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Autore: eddiefrancesco    18/03/2022    1 recensioni
L'umore di Christopher Marchnet è cupo come le nuvole nere che sovrastano la sua residenza.
Eppure quando un lampo illumina una damigella in difficoltà, lui si comporta da gentiluomo.
Per Kit comincia così un eccitante avventura insieme alla misteriosa Hero Ingram, alla ricerca di un libro scomparso da oltre un secolo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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«Chi sono Harold e George?» chiese Hero. Il bambino borbotto' una risposta, con la bocca piena, e lei fu costretta a chinarsi ancora di più. «I miei gattini» ripeté Max. Aveva la faccia vicinissima a quella di lei ed Hero, per cui i bambini erano sempre stati creature strane e vagamente minacciose, si accorse con stupore che il piccolo Smallpeace aveva invece l'aspetto di un angelo dagli occhi luminosi. «Gattini» gli fece eco, senza quasi accorgersene. «Sono così carini. Vi piaceranno, vedrete.» Max alzò una mano e le toccò una guancia, come per rassicurarla, ed Hero sentì per l'ennesima volta un'insolita pressione sotto le palpebre. Solo che ora non aveva niente a che vedere con Christopher Marchant. Forse stava davvero impazzendo. Dopotutto non era una sensazione tanto spaventosa. Hero diede un goffo colpetto sulla testa del bambino. Quando alzò gli occhi, incontrò lo sguardo di Kit che la stava fissando con un'espressione così bramosa che lei sbatte' le palpebre. Lui puntò l'indice verso la sua guancia. «Uhm... avete della marmellata...» Imbarazzata, Hero si puli' con il tovagliolo, sul quale rimase una macchia rossa. «Ci sapete fare con i bambini. Quando ne avrete dei vostri non farete nessuna fatica» dichiarò Min Smallpeace in tono di approvazione, ma Hero trasali', allarmata. Questo non sarebbe mai successo. Non doveva succedere. Per nascondere la propria reazione, ricominciò a mangiare. La colazione era abbondante e appetitosa come Kit aveva previsto. Quando ebbero finito di mangiare, i bambini più piccoli la trascinarono nella stanza principali della casa, ingombra di vestiti e giocattoli e oggetti di ogni genere, nessuno dei quali avrebbe potuto far gola a un collezionista, eppure per quella gente ciascuno di essi era più importante di qualsiasi pezzo raro posseduto da Raven. Di nuovo Hero ripenso' al proprio incarico e si rese conto che doveva parlare con Kit della partenza. Lui però aveva promesso di giocare con i bambini, i quali gli saltellavano intorno come se fosse stato il pifferaio magico, con grida così allegre che non ci sarebbe stato verso di farsi udire. Mentre Kit e i ragazzini cominciavano un gioco con le biglie, Hero ne approfittò per osservare il suo compagno di viaggio, ammirando la scioltezza dei movimenti, le spalle larghe sotto la semplice camicia, le piccole rughe agli angoli degli occhi, testimonianza di quanto gli piacesse ridere. Anche in quell'occasione la risata di Kit risuono' spesso, insieme a quelle dei bambini, finché Hero non ebbe l'impressione di essere finita, per un bizzarro scherzo del destino, dentro una favola, dove la vita era semplice e festosa. Certo, la vita di una famiglia di contadini non doveva essere solo facile e piacevole come sembrava, condizionata dai capricci del tempo e fondata sul duro lavoro. Tuttavia in quella casa non si udivano parole aspre, non c'erano intrighi, inganni o lotta per il potere. Lì si veniva apprezzati per il carattere, la bontà e la disponibilità a svolgere anche i lavori più noiosi, non per oggetti il cui valore veniva determinato da avidi vecchi che passavano il tempo a contare il loro denaro. I forestieri, invece di essere giudicati per la loro sagacia in campo finanziario, venivano accolti con calore e trascinati nel fienile per essere presentati ad Harold e George. I due cuccioli, recentissime aggiunte alla cospicua popolazione felina della fattoria, erano i preferiti di Max, uno tigrato rossiccio e uno pezzato, i più piccoli della cucciolata. Danny le mostrò come prenderli in braccio con le cautele del caso. «È facile fare loro del male» le disse. «Ma se sarete gentile con loro, loro saranno gentili con voi.» Una perla di saggezza da parte di un bambino così piccolo, pensò Hero, e un consiglio che avrebbe dovuto seguire più spesso. Nonostante Raven sostenesse il contrario, non tutti gli esseri umani agivano esclusivamente per il proprio tornaconto. E lei doveva riconoscere che Kit poteva benissimo essere uno di coloro che vivevano secondo dei principi altruistici e non per egoismo. Forse era ora di accantonare i sospetti e di accettarlo per quello che era: un gentiluomo. Assorta in quei pensieri, Hero rimase sorpresa quando Danny le accosto' alla guancia un gattino. Il pelo morbido le solletico' la pelle e il leggero ronfare della bestiola le causò uno strano palpito all'altezza del cuore. A Raven Hill c'erano dei gatti, ma Augustus Raven non amava molto gli animali, per cui Hero non aveva mai fatto amicizia con loro. Del resto, anche se ci avesse provato Raven glielo avrebbe impedito. Hero riflette' a lungo mentre tornava verso casa. Quando furono entrati, Danny le chiese che cosa volesse vedere ora e automaticamente lei si informò se la famiglia possedesse dei libri. Eccitatissimo, il ragazzino la accompagnò nell'angolo della cucina dove si trovavano una comoda sedia e un mobiletto con diversi libri. «Calore, fumo e umidità danneggiano la carta, sai?» spiegò Hero al bambino. «Questo non è l'ambiente adatto per conservare i libri.» «Ma noi non li conserviamo» fu l'ingenuo commento di Danny. «Noi li leggiamo.» Hero sorrise. Non era quello lo scopo per cui i libri venivano stampati? Si accuccio' davanti al mobiletto. Aveva appena cominciato a scorrere i volumi che Kit la raggiunse. Si chino' su di lei e le sussurro' all'orecchio: «Non avrete intenzione di portar via qualche rara edizione a questa gente?» Sbalordita, Hero sollevò la testa di scatto, rischiando di scontrarsi con lui. Aveva davvero un'opinione così bassa di lei? Ma Kit stava sorridendo con aria maliziosa e lei scosse la testa. Si sarebbe mai abituata alle sue punzecchiature? Lui si allontanò. Hero rimase con uno dei volumi più vecchi in mano e mentre lo guardava le venne un'idea così audace che per poco non cadde a sedere. Eppure, valeva la pena di tenerla in considerazione. Lei sapeva bene quanto Raven fosse disposto a pagare per il Mallory. Il quesito era se avrebbe potuto usare il libro come merce di scambio e, per la prima volta nella vita, ottenere qualcosa per sé. Mentre i ragazzi correvano fuori, Kit rimase sulla soglia per allungare con discrezione a Min una piccola somma in cambio dell'ospitalità ricevuta. Sulle prime la donna fu restia ad accettare, però lui insistette che nessuna locanda avrebbe potuto offrire un'ospitalità lontanamente paragonabile a quella degli Smallpeace. La conquista più importante era che i dubbi che l'avevano tormentato fin dalla prima volta che aveva visto Hero Ingram erano scomparsi nell'abbraccio caloroso dell'allegra famiglia di contadini. Subito Hero si era dimostrata un po' impacciata, ma ora che stava abbracciando a uno a uno tutti i bambini non gli riuscì affatto difficile immaginarla con un fanciullino dai capelli scuri - figlio loro, naturalmente - tra le braccia. «La sposerete, vero?» Quelle parole, l'eco esatta dei suoi pensieri, lo fecero trasalire. Kit si voltò. Lo sguardo penetrante di Min non gli permetteva di svincolare. «Naturalmente» rispose con semplicità. «Quando?» domandò Min. «Be', lei è un po'... recalcitrante.» L'eufemismo dell'anno, pensò Kit. A volte gli sembrava di essere un domatore di cavalli selvaggi, che aveva bisogno di tanta pazienza e mano gentile per riuscire a cavalcare anche gli animali più riottosi. «E perché mai?» volle sapere la padrona di casa. «A me sembra che siete un partito adatto anche alle fanciulle più esigenti.» Kit scruto' l'insolita creatura poco distante, vestita come un ragazzo e immersa in un mare di bambini. Non avrebbe potuto immaginare un ambiente più diverso da quello in cui lei era abituata a vivere, eppure non l'aveva mai vista comportarsi con tanta spontaneità. «Non lo so» borbotto''. «Ma vi giuro che lo scoprirò.» Hero prese un boccone del pasticcio di carne che si erano portati nella loro stanza, augurandosi di poter mangiare in silenzio.
   
 
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