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Autore: eddiefrancesco    19/03/2022    1 recensioni
L'umore di Christopher Marchnet è cupo come le nuvole nere che sovrastano la sua residenza.
Eppure quando un lampo illumina una damigella in difficoltà, lui si comporta da gentiluomo.
Per Kit comincia così un eccitante avventura insieme alla misteriosa Hero Ingram, alla ricerca di un libro scomparso da oltre un secolo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Nelle ultime ore Kit le aveva rivolto ogni genere di domande riguardo alla sua infanzia e ai suoi interessi; le aveva chiesto quale musica preferisse e quali libri avesse letto. Ma, fatta eccezione per i libri, sul resto lei aveva avuto ben poco da dire. Quella sera, con ogni probabilità l'ultima prima che raggiungessero la loro destinazione, Hero anelava a godere semplicemente della sua compagnia, sapendo che presto si sarebbero separati. Invece, com'era diventata sua abitudine, Kit le rivolse un'occhiata incuriosita. «Siete mai stata all'Almack's?» Per poco Hero non si strozzo' con il pasticcio di carne. L'idea che Raven frequentasse un circolo mondano tanto esclusivo era addirittura farsesca. E così pure la possibilità che ci mandasse lei. A meno che non intravedesse la possibilità di farle concludere una delicata transazione d'affari in qualche alcova al riparo da sguardi indiscreti, mentre il fiore dell'alta società danzava a pochi passi da lei, perché mai avrebbe dovuto inviarla in mezzo a quella gente? «No» fu la laconica risposta della giovane, che non si avventuro' però in spiegazioni. «E voi?» Kit scosse la testa. «Per entrare serve l'invito di un socio del circolo, e io ho frequentato pochissimo la buona società.» L'immagine di Kit alle prese con una moltitudine di fanciulle a caccia di un marito la fece rabbrividire, però Hero pensò anche al figurone che avrebbe fatto, vestito da sera, volteggiare per la sala da ballo con l'abilità e l'eleganza che dimostrava in qualsiasi situazione. «Vostra sorella sposerà presto un Visconte, quindi immagino che non vi sarà difficile ottenere un invito.» Lui scoppiò a ridere. «Non me la immagino proprio la mia esuberante sorellina in mezzo a tutti quei boriosi che si sono inventati delle rigide quanto assurde regole sociali. Avrei detto che lo scopo dei balli fosse offrire la possibilità alle giovani donne di conoscere dei giovanotti con cui contrarre felici unioni. Non è forse per questo che si parla di mercato matrimoniale?» «Non ne ho idea, credetemi.» «Già. Non avete bisogno di questo genere di servizio. Una giovane donna bella e intelligente come voi può scegliere tra uno stuolo di corteggiatori. Scommetto che vi seguono docili come cagnolini... quando non siete vestita così.» «No.» Lei sorrise davanti alle sopracciglia inarcate di Kit. In società, nessuno avrebbe approvato il suo travestimento e neppure il suo stile di vita. D'altra parte lei non aspirava a frequentare quell'ambiente. «No cosa?» chiese Kit, che non era disposto a rinunciare all'interrogatorio. «Non ho neanche un corteggiatore» specifico' lei. «Dove potrei mai trovarne qualcuno?» Non voleva confessare che Kit era il primo giovanotto decente che avesse conosciuto. «Volete dire che non frequentate balli e feste? Non scambiate visite con i vicini di casa che hanno figli della vostra età?» Kit era smarrito. A quanto pareva, l'agricoltore gentiluomo aveva un'idea assai poco realistica della posizione di Hero. Perfino nelle case più nobili, le parenti povere dovevano ricambiare l'ospitalità lavorando come dame di compagnia, governanti o istitutrici e, in definitiva, sgobbando più della servitù. Almeno la sua era un'occupazione più interessante e, frequentando antiquari e collezionisti, Hero aveva avuto modo di conoscere delle donne dal destino molto più disgraziato del suo: mogli, sorelle e zie relegate al ruolo di serve non retribuite. Ma a lei non interessava approfondire l'argomento della condizione femminile. Bastava dire che Kit aveva torto a pensare che Raven fosse il tipo di persona che amava frequentare i circoli mondani o che intrattenesse rapporti amichevoli con il vicinato. «Raven ritiene superfluo socializzare. Il prossimo non gli interessa, a meno che non possegga qualcosa che lui desidera acquistare» dichiarò lei. «Quindi vi lascia uscire di casa solo quando ha una missione da affidarvi?» trasecolo' Kit. Forse si era confidata un po' troppo. «A sentirvi parlare, si direbbe che mi considerate una prigioniera» protesto' Hero in tono leggero. «Lo siete?» Kit non era più scanzonato, d'un tratto appariva cupo e pericoloso. Con il cuore in gola, Hero pensò che non intendeva affatto coinvolgere ancora di più quell'uomo nei suoi problemi. Raven era molto potente e aveva contatti ovunque; lei non voleva che i suoi intrighi coinvolgessero anche Kit. «Sono molto grata a Raven per avermi dato una casa» disse quindi prima di alzarsi in piedi per indicare che considerava conclusa la conversazione. Kit sembrò sul punto di aggiungere ancora qualcosa, ma rispetto' come sempre il suo desiderio. Hero ne fu sollevata. Sperava con tutto il cuore che Raven non avesse idea di dove si trovasse e con chi. Una speranza, al pari delle altre, molto probabilmente vana. Giunti a Londra, Hero e Kit si ritrovarono immersi nel traffico cittadino, con le strade affollate di veicoli, cavalli e passanti. «Eccoci arrivati. Questa è la casa di Featherstone» annunciò Kit, accennando con la testa a un alto edificio con la facciata di mattoni. L'ubicazione era centrale, ma non particolarmente elegante. Le parole di Kit le sembrarono tristemente profetiche. Forse erano arrivati davvero alla fine della loro ricerca... e di tanto altro, pensò. Degluti' a stento, la gola serrata, e si impose di concentrarsi sul compito che doveva portare a termine e che avrebbe richiesto tutto il suo talento, se voleva che avesse successo. Il piano prevedeva che lei non si mettesse in contatto con Raven, come invece avrebbe fatto in passato, per chiedergli ragguagli riguardo a Featherstone. Ma senza le informazioni di Raven, senza i segreti e i pettegolezzi che avrebbe potuto usare a proprio vantaggio, Hero avrebbe dovuto procedere alla cieca. Rimase appoggiata alla recinzione di ferro battuto, incerta sul passo successivo, poiché aveva la sensazione che Featherstone si sarebbe dimostrato meno superficiale di Cheswick. «Una volta che avremo parlato con lui, si spargera' la voce che stiamo cercando qualcosa» riflette' ad alta voce. «E allora avremo alle calcagna non soltanto gli uomini del Duca, ma anche tutti i collezionisti della città.» Kit la guardò dubbioso, non troppo convinto della virulenza della bibliomania, tuttavia non fece commenti. Accigliata, lei si staccò finalmente dalla recinzione e andò a bussare alla porta d'ingresso per chiedere del presunto proprietario del Mallory. Un maggiordomo dall'aria stanca aprì la porta e li informò che Mr. Featherstone non era in casa. «Ma noi veniamo da Cheswick» disse Hero, mettendo un piede oltre la soglia per impedirgli di chiudere la porta. «Il Conte in persona ci ha mandato qui per una commissione.» Il maggiordomo li scruto' da capo a piedi e scosse la testa. «Potete entrare, se volete, però Mr. Featherstone non c'è.» E Marcus Featherstone non sembrava neppure essere l'unico elemento assente da quella casa, riflette' Hero guardandosi attorno. Il vestibolo era vuoto, senza mobilio e dipinti alle pareti, e dalle porte aperte si vedevano altre stanze all'incirca nello stesso stato. Marcus Featherstone stava per traslocare? Si domando' con una fitta di panico. Fu Kit a intervenire. «Possiamo almeno parlare con il suo uomo di affari?» «Tutti i creditori devono presentare un prospetto dettagliato delle somme loro dovute» annunciò il maggiordomo. «Se voi l'avete già preparato, potete darlo a me» «Non siamo creditori» protesto' Hero. «Siamo qui per una questione importante, per conto del Conte di Cheswick.» L'esausto maggiordomo non rimase particolarmente colpito dalla notizia. «Si tratta di un libro della collezione del Conte» aggiunse Hero. «Se volete condurci in biblioteca...» Il maggiordomo scosse la testa.« La biblioteca è vuota, signore.» «Vuota? E dove sono finiti tutti i libri?» «Non saprei, mi dispiace.» Hero allora capì. Creditori!
   
 
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