Storie originali > Soprannaturale > Licantropi
Segui la storia  |       
Autore: Mary P_Stark    27/03/2022    1 recensioni
Bradford - 2010
Lorainne Simmons e Kennard Palmer sono entrambi volontari presso il Centro Diurno Rainbow, che si occupa di bambini e di famiglie in difficoltà. La loro amicizia si sviluppa entro le mura del Centro, oltre che fuori, e il suono di un pianoforte accompagna le loro giornate, pur se un'oscura minaccia sembra avvicinarsi per tentare di incrinare il loro neonato rapporto.
Riusciranno i due a fare fronte comune contro questo pericolo, o le loro differenze li divideranno per sempre?
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'TRILOGIA DELLA LUNA'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Cap.10

 

 

 

Nel breve decorrere di un paio di settimane, la coppia approntò tutti i necessari cambiamenti all'interno delle rispettive vite.

Il bando – in quel caso, non ufficiale – da un branco non era cosa da prendersi alla leggera, infatti, anche se si aveva Fenrir dalla propria parte.

Proprio perché Alec aveva sempre fatto rispettare alla lettera le regole, non poteva chiudere un occhio perché voleva bene a Lorainne e capiva la situazione.

Al clan, molto semplicemente, era stato detto che Lorainne si sarebbe trasferita per motivi sentimentali, senza minimamente parlare di esclusioni dal branco, o altro. Per quanto Alec incutesse timore, gli attacchi di follia non si potevano controllare, e la notizia di un Cacciatore all’interno del branco avrebbe fomentato l’ira di molti.

Per questo motivo, una fuga d’amore era parsa la soluzione meno dolorosa per tutti, e la più facile da accettare.

Cosa che tornò utile non solo nel clan di Alec, ma anche tra la cerchia di Cacciatori di Kennard.

Mentre Lorainne era impegnata a imballare le ultime chitarre del padre adottivo - che l'aveva instradata alla musica - Kennard si apprestò a salutare i suoi amici per l'ultima volta.

Era stato strano avvisarli del suo prossimo cambiamento di status ma, per non lasciare nulla al caso, aveva preferito presentare loro Lorainne prima di cambiare città.

Una delle regole previste per non essere più un Cacciatore, infatti, era formare una famiglia e non porre nel mirino i propri famigliari, spesso non informati della seconda vita del partner.

Di comune accordo con Lorainne, quindi, si era recato nel bar dove era solito trovarsi con gli amici per scambiare quattro chiacchiere, così da spiegare loro la sua decisione così repentina di trasferirsi.

Ovviamente, non era stato semplice mentire a persone che conosceva da anni, ad amici con cui aveva condiviso la segreta missione di Sentinella, ma non aveva avuto altra scelta.

Il patto stretto con Alec era questo; nessuno del branco avrebbe saputo di lui, e nessuno della Centuria avrebbe saputo di Lorainne. Parenti esclusi, ben inteso.

Se, per Lorainne, questo aveva voluto dire ammettere ogni cosa con il proprio Fenrir, per lui era stato l'esternare i propri sentimenti alla famiglia, presentando loro la donna che aveva imparato ad amare.

Pur con la richiesta di conoscere la fortunata almeno prima della loro partenza, nel gruppo di Kennard non vi erano state domande specifiche o pressioni per rimanere in seno alla Centuria. Si erano soltanto stupiti della sua estrema reticenza a parlare loro di Lorainne prima di quel giorno ma, anche in quel caso, Ken aveva trovato un’ottima scusa.

Essendo una Sentinella, meno persone sapevano di eventuali fidanzate o fidanzati, meglio era, così da non metterli in pericolo in caso di scontro coi licantropi.

Aveva odiato mentire su tutto ma, proprio come aveva sperato, di fronte alla sua spiegazione non avevano avuto nulla da eccepire.

A riprova del fatto che, ciò che lo zio aveva detto a Lorainne, corrispondeva al vero; anche senza essere decimati dai licantropi, il movimento messo in moto da Fryc si sarebbe estinto per mancanza di combustibile.

Sempre meno persone credevano nella causa e, anche lui che era nato a pane e licantropi, non aveva faticato molto a cedere le armi, quando era stato messo di fronte alla verità.

Il fanatismo non faceva più parte di molte Centurie, e la sua non faceva eccezione.

Forse, nella cultura moderna, era davvero molto più difficile mantenere un odio duro e puro come doveva essere stato quello di Fryc, ai tempi dello scisma. La conoscenza e la globalizzazione non avevano soltanto aperto le frontiere del mondo, ma anche le menti delle persone. 

Fu questo che disse, quando Lorainne gli chiese come si fosse svolta la riunione coi suoi amici e, quando lei si mostrò d'accordo nel conoscerli, Kennard tirò un sospiro di sollievo.

In fondo, ci teneva a mostrare all'amata che le persone con cui aveva convissuto per anni non erano solo suoi nemici, ma anche ottimi compagni di vita e di cui avere stima.

***

Approfittando del cattivo tempo e del freddo che imperversava ogni dove, in quei primi giorni di ottobre, Lorainne indossò un bel maglioncino a coste e il suo adorato cappotto bianco latte.

Stava morendo di caldo ma, per apparire una ragazza qualunque, avrebbe dovuto sopportare anche questo. Per Kennard ne valeva la pena, ormai le era chiaro.

Da quando si erano detti la verità, il rapporto con lui era scivolato via fluido, gli impegni pressanti di entrambi non erano stati affatto d'ostacolo e ogni preparativo per la partenza era stato svolto senza problemi.

Per evitare crisi in famiglia, Kennard si era trasferito da lei con armi - letteralmente - e bagagli e, dopo averle deposto ai piedi la scatola con tutto ciò che lo riconosceva come Sentinella, le aveva anche spiegato come distruggere ogni cosa.

Insieme, quindi, avevano portato le armi in discarica e, di nascosto, Lorainne le aveva gettate nell'angolo più nascosto del comparto metalli, scivolando poi verso l'esterno con l'agilità di un'acrobata del circo.

Di fronte a quell'ultimo gesto di rifiuto del precedente Credo, Kennard le aveva infine promesso che, se mai lei lo avesse voluto, lui avrebbe accettato di mutare in licantropo. Di fronte a quell’esternazione, però, Lorainne aveva negato una simile possibilità a breve termine, replicando che avrebbe dovuto essere solo e unicamente una sua scelta, e non un favore fatto a lei.

Con quell'ultima confessione, quindi, erano tornati a casa per prepararsi all'uscita con gli amici di lui.

"Sei pronta?" le domandò Kennard, affacciandosi sull'entrata della camera da letto.

Lorainne si stava infilando lo stivale destro e, nel vederlo in jeans, maglione e scarpe da ginnastica, storse il naso e borbottò: "Sembrerò troppo elegante, a questo punto."

Kennard però rise, scosse il capo e replicò: "Il tuo cappotto piacerà da matti a Keira. Lei adora gli indumenti bianchi, anche se sembra sempre un membro della band dei The Verve."

"Oh... buono a sapersi" esalò Lorainne prima di domandare: "E tu lo sai, per quale motivo?"

Kennard fece un sorriso furbo nell'avvicinarsi lei, le diede un bacio piuttosto serio sulle labbra morbide e al sapor di frutta, dopodiché mormorò: "Perché ce lo ha detto fino a sfinirci, ecco perché."

"D'accordo... allora non la sbranerò" motteggiò Lorainne, ammiccando maliziosa.

"Detto da te, è un sollievo" replicò lui, strizzandole l'occhio prima di afferrare la sua giacca imbottita e uscire dalla camera assieme alla licantropa.

Raggiunsero il Parry Lane Tavern Pub poco prima dell'orario prestabilito e, quando la coppia entrò nel grazioso locale tradizionale, Lorainne spalancò leggermente gli occhi ed esalò: "Oh, cielo! Ci sarà da divertirsi, stasera."

"Perché?" domandò Kennard, dubbioso.

"Qualcuno ha bisogno di lavarsi" ironizzò lei, tastandosi il naso prima di stamparsi in viso un sorriso elegante.

"Ops... l'ho dimenticato. Forse era meglio qualcosa di meno affollato" esalò lui, spiacente.

"Va bene così. Me la so cavare" replicò lei, prendendolo sottobraccio mentre percorrevano lo stretto corridoio dalla moquette blu che conduceva al bancone centrale del locale.

Lì, uno dei barman riconobbe Kennard, levò una mano a salutarlo e disse: "Ehi, Ken! Sei il primo ad arrivare... e in ottima compagnia, pure! Vi ho riservato il solito tavolo, nella zona rossa!"

"Grazie, Graham!" esclamò Kennard, salutandolo un pugno contro pugno prima di condurre Lorainne in un'altra area del locale.

La moquette, com'era logico supporre, da blu divenne rossa, e anche i cuscini sulle sedie in legno e sulle panche a muro, si tinsero del medesimo colore. Sorridendo, perciò, Lorainne chiosò: "Non devo nemmeno chiederti il perché del nome della zona."

"Le cameriere fanno prima. Il locale è suddiviso in zone di colore, così si spartiscono i tavoli in base alle tonalità" le spiegò Kennard, scostando per lei la sedia perché si accomodasse.

Lei si sedette dopo essersi tolta il cappotto e i guanti e, tra sé, si lagnò per non averli potuti usare per salutare gli amici di Kennard. Preventivamente, quindi, disse: "Facci portare un paio di drink ghiacciati, mentre aspettiamo."

Kennard levò un sopracciglio con aria interrogativa prima di comprendere dove fosse il problema e, annuendo, chiamò una delle cameriere per ordinare un paio di scotch con molto ghiaccio per entrambi.

"Avremmo dovuto arrivare per ultimi, scusa. Devo ancora familiarizzare con tutti questi particolari" sospirò Kennard, scuotendo il capo.

"Non fa niente. Avrei dovuto ricordartelo" gli sorrise lei, dandogli una pacca sul braccio mentre i due cocktail vennero loro prontamente serviti.

"Era questo che Alec intendeva dire, per costante allenamento?" le domandò quindi Ken.

"Tra le altre cose" ammise lei prima di vederlo irrigidirsi appena.

Istintivamente, Lorainne afferrò il bicchiere ricoperto di fredda condensa con entrambe le mani e, nel volgersi a mezzo, mormorò a mezza bocca: "Amici tuoi?"

"Sì" sussurrò lui, levando poi una mano per esclamare: "Ehi, Ali! Ciao! Keira! Martin! Ben arrivati!"

"Scusa il ritardo, amico... abbiamo trovato traffico, e Ali non voleva parcheggiare di fianco a un chiaro tifoso del Leicester, quindi..." ironizzò Martin, dandogli il cinque prima di sorridere a Lorainne e aggiungere: "Spero tu non sia una tifosa di quella squadra, altrimenti ho appena fatto una gaffe."

Sorridendo di rimando, Lorainne scosse il capo, allungò una mano - che lei reputò essere abbastanza fresca - e replicò: "Non ti preoccupare... non seguo il calcio. Perciò spero di non aver fatto io una gaffe, ammettendolo."

"Nessun problema. Sono solo loro, i fanatici" strizzò l'occhio Keira. "Io preferisco il rugby."

"Concordo" ammiccò allora Lorainne.

Kennard, a quel punto, la presentò ufficialmente e, di rimando, presentò i propri amici, sistemandosi poi accanto a Lorainne mentre i compagni prendevano posto sulla panca a muro.

In breve, vennero servite birre e altri drink e, per tutta la serata, Lorainne colloquiò gradevolmente con coloro che, in un'altra occasione, avrebbero potuto essere i suoi più acerrimi nemici, il tutto senza destare il minimo sospetto.

Anche se Kennard ne conosceva l'identità, non riuscì a notare in lei alcun tentennamento, neppure il seppur minimo errore e, ancora una volta, rimase colpito dall'estrema compostezza e preparazione di Lorainne.

Pur non essendo nata licantropa, aveva imparato alla perfezione a gestire il proprio lato nascosto, la sua parte più animale, perché il mondo esterno - e neppure coloro i quali erano deputati a smascherarli - non la potesse notare.

Capisco perché Lore insista tanto perché io pensi alla decisione da prendere. Non deve essere facile vivere così, pensò tra sé Kennard prima di sentire Martin rivolgere la domanda fatidica a Lorainne.

"Allora, abbiamo saputo che ce lo ruberai definitivamente" chiosò il giovane gallese, tamburellando le dita sulla pinta di birra che teneva tra le mani.

"Temo proprio di sì. Mi è stata offerta l'opportunità di gestire un negozio di musica di tenere dei corsi, ma a Dublino. In tutta onestà, non potevo farmi sfuggire l'occasione, e Ken è stato così gentile da insistere perché accettassi... dicendomi subito dopo che non me ne sarei potuta andare senza di lui, ovviamente" ammiccò Lorainne, sorridendo maliziosa a Kennard.

"E' stato così riservato, su di te, che neppure immaginavamo avesse un'innamorata" chiosò Keira, dandole di gomito. "E' stato romantico, almeno, quando ti ha detto che voleva venire con te perché ti ama troppo per lasciarti?"

"E' caduto ai miei piedi" celiò Lorainne, facendo un po' arrossire il diretto interessato.

In effetti, ai suoi piedi ci era finito letteralmente, ma non per farle la dichiarazione quanto, piuttosto, perché era rimasto travolto dalla passione per lei, oltre che a causa della sua forza.

Martin e Ali ghignarono spudoratamente all'indirizzo dell'amico che, però, replicò atono: "Fate meno gli spavaldi, voi due, visto che siete ancora all'asciutto."

Keira, a quel commento, scoppiò in una grassa risata di gola e Martin, fissandola bieco, replicò: "Lei se la ride, ma io ce l'avrei anche, una ragazza, se Keira mi avesse accontentato."

"Spiacente... il mio amore va solo ai miei gatti, per ora" replicò Keira con tono falsamente altezzoso.

Martin scosse disgustato il capo e Ali, nel battergli una mano sulla spalla, chiosò: "Come vedi, Lorainne, siamo un gruppo un po' sconclusionato."

"Un bel gruppo sconclusionato" sottolineò lei, stringendo la mano di Kennard sotto il tavolo.

Lui replicò alla stretta e, per il resto della serata, le chiacchiere corsero da un argomento all'altro, senza lasciare il tempo alla coppia di avvertire il leggero senso di nostalgia che, altrimenti, avrebbe avuto quella riunione amichevole.

Diverse ore dopo, nel confort del loro letto, Lorainne mormorò contro il torace di Kennard: "E' stato strano parlare con dei Cacciatori e trovarli simpatici. Abbiamo sempre il preconcetto che siate brutti, cattivi e odiosi, ma in realtà non è affatto così."

"Alcuni di noi, lo sono. Ci sono persone che sono totalmente dedite alla causa, non si sposano per non avere intoppi di alcun genere, oppure trattano la famiglia al pari di uno specchietto per le allodole, da mostrare solo per apparire normali. Pensano solo e unicamente a cercarvi per uccidervi" replicò lui, volgendosi a mezzo per stringerla a sé. "Non parlo dei membri della Centuria a cui appartenevo, quanto piuttosto a membri di una Coorte che si trova a Glasgow. Alcuni di loro, morirono un paio di anni addietro in un terribile incendio che ne distrusse la casa e, con loro, vennero persi anche decenni e decenni di documentazione. Non che mi dispiaccia, ora come ora, ma era per darti un'idea di come possano essere certe persone."

Irrigidendosi un poco, a quell'accenno, Lorainne assentì e disse: "Conosco quella storia, credimi, e so cosa intendi. Ma ci sono estremisti anche tra di noi. Nessuno è perfetto, ma fa sentire davvero strani rendersi conto che i nemici di una vita, a volte, non sono così mostruosi come si pensa."

"Lo so" mormorò lui, dandole un bacio sul naso. "Pronta per domani?"

"Non mi fa paura cambiare. L'ho già fatto una volta."

"Credo che stavolta sarà più semplice e spero, per sempre" ammiccò lui, stringendola a sé prima di addormentarsi nel tepore piacevole del suo corpo morbido.

***

All'aeroporto, naturalmente, non vi fu nessuno a salutarli. In parte, per ovvie ragioni di sicurezza - nessuna delle due controparti voleva mostrarsi al nemico - e, in parte, perché entrambi avevano preferito così.

Non v'era nulla che potessero dire per rendere le cose più semplici a coloro che lasciavano a Bradford, e solo il tempo avrebbe calmierato eventuali malumori o le dolenti ferite lasciate nell'animo della famiglia di Kennard.

Quanto ad Alec, lui non avrebbe sofferto in senso stretto, ma avrebbe sicuramente sentito la mancanza di un'amica fidata. Da quando Brianna ed Erin lo avevano aperto ai sentimenti, Lorainne sapeva che Alec l'aveva annoverata nella cerchia ristretta dei suoi amici più sinceri, e non poteva che esserne felice.

Ugualmente, doveva e voleva seguire il suo cuore, a discapito dell'affetto che provava per il suo Fenrir, perciò partire era la scelta più giusta, almeno finché le cose non si fossero un po’ calmate.

Quando si accomodò al suo posto, quindi, si soffiò dolcemente il naso e, rivolta a Kennard, chiosò: "Spero che tua sorella sia contenta. Questo raffreddore mi sta facendo ammattire."

L'attimo successivo, risollevò il fazzoletto, starnutì al suo interno e, dopo aver asciugato lacrime rabbiose dovute all'infreddatura, borbottò: "Odio il raffreddore."

"Ti capisco" ammiccò lui, dandole un buffetto sulla mano libera mentre i motori, in sottofondo, aumentavano il loro rombo.

In breve, l'aereo fu pronto per partire e prendere quota e, quando finalmente le ruote si staccarono da terra, Lorainne sorrise e disse: "Si comincia."

***

Aprendo la seduta con i membri della Centuria, Cassian Palmer esordì dicendo: “Come molti di voi hanno sicuramente saputo, mio nipote è uscito dalla cerchia delle Sentinelle per formare una sua famiglia e, la scorsa settimana, si è trasferito assieme alla sua compagna per iniziare una nuova vita.”

Molte voci di assenso si unirono ad alcune di sorpresa e Cassian, nell’attendere che esse si fossero calmate, lanciò un rapido sguardo a fratello e cognata per sondarne i sentimenti.

Apparivano ancora ombrosi e scossi all’idea di aver perso il figlio per un tanto odiato licantropo, ma era evidente anche a lui quanto, le notizie emerse dal colloquio con Lorainne, avessero scosso le certezze di tutti loro.

Sapere che, non solo i licantropi non erano semplicemente bestie assetate di sangue umano, ma possedevano anche un’umanità pari, se non superiore, alla loro, li aveva destabilizzati nel profondo.

Cassian, inoltre, aveva trovato in Lorainne una donna paziente e pronta a rendersi disponibile anche con un nemico, pur di portare del bene nella vita dell’uomo che aveva deciso di amare.

Senza dire nulla a Kennard, infatti, aveva voluto incontrarsi in separata sede con la donna e, dopo averla invitata a vedersi nei pressi dell’Akroyd Park di Halifax, aveva cercato dentro di sé le domande giuste da porre alla licantropa.

Lei non solo aveva accettato, ma si era dichiarata ben lieta di ricevere quell’invito e, quando l’aveva trovata all’imbocco del parco, a fianco della villa signorile da cui partivano i vari sentieri, non si era sentito intimorito dalla sua vera natura.

Camminando fianco a fianco, si erano quindi addentrati nel parco, a un passo di distanza l’uno dall’altro e, dopo aver raggiunto le panchine che sorgevano attorno all’ampio quadrifoglio in muratura creato nel mezzo del giardino, si erano fermati.

Lì, Cassian l’aveva ringraziata per quell’incontro, chiedendole quindi cosa pensasse il suo capobranco della decisione presa.

Lorainne non era stata avara di spiegazioni e, pur ammettendo quanto la sua partenza avrebbe messo a disagio Alec, si era premurata di assicurargli che nulla sarebbe stato fatto contro di loro, per questo.

A quell’accenno, Cassian le aveva raccontato del processo a carico di Ronald Dawson, e del dolore che il fratello aveva patito nel documentare le oscenità compiute a carico dei figli di quest’ultimo. Lorainne aveva assentito grave, conoscendo in parte la storia del suo capobranco.

Pur non avendo conosciuto l’Alec bambino, lei era stata testimone del cambiamento avvenuto in lui quando, finalmente, il cuore dell’uomo si era nuovamente aperto ai sentimenti. A quegli stessi sentimenti che avevano permesso a lei di avere Kennard, e a Kennard di sopravvivere.

Stringendo le mani in grembo, aveva poi ammesso di non dolersi affatto della morte terribile a cui era andato incontro il padre di Alec e, suo malgrado, Cassian le aveva dato ragione.

Per quanto tutti loro dovessero seguire le regole della società, pena il rischio dell’anarchia più indiscriminata, di fronte a simili ed efferati eventi, la Legge del Taglione sembrava la più adatta in ogni caso.

Maggiormente disposto ad ascoltare la storia di Lorainne, Cassian le aveva infine chiesto cosa sapessero loro degli eventi passati e, suo malgrado, la giovane aveva ammesso di sapere fin troppo.

Sorpreso da quella risposta, aveva chiesto ulteriori spiegazioni e la donna, dopo un lungo tentennare l’aveva accontentato, premurandosi di premettere che, nulla di quanto avrebbe da lì in poi saputo, lo avrebbe fatto dormire.

Così era stato e, pur ritrovandosi a non credere alle sue parole, aveva scorto nei suoi occhi solo verità, e questo gli era bastato per far nascere in lui il tarlo del dubbio.

Per notti intere aveva visionato gli antichi testi, aveva cercato, bramato notizie, conferme o smentite alle parole di Lorainne ma, alla fine, aveva dovuto ammettere quanto, la premonizione di lei, fosse risultata reale.

Solo la fede avrebbe potuto dargli risposte.

Nel tornare al presente, Cassian si ritrovò a dire: “Come molti sapranno, vi sono state diverse defezioni, tra i clan del nord e, a causa di ciò, il Legatus Legionis di Londra ha deciso di imporre la propria volontà per creare un Manipolo unico, concentrando gli uomini di Inverness e Aberdeen in un’unica corporazione, che avrà sede a Inverness, sotto il comando del Tribuno Wallace Grant.”

“Ma così, il Tribuno di Aberdeen perderà il controllo sui suoi uomini!” protestò un beadurinc, accigliandosi non poco. “Rischiamo a nostra volta di essere accorpati a Leeds o a Manchester, per caso?”

“E’ un’ipotesi che non mi sento di scartare, visto che siamo una Centuria solo di nome, ma non di fatto, e già da molto tempo prima che Kennard decidesse di andarsene” assentì Cassian, atono. “Per quanto io possa credere nella nostra battaglia, mi sto rendendo conto di quanto stia costando a tutti noi, in termini di libertà personale e, con numeri così miserrimi, non riusciremo mai a scovare il nemico, né tanto meno a sconfiggerlo.”

“Non possiamo cedere! I figli del demonio vanno annientati!” esclamò un Archivista con tono concitato.

Evelin strinse i denti, a quelle parole e Cassian, nell’osservare di straforo la nipote, si domandò turbato se fosse in grado di sostenere un’assemblea di quel genere. Sentire le velate accuse lanciate contro il fratello non doveva essere piacevole, specie in considerazione del fatto che, l’allontanamento di Kennard, dipendeva proprio dal loro nemico giurato.

Ugualmente, Eve parve resistere, così Cassian replicò calmo: “E’ pur vero che nessun evento infausto è avvenuto in questi anni, nella cittadina, se non la criminalità classica che esiste in qualsiasi luogo civile di questo mondo, perciò potremmo anche desumere da questo che, almeno per quel che ci riguarda, Bradford potrebbe essere libera dal nemico.”

Sia Dylan che Libbie lo guardarono per un istante, sorpresi, prima di ricomporsi mentre Evelin, impegnata a redigere il verbale dell’assemblea, rimase ostinatamente a capo chino, le dita sulla tastiera del notebook e gli occhi socchiusi.

Era chiaro quanto, alla giovane, l’intera situazione stesse pesando molto, pur se Cassian non sapeva bene in che modo.

“Vorresti dire, Tribuno, che dobbiamo cercare altrove i nostri nemici?” domandò Ali, una delle Sentinelle del branco, oltre che uno dei migliori amici di Kennard.

Cassian assentì, asserendo: “Parlando con i Tribuni di Manchester e Leeds, abbiamo convenuto che, in mancanza di dati diversi, le nostre città possono essere ritenute libere da pericoli derivanti dalla presenza di licantropi, in quanto in nessuno dei tre centri urbani si sono evidenziati episodi anomali o non verificati attentamente dalla polizia.”

“Quindi, cosa vi proponete di fare?” domandò turbata Keira, sgranando leggermente gli occhi.

“Alla luce di ciò che abbiamo convenuto noi Tribuni, abbiamo deciso ufficialmente di sciogliere il Corpo delle Sentinelle delle tre città, poiché non si ritiene più necessario pattugliare le strade. La Coorte di Birmingham, però, ha chiesto che le nostre forze non venissero sprecate e si è resa disponibile ad accogliere coloro i quali vorranno proseguire con la caccia, e così avverrà per la Centuria di Liverpool, dove mancano i numeri per creare un vero e proprio Corpo di Sentinelle” spiegò loro Cassian, stringendo leggermente la mani a pugno, ben conscio di aver appena dichiarato la resa.

Il brusio si levò lesto, nella sala, e molti si dichiararono in dissenso con una simile decisione, perorando la loro causa e adducendo come spiegazione a una tale presa di posizione la convinzione che vicini di casa o amici fossero in realtà lupi.

Cassian lasciò parlare e sfogare i presenti per un po’ ma, quando si iniziò a parlare di epurazione, levò una mano e, con voce tonante, esclamò: “Siamo migliori di così, e voi lo sapete bene! Se non riuscite a vedere in voi gli stessi difetti o storture, ma pensate di essere superiori a tutti, allora abbiamo un problema!”

“Ma noi siamo superiori a delle bestie dissennate!” sbottò un beadurinc, rosso in viso per l’ira.

“Quindi, condanneresti a morte un tuo vicino di casa, pur di provare che è un licantropo? Perché debbo ricordarti che lo ioduro d’argento è letale anche per gli uomini, soprattutto se ingerito” sottolineò aspro Cassian, azzittendo quell’assurda proposta. “In mancanza di prove, non possiamo condannare nessuno, e voi lo sapete bene. Il rischio di fare del male a degli innocenti fu la causa per cui la Santa Inquisizione fallì, secoli addietro. Furono condannate donne che nulla avevano a che fare con il nemico e, per questo, all’interno delle Legioni vi furono scismi così terribili da condurre quasi alla distruzione totale la nostra genia. L’odio rancoroso non porta che a questo.”

“Dovremmo dunque cedere?” domandò Martin, una delle Sentinelle.

Cassian ricordava bene quante volte, il giovane, fosse passato a casa di Kennard per guardare film assieme nei giorni di riposo, o quante vacanze si fossero presi per raggiungere il Peak District per lunghi percorsi a trekking. Gli spiaceva mentire a ragazzi come loro, ma doveva farlo.

Quella guerra aveva causato già fin troppo dolore, e il più delle volte, un dolore del tutto inutile. Di fronte alla verità offerta da Lorainne, inoltre, continuare la lotta sembrava davvero assurdo, per non dire crudele.

“Vi sarà concesso agire a livello individuale ma, almeno per quel che riguarda le città di Leeds, Manchester e Bradford, il Legatus Legionis ha convenuto con noi che non vi sia più bisogno di un pattugliamento continuo. Se le cose cambieranno, agiremo di conseguenza ma, almeno per ora, non vi è più bisogno del vostro sacrificio. Al termine della seduta, vi verranno forniti i numeri di telefono dei Tribuni di Birmingham e Liverpool, qualora vi voleste unire alla loro lotta ma, per quel che ci riguarda, continueremo solo con il lavoro di archiviazione dei dati.”

Un paio di membri se ne andarono disgustati, sbattendo sonoramente la porta del piccolo teatro che avevano affittato per quella riunione, ma Cassian non se ne sorprese. Aveva messo in conto fin dall’inizio che diversi beadurinc avrebbero mal digerito simili decisioni.

Quanto al Corpo delle Sentinelle, i suoi membri si limitarono ad assentire, accettando dalle mani di Evelin i cartoncini coi numeri di cellulare dei Tribuni di Liverpool e Birmingham, dopodiché se ne andarono alla chetichella.

Solo Keira ristette fino al termine dell’espletamento formale delle ultime attività amministrative, attendendo paziente di poter parlare con Cassian che, dopo aver consegnato le proprie carte a Evelin, la raggiunse per chiederle: “Qualcosa ti turba, cara?”

Scuotendo il capo, Keira si limitò a dire: “Vorrei solo che sapesse che noi non diamo la colpa a Kennard, delle decisioni che avete preso con gli altri Tribuni. Abbiamo conosciuto Lorainne, e tutto si può dire tranne che sia una persona che ci ha rubato un membro della Centuria.”

Sorpreso, Cassian assentì muto per lasciarla parlare, e questa aggiunse: “Sulle prime, la notizia ci aveva turbati molto ma, quando abbiamo visto Lore – adoro, tra l’altro, quando Kennard la chiama così – abbiamo capito che, non solo Ken aveva fatto bene a seguirla, ma che sarebbe stato felice, con lei. Penso di non averlo mai visto con gli occhi così limpidi. E non può mai essere un male, no?”

Sorridendo, si passò una mano sulla nuca prima di terminare dicendo: “So che può sembrare sdolcinato, ma anche Ali e Martin la pensano come me. D’altra parte, è vero anche quello che ha detto lei. Se vi fossero stati eventi anomali, avremmo anche potuto indagare ma, non essendoci mai stato nessun fatto strano, a parte quel casino dell’anno scorso in casa di quel tizio di Clayton, avremmo potuto continuare con il pattugliamento ma, stando così le cose…”

Scrollando le spalle, Keira smise di parlare e Cassian, nell’annuire, le batté una mano sulla spalla, asserendo: “Sono lieto che abbiate potuto conoscere Lorainne. E’ una ragazza speciale.”

Keira annuì convinta e, nell’ammiccare, disse: “Una donna che può radere al suolo un tipo tosto come Kennard, non può che essere speciale.”

Più di quanto tu creda, pensò tra sé Cassian, salutandola quando la vide infine allontanarsi per raggiungere gli amici.

Sospirando, Cassian uscì a sua volta dal teatro, accompagnato dai suoi famigliari ma, non appena salirono in macchina, Evelin esplose dicendo: “Cos’è, questo? Un regalo di nozze per la lupa, per caso?!”

“Eve, contieniti, per favore” mormorò Dylan.

“No, che non mi contengo! Che storia è questa, zio?!” sbottò la giovane poliziotta, picchiando un pugno sul sedile dell’auto.

“E’ esattamente quanto ho riportato durante l’assemblea e, se non vuoi credermi, ti darò le copie delle e-mail che ho ricevuto da Londra. Semplicemente, il Legatus Legionis ritiene ormai inutile il nostro ruolo e ha deciso di riunire i beadurinc in gruppi più folti, e nelle città che lui ritiene più idonee.”

“Peccato che i licantropi siano qui, e noi lo sappiamo per certo!” ringhiò furente Evelin.

“Siamo vivi perché abbiamo stretto un patto con loro, Eve, e non parlo solo della nostra famiglia. Parlo di ogni singolo membro della Centuria” sottolineò lapidario Cassian, sfidandola con lo sguardo dallo specchietto retrovisore dell’auto. “Inoltre, come ho sostenuto, e sosterrò sempre, non ci hanno dato motivo di credere che siano pericolosi, perciò non ha senso combatterli.”

Eve strinse le mani a pugno, trattenendo a fatica la rispostaccia che le salì alle labbra e Dylan, nell’osservare il fratello al suo fianco che, ombroso, stava guidando, mormorò: “Non lo hai fatto per Kennard, vero?”

“Non solo. L’ho fatto perché, alla fine dell’opera, stiamo combattendo una guerra per ragioni che non esistono più. E una guerra senza scopo è assurda e basta” sospirò Cassian, passandosi una mano sul volto per riprendere il controllo di sé. “Se non mi credi, Eve, studia il tuo passato. Sei un’Archivista, perciò hai accesso a tutta la documentazione. Guardati indietro, e capirai.”

Evelin non aprì bocca, si limitò ad assentire pur se, dentro di sé, il fuoco dell’ira bruciò per molto tempo ancora.

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Licantropi / Vai alla pagina dell'autore: Mary P_Stark