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Autore: Mary P_Stark    13/03/2022    1 recensioni
Bradford - 2010
Lorainne Simmons e Kennard Palmer sono entrambi volontari presso il Centro Diurno Rainbow, che si occupa di bambini e di famiglie in difficoltà. La loro amicizia si sviluppa entro le mura del Centro, oltre che fuori, e il suono di un pianoforte accompagna le loro giornate, pur se un'oscura minaccia sembra avvicinarsi per tentare di incrinare il loro neonato rapporto.
Riusciranno i due a fare fronte comune contro questo pericolo, o le loro differenze li divideranno per sempre?
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'TRILOGIA DELLA LUNA'
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8.
 
 
 
Avvolto dal silenzio più assoluto, e scrutato a vista dal resto della sua famiglia, Ken si incamminò alle spalle di zio Cassian, seguito a pochi passi dai genitori, mentre Lorainne borbottava insonnolita tra le braccia del suo uomo: "Mi serve un bourbon. O del whisky."

"Ti dai alle bevute mattutine?" ironizzò Kennard, ricevendo per direttissima le occhiate venefiche e disgustate dei genitori.

Lui non vi badò affatto e Lorainne, accennando un sorriso, replicò: "Serve a smaltire prima gli effetti dell'aconito."

"Oh, ecco" annuì lui, deponendola delicatamente su una sedia prima di avvicinarsi alla credenza contenente i liquori. Lì, versò una dose abbondante di Cognac in un bicchiere panciuto, vi aggiunse un pezzo di ghiaccio e infine tornò da Lorainne.

Lei lo ringraziò con un sorriso mentre Cassian, nell’accomodarsi a capotavola, la scrutò con attenzione e cautela, ma non necessariamente odio. Non ancora, per lo meno.

Evelin arrivò giusto in quel momento, si lanciò praticamente su una sedia accanto ai genitori, sul lato opposto del tavolo rispetto al fratello dopodiché, fissando aspramente la coppia, sibilò: "Sei una serpe in seno, Ken."

"Piantala di dire scemenze. Se avesse voluto farci del male, avrebbe ammazzato me, preso i miei documenti e poi convocato mezzo branco per far fuori voi" le rinfacciò aspro Kennard, accomodandosi al fianco di Lorainne per sorreggerla.

Lorainne si appoggiò a lui con naturalezza, sorseggiò il liquore aromatico dalla mano protesa di Kennard e Cassian, nell'intrecciare le mani sul tavolo, domandò cauto, con tono fermo ma non necessariamente scortese: "Posso sapere il suo grado?"

"Non sono così alta in grado da avere un titolo, mi spiace. Né sono qui per farvi del male. Se avessi voluto, avrei fatto esattamente quello che ha detto Ken un minuto fa" mormorò Lorainne, sbadigliando subito dopo. "Mi scusi... gli effetti dell'aconito sono terribili."

"Ne siamo a conoscenza. Per questo, ne teniamo sempre una scorta in casa" assentì cauto Cassian. "Quindi... posso sapere perché è venuta - scusi la battuta - nella tana del lupo?"

Lorainne sorrise appena e replicò: "Le stringerei la mano, se non fosse addormentata, e solo per la battuta che ha appena fatto. Comunque, per citarla, sono venuta nella tana del lupo perché sarebbe stato assurdo non farlo. Ciò che ha detto Ken corrisponde al vero e, prima o poi, la cosa sarebbe saltata fuori... più o meno con i risultati di oggi. Quindi, tanto valeva non procrastinare."

"E da quanto va avanti questa... liaison?" domandò quindi Cassian, ora rivolgendosi al nipote con tono abbastanza duro da farlo irrigidire.

"Ci conosciamo da più di un anno. Siamo entrambi volontari al Centro Diurno Rainbow" gli spiegò telegrafico Kennard. 

"Puah! Vuol dire che ti sei preso cura di sporchi mannari per tutto questo tempo?!" protestò velenosa Eve.

Lorainne si irrigidì immediatamente, a quelle parole, ma fu Ken a risponderle, e con una rabbia quasi palpabile.

"La prossima parola che dirai qualcosa contro quei ragazzi, ti farò ingoiare ogni parola a suon di schiaffi, Eve. Sono bambini! E no, non c'è neppure un mannaro, tra di loro, se vuoi saperlo! Ora lo so per certo."

Eve sbuffò irritata e fece per rispondere a tono ma, a uno sguardo gelido dello zio, tacque immediatamente, arrossendo suo malgrado. Solo il Tribuno era deputato a parlare, in quei casi, e lei aveva bellamente infranto le regole.

"E sai che lei è una mannara da..." continuò Cassian con tono estremamente professionale.

"... ieri sera" dissero in coro entrambi.

Cassian sospirò per diretta conseguenza, passandosi una mano sul volto dopodiché, rivolgendosi a Lorainne, domandò: "Kennard ha parlato di un altro problema oltre a quello, abbastanza ovvio, della vostra dubbia relazione."

"Quanto sapete di noi? Dal punto di vista metapsichico, intendo" replicò allora lei, storcendo appena la bocca.

Accigliandosi a quell’accenno, Cassian asserì dubbioso: "Non si hanno notizie di una vostra qualche capacità extrasensoriale."

Lorainne allora scosse il capo, si volse a mezzo per guardare Kennard e domandò: "Ci tenete, a quel candeliere in mezzo alla tavola?"

Ken lanciò un'occhiata ai presenti in attesa di una risposta e Cassian, con una scrollata di spalle, si limitò a dire: "Viene dal supermercato. Ma non capisco il motivo della domanda."

Lorainne preferì agire, piuttosto che spiegare a parole. Avrebbe potuto rimanere in quel salone anche mezza giornata e, pur con tutte le sue spiegazioni cosmiche e mistiche, non avrebbero creduto a una sola parola.

In certi casi, i fatti contavano molto più di articolare dissertazioni filosofiche.

Sospinta perciò a fatica la mano addormentata verso il centro della tavola, stese un dito per concentrare su una superficie poco estesa la propria aura dopodiché, adocchiando il candelabro, lo sospinse via.

Questo, schizzò come un proiettile verso la parete opposta, andando a schiantarsi con violenza per poi spezzarsi in due. Con un tintinnio stridente, quindi, cadde a terra sotto gli occhi sgomenti e sorpresi di tutti e Lorainne, nel recuperare la mano mezza addormentata, chiosò: "Questo lo potete mettere a verbale."

Evelin schizzò in piedi per recuperare i pezzi e, nel guardarli con occhi sgranati e pieni di incredulità, esclamò: "Come diavolo hai fatto, razza di.."

Kennard la fulminò con lo sguardo, ringhiando: "Non ci provare, Eve, o giuro che ti sculaccio."

"Ragazzi, volete piantarla?" intervenne Dylan, il padre di entrambi, richiamandoli all'ordine.

Cassian assentì al fratello e, con aria alquanto sorpresa, fissò la loro strana ospite prima di domandare: "Non credo che vuoi due abbiate manomesso la stanza per mettere in scena questo spettacolo di magia, perciò le chiedo... cos'ha fatto, esattamente?"

"Voi date per scontato che il nostro sangue sia demoniaco perciò, tralasciando l'aspetto più o meno bello di questo particolare, soffermiamoci su quello prettamente metapsichico. I demoni non sono umani, no? Hanno poteri. Ecco, questo è un retaggio del mio antenato famoso" sospirò Lorainne prima di domandare: "Posso averne un altro bicchiere? Uno non basta, e non voglio continuamente sbadigliare. Sono cose troppo serie da spiegare, e non voglio apparire menefreghista o superficiale."

Kennard si affrettò ad accontentarla e Cassian, a sorpresa, si alzò dalla sedia per sorreggere Lorainne, che lo fissò stranita prima di ringraziarlo debolmente.

Lui, per contro, disse: "Per quanto mi spiaccia ammetterlo, Kennard ha ragione. Avrebbe potuto ucciderci tutti, se lo avesse voluto, e questo non solo lo accetto, ma apprezzo che lei non lo abbia fatto."

Annuendo, Lorainne si riappoggiò a Kennard quando egli tornò e, nel sorseggiare il liquido ambrato, disse: "Ho avuto il discutibile piacere di innamorarmi di suo nipote, perciò il minimo che potevo fare era non affettare la sua famiglia."

"Ehi, dico! Discutibile?!" protestò Kennard, fissandola indispettito.

"Stiamo spaventando due clan interi, Ken, ammettilo. Il tuo e il mio e, onestamente, non era proprio quello che volevo fare, ieri mattina, quando sono andata al Centro Diurno" sottolineò Lorainne, ammiccando al suo indirizzo. "Quanto alla sua domanda... ah, come devo chiamarla?"

"Tribuno. Può usare il mio titolo" asserì quieto Cassian.

"Va bene. In merito alla sua domanda, Tribuno, è presto detto. Kennard appartiene alla categoria dei Percepenti, umani in grado di cogliere le sfumature dell'insondabile e, tra le altre cose, di sentire noi. In particolari condizioni, ovviamente, o ci avrebbe scoperto molto tempo addietro."

"Per condizioni particolari, intende come quelle che ci ha mostrato prima?"

"Esatto. Normalmente, non emettiamo... frequenze, per così dire, così da non causare danni accidentali a cose o persone. Lupi particolarmente forti potrebbero abbattere una casa con la sola aura personale, se lasciata senza freni" spiegò loro Lorainne, sperando di essere creduta. "Nel caso in cui, però, queste energie vengano emesse - per rabbia, paura o affetto - esse diventano captabili da persone come Kennard."

"Beh, tanto meglio per noi!" esclamò allegra Evelin.

Cassian, a quel punto, la fissò gelido e dichiarò: "Un'altra parola, Eve, e giuro che ti spedirò in camera come una dodicenne."

Evelin impallidì visibilmente, a quella minaccia e, tappandosi la bocca con entrambe le mani, fece segno con la testa di aver capito.

Tornando a Lorainne, Cassian allora le domandò: "Perché dice che è un problema? Per noi, sarebbe vantaggioso."

"Non per Kennard, però. I lupi avvertono un simile potere, e lui sarebbe alla mercé di qualsiasi lupo senza scrupoli che si trovasse nei paraggi. Inoltre, se la notizia trapelasse tra le vostre fila, non dubito che altri gruppi sarebbero interessati a lui, e non credo che tutti i Cacciatori siano persone disposte a essere cortesi e oneste col prossimo" replicò Lorainne, seria in volto. "Non raccontatemi che siete universalmente duri e puri, perché ho ampie prove del contrario."

"Per quanto mi spiaccia ammetterlo, temo che potrebbe aver ragione. Quanto ai lupi, mi sorprende che lei ammetta che ne esistano di senza scrupoli" asserì a quel punto Cassian, leggermente sorpreso.

“Non sono così ipocrita da dire che siamo angelici e perfetti. Inoltre, ora che Kennard è venuto in contatto profondo con me, il suo potere aumenterà ancora, rendendolo metaforicamente una sorta di pasticcino per chiunque voglia dare un morso. Cosa che preferirei evitare.”

Lorainne, quindi, gli spiegò di Paul, giusto per mettere le cose in chiaro. Non voleva che pensassero che lei fosse una semplice integralista, convinta della purezza della razza o quant'altro.

Cassian assentì più volte al suo racconto, assorbendo come una spugna il suo dire e, quando la giovane lupa ebbe terminato il suo racconto, disse: "Beh, ora sappiamo come avviene il mutamento."

"Ho pensato che non ne foste al corrente, e a noi non fa differenza che lo sappiate o meno. Continueremo in ogni caso a mutare gli umani consenzienti, se loro lo vorranno" scrollò le spalle Lorainne.

"Immagino che, prima di venire qui, lei si sia ragguagliata con il suo capoclan" le fece notare a quel punto Cassian.

"Ci ha parlato anche Kennard, se è per questo" assentì Lorainne, sorprendendo non poco l'uomo, che fissò sbalordito il nipote. "Non pretendo che voi mutiate l'odio in amore da un giorno all'altro, o che smettiate di fare ciò che fate... anche se, sicuramente, mi farebbe piacere. Desidero, però, che voi tutti comprendiate che amo sinceramente Kennard, e ne sono riamata. Non mi interessa che lui sia un Cacciatore, e a lui non interessa che io sia una lupa."

"Mi pare evidente, o non la stringerebbe così a sé" assentì Cassian, osservando le braccia che, protettive, avviluppavano Lorainne. "Ergo, cosa vuole da noi?"

"Kennard" disse semplicemente lei. "Con la promessa che lo proteggerò da chi potrebbe avere interessi verso di lui a causa di ciò che è. Sia che il nemico appartenga al vostro fronte, come al nostro."

"Sa bene che, se anche noi accettassimo, i suoi compagni potrebbero notarla, prima o poi. E non potremmo impedire loro di attaccarla" sottolineò per contro Cassian, accigliandosi.

Scambiando uno sguardo con Kennard, lei assentì torva e ammise: "Ho praticamente dato per scontato che entrambi avremmo dovuto trasferirci altrove, dove non sono presenti gruppi di Cacciatori che vi conoscono."

"Ha già usato prima, questo termine. Ci chiamate così, quindi?" esalò sorpreso Cassian.

"Beh... come ho detto a suo nipote, in mancanza di altri termini, andava bene quello. Dopotutto, voi ci cacciate, o sbaglio?"

Libbie, la madre di Kennard, intervenne per la prima volta e disse: "Insomma... vorresti portarmi via mio figlio."

"Mamma... con tutto il rispetto, ho trentaquattro anni, e giusto un tantino di indipendenza economica alle spalle. Solo per puro caso, abito nella casa accanto alla vostra" sottolineò per contro Kennard, ammiccando al suo indirizzo.

"Immagino senza fatica che non mi voglia come futura nuora, signora, e me ne spiace. Ma amo suo figlio, e posso fare ben poco per cambiare le cose. Anzi, per la verità ci ho anche provato, ma non ha funzionato molto bene" ci tenne a dire Lorainne, volgendosi a mezzo prima di aprire e chiudere le mani, soddisfatta. "Bene. Sono tornate a posto."

Evelin alzò una mano, piena di desiderio di parlare e Cassian, suo malgrado, le concesse di dire ciò che pensava. D'altra parte, prima o poi sarebbe esplosa, visto che non era in grado di tacere, perciò era meglio che lo facesse subito, quando ancora controllava le sue emozioni.

"Vuoi farci credere che, una volta uscita di qui con mio fratello, noi non verremo attaccati e trucidati dai tuoi?"

Il tono fu querulo, ma nascondeva un sottofondo di panico che Lorainne comprese. Chi non sarebbe stato spaventato, di fronte al proprio nemico e, soprattutto, di fronte a un nemico che era in cima alla catena alimentare?

"Sanno già chi siete. Gliel'ho detto io" intervenne a sorpresa Kennard. "Conosco il suo capoclan già da molti anni, in effetti, anche se non avevo idea di chi fosse in realtà e, a ben vedere, lo conosci anche tu, papà."

Dylan sobbalzò sulla sedia, più che mai sorpreso da quella notizia e Kennard, dopo l'assenso di Lorainne, aggiunse: "Gli regalasti un videogioco, dopo che il processo contro suo padre ebbe termine, e alla sorellina regalasti una Barbie."

Gli occhi turchesi di Dylan si spalancarono lentamente, come messo di fronte a una verità mai sospettata prima e Lorainne, seria in volto, aggiunse: "Il mio capoclan la ringrazia per la gentilezza con cui trattò la sua famiglia e, proprio per questo, ha permesso a Kennard di farvi conoscere la sua identità. Quid pro quo." 

"Alec... Dawson..." mormorò sgomento Dylan. "Ricordo bene quel caso. E tu mi dici che..."

Kennard assentì e Lorainne proseguì dicendo: "Siete gli unici a sapere di lui, come lui è l'unico a sapere di voi. A parte me. Lo definirei uno scambio equivalente ma, se non vi fidate della nostra parola, allora sarà guerra e, onestamente, non siete al primo posto della catena alimentare. Mi spiace dirlo con così tanta leggerezza, ma non mi piace girare intorno alle cose, e questa è la pura verità. Inoltre, oggi come oggi, possediamo armi in grado di cancellare qualsiasi traccia di noi dalle vostre menti, perciò comprenderà bene quanto, una vostra eventuale ritorsione, poco ci possa spaventare."

"Non saremmo i primi a sottoscrivere una tregua coi lupi, quanto a questo" dichiarò a quel punto Cassian con un sospiro, sorprendendo tutti, Lorainne compresa. "Ve n'è menzione in uno dei registri più antichi dell'archivio. Se non erro, era il millecinquecento e trenta, anno più anno meno. E sempre per lo stesso motivo."

"Il mio capoclan non ha bisogno di sottoscrivere niente. Inoltre, questo metterebbe in allarme i suoi sottoposti, immagino" replicò Lorainne. "Se lei dicesse, da domani, di non cercare più i mannari in giro per la città, cosa le direbbero?"

Cassian, a quelle parole, le sorrise pieno di tristezza, intrecciò nuovamente le mani sul tavolo e, passando a tono di voce più personale, disse: "Dimmi una cosa, ragazza... non ti ho nemmeno chiesto il tuo nome."

"Lorainne."

"Bene, Lorainne, cosa mi diresti se ti dicessi che, fuori da queste mura, ci sono soltanto quindici Sentinelle, a cercarvi?"

Lei fece tanto d'occhi – Kennard le aveva accennato al fatto che la Centuria di Bradford contasse un centinaio di affiliati, ma non aveva immaginato fossero così pochi, coloro che li cercavano!

Dopo un attimo di stordimento, quindi, ammise: "Le direi che, su una popolazione come quella di Bradford, che cambia continuamente dalla notte al giorno a causa di tutti i pendolari che conta, non riuscireste a trovare nessuno per anni e anni interi. Noi siamo molti di più, e ben mimetizzati. Il nostro capoclan è sempre stato inflessibile, su questo. Il nostro addestramento è il migliore in assoluto, oserei dire, e la riprova lo è lo stesso Kennard, che non ha mai avvertito nessun genere di segnale da parte nostra."

Kennard assentì, mormorando: “Credimi, zio. Avrei capito al volo se avessi avuto nei paraggi un lupo… se questo avesse trasmesso, ovviamente.”

"Ti credo sulla parola visto che mio nipote, pur con il dono che tu dici lui possiede, ha potuto riconoscerti solo ieri... e, immagino, per un errore" replicò Cassian, con un mezzo sorriso.

Arrossendo suo malgrado, Lorainne asserì: "Ah, beh... diciamo che suo nipote mi ha proprio gabbata, e io sono stata così sciocca da mostrare i miei poteri quando pensavo di essere sola."

"Potrebbe sollevare quella credenza con una mano, solo per darvi un’idea" intervenne Kennard. "Quanto al resto delle cose che ho scoperto, penso le terrò per me."

Sorridendo suo malgrado a Kennard, di fronte al leggero rossore che andò a imporporargli le gote, Lorainne disse: "Sì, mi ricordo bene quante cose hai imparato stanotte, credimi.”

Ciò detto, e notando solo fuggevolmente l’aria scioccata dei genitori di Ken, Lorainne domandò a Cassian: “Vuole dire, signor Palmer, che siete così pochi da non costituire una minaccia per noi?"

"Voglio dire che, nei prossimi anni, avremo molte altre defezioni e ben poche persone disposte a sacrificarsi per la causa. Causa che, a questo punto, immagino sia imprecisa, almeno sulla base storica" asserì Cassian, sospirando di nuovo.

"Potrei citarle a memoria tutta la storia dei licantropi, dal primo nato Hati e il suo gemello Sköll, alle loro mogli Sylvi e Lyka, ma mi crederebbe?" replicò Lorainne, muovendo con naturalezza una mano verso il braccio dell'uomo.

Kennard non la fermò, e neppure Cassian.

L’uomo lasciò che Lorainne gli sfiorasse il braccio con quella carezza piena di comprensione e, con un sospiro, disse: "E' forse la prima volta che ricevo compassione dal mio nemico."

"I vostri avi ebbero terrore di ciò che considerarono un'aberrazione, poiché furono mossi dalla paura del diverso, del non conosciuto. Avya, la madre della razza, combatté contro suo fratello Fryc per paura che i figli venissero uccisi. Così si creò lo scisma. Per la paura che si generò su ambo i fronti."

Lorainne quindi sospirò, ritirò la mano e aggiunse: "I miei veri genitori mi abbandonarono in una scatola di cartone quando avevo pochi mesi. Sul biglietto che lasciarono, v'era scritto che non avevano i soldi per mantenermi, così preferirono lasciarmi davanti a una caserma della polizia. Fui sballottata da una famiglia all'altra per anni. Mai amata, mai desiderata, finché non incontrai i coniugi Simmons, che mi resero parte di una famiglia finché, sei anni fa, loro morirono. Sconvolta dal dolore, lasciai che Paul tradisse la mia fiducia, nonostante mia madre non si fosse mai fidata di lui. Mi disse che avrei avuto una famiglia enorme, unita, protettiva, tra i licantropi. E lo fu, per me. Ma non comprese più lui, perché Paul tradì la fiducia di tutti."

"Vuoi dire che ci sono brave persone e cattive persone da ambo le parti?E’ a questo che vuoi arrivare?" ironizzò stancamente Cassian.

"Direi di sì. Una Cacciatrice tentò di uccidere un membro molto importante di un clan del sud e, per farlo, lo fece innamorare di sé, così da colpirlo nel momento di maggiore intimità. Fu devastante, per lui e, come immaginerete, la Cacciatrice venne uccisa, così come coloro che sapevano della sua missione" gli spiegò Lorainne, atona. "Il licantropo tradito impiegò anni, per riprendersi, ma ora è sposato con una donna che era umana, esattamente come lo ero io."

Cassian assentì pensieroso e Lorainne, un poco più tranquilla, poggiò una mano su quelle intrecciate di Kennard, quasi a suggellare la buona riuscita della loro missione.

"Manterremo il segreto su di voi ma, almeno per il momento, dovrete andarvene. Come dici tu, non è sicuro per voi due rimanere e, se iniziassimo a usare i doni di Kennard per trovare coloro che tu chiami lupi erranti, visto che è lampante che non troveremmo mai voi, presto o tardi qualcuno di poco fidato potrebbe accorgersene. Già ora, le lotte per il potere sono terribili e, se un qualche Tribuno scoprisse questa nostra potenziale arma, potrebbe tentare di fare cose non del tutto… umane.

Lorainne si accigliò, a quelle parole, e mormorò: “Lotte intestine anche tra di voi, eh?”

“Non siamo duri e puri. Per nulla” ammise laconico Cassian.

“In tutta onestà, sapere mio figlio protetto da un mannaro è quasi comico, ma preferisco saperlo vivo e libero, piuttosto che soggiogato da qualche genere di droga" decretò a quel punto Dylan, sollevandosi in piedi.

"Non sono una principessa sul pisello, sai, papà?" tenne a precisare Kennard.

"E' per questo che hai un livido grosso come un melo che ti sbuca dal bordo della felpa?" replicò Cassian con una certa ironia.

"Ehm,... questo è perché ho incrociato i pugni con un suo amico."

Kennard si grattò la guancia per l'imbarazzo al solo ammetterlo e, per un attimo, avvertì nuovamente il terrore provato dinanzi alla figura terribile di William. Quel lupo era davvero temibile. 

"E ti ha lasciato solo un livido? Allora, doveva essere proprio un bravo mannaro educato" ironizzò a quel punto Dylan, vedendo arrossire il figlio.

"Cioè, no, scusate... non vorrete forse dirmi che adesso mi devo pure scusare con lei?!" sbottò Evelin, piccata.

Lorainne sollevò un sopracciglio, la fissò bieca e disse: "Quasi quasi provo una cosa..."

Eve, allora, la fissò pallida in viso, si allontanò di qualche passo e, scuotendo le mani, esclamò: "Stai lontana da me, pelliccia ambulante!"

"Eve, insomma, basta!" sbraitò Kennard, già sul punto di afferrare la sorella.

Lorainne, però, lo precedette. Lasciò andare una bordata di potere tutt'attorno a sé ed Eve, con uno strillo, crollò col sedere a terra, le braccia attorno al corpo tremante mentre Kennard, rabbrividendo per tutt'altro motivo, esalava: "Oh, cielo, che bello..."

"Ma che mi hai fatto?!" urlò ancor più stridula Eve, quasi sul punto di piangere.

"Due?" esalò a quel punto Lorainne, sbattendo confusa le palpebre prima di guardare Cassian e chiedergli: "Siete assolutamente certi di non avere un qualche avo dotato di pelliccia? Due Percepenti nella stessa casa sono più unici che rari e, onestamente, sono doti legate al nostro retroterra, non certo al vostro."

"Che vuoi dire?!" sbraitarono in coro i due fratelli. "Che io sono come lei?"

"...come lui?" esclamò nel mentre Evelin, mentre Kennard fissava malevolo la sorella.

"A questo punto, dobbiamo assolutamente mantenere il segreto. Se si sapesse di questa cosa, potremmo addirittura essere additati come traditori" esalò sconvolta Libbie, sollevando la figlia da terra prima di aggiungere: "Ho bisogno di un calmante. Ne ho sentite veramente troppe, in così poco tempo."

Nel vederla prendere la via della cucina, appoggiandosi alla figlia per non crollare, Lorainne sospirò e disse: "Non era mia intenzione sconvolgere tua madre, Ken, ma continuavo a sentirmi pizzicare la nuca, e non eri tu a provocare quel disagio continuo."

"Mi fa schifo pensare che ho la stessa dote di mia sorella" borbottò contrariato Kennard.

Lorainne, allora, sorrise maliziosa e replicò: "Beh... direi proprio di no."

"Oh... già" ammise un attimo dopo lui, prima di ritrovarsi addosso lo sguardo cupo del padre. "Scusa. I lupi hanno tabù diversi."

"Se Kennard vorrà, potremo accertarci o meno della presenza di lupi nel suo retroterra ma, a questo punto, dubito vi interessi. La cosa mi pare evidente" disse a quel punto Lorainne. "Non so se spiacermi o meno, scusate."

"Credo che andrò anch'io a prendere un calmante" dichiarò a quel punto Dylan prima di guardare storto Lorainne, sospirare e asserire esasperato all’indirizzo del figlio: "Hai sempre avuto dei gusti difficili, in fatto di donne, ma qui si travalica."

Ciò detto, se ne andò dalla stanza e Kennard, grattandosi nervoso la nuca, brontolò: "Solo perché gli ho portato a casa due ragazze che non erano cattoliche, non può farmi ancora la predica."

"Se non altro, ho ancora tutti gli arti al posto giusto" chiosò Lorainne, scrollando le spalle per poi guardare Cassian, sospirare spiacente e aggiungere: "Se e quando vorrà affondare le mani nella nostra storia, non ha che da chiedere. In fondo, le sto rubando un nipote. Mi sembra il minimo."

"Lo muterai?" domandò a quel punto Cassian.

"Solo se lo vorrà. Conosco un sacco di coppie miste, e che non hanno nessun problema a rimanere tali. Certo, con il suo dono sarebbe più al sicuro da lupo, ma lo sceglierà lui. Io fui sciocca, e mutai senza avere una conoscenza reale di quello a cui andavo incontro ma, con lui, sarò il più schietta e diretta possibile. Solo allora deciderà e, io spero, voi lo vedrete comunque come un figlio e nipote" gli spiegò Lorainne.

Cassian non rispose. Sospirò, diede una pacca sulla spalla a Kennard e, silenzioso, raggiunse i parenti nella vicina cucina per prendere a sua volta un calmante.

"Che dici? E' andata bene?" domandò a quel punto Ken, guardandola con espressione dubbiosa.

Lorainne sospirò, poggiò il capo contro la sua spalla e ammise: "Mi sento da cani. Detesto essere motivo di scontro... anche se ho sobillato tale scontro in una famiglia di Cacciatori."

"Sapevamo che non sarebbe stato semplice ma, onestamente, avevi davvero voglia di mentire ancora?"

"Su noi due? No" scosse il capo lei. "Ora, forse, vorrei un calmante anch'io, ma non funziona niente, con noi, a parte l'aconito e, onestamente, non mi va di fare il bis."

"Niente niente? Neppure la morfina?" domandò sorpreso Kennard mentre, assieme, presero la via per raggiungere la porta di casa.

"Nada. Ma il raffreddore ci stende" gli spiegò Lorainne prima di guardare il suo Barbour ancora a terra e coperto di aconito in polvere.

Rabbrividendo, perciò, domandò: "Io non lo tocco. Lo prendi tu?"

Kennard annuì con un sorriso, lo ripiegò su un braccio e infine le chiese: "Che facciamo, ora?"

"Andiamo dal mio capo, è ovvio. Chi lo sente, se non gli faccio sapere le novità in tempo reale? E' peggio di una comare, non ti credere..." dichiarò Lorainne prima di snudare zanne e artigli, volgersi a mezzo con espressione rabbiosa e pararsi dinanzi a Kennard per proteggerlo.

Evelin si bloccò prima di arrivare a tiro, la mano levata a mezzo e armata di stiletto argentato dopodiché, con un gran respiro, emise uno starnuto degno di tale nome proprio sul volto di Lorainne, che rimase letteralmente interdetta dal gesto.

"Eve! Ma insomma!" urlò furioso Kennard, già pronto a malmenarla.

Evelin, però, scoppiò a ridere, gettò lo stiletto sulla credenza e, guardando una sconvolta Lorainne, poggiò le mani sui fianchi e celiò: "Devi stare attenta alle dritte che mi dai, cognata, perché io ne approfitterò sempre. E ora, spero che ti venga il raffreddore così come è venuto a me."

"Ora ti ammazzo" ringhiò Kennard, trattenuto alla vita da Lorainne che, con la mano libera, estrasse un fazzoletto dai pantaloni e si ripulì il viso. "Dai, lasciami... la ucciderò solo un po'."

“Sai benissimo che non te lo lascerò fare. Dopo, te ne pentiresti amaramente” replicò Lorainne con un sospiro, lanciando un’occhiata esasperata all’indirizzo di Evelin.

Evelin che, in un borbottio, lanciò uno sguardo vacuo alla parete e si ritrovò a dire: "Irlanda. L’Irlanda è un territorio vergine. Potreste andare lì. Oppure, la Cornovaglia. Vedete voi."

"Ah, sì?" esalò sorpresa Lorainne.

Evelin non aggiunse altro, fece loro la linguaccia e se ne tornò in cucina, dove Lorainne avvertì il pianto sommesso di Libbie e i sospiri dei due Palmer.

Le spiaceva sinceramente che stessero soffrendo a causa loro - Cacciatori o meno, rimanevano persone che stavano perdendo il proprio figlio - ma Kennard, nell'accompagnarla fuori di casa, le diede una stretta alle spalle e dichiarò: "Andrà bene. La faremo andare bene."

Lei si limitò a un cenno di assenso e, senza attendere oltre, si avviarono lungo il marciapiede per allontanarsi da casa Palmer.

Non era detto che tutti i Cacciatori fossero dei liberi pensatori come la famiglia di Kennard, ed era più sicuro non farsi trovare in giro con uno di loro, e proprio nei pressi della sua abitazione.

Questo avrebbe attirato troppe attenzioni, e fatto porre troppe domande, perciò era preferibile evitare incontri casuali.



 

N.d.A.: se non altro, possiamo dire che non ne sono usciti con le ossa rotte... anche se temo che qualcuno avrà bisogno di ansiolitici per un po'. ^_^''
  
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