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Autore: Ghost Writer TNCS    19/03/2022    2 recensioni
Da sempre le persone hanno vissuto sotto il controllo degli dei. La teocrazia del Clero è sempre stata l’unica forma di governo possibile, l’unica concepibile, eppure qualcosa sta cambiando. Nel continente meridionale, alcuni eretici hanno cominciato a ribellarsi agli dei e a cercare la verità nascosta tra le incongruenze della dottrina.
Nel frattempo, nel continente settentrionale qualcun altro sta pianificando la sua mossa. Qualcuno mosso dalla vendetta, ma anche dalla volontà di costruire un mondo migliore. Un mondo dove le persone sono libere di costruire il proprio destino, senza bisogno di affidarsi ai capricci degli dei.
E chi meglio di lui per guidare i popoli verso un futuro di prosperità e progresso? Chi meglio di Havard, figlio di Hel, e nuovo dio della morte?
Questo racconto è il seguito di AoE - 1 - Eresia e riprende alcuni eventi principali di HoJ - 1 - La frontiera perduta.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '1° arco narrativo'
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10. La sentenza

Havard, ora nel pieno dell’adolescenza, stava fissando il fuoco. In mano aveva un delizioso pezzo di carne arrosto, ma dopo appena due morsi la sua mente era scivolata altrove. Sembrava quasi che le fiamme lo avessero ipnotizzato.

«Havard, state bene?» gli chiese Nambera, un po’ preoccupata.

Lui parve svegliarsi di colpo. «Sì, non è niente.»

Diede un altro morso alla coscia di roditore. La carne, normalmente fibrosa, era stata resa morbida dalla cottura perfetta, e il sapiente uso delle spezie riempiva il palato senza risultare invadente. Eppure nemmeno l’ottima cucina di Nambera sembrava in grado di scacciare le preoccupazioni del pallido.

«Ho letto la mente di quella guardia, nel villaggio» dichiarò il giovane.

La sua capacità telepatica non era ancora perfetta. Riusciva a comprendere le emozioni delle persone, poteva intuire cosa pensavano, ma aveva ancora qualche difficoltà a percepire i loro ricordi.

«Non provava piacere a frustare quello schiavo, ma sentiva che era la cosa giusta da fare. Era davvero convinto che fosse suo dovere punirlo in maniera esemplare per il suo tentativo di fuga, così che né lui né nessun altro provasse ancora a ribellarsi.» Guardò Nambera. «Come dovrei giudicare un’anima come la sua? Sono convinto che accanirsi così con un ragazzo che voleva la libertà è sbagliato, ma le intenzioni di quella guardia non erano malvage. Dovrei considerare anche questo e perdonarlo?»

«Questa è un’ottima domanda» riconobbe l’anziana orchessa. «Ma in tutta onestà temo di non avere una risposta. Siete voi che dovete stabilire la vostra idea di giustizia.»

«La mia idea di giustizia…» Havard continuò a osservare il moto imprevedibile delle fiamme. «Quella guardia stava seguendo le leggi e applicando la sua giustizia, ma questo non vuol dire che fosse nel giusto. D’altra parte, non posso nemmeno giudicare tutti in maniera arbitraria senza tenere conto della situazione in cui si trovano.» Scosse il capo. «Essere un dio della morte e giudicare le anime è più difficile di quanto pensassi. Ma sarà tutto più semplice quando il mondo sarà sotto il mio controllo. Il mio regno, le mie leggi, la mia giustizia. A quel punto nessuno avrà più scuse.»

Havard entrò nell’ufficio del priore con passo deciso, seguito a ruota dalle protese dei sacerdoti.

«Hai già risolto il problema nella miniera?» gli chiese l’anziano ecclesiastico, un po’ sorpreso.

«Ovviamente.» Lo sguardo del pallido era freddo e autorevole. «Ora però ho un altro problema da risolvere.»

Il priore non riuscì a nascondere una punta di timore. «Che tipo di problema?»

«Quello di nominare un nuovo governatore per questa città.»

«Ehi, cosa staresti insinuando?!» lo aggredì il sacerdote di Nergal.

L’anziano orco, che al sentire le parole del pallido aveva avuto un sussulto appena percepibile, si sforzò di mantenere la calma. Sollevò una mano per placare il suo sottoposto. «Spiegati meglio.»

«Sei in arresto per aver ordinato il crollo della miniera, così da sedare sul nascere la rivolta degli schiavi che si erano riuniti all’interno. Ovviamente tutti i tuoi complici ti seguiranno a breve.»

«Che prove hai per affermare tutto ciò?» gli chiese il priore cercando di ostentare sicurezza. «Non puoi… accusarmi senza delle prove.»

Havard gli si avvicinò con aria minacciosa. «La mia prova è la tua anima. Tu sai di essere colpevole.»

Il sacerdote di Nergal, che fino a quel momento si era sempre fidato ciecamente del priore, non poté non vedere il peccato negli occhi del capo della città.

«Questa… non è una prova valida. Il tribunale della città non-»

«Non ci sarà nessun tribunale» lo zittì il pallido. «Io sono il tribunale.»

Il priore si alzò. «Pensavo avessimo un accordo!» Sollevò un dito grassoccio e l’anello che portava luccicò. «Dicevi di voler far prosperare questa città! Non troverai nessuno in grado di governarla come me! Ho il supporto del Clero, dei mercanti, di tutti quanti!» Dopo quello scatto d’ira, ritrovò un po’ di calma. «Come pensi di convincere i proprietari degli schiavi senza il mio supporto? Se davvero tieni a questa città, devi lasciarmi al mio posto.»

Il figlio di Hel non si scompose. «Hai ragione: deporti mi causerà molti problemi. A me e a Ganshada. Ma non intendo perdonare il tuo crimine. Se lo facessi, presto o tardi causerebbe la rovina del mio regno.»

L’anziano sapeva di non poter vincere contro Havard, non in quella situazione almeno, così chinò il capo con rassegnazione.

«Vai a chiamare le guardie» ordinò il pallido al sacerdote di Nergal.

Il diretto interessato, per quanto fosse contrario alla presenza del figlio di Hel, fece come ordinato.

«Prima che mi portino via, lascia che ti faccia una domanda» affermò il priore. «Tu stesso hai ucciso degli uomini per poter entrare in città. E presto o tardi dovrai fronteggiare delle rivolte. Cosa farai allora?»

«Farò tutto il necessario per sedarle e ristabilire l’ordine.»

«Dunque ammetti che avresti agito come me! Tu e io siamo uguali.»

«No, non lo siamo. Tu agisci per avidità, io agisco per rendere il mondo un posto migliore.» Lo guardò con superiorità. «Ma soprattutto la Storia si ricorderà di me. E lo farà perché sarò io a scriverla.»

L’anziano orco soffiò con sufficienza dalle narici. Quando le guardie arrivarono, visibilmente sorprese, lasciò che lo legassero.

«Buona fortuna, figlio di Hel» disse prima di venire scortato nelle prigioni. «Ne avrai bisogno.»

Havard rimase in silenzio. Sapeva di aver rinunciato a un valido leader e di aver preparato il campo a una serie di potenziali rivolte, ma non se ne pentiva.

E in ogni caso la fortuna non gli sarebbe servita: lui solo sarebbe stato l’artefice del suo trionfo.

Erano passate quasi tre settimane dall’arresto del priore, e Havard era pronto a partire in groppa al suo drago. C’era voluto più tempo del previsto per prendere il controllo di Ganshada, ma ne era valsa la pena.

I parenti del capo ecclesiastico, una famiglia molto influente in città, aveva fatto di tutto per mettergli i bastoni tra le ruote, ma alla fine era riuscito ad avere la meglio su di loro. Con la diplomazia in alcuni casi, e in tutti gli altri con la forza.

L’altra fazione che aveva dovuto fronteggiare era quella dei proprietari di schiavi, ma loro si sarebbero opposti alle sue riforme in ogni caso. E come aveva detto al priore, era bastato arrestare e sequestrare i beni ai più ferventi fra loro per convincere tutti gli altri che un compromesso era la soluzione migliore.

Il denaro che aveva recuperato era stato destinato in parte agli schiavi, e in parte al miglioramento della città. Il suo messaggio era chiaro: ora che c’era lui, la prepotenza di pochi non sarebbe più stata tollerata, al contrario ci sarebbero state giustizia e nuove opportunità per tutti. Un messaggio che il popolo, e in particolare i mercanti, aveva cominciato ad apprezzare.

Proprio tra i mercanti aveva scelto il nuovo governatore. Si trattava di un orco benestante ma non eccessivamente ricco, nonché un astuto negoziatore e soprattutto un uomo lungimirante. Era stato tra i primi a capire l’utilità di migliorare le strade intorno a Ganshada: investire in quel modo la pietra delle cave avrebbe limitato le entrare in un primo periodo, ma avrebbe creato molti nuovi posti di lavoro e avrebbe favorito gli spostamenti – e dunque i commerci – nel prossimo futuro.

Ciò che invece aveva preoccupato il nuovo governatore era stata la richiesta di Havard di utilizzare parte del metallo per la produzione di nuove armi e armature.

«Dobbiamo prepararci alla guerra?» gli aveva chiesto.

«Degli scontri saranno inevitabili. Presto o tardi gli dei si sentiranno minacciati e faranno la loro mossa, quindi dobbiamo prepararci e modernizzarci. Se lo faremo, gli dei non avranno modo di fermarci e saranno costretti a trovare un accordo. È l’unico modo per evitare una guerra su vasta scala.»

Il mercante aveva annuito. Era evidente che la possibilità di scontrarsi con gli dei non gli piaceva, ma condivideva l’idea di Havard che la mossa più efficace era farsi trovare pronti e fronteggiare le difficoltà da una posizione di vantaggio.

Certo restava un dubbio: davvero gli dei si sarebbero abbassati a trattare con dei mortali?

***

Nell’ampio e lussuoso salone echeggiava il battere nervoso del dito sul tavolo di pietra. L’uomo in attesa aveva dei tratti che ricordavano quelli di un leone, forte e fiero, ma vantava anche un paio di corna come quelle dei tori.

Finalmente un’altra figura apparve a un altro capo del tavolo: era Enki[8], dio del mare. Dopo di lui fu il turno di Tezcatlipoca[9], dio della notte, e di Huitzilopochtli[10], dio del sole.

«Perdona il ritardo» esordì quest’ultimo, anche se il suo tono non dimostrava particolare pentimento. Al contrario: le luminose piume verdi che aveva al posto dei capelli dimostravano tutta la sua fierezza. «Allora, cos’è che ti turba, Nergal?»

Il dio della morte grugnì. «Tutti gli altri?»

«Non penso verranno» ammise Enki. I suoi capelli e la folta barba sembravano bagnati, ma gli abiti pregiati erano perfettamente asciutti, così come le corna caprine. «Non che ci serva il loro parere.»

«Temo che questa faccenda ci riguardi tutti, invece» ribatté Nergal. «Ho sentito diverse preghiere ultimamente che parlavano di un orco che si spaccia per il figlio di Hel. Non solo: dice di essere il nuovo dio della morte!»

«A me sembra che il problema riguardi solo te, allora» sottolineò Tezcatlipoca. Aveva due linee gialle dipinte sul viso – una all’altezza degli occhi e l’altra della bocca – che risaltavano sulla pelle nera.

«Non essere ingenuo: se quel tipo mette in dubbio la mia autorità, anche voi siete minacciati. Quanto ci vorrà prima che salti fuori un altro esaltato che si dichiara un dio?» Batté il pugno sul tavolo. «Dobbiamo fermarlo subito!»

Gli altri dei però non condividevano la sua preoccupazione.

«Non è il primo che si ribella, e noi non possiamo preoccuparci di tutti i moscerini che ci ronzano intorno» affermò Tezcatlipoca in tono rilassato. «Vedrai che molto presto cadrà sotto il peso della sua stessa insolenza. Come tutti gli altri.»

«E se fosse davvero il figlio di Hel?» lo incalzò Nergal.

«Se alzerà troppo la cresta, ci penseranno gli inquisitori a sistemarlo» rispose Huitzilopochtli. «Gli unici esseri su questo pianeta in grado di tenere testa a un inquisitore sotto tutti sotto il nostro controllo.»


Note dell’autore

Ciao a tutti!

E così veniamo a sapere cosa ha fatto il priore e la punizione che Havard ha stabilito per lui. Ancora una volta il figlio di Hel ha dimostrato di non essere un tipo particolarmente modesto, ma che anzi è più che deciso a far prevalere la sua idea di giustizia con ogni mezzo necessario.

Nel finale vediamo anche la reazione degli dei alle mosse di Havard. Nergal è sicuramente quello più preoccupato – e a ragion veduta – mentre gli altri dei non sembrano particolarmente turbati. Alcuni non si sono proprio presentati, e questo dimostra che tra di loro non sono poi così uniti. Ciò non toglie che la forza degli dei è ancora schiacciante, quindi vedremo quali saranno le prossime mosse di entrambe le fazioni.

Grazie a tutti e a presto ^.^


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[8] Dio mesopotamico dell’acqua, della conoscenza, dell’artigianato e della creazione.

[9] Dio azteco della notte e delle tentazioni.

[10] Dio azteco del sole e della guerra.

   
 
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