti prego!!» Fred Weasley la stava pregando? Sembrava proprio così. Sospirò, tanto oramai la frittata era fatta, Angelina li aveva visti baciarsi, potevano continuare la messa in scena.
«Ok, ok va bene! Ma vedi di mandarla via entro cinque minuti!» esclamò alla fine, rassegnata.


Fred non capiva perché Sam lo stesse guardando con aria così torva, lui aveva rispettato i patti: Angelina se n’era andata dopo tre minuti, che in quel breve tempo fosse riuscita a strappargli un invito a cena, per tutti e tre, era un altro discorso. In conclusione, mentre lui lavorava per tre, Sam aveva passato le due ore di apertura restanti a studiare con George una storia che potesse reggere sul come si erano conosciuti e come si fossero messi insieme, oltre che ad aver seguito un corso concentrato su: “Le cose necessarie da sapere di Fred Weasley” in modo da non fare gaffe. George si era divertito un sacco, anche se era pronto a scommettere che Sam aveva odiato ogni secondo di quelle due ore. Fortunatamente l’arrivo di Lee con non solo dei vestiti per lei, ma addirittura accessori, trucchi e profumo, aveva migliorato il suo umore, almeno nei confronti di George, visto che con Fred continuava ad essere scontrosa. Fred l’aveva presa con filosofia: non era un problema suo, sarebbe stata lei quella con più difficoltà a fingere quella sera se si ostinava a comportarsi così. Tentò di farle un sorriso attraverso la stanza, ma lei in tutta risposta si voltò dall’altra parte. Fortuna che l’arrivo di George che scese le scale sembrò spezzare un attimo l’aria tesa che regnava in salotto.
«Per non volerci andare a questa cena ti sei vestita piuttosto bene» osservò Geroge, facendo un sorriso a Sam, sperando che cogliesse la battuta e non si arrabbiasse ancora di più.
«Passerò una serata ad essere squadrata in modo malevolo…non volevo fornire più motivi per criticarmi» rispose lei, stringendosi nelle spalle.
«Di sicuro non potrà dire che non ti sai vestire» concordò Fred, annuendo, sperando che la tempesta fosse passata.
«Non avrebbe potuto in ogni caso, dopotutto sono italiana io» rispose lei, guardandolo in modo glaciale. Fred sospirò, quando gli aveva urlato contro che di sicuro Angelina si sarebbe accorta che in lei non c’era la minima traccia di magia e che avrebbe messo nei guai tutti loro, aveva capito perfettamente perché Sam se l’era presa: non solo aveva paura di perdere la memoria, cosa di per sé più che legittima, ma aveva anche paura di aver messo nei guai loro due seguendoli fin lì. In fondo urlargli contro era il suo modo di fargli capire che si stava preoccupando per lui.
«Andiamo Sam!» esclamò quindi «è solo una cena ed andrà tutto bene! Per farmi perdonare domani farò tutto quello che vuoi» sapeva di aver fatto centro con quella proposta: dopo poco, infatti, l’espressione di Sam da arrabbiata divenne pensierosa. Fred poteva quasi vedere i pensieri prendere forma nella sua mente, mentre l’orgoglio litigava col desiderio di accettare l’offerta di Fred.
«Ok» disse alla fine, l’orgoglio aveva palesemente perso «quindi domani negozio chiuso e passeremo una giornata nella Londra babbana: vietate le magie ad entrambi! Almeno sarò io nel mio elemento naturale!»
Fred guardò George, quindi, in contemporanea, annuirono; era deciso: il giorno dopo sarebbero stati due babbani qualunque. George in realtà non potè fare a meno di chiedersi cosa c’entrava nei battibecchi di quei due, ma, in fondo, l’idea di passare un giorno da babbano lo interessava, quindi non protestò. Si avvicinò a Fred, mettendogli una mano sulla spalla, ed indicandogli con un cenno del capo l’orologio appeso sopra il camino. Fred annuì ed invitò Sam a prenderlo sottobraccio, la ragazza lo squadrò per un po’ con aria trova, quindi, non senza un sospiro di rassegnazione, afferrò il braccio di Fred.
«Ci vediamo da Angelina!» esclamò questo,rivolgendo si a George, che annuì. In breve Fred e Sam furono avvolti dall’oscurità pressante ed opprimente tipica della materializzazione che, in un secondo, svanì, lasciandoli davanti una piccola villetta, in quello che appariva un tranquillo quartiere residenziale di una città. Fred fece qualche passo in avanti, ma Sam gli conficcò le unghie nel braccio.
«Ahi! Ma sei impazzita?» domandò in un sibilo, mentre si voltò verso la ragazza, accorgendosi solo ora del suo pallore innaturale e della sua difficoltà a respirare: aveva dimenticato quando fosse sgradevole la prima materializzazione. La condusse su un muretto, dove potè sedersi e chiudere un attimo gli occhi, in cerca del suo equilibrio, che sembrava essere rimasto a Diagon Alley.
«Siamo in ritardo, non è il caso di sentirsi male!» esclamò George gioviale, apparendo con un pop accanto a loro. Sam scosse la testa, ma i gemelli erano certi d averla vista aprire la bocca e chiuderla subito dopo, forse perché credeva che altrimenti avrebbe vomitato. Ma dopo poco la ragazza rialzò il capo, guardandoli negli occhi con un mezzo sorriso.
«Certo che voi maghi avete uno stomaco di ferro» osservò sorridendogli. Fred e George scoppiarono a ridere, certi che oramai si fosse ripresa, quindi Fred le porse nuovamente il braccio e la fece alzare, dirigendosi con lei e il fratello a casa di Angelina. Nel frattempo tutti e tre cominciavano a sentire una certa ansia, qualcosa nel loro piano poteva essere andato storto e se Angelina avesse scoperto tutto sarebbero stati grossi guai. George allungò un braccio per bussare educatamente alla porta, reprimendo un sorriso nel sentire Sam chiedere a Fred quante probabilità ci fossero che la cena fosse stata annullata. La risposta, anche se era ovvia, si palesò in breve davanti ai suoi occhi, dato che Angelina aprì la porta da lì a due secondi, facendo intravedere una tavola apparecchiata alla perfezione.
«Buonasera ragazzi! La vostra solita puntualità oggi ha vacillato…» li salutò, mentre i suoi occhi scuri dardeggiavano in direzione di Sam.
«Andiamo Angie, sai benissimo che voi donne ci mettete troppo a prepararvi! E guarda caso oggi con noi ce n’è una» rispose George, con uno dei suoi immancabili sorrisi che la padrona di casa ricambiò.
«Giusto non mi sono presentata, che maleducata! Piacere Angelina» disse, porgendo la mano in direzione di Sam, che, con grande sorpresa dei gemelli, la afferrò senza un minimo di esitazione e con un sorriso da fare invidia a Gilderoy Allock.
«Piacere Samantha»
«Samantha…che nome aggressivo» osservò Angelina, invitandoli ad entrare, mentre rivolgeva a Sam un’occhiata affatto amichevole.
La cena, nonostante le preoccupazioni di Sam, andò piuttosto bene: Angelina non sembrava interessata a sapere come si erano conosciuti lei e Fred,ma più che altro a farle notare quanto lei lo conoscesse meglio, quante esperienze che non poteva nemmeno immaginare avevano condiviso ad Hogwarts.
«E tu in che casa eri Sam? Non mi pare di averti mai visto» le chiese ad un tratto e Fred si voltò istintivamente a guardarla.
«Oh io non ho studiato ad Hogwarts, sono italiana» rispose lei tranquillamente, bevendo un sorso di vino elfico. Fred osservò George, ma il gemello non intercettò il suo sguardo: sapevano nulla sull’istruzione magica in Italia?
«Davvero? Che cosa interessante!» esclamò Angelina «E come si chiama la vostra scuola?»
«Astra Fideles ed è la scuola più antica dopo l’Accademia di Magia in Grecia, difatti fu fondata proprio in seguito all’influenza dei maghi Greci nel mondo Romano.» rispose lei, con una certa sicurezza.
«E non avete delle Case?» domandò Angelina, apparendo vivamente interessata. Approfittando della distrazione della ragazza George fece in tempo a sussurrare a Fred:
«Ci ha dato una mano Hermione! Credo cheSam abbia imparato a memoria quello che è scritto in Compendio dell’istruzione magica in Europa». Fred trattenne a stento una risata, quindi si concentrò su ciò che stava dicendo Sam. «Non proprio…noi le chiamiamo Sectiones e sono loro a scegliere noi, un po’ come le bacchette, abbiamo un vaso pieno di gemme ed ogni studente nuovo ne prende una che diventa del colore della Sectio che gli tocca. Ce ne sono sei ed ognuna ospita gli studenti più adatti ad un particolare tipo di insegnamento magico, tutti gli studenti seguono tutti i corsi, ma hanno più ore della materia che caratterizza la Sectio dove sono stati collocati.»
«E tu dov’eri?» domandò Angelina che era interessata, dopotutto, e, per gli unici cinque minuti della serata, non stava facendo finta di trovare Sam degna di nota.
«Nella Sectio Augustea, quella di Difesa contro le Arti Oscure. Poi c’erano quelle di Pozioni, Trasfigurazione, Incantesimi, Erbologia e Aritmanzia, che da noi è obbligatoria»
Anche Fred era interessato alla scuola magica italiana, mentre George, che aveva ascoltato il discorso innumerevoli volte, si stava servendo per la terza volta di pasticcio di carne, senza preoccuparsi di lasciarne un po’, eventualmente, anche per gli altri.
Sam continuò a parlare della “sua” scuola di Magia per quaranta minuti buoni, illustrando che i corsi duravano nove anni (dagli undici ai venti), ma che negli ultimi due gli venivano insegnate solo le cose attinenti al mestiere che volevano svolgere una volta usciti, che tra le varie Sectiones non c’era alcuna competizione, come la Coppa delle Case, ma che alla fine di ogni anno la Sectio che aveva il maggior numero di studenti con ottimi voti aveva il privilegio di addobbare l’edificio della scuola con i propri colori nelle occasioni importanti, che c’era una coppa di Quidditch interna alla scuola, ma che nelle squadre erano ammessi solo gli studenti dal terzo anno in su. Solo dopo che ebbero sviscerato ogni minuzia su Astra Fideles, Angelina si rivolse con un sorriso a Fred, chiedendogli:
«Beh, ma Fred, coma hai fatto a conoscerla allora?»
Fred sospirò, sinceramente sperava che non toccasse a lui improvvisare quella parte.
«Si fa presto a dirlo…un mese fa la scuola l’ha mandata a Londra per imparare meglio la nostra lingua, dato che aspira ad entrare a lavorare alla Gringotts come Spezzaincantesimi e siamo stati contattati per sapere se potevamo impiegarla nel nostro negozio. Sai, in Italia il Ministero è convinto che il modo migliore per apprendere una lingua sua lavorare, così hanno diretto contatto col pubblico…in ogni caso si è presentata alla nostra porta e..beh credo sia stato colpo di fulmine per entrambi!»
concluse, allungandosi per prendere la mano di Sam, guardandola con occhi languidi. Nel fare questo incrociò il suo sguardo sognate e, per poco, fu convinto che sarebbero scoppiati a ridere tutti e due, rovinando tutto, ma fortunatamente riuscirono a trattenersi.
«Che storia romantica! Un cordiale ragazzi?»
«Volentieri Angie…ma poi dobbiamo scappare, domani dobbiamo lavorare» osservo George, poggiando i gomiti sul tavolo ed intrecciando tra loro le mani, lanciando un sorriso in tralice al fratello, che rispose con un ghigno identico: erano stati tre attori perfetti.
Dopo qualche secondo Angelina torno con un vassoietto con dei bicchieri pieni di liquido trasparente che, come spiegò, era il miglior distillato di Madama Rosmerta, che si era fatta inviare direttamente da Hogsmeade. Sam rifiutò il suo, dicendo che non amava molto i distillati, mentre Fred e George non si fecero troppi complimenti a buttare giù il loro.
Una strana sensazione di freddo e pesantezza li invase non appena lo ebbero ingoiato e, in una sincronia perfetta, rabbrividirono. George cercò lo sguardo del gemello interrogativo, ma Fred si limitò ad indicare col capo l’immenso piatto di pasticcio di carne, ora vuoto, che loro due avevano svuotato quasi da soli, come se desse a quello la colpa di quella strana sensazione.
«Beh è stato un piacere, ma dobbiamo proprio andare!» esclamò Fred alzandosi dal tavolo, seguito poco dopo da Sam, ch gli afferrò il braccio dicendo ad Angelina quanto era stata incantevole la serata e quanto fosse una cuoca superba. Tacendo i ringraziamenti di Sam e scherzando allegramente con George, la ragazza li accompagnò alla porta e, una volta giunti nel cortile gli diede la buonanotte, lasciandoli liberi di smaterializzarsi al negozio.
«Beh ci vediamo a casa!» disse George in direzione del fratello, Fred annuì e provò a smaterializzarsi, senza ottenere risultati, si scambiò un’occhiata interrogativa con George, che la ricambiò per un secondo, prima di fare un sorrisetto e sparire dalla loro vista.
«Tutto bene?» gli domandò Sam, Fred annuì e riprovò: stavolta la pressante oscurità li trascinò al negozio.


Scusate per il ritardo con cui posto questo capitolo, ma sono stata alle prese con i test di ammissione, fortunatamente ora che ho finito davanti a me c'è un altro mese di vacanza ad attendermi!
Spero di avervi soddisfatto anche con questo capitolo, e vi chiedo scusa per aver lasciato perdere per un attimo la situazione alla Tana, ma mi son lasciata prednere la mano e il capitolo rischiava di diventare davvero troppo lungo! A breve comunque arriverà il prossimo, in cui scopriremo cosa combina Andrea, prometto!
Un grazie speciale a Pri e Pia_mi_idola_XS che non mancano mai di recensire questa fic! Sono contenta che vi piaccia =)
E pri...non sono ancora del tutto certa di eventuali accoppiamenti nella storia, ma diciamo che in parte potresti averci azzeccato =)
A presto col prossimo capitolo e.. RECENSITE!!! ;)
  
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