Anime & Manga > Boku no Hero Academia
Segui la storia  |       
Autore: BlueMagic_96    28/02/2022    5 recensioni
[TodoBakuDeku]
Izuku, Shouto e Katsuki si frequentano regolarmente da quasi due anni ma nessuno di loro ha ancora avuto il coraggio di dirsi ‘ti amo’. Quando questo taboo viene infranto, è il panico. Incomprensioni e ripensamenti minacciano di allontanarli e, dopo un’attenta riflessione, i tre Eroi decidono di discuterne meglio a cena.
Una cena a lume di candela in un elegante ristorante italiano.
+++
NB: questa one shot è collegata ad altre cinque precedenti che ho scritto (i link li trovate a inizio fic) ma può essere letta separatamente, non è necessario avere letto le altre. Le ho pubblicate separatamente perché hanno rating differenti.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Fuyumi Todoroki, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou, Shouto Todoroki
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Et voilà, ecco la seconda parte! Come al solito spero vi piaccia e non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate <3 Vivo per i vostri commenti, davvero!


“Non lo so, mamma! Mi sono reso ridicolo e per cosa? E’ ovvio che non provino le stesse cose che provo io, e probabilmente li ho mandati in crisi perché non sanno come dirmi che per loro è sempre stato sesso e niente di più. Cioè, non che mi dispiaccia... il sesso con loro è wow, sia chiaro, però... oddio ma che sto facendo? Scusami, scusami davvero, non so che mi è preso! Dio, cos’ho che non va?! Perché sto parlando a mia madre della mia vita sessuale?!” Izuku si mise le mani tra i capelli e seppellì il volto tra le sue stesse braccia, appoggiandosi al tavolo e desiderando solo sparire.

Inko Midoriya provò ad intervenite ma suo figlio riprese subito da dove si era interrotto: “Comunque il problema non sussiste, tanto dubito che vogliano ancora fare sesso con me, ma se proprio dovessero averne ancora voglia mi accontenterei di quello che avevamo prima. O forse no... oddio, non lo so!” disse Izuku con voce tremante e instabile.

Con le dita tamburellava nervosamente sul bicchiere di vetro che sua madre gli aveva dato poco prima e le gambe si muovevano ritmicamente sotto al tavolo.

Era chiaramente in ansia e Inko ne ebbe la conferma quando lo vide alzarsi dalla sedia e iniziare a camminare avanti e indietro di fronte a lei: “E se continuassimo a vederci e io rimanessi bloccato per sempre in questo stupido limbo? Non voglio ridurmi così, ma che posso fare?! Sinceramente non so nemmeno cosa ci trovino di attraente in me... insomma, ma li hai visti? Potrebbero avere chiunque ma continuano a stare con me e forse è anche per quello che mi ero illuso che tra noi ci fosse qualcosa di più! Chiaramente mi sbagliavo ma parte di me ancora spera che cambino idea. Oh, ma chi voglio prendere in giro?! Non ci sto capendo nulla, ho frainteso tutto sin dall’inizio e le mie predizioni si sono rivelate inutili!” esclamò, schiaffeggiandosi la fronte con una mano e torturandosi il labbro con l’altra.

“Tesoro...”
“Dobbiamo vederci tra tre giorni, mamma... sono terrorizzato! Cosa dovrei fare? Ho evitato i loro messaggi perché ero davvero arrabbiato con loro ma ora ho davvero paura che vogliano rompere con me e non so che fare! Cioè, tecnicamente non possiamo lasciarci se non stiamo nemmeno insieme... ma hai capito. Non sono bravo a rimanere arrabbiato e non voglio perderli! Non è solo per il sesso, è... è per tutto. Dirò che è stato tutto un gigantesco malinteso e che non si ripeterà più... è la cosa migliore, no? O forse posso fingere che non sia successo nulla, insomma... alla fine è quello che voleva anche Kacchan, me lo ha chiesto lui! Probabilmente anche Shouto non vorrà parlarne, però... non ce la posso fare! Mi distrugge. Pensare che non provino le stesse cose che provo io mi distrugge! Dio, sono un disastro! Sto cercando di essere il più razionale possibile, e a giudicare dalla reazione di Kacchan direi che sarebbe meglio se...”

“IZUKU MIDORIYA!” la voce squillante di Inko riempì la stanza e il ragazzo dai capelli verdi si rese improvvisamente conto di essersi assentato mentalmente per qualche secondo.

Le guance paffute di sua madre erano paonazze e i suoi occhi lo fissavano con un misto di esasperazione e preoccupazione: “Stavi borbottando di nuovo, tesoro. Calmati, per favore...” gli disse gentilmente, dopo qualche secondo di imbarazzo.
Non voleva alzare la voce con suo figlio ma era da un po’ che chiamava inutilmente il suo nome e lui chiaramente non la stava ascoltando: Inko era abituata al farfugliare nevrotico di Izuku e sapeva bene che era meglio fermarlo subito, prima che i pensieri lo sopraffacessero.

“Giusto, scusami...” Izuku sembrava mortificato e prese un profondo respiro per calmare il battito del suo cuore e ritrovare il proprio contegno, ascoltando il suggerimento di sua madre.

L’aveva chiamata quella mattina stessa perché aveva un disperato bisogno di parlarle di quanto era accaduto, soprattutto dopo aver ricevuto il messaggio di Kacchan: la sera prima gli aveva chiesto di uscire a cena, venerdì, e a quel punto il suo cervello era andato ufficialmente in tilt. Di nuovo.

Aveva provato ad affrontare la cosa da solo ma la sua ansia aveva preso il sopravvento e ora non sapeva come frenare i propri pensieri negativi e autodistruttivi.
Dal canto suo, Inko era sempre felicissima di sentirlo – specialmente da quando era tornato dagli Stati Uniti – ma non si aspettava di vederlo fino al weekend successivo e la sua visita improvvisa l’aveva colta di sorpresa: non era la prima volta che Izuku veniva da lei in cerca di consigli – avevano sempre avuto un rapporto molto aperto e sincero – ma non avrebbe mai immaginato di vederlo così sconvolto.

Quando si era presentato da lei sembrava pallido e stanco, aveva le labbra secche e rosicchiate e sotto agli occhi gli si allargavano due ombre scure per mancanza di sonno.
Oh, bambino mio... che ti hanno fatto?, era stato il suo primo pensiero, ma ora che conosceva tutta la storia aveva capito qual era il vero problema.

Izuku era sempre stato un bambino molto timido e sensibile, probabilmente fin troppo buono e generoso per questo mondo; essendo nato senza Quirk, era cresciuto con dei seri problemi di autostima – e in parte Inko si dava la colpa, per questo – ma era riuscito a superare le sue debolezze con coraggio e dedizione, diventando un Eroe brillante.
Era molto fiera di lui ma era anche ben consapevole che non fosse più un bambino; eppure a volte anche gli Eroi più coraggiosi vacillano di fronte alle loro emozioni e hanno bisogno di qualcuno che li ascolti e li guidi. Il lavoro di una madre era anche quello.

“Ascoltami bene,” gli disse, prendendolo per le spalle e invitandolo a risedersi, “non puoi sempre razionalizzare tutto. A volte devi mettere da parte il tuo quaderno e smetterla di prendere appunti” continuò, cercando di metterlo a suo agio e di farlo calmare.

Izuku la guardò con occhi attenti: “Ma...”

“No, lasciami finire” la voce di Inko era ferma e decisa. “Sarò sincera, la prima volta che mi hai parlato di questa tua relazione ero molto scettica al riguardo: trovavo tutto molto strano e non capivo, perché non avevo mai pensato a te come a quel tipo di persona. Ochaco mi piaceva e mi è dispiaciuto sapere che vi eravate lasciati, ma ho pensato che fosse giusto lasciarti sperimentare. Mi sono detta che sei giovane e che certe curiosità sono normali, alla tua età. Poi ti ho visto in tv insieme a loro e ho capito: ho visto come ti illumini ogni volta che parli di loro, e la complicità tra voi è innegabile. Non sono ancora pienamente convinta di questa... cosa a tre, ma so che ti rendono felice ed è tutto quello che mi serve” confessò.

Izuku sentì gli occhi riempirsi di lacrime: “Sì, lo so... può sembrare strano dall’esterno ma...”

“Non è questo il punto, caro” lo interruppe lei, prendendogli la mano. “Sei innamorato e non c’è nulla che tu possa fare per cambiarlo. Forse in futuro questo amore scomparirà o si trasformerà in qualcos’altro, chi lo sa, ma al momento li ami e hai tutto il diritto di dirlo ad alta voce. Per cui lascia che ti dica una cosa: non ti azzardare mai più a chiedere scusa per i tuoi sentimenti. Mai!” era da tempo che Izuku non vedeva uno sguardo così serio sul volto di sua madre.

“Le tue emozioni non sono qualcosa che devi nascondere o di cui ti devi vergognare, e soprattutto non sono mai sbagliate. Mettitelo bene in testa. Hai fatto la cosa giusta a dire espressamente come ti senti e non è colpa tua se loro non erano pronti” affermò la donna, asciugandosi gli occhi umidi di lacrime. Anche Izuku era commosso ma non riuscì a dire nulla perché Inko riprese a parlare e aggiunse qualcosa che lo lasciò senza parole: “Ora, è vero che Bakugou non mi è mai piaciuto troppo, ma...”

“M-Mamma?!” squittì Izuku, scioccato. Sapeva che sua madre non aveva sempre approvato quella relazione, specialmente all’inizio, ma non aveva mai pensato che ci fosse dell’altro sotto.
 
“Che c’è? Davvero pensavi che non sapessi nulla di quello che succedeva a scuola? O che non mi importasse? Non hai idea di quante volte sono stata nell’ufficio del preside! Ho provato anche a trasferirti in un’altra scuola ma quando te ne ho parlato hai iniziato a sbraitare e a dire che volevi rimanere con i tuoi amici, e a quel punto ho fatto un passo indietro. Eri abbastanza grande per prendere le tue decisioni da solo e volevo rispettarle, anche se forse avrei fatto meglio ad impormi di più. Chissà...” disse, pensierosa. “Non ho mai capito esattamente perché nonostante tutto fossi così legato a Katsuki...”

Izuku non credeva alle proprie orecchie: “I-Io non so cosa dire. Kacchan non è la persona più facile da avere attorno, è vero, ma posso assicurarti che è una delle più attente e sincere. Ne abbiamo parlato e si è scusato per tutto quanto. Sta cercando di essere una persona migliore. E’ una persona migliore.”

“Lo so, mi fido di te ed era proprio lì che volevo arrivare! Bakugou non mi è mai piaciuto troppo ma ho visto quanto è cambiato nel corso degli anni e penso che in buona parte sia grazie a te. E’ sempre stato un ragazzino difficile ma sono convinta che a modo suo ti abbia messo su un piedistallo e per quanto io possa essere diffidente so che ti ha salvato la vita più volte e di questo gli sarò sempre grata” lo rassicurò lei. “Avete sempre avuto uno strano rapporto, voi due...” disse, ripensando a quando erano solo due marmocchi spensierati, “Sai, tecnicamente siete sposati.”

Izuku sputò l’acqua che stava per deglutire e per poco non si strozzò: “Che cosa!?!”

Inko scoppiò a ridere: “Scusa, avrei dovuto prepararti alla notizia! Sì, probabilmente non te lo ricordi ma quando avevate cinque anni gli hai chiesto di sposarti... lui ha accettato, ovviamente. Sono stata io a dichiararvi marito e moglie, adesso che ci penso!”

Izuku arrossì dalla testa ai piedi ma non riuscì a trattenere un sorriso: “Fammi indovinare... io ero la sposa?”
Inko sogghignò: “In realtà...”
“NON CI CREDO!”

“Già. Non ricordo esattamente come, ma in qualche modo lo hai convinto ad essere tua moglie. C’entrava qualcosa il fatto che lui stesse meglio vestito di bianco...” disse Inko, scoppiando in una risata cristallina.

“Dio, che imbarazzo...” mormorò Izuku, anche se per un attimo si dimenticò dei suoi problemi e immaginò se stesso di fronte ad un finto altare, la mano di Katsuki tra le sue.

“No, è una cosa molto tenera, invece” rispose sua madre, accarezzandogli dolcemente la guancia.

Rimasero in silenzio per qualche secondo, poi Inko riprese a parlare: “Non conosco molto bene Todoroki ma so per certo che pende dalle tue labbra e che si preoccupa moltissimo per te. Ho visto come ti guarda, tesoro, e se posso permettermi ce l’ha scritto in fronte che è cotto di te: dalla prima volta che ha messo piede in questa casa, quando ancora eravate alla Yuuei, ho visto sempre e solo ammirazione e affetto per te nei suoi occhi. Sinceramente non so perché sei convinto che non provino le stesse cose che provi tu...”

“Perché... beh, te l’ho detto come hanno reagito! Non hai visto le loro facce ma...”

“Da quanto ricordo Bakugou non è mai stato un granché con le parole e mi sembra di capire che Todoroki non sia da meno. Secondo me il problema è che parlate lingue diverse, tutto lì. Non saprai mai come si sentono se non ne parli apertamente con loro” disse, riempiendogli nuovamente il bicchiere di acqua fresca.

“Le persone amano in modi diversi, Izuku. Sei saltato subito alla conclusione che loro non ti amino solo perché non hanno reagito come avresti reagito tu, ed è qui che ti sbagli! Magari semplicemente non sono ancora pronti a dirlo, o magari non sei l’unico che ha bisogno di qualche parola di conforto. Potresti averli involontariamente messi di fronte a qualcosa a cui non avevano ancora pensato, ma questo non significa che non ti amino. Forse dovresti solo fare un passo indietro e lasciare che il tempo faccia il suo corso, senza per questo negare quello che provi. Sii sincero” gli suggerì.

Izuku non sapeva cosa dire, sua madre era sempre una risorsa inesauribile di saggezza: “Hai ragione, devo aprire la mente e cercare di vedere le cose dalla loro prospettiva. Forse sono stato troppo impulsivo e ho giudicato troppo in fretta... ma se avessi ragione e loro davvero non mi volessero in quel senso?”

“Dovete vedervi tra qualche giorno, giusto? Usa quest’opportunità per capire meglio la situazione! Sei mio figlio e ti voglio bene, qualunque cosa tu decida di fare, ma da madre è il mio lavoro dirti quando secondo me stai facendo uno sbaglio: se vai là e fingi che non sia successo nulla ti condannerai ad un futuro di dubbi e rimpianti. Sei davvero disposto a vivere una vita del genere solo perché hai paura di scoprire una verità che preferiresti non conoscere?”


+++


“Vuoi stare fermo, per favore!?” sibilò Katsuki mentre cercava di sistemare la cravatta di Izuku.
“Scusa, mi fai il solletico...” rispose questo, abbassando il mento per ammirare le dita del biondo che armeggiavano con il tessuto verde che gli pendeva dal collo.

Kacchan era così vicino che Izuku riusciva a distinguere l’odore fruttato del suo shampoo e quello fresco e inebriante del suo profumo: la sua espressione seria e concentrata lo rendeva ancora più bello del solito e la camicia borgogna che indossava metteva in risalto i suoi occhi rossi, creando un contrasto affascinante con il chiarore di pelle e capelli. I
zuku cercò di non fissarlo troppo intensamente perché non voleva sembrare disperato, ma parte di lui gli avrebbe volentieri strappato quei bei vestiti di dosso.

“Le ragazze hanno i tacchi, noi abbiamo le cravatte. Smettila di frignare come un bambino!” lo rimproverò Katsuki, troppo concentrato sul suo lavoro per notare lo sguardo affascinato di Izuku.  

“Lo sai che non sono bravo con queste cose...” si imbronciò quest’ultimo, indicando i propri vestiti eleganti.

“Non piacciono nemmeno a me, ma è così che gira il mondo” rispose il biondo, lisciandogli la camicia con il palmo della mano e annunciando così la fine della sua opera; a differenza di quella di Izuku prima del suo arrivo, la cravatta nera di Katsuki era perfettamente annodata e il suo look era semplicemente impeccabile.

Shouto ha ragione, pensò Deku, dovremmo bruciargli tutti i pantaloni sportivi e le magliette sformate per rimpiazzarle con camicie e completi eleganti... ma scacciò immediatamente quei pensieri.
Amava troppo le felpe e le tute di Katsuki per liberarsene tanto facilmente.

“Dovevi proprio prenotare in un ristorante così sofisticato? Uno qualunque sarebbe andato bene, lo sai...” disse invece.

“Seriamente?!” Katsuki lo fulminò attraverso lo specchio, mentre con le dita si sistemava i capelli recentemente spuntati, “Sei tu quello che si lamenta perché non usciamo mai insieme... non è un mio problema se a venticinque anni ancora non sai ancora annodarti la cravatta!” ruggì il biondo, completando il suo look con un’elegante giacca nera.

“Ok, ok, ho capito!” disse Izuku, alzando le mani in segno di resa, “Era giusto per dire...”
“Beh, non dire niente, allora. Se davvero devo mangiare in un ristorante voglio almeno che sia un ristorante decente!” affermò l’altro, voltandosi verso Izuku e squadrandolo da capo a piedi.

Il ragazzo indossava una camicia bianca a strisce verdi che si intonava perfettamente con i suoi ricci smeraldini e con la pelle lentigginosa: i capelli erano un po’ più lunghi del solito e leggermente tirati indietro per mettere in risalto i suoi tratti dolci e quasi femminili; un gilet scuro completava il look, insieme alla tanto odiata cravatta e ad un paio di pantaloni neri.

Forse Shouto ha ragione, dovremmo vestirci così più spesso.

“Andiamo, siamo già in ritardo!” disse invece, incitando Deku con una leggera pacca sulla spalla e cercando di ignorare la strana sensazione che gli stava formicolando nel ventre. “Stai bene, Nerd” ammise infine.
Sapeva che Deku non si prendeva mai troppo sul serio e che probabilmente si sentiva a disagio in quei vestiti perché... beh, perché era un idiota, ecco perché!

Izuku, che in effetti si stava già preoccupando di apparire ridicolo, prese un grosso respiro di sollievo quando sentì quelle parole: “Grazie, lo apprezzo molto” disse sinceramente. Si sporse verso di lui come per dargli un bacio ma si tirò indietro subito dopo, chiedendosi se fosse appropriato o no, vista la situazione.

Bakugou gli sorrise con un accenno di amarezza negli occhi: quel gesto non gli era sfuggito e non riusciva a fare a meno di pensare che non si erano ancora baciati dall’ultima volta che si erano visti.

Izuku aveva deciso di passare una serata tranquilla e spensierata insieme ai suoi due compagni: vedrò come andrà la serata e agirò di conseguenza. Devo ancora chiarire alcune cose nella mia testa e sento che questo è l’unico modo per farlo.
Katsuki, dal canto suo, era seriamente preoccupato che Izuku volesse lasciarlo: aveva paura che tirare fuori l’argomento sarebbe stato controproducente e aveva quindi deciso di posticipare il più possibile la discussione.
Devo guadagnare tempo... mi assicurerò che passi una bella serata e aspetterò il momento giusto per parlare.

Con questi pensieri in testa, uscirono dall’appartamento di Izuku e attraversarono il parcheggio interno del palazzo per raggiungere la macchina di Katsuki: avevano entrambi la patente – a differenza di Shouto, che era negato per tutto ciò che aveva a che fare con qualunque tipo di tecnologia moderna – ma Kacchan aveva insistito per venirlo a prendere e Izuku non era nessuno per dire di no; odiava guidare.

“Merda!” imprecò Katsuki, seduto al posto del conducente, “Dammi le chiavi, ho dimenticato il portafoglio” continuò, aprendo il palmo di fronte a Izuku e aspettando che questo gli passasse il mazzo di chiavi. “Aspetta qui, torno subito” aggiunse subito dopo, uscendo dalla macchina. Izuku lo osservò correre verso il palazzo e scomparire oltre la porta principale.

Mentre aspettava pazientemente il suo ritorno pensò che sarebbe stata una buona idea accendere la radio per ascoltare un po’ di musica, ma se ne pentì subito.
A quanto pare non era musica, quella che Kacchan ascoltava quando era da solo in macchina:



 “... ora prendete un profondo respiro e rilasciate tutti i pensieri negativi che avete accumulato nelle ultime ore. Inspirate. Raccogliete tutta la rabbia, accettatela, fatela vostra... e ora espirate. Rilasciate, così. E ancora. Ricordate: non possiamo sbarazzarci di tutte le energie negative che ci circondano, ma possiamo imparare a contenerle e ad usarle a nostro vantaggio. Bene. Ora di nuovo. Sono qui per aiutarvi a gestire la vostra rabbia, così che...”



“Che cazzo stai facendo?!” tuonò Kacchan, aprendo lo sportello.

Izuku trasalì e cercò di spegnere la radio, ma gli ci vollero una serie di tentativi prima di riuscirci: “K-Kacchan, sei tornato! Hai fatto in fretta...” sorrise, anche se ormai era tardi per dissimulare.
Si sentiva come se avesse sorpreso Kacchan a guardare un video porno e non sapeva cosa dire; anzi, forse in quel caso sarebbe stato meno imbarazzante e sicuramente più facile da processare.

Si fissarono per una manciata di secondi, finché Katsuki si decise a rompere il silenzio: “Mi aiuta ad affrontare il traffico, ok?” si imbronciò, arrossendo e mettendo in moto la macchina, diretto al ristorante.
Izuku si limitò a guardarlo con un sorriso: sapeva che Kacchan stava lavorando su se stesso e sul proprio caratteraccio, ma non immaginava avesse preso la cosa tanto seriamente.

Il vero motivo per cui Katsuki ascoltava podcast di meditazione guidata mentre viaggiava, però, non era esattamente il traffico: in quanto Eroe sapeva di dover migliorare il proprio rapporto con il pubblico, ma principalmente voleva diventare una persona migliore per i suoi amici e, soprattutto, per Izuku e Shouto.

Era già stato da un paio di psicologi quando era un ragazzino e al momento ne vedeva uno due volte al mese, ma da quando aveva scoperto che nel tempo libero poteva ascoltare video e podcast rilassanti non riusciva a farne a meno. Lo aiutavano molto, anche se si sentiva stupido.

Il resto del viaggio proseguì molto tranquillamente: Izuku gli chiese dell’operazione a Sapporo e Katsuki gli parlò di alcuni sviluppi sulle indagini; per il resto del tempo rimasero in silenzio, quel tipo di silenzio che puoi permetterti solo con le persone che ti sono più vicine e con cui ti senti più a tuo agio.

Avevano quasi raggiunto la loro destinazione quando a momenti una macchina li tamponò ad un incrocio: “Cristo santo! Se non sai guidare perché non ti compri un fottuto triciclo, al posto di un SUV, eh?! Sì, parlo con te, stronzo! Chi cazzo te l’ha data la patente?! Li vedi quei triangolini bianchi? Sai cosa significano? SIGNIFICANO CHE DEVI DARE LA PRECEDENZA, BRUTTA TESTA DI CAZZO!” Katsuki aveva abbassato il finestrino e stava urlando all’altro conducente, che nonostante avesse torto non la smetteva di insultarli e di suonare il clacson. “Suona ancora quel maledetto clacson e giuro che faccio saltare in aria quell’inutile cervello che ti ritrovi e te lo infilo su per il...”

Kacchan!” Izuku lo riportò alla realtà e lo convinse ad andare avanti per la sua strada, “Sai, è in momenti come questo che dovresti ascoltare la gentile signora alla radio e contare fino a dieci...” gli disse con un sorriso divertito. C’era qualcosa di stranamente familiare nel sentirlo brontolare  al suo fianco.

“Vaffanculo! Ma l’hai visto? Dio, quanto odio la gente...” ruggì il biondo, stringendo i denti.

Izuku aspettò che si calmasse poi, senza dire nulla, riaccese il podcast:



 “... possiate apprezzare le belle cose che la vita ha da offrirvi e...”



Katsuki spense subito la radio e lo fulminò con lo sguardo: “Sai, devi ringraziare la gentile signora alla radio se non ti butto fuori dalla macchina in questo preciso momento!”


+++


Siccome era fuori città, impiegarono più tempo del previsto per arrivare al ristorante: nessuno di loro voleva essere visto in pubblico da persone che potevano facilmente riconoscerli e rovinare la loro serata; allontanarsi dalla loro area lavorativa e residenziale era una delle poche cose che potevano fare al riguardo.
Fondamentalmente, non volevano attirare l’attenzione dei media.

Non che si vergognassero della loro sessualità – il mondo era pieno di Eroi ed Eroine omosessuali – ma non volevano diventare il nuovo argomento di discussione popolare: i giornali avrebbero banchettato per mesi alla notizia che tre dei più noti Eroi emergenti del Giappone uscivano insieme.

Per quanto amasse essere sempre al centro dell’attenzione, Katsuki era molto riservato sulla sua vita privata e Shouto non poteva gestire un altro scandalo mediatico, al momento: in tv si discuteva ancora di Touya e delle peculiari dinamiche della famiglia Todoroki, per non parlare della sua rottura con Yaoyorozu.

Anche Izuku sapeva bene come fosse vivere una relazione pubblica – tutti sapevano di lui e Ochaco, quando stavano insieme – e sapeva anche che, nonostante le sue numerose ansie e paranoie, era capace di gestire quel tipo di pressione; questo non significava che avesse voglia di rituffarsi in quel tipo di situazione, però.

L’opinione pubblica, la tensione continua, le domande impertinenti e troppo personali durante le interviste... se il pubblico avesse iniziato a guardarli diversamente anche la loro relazione ne avrebbe risentito e sarebbe diventato un inferno. Nessuno di loro ne aveva voglia.

Un’altra delle ragioni per cui non erano mai usciti insieme seriamente era che... beh, non erano ufficialmente fidanzati e cenare insieme in un ristorante di lusso era una cosa che di solito facevano i fidanzati, non certo gli scopamici. Il massimo che si concedevano, ogni tanto, era mangiare qualcosa in un fast-food o bersi una pinta in un pub di periferia, dove avevano più probabilità di passare inosservati indossando abiti trasandati, occhiali e berretti.

Il fatto di non poter avere un appuntamento normale con Katsuki e Shouto aveva iniziato a pesare sulle spalle di Izuku, ultimamente, ma capiva e rispettava la reticenza degli altri due: poi, dal nulla, avevano preso iniziativa e gli avevano chiesto di uscire; Deku sapeva che lo avevano fatto per lui – Katsuki odiava la gente e Shouto si sentiva a disagio nei luoghi affollati – ma non capiva esattamente perché.

“Dove cazzo è finito?!” brontolò Bakugou, riportando Izuku alla realtà.

Erano seduti ad un tavolo elegantemente apparecchiato e stavano aspettando l’arrivo di Todoroki: “Rilassati! Sarà qui a momenti!” gli disse Izuku, cercando di calmarlo. Sapeva che Kacchan era una persona molto meticolosa e puntuale ma Shouto era in ritardo solo di qualche minuto e il biondo stava decisamente esagerando.

“Posso portarvi qualcosa da bere, signori?” un cameriere con un sorriso gentile si avvicinò al loro tavolo.

Izuku non aveva la più pallida idea di cosa rispondere e si voltò verso Katsuki: “Erm, non saprei...”

“Sì, il solito” il biondo alzò lo sguardo spazientito sul cameriere, mettendolo in soggezione. Il poveretto non poteva sapere che il nervosismo di Katsuki non era rivolto a lui. “Chiedi pure a Francesco, lui lo sa” continuò l’Eroe, notando l’espressione intimidita del cameriere e ricordandosi di essere gentile, “... grazie”.

“Il solito?” chiese Izuku non appena furono soli.

Pensavo che odiasse i ristoranti... chi è questo Francesco? Un’improvvisa scintilla di gelosia e sospetto lo colpì, ma cercò di spegnerla immediatamente. Non essere stupido.

Katsuki alzò gli occhi al cielo: “Sì, conosco il proprietario di questo posto, è un grandissimo chef. Ho seguito uno dei suoi corsi di cucina, qualche anno fa, e siamo rimasti in contatto” gli spiegò. “D’altra parte ero il suo miglior studente” aggiunse con un sorriso compiaciuto.

Izuku voleva saperne di più su queste fantomatiche lezioni di cucina e presto scoprì che Francesco era un uomo di mezza età, padre di quattro figli e felicemente sposato. Decisamente non un potenziale rivale.
Senza dubbio era un brav’uomo, però, perché aveva giurato a Katsuki assoluta riservatezza.

Aveva garantito loro un tavolo privato nel suo ristorante, lontano da occhi indiscreti: li aveva messi in un’area piuttosto isolata, separata dalla stanza principale, insieme ad un paio di altre prenotazioni; data l’ampiezza della sala, ogni tavolo era abbastanza distante da garantire la privacy di tutti i commensali.

Dopo qualche minuto il cameriere servì loro un vino dolce e speziato, insieme ad un cestino pieno di pane e grissini appena sfornati: “Offre la casa” disse il ragazzo, con un impercettibile inchino.

Izuku lo ringraziò e si voltò verso Katsuki, che si stava già portando il bicchiere alle labbra: “Kacchan, no! Dobbiamo aspettare Shouto” lo rimproverò.

Il biondo borbottò qualcosa sul fatto che non gli importava un bel niente dei problemi di Shouto, ma alla fine fece come gli era stato chiesto e abbassò il calice.

Non dovettero aspettare a lungo, però, perché Todoroki comparve giusto qualche minuto dopo con una rosa rossa in mano e il passo svelto di qualcuno che si sentiva osservato: c’era qualcosa di diverso in lui, qualcosa che aveva fatto voltare non solo Katsuki e Izuku, ma anche gli altri commensali.

Izuku rimase a bocca aperta: "Oh merda... dimmi che lo vedi anche tu, ti prego" disse allungando una mano verso Bakugou, che per poco non si strozzò con i grissini che stava nervosamente rosicchiando.

Sì, lo vede anche lui.


TAN TAAAAN. Cosa avrà combinato il nostro caro Todoroki? Lo scoprirete nella prossima puntata <3

Vi preannuncio che tutta questa storia sarà costellata da momenti imbarazzanti e scelte di scrittura discutibili, me ne rendo conto, ma avevo in mente troppe scenette divertenti e al limite dell'assurdo e dovevo in qualche modo metterle per iscritto.
Un esempio? Bakugou che ascolta ASMR e video di meditazione guidata. Ho esagerato? E' ridicolo?
Non lo so, ma l'idea mi faceva troppo ridere. Spero abbia fatto sorridere anche voi <3

 
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Boku no Hero Academia / Vai alla pagina dell'autore: BlueMagic_96