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Autore: Glenda    07/03/2022    1 recensioni
Questa fan fiction si colloca in corrispondenza con la quinta stagione dell'anime.
Attenzione: spoiler sulla quinta stagione e sui volumi del manga fino al 30.
Hawks sta svolgendo una missione in incognito presso l'unione dei villain, ma nelle sue indagini si è imbattuto in qualcosa di più grande di lui. La sola persona di cui pensa di potersi fidare è Endeavor, ma l'incarico che gli è stato affidato prescrive di non comunicare con nessuno. Dall'altro lato Endeavor, mentre cerca di capire cosa stia succedendo al suo collega, deve anche confrontarsi con la sua nuova posizione di numero uno e con i rimorsi del passato. La FF ha tono prevalentemente introspettivo e si concentra sul rapporto che si sta costruendo tra i due personaggi, alternando i punti di vista. Comparsate anche di Shoto Thodoroki e di Dabi, con qualche siparietto sull'unione dei villain.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Endeavor, Hawks
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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La visita a sorpresa di Hawks mi ha lasciato di pessimo umore.

Possibile che tutti facciano del loro meglio per costringermi ad indovinare cosa gli passa per la testa? Ora ci si mette persino lui. Come se non bastasse mio figlio.

Mio figlio, che fatica!

Solo l’anno scorso ero io a desiderare di poter seguire i suoi progressi (e lui mi rivolgeva a stento la parola), mentre, adesso che posso farlo, il solo gestire la sua presenza qui mi causa uno sforzo che va oltre lo sprigionare fiamme. Sento una profonda stanchezza nella mente e nei pensieri, perché non mi capisco e non mi riconosco.

È cambiato qualcosa in me? Certamente.

Ha cominciato a cambiare piano, senza che osassi riconoscerlo, nel momento in cui ho visto Shoto per la prima volta usare il potere che ha ereditato da me, quando l’ho visto uscire dalla mia ombra: quando la rabbia nei miei confronti si è trasformata in indipendenza, ed io ho iniziato a sentirmi meno pesante perché lui ha cominciato a scrollarsi la mia presenza dalla schiena.

Ha continuato a cambiare quando all’improvviso, e non per mio merito, mi sono trovato nel ruolo che ho sempre desiderato avere, quello del numero uno - e non è stato un trionfo, è stata una sostituzione: quando ho capito che vivere nell’ombra di un altro forse era più facile, che l’ambizione è una grande forza se la si rivolge contro qualcuno, ma che lasciata a se stessa è solo un ghigno crudele nel tuo specchio. Che quando la rabbia si sgonfia rischia di spalancare voragini, e dentro quelle voragini vedi te stesso e quello che hai fatto di te, e degli altri.

E poi, all’improvviso, mi sono trovato a guardare la morte in faccia, e dalle ferite di quello scontro è riuscito a passare un solo pensiero: che ho perso un figlio, ma che forse posso ancora fare in modo che gli altri tre si sbarazzino del mio peso. Che insieme al mio sangue, da quelle ferite può scivolare via anche l’ossessione della perfezione. Che i miei figli possono ancora riuscire a lasciarmi andare, a lasciarmi, un poco per volta, sparire. La cicatrice che taglia in due il mio viso è una cicatrice che sono felice di portare.

 

***

 

Ho detto a Shoto che avrei voluto allenare solo lui.

Mentivo.

La presenza dei suoi compagni di classe mi dà sollievo.

Midorya Izuku e Katzuki Bakugo sono due adolescenti esattamente come ci si aspetta che due adolescenti debbano essere: il primo entusiasta, volenteroso, educato, il secondo irruente, aggressivo, con un’ambizione prorompente che però è solo sfida: semplice e comprensibilissimo desiderio di rivaleggiare.

Mio figlio non è così: lui non è né semplice né comprensibile. Mio figlio è come la superficie immobile di un lago… ciò che c’è sotto – se c’è - non si vede. La sua pacatezza non è calma: è come se tutte le emozioni più forti, quelle che nei ragazzi della sua età diventano tempesta, fossero rimaste addormentate. Ed io lo so che la colpa è mia.

Hawks è l’esatto contrario: con lui tutto sembra diventare improvvisamente facile. Lui dice ciò che pensa senza preoccuparsi delle conseguenze, punzecchia, scherza… non è il tipo che prova gusto nello sfidare gli altri a comprendere i suoi sentimenti. È tremendamente irritante, ma non posso nascondere di essermi trovato a trarre beneficio dalla sua leggerezza. Hawks non si diverte a mettere gli altri in difficoltà, al massimo provoca, ma non gioca a rimpiattino: alla fine ti sbatte la verità in faccia. Credo che lavorare in team con lui potrebbe persino piacermi.

Che gli è preso, accidenti?

Dove è finito il ragazzetto col sorriso sfacciato?

C’è qualcosa che avrei dovuto capire ed invece mi è sfuggito?

Non sono un maestro nel leggere le intenzioni, se lo fossi stato forse avrei commesso meno sbagli nella vita, ed ha ragione lui: non sono bravo nemmeno a relazionarmi con la gente, avrei bisogno di un traduttore simultaneo che decodifichi per me le aspettative altrui.

Ma ci sono dettagli che, quando sei un eroe professionista da tutta la vita, non possono sfuggirti, come la prossemica di un uomo che teme di essere osservato o minacciato: la tensione palpabile di chi sta all’erta.

...

Hawks, di cosa hai paura?

 

  
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