Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: michaelgosling    26/03/2022    1 recensioni
Tre amiche appassionate una di Harry Potter, una di Star Trek e una della Disney in seguito ad un incidente vengono catapultate ognuna in uno di questi universi, ma non di quello di cui sono fan.
Proveranno ad usare quello che sanno della storia per renderla migliore? O le loro azioni porteranno ad un finale peggiore? La loro presenza influenzerà queste storie molto più di quanto immaginano, perché una sola persona può cambiare tutto.
[Fandom Variabile: il Fandom in cui verrà pubblicata la storia dipenderà dall'ambientazione dell'ultimo capitolo pubblicato. Sarà comunque possibile trovare la storia anche negli altri due Fandom nella categoria Crossover]
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
 
 
 
 
 
C’ERA UNA VOLTA – CAPITOLO 2




 
 
Nolwenn rimase in quel carro così a lungo che aveva avuto il tempo di dormire e di pensare.
 
Pensare a tutto. Pensare alla sua famiglia, ad Arielle e a Yvonne. A cosa diavolo le era successo. Dove si trovava. E soprattutto, come uscire da quella situazione.
 
I portoni del carro erano sempre stati chiusi, e lei non poteva fare assolutamente niente per aprirli. Qualche giorno prima avevano attraversato quello che doveva essere un paesino nel pieno di una festa, considerando i rumori di voci e di musica. Nolwenn ne aveva approfittato per cercare di aprire i portoni andandoci addosso con tutto il suo corpo, ma l’unico risultato che aveva ottenuto era un dolore lancinante nella schiena e nelle gambe. Quello fu il suo ultimo tentativo di fuga.
 
Aveva fatto quanto poteva per trattenersi nel mangiare i cibi intorno a lei, ma i morsi della fame erano terribili, e senza probabilmente sarebbe morta, ma nonostante questo si sentiva in colpa per ogni morso, dato che quel cibo non era il suo. Mangiarlo l’avrebbe messa ancora di più nei guai.
 
Quella cazzo di volpe! Per quale motivo aveva afferrato la sua borsa?
 
La borsa era riuscita a recuperarla, quello che ne rimaneva almeno, ma ne era davvero valsa la pena? 
 
Aveva fatto l’impossibile per recuperarla, e per cosa? Per ragioni futili, stupide, emotive. Era la borsa di Arielle, e allora? Lei non c’era. Lei era lontana. Come Yvonne. Avere la sua borsa non le avrebbe indicato né la via per ritrovarle né la via per tornare a casa.
 
Sono partita con il piede sbagliato. Completamente. Devo smetterla di fare la stupida.
Ovunque io mi trovi ora, si tratta di un luogo sconosciuto e in cui sono sola. Non ho soldi. Non ho abiti tranne quelli che indosso. Non conosco nessuno.
Devo smetterla di farmi trascinare dalle cose o di rimanere imbambolata senza fare nulla perché troppo impegnata a guardarmi intorno. Cosa importa cosa c’è intorno a me? Devo avere la mente lucida.
Se davvero fossi finita, per quanto assurdo oltre ogni immaginazione, in un altro mondo, in un altro universo, e a giudicare da quello che ho visto finora un mondo proiettato nel passato anziché nel futuro, non posso più permettermi di perdermi in stupidi giochetti.
Quel tizio nella piazza di Notre Dame.. Quello che assomigliava spaventosamente a Clopin e a che a tutti gli effetti sembrava uno zingaro.. che ha cantato alla perfezione quella canzone che ho ascoltato da bambina guardando la videocassetta a casa mia.. se fosse davvero Clopin? Il vero Clopin? Quello del cartone?
E poi c’era Quasimodo. Era quel Quasimodo? Doveva esserlo.
Quante persone al mondo ci sono in grado di essere la copia perfetta di Quasimodo? Quante? E quelle poche passano la loro vita a far finta di essere Quasimodo, con gli stessi abiti, lo stesso comportamento, gli stessi eventi?
 
Guardò di nuovo lo stemma della Disney che era inciso nella borsa.
 
E se..?
 
“Ehy, tu! Chi diavolo sei? Come sei entrata?”
 
Cazzo.
 
Com’era possibile che non avessi sentito i portoni aprirsi?? Ero immersa nei miei pensieri fino a questo punto? Giorni e giorni in questo cazzo di carro rinchiusa e quando finalmente lo aprono non mi accorgo di nulla?
 
Che imbecille.
 
“Posso.. posso spiegare.” Balbettò.
 
In realtà non poteva spiegare un bel cazzo di niente, ma quelle parole furono le uniche che le uscirono.
 
Si trovò davanti un uomo, uno di quelli che aveva visto a Parigi prima di finire in quella trappola. I suoi occhi scuri erano pieni di rabbia e scherno. Aveva i capelli corti e.. grigi? Non seppe dirlo con certezza, era troppo terrorizzata per guardargli qualsiasi cosa che non fossero quegli occhi tenebrosi. 
 
“Lo racconterai alle guardie.” Tuonò l’uomo, entrando nel carro e afferrandola per un braccio con l’intento di tirarla fuori.
 
La presa su di lei era forte e dolorosa, con le dita che premevano forti sulle sue braccia, ma Nolwenn non emise un suono.
 
Quando l’ebbe tirata fuori dal carro, la guardò dall’alto in basso senza mai lasciare la presa, e lo scherno che vedeva in lui passò dai suoi occhi alla sua voce.
 
“Bene bene bene, cosa abbiamo qui? Una zingara, eh?”
 
“Non sono una zingara!” ribatté Nolwenn, che all’improvviso aveva ritrovato la voce.
 
“Solo una zingara si vestirebbe così.” rise di nuovo “Sembra che mi sarai utile, dopotutto. Ho sentito dire che c’è un giudice a Parigi che offre una lauta ricompensa a chiunque gli consegni una come te.”
 
Cazzo no, non Frollo, tutto ma non Frollo! Con lui muoio per le atrocità che mi farà o peggio… muoio dopo aver visto quanto è brutto.
 
In preda al panico, Nolwenn iniziò a cercare di scrollarsi di dosso l’uomo, ma la presa era più forte di prima e l’unica cosa che ottenne fu quella di far crescere la sua ira.
 
Esasperato, stava per colpirla, ma prima qualcos’altro colpì lui.
 
Una volpe rossa.
 
Anzi no, quella volpe rossa.
 
I suoi artigli scavarono sul viso dell’uomo, al punto che lui fu costretto a lasciare Nolwenn, la quale, questa volta, non ebbe un attimo di esitazione.
 
Non appena libera, iniziò a correre. Non sapeva nemmeno dove, l’importante era fuggire lontana da lui.
 
Seguiva il sentiero principale, e solo quando sentì i passi dell’uomo dietro di sé che capì la stupidità della sua scelta. L’uomo era ancora lontano, ma presto sarebbe stato in grado di vederla, ma prima che accadesse la ragazza scattò a destra verso il bosco, lontano dalla strada.
 
Dopo una decina di minuti passati a correre, iniziò a sentire il fiatone. Era sempre stata molto energica, e fu demoralizzata nel realizzare che le bastava così poco per stancarsi, ma sentirsi demoralizzati al momento era l’ultimo dei suoi problemi.
 
Il Sole non era ancora tramontato, ma le tenebre iniziavano a calare velocemente. Forse era.. tardo pomeriggio? Difficile dirlo, considerando che il bosco stesso sembrava molto oscuro, così oscuro che forse la stava ingannando.
 
Guardò indietro per un attimo, ma non fermò i piedi. Quel piccolo attimo di distrazione fu sufficiente.
 
Qualcosa la fece inciampare, qualcosa di grosso e lungo per terra, magari un grosso bastone o la radice di un albero? Nolwenn se ne accorse troppo tardi, e non riuscì a fermare la caduta con le mani. Come se non bastasse, cadde in una zona in discesa, e finì con il rotolare verso il basso come un pallone.
 
La discesa fu fermata da una grossa quercia, e l’impatto fu alquanto doloroso e impreparato, e un urlò di dolore lasciò la sua bocca prima che potesse pensare di reprimerlo.
 
Sulla sua gamba destra, poco più in basso del ginocchio, c’era una ferita lunga all’incirca sette centimetri e larga meno di due, ormai diventata rossa per il sangue che usciva.
 
Il dolore si fece ancora più lancinante. Nolwenn urlò di nuovo, questa volta più piano. Sentì in lontananza quel tizio dal quale era scappata gridare qualcosa, su come l’avrebbe trovata e altre minacce che lei non riuscì a sentire, che risultavano insignificanti rispetto al male che sentiva.
 
Guardò di nuovo. Usciva più sangue ora, non troppo, ma ne usciva. Aguzzando la vista, riuscì a notare qualcosa di bianco.
 
Che cazzo?!? Un osso? Non dirmi che è il bianco dell’osso? Oh cazzo. Oh merda. Perderò la gamba, non è vero?
 
E questa non era il mondo Disney? Il mondo delle favole? Quello sul vero amore. Quello con la magia. Quello con il lieto fine. A me non sembra di avere niente di tutto questo. Da quando sono arrivata qui, non ho altro che sfortuna.
 
Questo conferma quello che ho sempre pensato. Io non sono fatta per favole, principi e magia.
 
Dopo qualche ora, il dolore iniziò a calare, ma non sparì mai del tutto.
 
A notte fonda, Nolwenn ricevette la visita dell’unico amico, forse, che aveva in quel luogo.
 
Quella dannatissima volpe si era avvicinata ed era rimasta lì, a fissarla.
 
Non si era nemmeno seduta né spostava lo sguardo. Si limitava a stare lì. Quegli occhi penetranti permanentemente fissi su di lei. Era così immobile che se non l’avesse vista arrivare, Nolwenn avrebbe pensato che fosse una statua molto elaborata e realistica, e nulla di più.
 
Provò a parlarle. Le chiese cosa volesse. Chi fosse. Perché se la trovava dappertutto. Le domandò anche del perché si trovasse lì, che quello non era il suo posto, che voleva tornare a casa sua, come se fosse quell’animale il responsabile del suo arrivo.
 
Le parlava come se stesse parlando con un adulto, poi provò con la vocina che si usa quando si parla con un cane o con un neonato, poi urlò, esasperata dalla mancanza di qualsiasi reazione da parte della volpe.
 
Gli occhi di quella creatura sembravano tristi, preoccupati. Poi si fecero fiduciosi, come se guardando la ragazza avesse avuto una visione sul futuro, un futuro migliore. Poi si girò, e se ne andò silenziosamente, esattamente come era stata per tutto il tempo in cui era stata in sua compagnia.
 
La volpe se ne era andata da un pezzo, ma era ancora buio.
 
Era stanchissima, fisicamente e mentalmente, ma dormire era fuori discussione. Non ci sarebbe riuscita comunque, con quel dolore alla gamba e soprattutto con la consapevolezza di trovarsi in un fitto bosco che non conosceva da sola. E se ci fossero stati degli animali, magari molto più pericolosi di una volpe? E se l’avessero attaccata mentre dormiva? Beh, anche se l’avessero attaccata da sveglia non avrebbe fatto molta differenza. Con la gamba in quello stato, non avrebbe fatto molta strada. C’era di buono che il tizio che voleva venderla al più cattivo dei cattivi della Disney era sparito. Magari un orso lo aveva mangiato.
 
Speriamo.
 
E alla fine anche la mattina arrivò.
 
Nolwenn se ne stava seduta con la schiena contro il tronco della quercia che l’aveva ferita, ferita che almeno aveva smesso di sanguinare. Il dolore era sopportabile dopo quasi un giorno dall’accaduto, ma non osava muovere la gamba, temeva ancora che la ferita fosse più grave di quanto sembrasse.
 
Proprio mentre la stava guardando, le tenebre calarono di nuovo con la stessa velocità con cui si sbattono le palpebre, e Nolwenn sentì un’aria gelida percorrerle la schiena e.. delle grandi ali che sbattevano. Sembravano provenire all’alto.
 
Alzò lo sguardo, e vide l’uccello più grande che avesse mai visto. No, non poteva essere un uccello. Aveva delle ali enormi attaccate ad un corpo troppo distante perché lei potesse vederlo con più attenzione.
 
Sembrava.. sembrava..
 
“Un drago.”
 
Non volle neanche perdere tempo a chiedersi come fosse possibile. Era stanca di farlo, e non ne aveva più la forza. Era troppo tempo che accadevano cose strane, e lei doveva imparare ad avere una mente più aperta. Forse era per quello che le cose le stavano andando male? Aveva affrontato le cose nel modo sbagliato? In fondo, cos’è che diceva Walt Disney..?
 
“Se puoi sognarlo, puoi farlo.”
 
Ecco il perché delle tenebre improvvise.
Quel drago, sempre se di drago si trattava, aveva momentaneamente oscurato il Sole con il suo corpo. Infatti, non appena proseguì oltre, il Sole riapparve, così come la luce.
 
E quel drago nero, così come era arrivato, se ne andò.
 
Dopo quella visione, Nolwenn non abbassò più lo sguardo, riuscì persino a dimenticarsi della ferita alla gamba. Continuò a guardare in alto, forse nella speranza di rivederlo, lui o un’altra qualsiasi creatura magica che prima di allora aveva visto solo nei racconti fantasy, e che magari potesse guidarla.
 
Il tutto ebbe una fine molto presto. Il collo iniziava a fare male, e così non poté fare altro che tornare a guardare la ferita, aspettando.
 
Poi si stufò anche di aspettare. Cosa avrebbe fatto? Sarebbe rimasta lì ad aspettare cosa? Un principe azzurro che venisse a salvarla?
 
I principi azzurri salvano le ragazze bellissime, con la pelle delicata e liscia come seta e dai modi delicati, e non perdono certo tempo con tizie qualunque come lei, piena di brufoli antiestetici, e che sono così stupide da finire in un carro pieno di provviste rischiando la vita.
 
Decise di aspettare fino all’indomani, poi si sarebbe alzata. Per andare dove? Non si sa. Forse avrebbe seguito la direzione che aveva preso il drago, chissà dove sarebbe finita. Magari avrebbe trovato altri draghi e sarebbe diventata la Daenerys Targaryen di questo mondo.
 
Quel lampo di speranza e ottimismo riuscì a farla addormentare, anche se i suoi sogni furono tutt’altro che tranquilli e pacifici.
 
Poi sentì una voce.
Una voce infantile. Proveniva dal suo sogno? Probabilmente sì.
 
Era tutto bianco, ma in lontananza una figura si muoveva, verso di lei.
 
Era una bambina.
 
Non poteva avere più di sette anni, e le somigliava così tanto da essere quasi inquietante, ma era molto più bella.
 
Indossava un meraviglioso abito azzurro con un fiocco bianco, ricamato a mano. Quelli erano abiti regali. Abiti da nobile, ma antichi. Di certo era di questo mondo.
 
Aveva la pelle liscia e graziosa tipica dei bambini, con nessun accenno di imperfezione, e un gruppetto di lentiggini sul viso, concentrate nella zona del naso. Tra i suoi capelli rossi, uguali a quelli di Nolwenn, vide un fiocco molto simile a quello dell’abito, ma era difficile dire come e se erano stati legati, ma ebbe la conferma decisiva che non si trattava di lei quando vide i suoi occhi, di un azzurro splendido, mentre lei li aveva verdi.
 
Non seppe nemmeno dire che genere di azzurro fosse. Chiaro? Scuro? Sembrava strano capire che fossero azzurri ma non saper definire la tonalità, ma si trattava pur sempre di un sogno, e in un sogno tutto piò accadere, e l’impossibile diventa possibile.
 
La bambina teneva con le mani la gonna del vestito per poter correre più velocemente senza rischiare di inciampare e cadere, ma poi smise di correre.
 
“Mamma, non vieni?”
 
Nolwenn sentì il suo cuore fermarsi.
 
Mamma?
 
“Io non.. non sono la tua mamma, tesoro.” Fece gentilmente Nolwenn, sentendosi terribilmente in colpa.
 
“Sì che lo sei, solo che ancora non lo sai.”
 
La bambina le corse incontro, e l’abbracciò forte.
 
Nolwenn si sentiva enormemente a disagio, ma non riuscì a non ricambiare l’abbraccio. Nel farlo, si accorse di quanto quella bambina la stesse stringendo. Non con forza, ma con enorme affetto.
 
Poi si sciolse dall’abbraccio, e si mise sulle ginocchia per essere all’altezza della bambina. La guardò intensamente negli occhi, come se cercasse di riconoscere qualcuno in lei.
 
“I tuoi occhi.. sono..” erano davanti a lei, eppure non riusciva ancora a capirne il colore specifico.
 
“Azzurri..” rispose la bambina, dicendo a Nolwenn l’unica cosa che già sapeva “.. come papà.”
 
Papà? E chi era suo padre? E se lei era sua madre, significa che il padre della bambina era.. il suo compagno? Suo marito? Era single da un paio d’anni ormai, e sicuramente non era mai stata con un uomo che avesse gli occhi azzurri.
 
Ma quella bambina aveva abiti antichi.. significa che suo padre era.. di questo posto? Significava che lo avrebbe incontrato presto? Che sarebbe rimasta tanto a lungo qui da incontrare un uomo e farci una figlia di sette anni? Significava forse che non sarebbe mai più tornata a casa? E che sarebbe rimasta qui.. per sempre?
 
“Papà..” mormorò Nolwenn, più a sé stessa che alla bambina.
 
“Non avere paura, mamma. Lui ti troverà. O tu troverai lui. O tutti e due vi troverete. Il vero amore trova sempre la strada.”
 
Nolwenn non aveva la più pallida idea di cosa stesse provando. Paura? Confusione? Sollievo? Amore? Speranza? Curiosità?
 
Alla fine, fu la curiosità a prendere il sopravvento. C’era un uomo nel suo futuro. Un uomo importante dato che quella bambina parla di vero amore. L’uomo con cui l’avrà. O forse era solo uno stupido sogno che non aveva nessun significato.
 
“Come?” fu tutto quello che riuscì a chiedere.
 
“Non qui. Svegliati, mamma. Inizia il tuo viaggio. Papà ti sta aspettando, ma non lo incontrerai nascondendoti. Ha bisogno di te. Questo mondo ha bisogno di te. Salva la mia casa, per favore mamma..”
 
La bambina iniziò a dissolversi, come se fosse un ologramma elaborato il cui programma stava dando dei problemi tecnici.
 
“Aspetta.. cosa succede.. devi dirmi altro.. cosa devo fare? Io non.. non so cosa fare..”
 
Nolwenn non si era mai sentita tanto impotente in vita sua.
 
“Lo saprai. E’ il tuo destino.”
 
 
 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: michaelgosling