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Autore: TsukikageShawn    27/03/2022    2 recensioni
Fase 1 - Ambientato dopo la sconfitta di Faker, non tiene contro degli avvenimenti successivi.
Cosa sarebbe successo se Rio si fosse svegliata dal coma come Merag, dimenticandosi la sua vita umana?
Tre anni fa mi sono posta questa domanda, da cui è nata questa fanfiction.
Dopo il Carnevale Mondiale di Duelli, per Yuma e Astral sembra ci sia il via libera per recuperare le carte numero restanti. Ma i bariani tramano nell'ombra per ottenere il loro potere, e il destino ha giocato loro un brutto scherzo facendo ritornare Merag dalla parte opposta. Cosa farà l'ex bariana, tornerà alle sue origini o troverà negli umani la sua nuova famiglia? E soprattutto, come affronteranno questa nuova minaccia Yuma e Astral?
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il segreto della Luna Rossa'
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Capitolo 11

 

In contemporanea, al complesso residenziale VIP, Rio si era svegliata all'alba con la testa fissata su un unico pensiero. Quella stanza, la sua stanza, era una miniera d'oro di informazioni. La prima cosa che fece fu spalancare le ante dell'armadio e buttare tutti i suoi capi sul letto disfatto. Una volta svuotato, tastò attentamente il legno per vedere se ci fossero scompartimenti nascosti, ma le uniche cose che trovò furono dei pacchetti di profumo per tessuti.

«Fiori di ciliegio… Ha un buon profumo a differenza mia» disse scherzosamente annusando l'involucro di carta.

Ripose i profumi al loro posto e iniziò ad esaminare i capi uno per volta, prima di riporli nell'armadio. Erano tutti confezionati su misura con il metodo artigianale, e questo lasciò un sorriso soddisfatto sul volto della bariana. Fin da bambina gradiva la compagnia del sarto personale di famiglia, aveva un modo così unico di descrivere i tessuti e i modelli che realizzava con abilità e pazienza. Di nascosto prese lezioni private dal sarto, sognando che un giorno potesse essere lei stessa a confezionare i suoi abiti.

Strinse a sé un minidress di paillettes nero, lasciandosi trasportare da una piacevole sensazione di vittoria e compiacimento. Scosse il capo, dicendosi di concentrarsi e tornare ad esaminare il disordine che aveva creato. I capi tornarono pian piano nell'armadio, nello stesso identico punto in cui alloggiavano precedentemente.

In seguito prese delicatamente l'abito rosso sullo specchio e lo adagiò attentamente sulle lenzuola. Osservandolo più da vicino, si potevano notare i numerosi spilli che facevano aderire il pizzo rosso sulla stoffa morbida del corpetto.

«Potrei sistemarlo una volta finita la mia ispezione» sussurrò sorridendo.

Era solo all'inizio e già volarono via delle ore. Il suo stomaco brontolò, ordinando alla padrona di nutrirsi. Così Merag andò in cucina per aspirare gli ultimi residui della festa. Si sedette sul divano ed accese il televisore con volume basso, facendo zapping fino a fermarsi sul canale del telegiornale mattutino. Nonostante fosse passata più di una settimana, si parlava ancora della luna rossa. Proprio quella sera erano avvenuti strani fenomeni che avevano allarmato gli scienziati: scosse di terremoto, disturbi radio, campi elettromagnetici inspiegabili e onde marine anomale. Ma la cosa più importante fu che avvennero solamente ad Heartland.

«Non può essere una coincidenza» disse addentando una fetta di torta.

«Hai ragione» rispose una voce alle sue spalle.

Zia Mariko era appoggiata con le braccia sullo schienale del divano, proprio dietro di lei. Indossava un kimono in seta gialla con dei fiori lilla ricamati finemente, e i capelli raccolti in una coroncina dorata. Rio saltò dallo spavento e le puntò contro il dolce mangiucchiato come se fosse un'arma letale.

«Scusami tesoro, non volevo spaventarti.»

«Non ti preoccupare… Mi piace il tuo kimono.»

«Lo hai cucito tu l'anno scorso per il mio compleanno. Devo incontrare un produttore cinematografico molto importante, sono la favorita a ricevere la parte da protagonista nel suo prossimo film.»

«Farai un figurone allora, faccio il tifo per te.»

«Grazie. Vedi di non commettere un fratricidio mentre sarò via, e non tornerò per pranzo.»

«Ricevuto.»

Zia Mariko stritolò la nipote in un abbraccio e le lasciò il segno del rossetto su entrambe le guance. In quel momento uscì Ryoga dalla sua stanza, con indosso un pigiama viola con degli squali stampati. Subito la donna gli corse incontro e l'obbligò allo stesso trattamento.

«Mi raccomando, voglio trovare l'appartamento al mio ritorno» disse prima di uscire.

«Dove deve andare conciata in quel modo?» domandò Shark rubando il telecomando dalla mano della sorella.

«Ehi, ridammelo!» rispose Rio allungando le mani.

Subito il ragazzo corse per la stanza, seguito dalla bariana che continuava a mangiare mentre lo inseguiva. Riuscì a raggiungerlo e gli saltò addosso a mo' di wrestler, mettendolo K.O. sul tappeto e riprendendosi il telecomando.

«Zia Mariko è andata da un tizio del cinema, non torna per pranzo. Se vuoi che ti cucino, trattami come una regina.»

Merag riprese posto sul divano e alzò il volume della TV per ascoltare le teorie sugli strani avvenimenti del 14 maggio. Ryoga aspettò qualche secondo prima di alzarsi da terra e mettersi a sedere accanto alla sorella.

«Cos'è che hai detto?» domandò sorpreso.

«Che zia Mariko è andata dal cinema tizio.»

«No, dopo. E comunque si dice produttore cinematografico.»

«Come vuoi. Ho detto che mi devi trattare bene se vuoi che ti cucino, tu non sai cucinare vero?»

«Non ci vuole niente a mettere i noodles nel microonde, i fornelli non fanno per me.»

«Meglio così allora. Guarda pure, questi scienziati sono stupidi.»

Merag lasciò il telecomando a Ryoga e ritornò in camera sua. Gli esperti terrestri spiegavano quei fenomeni come conseguenze del cambiamento di colore della luna, quando in realtà sapevano perfettamente che c'era qualcosa che non andava. Lo avvertiva nei loro atteggiamenti evasivi e nei segnali involontari del loro corpo. Stavano mentendo spudoratamente ai cittadini, e questo la infastidiva. Nash faceva esattamente la stessa cosa quando c'erano problemi su Barian. Riferiva ai suoi sudditi che tutto andava per il meglio, quando in realtà Durbe lo avvertiva ogni giorno delle conseguenze negative della guerra civile e della possibilità che la Cerchia dei Mille non fosse stata sciolta definitivamente.

Si fermò ad osservare la sua figura nello specchio. Non riusciva ad accettare quel corpicino così esile e fragile, abituata da secoli di formosità adulta. La sua età la innervosiva più di tutto, non poteva essere indipendente e libera di agire come più le piaceva. Fece dei respiri profondi e tornò a concentrarsi sulla sua camera.

La scrivania disordinata e stracolma la lasciò per ultima, concentrandosi prima sui comodini e i vari peluche sparsi. Uno dei cassetti aveva il doppio fondo, al suo interno trovò un diario dalla copertina in pelle bordeaux e una penna stilografica antica, proveniente sicuramente da un negozio di antiquariato. Subito lo aprì per sfogliarlo e il suo contenuto la lasciò basita. Non era un diario comune, ma una raccolta di ritagli, citazioni ed annotazioni. L'ultima pagina scritta parlava di Four, di come sentiva dentro di sé una forte attrazione che non sapeva spiegare. In sua presenza, provava delle emozioni che non aveva mai avvertito prima, si era presa una bella cotta per quel ragazzo.

«Provavo le stesse emozioni di allora… Le provo ancora adesso quando penso a Four» sussurrò arrossendo.

Ripose il diario nel comodino, lasciando al suo interno anche la lettera stropicciata di Spada Rosa, rimasta sotto il cuscino per tutta la notte. In un altro cassetto trovò il suo telefono con una cover bianca e un piccolo fiocco di neve appeso. Lo accese subito, presa dall'eccitazione della scoperta. Ryoga le aveva spiegato come funzionasse quel rettangolo di metallo e vetro quando si trovava ancora in ospedale, e da allora non vedeva l'ora di trovare il suo.

Una volta acceso, il dispositivo chiedeva l'inserimento di un pin di sblocco e Merag rimase a fissare lo schermo, nuovamente basita.

«Che sfiga, non ho trovato nessun appunto su questo. Non ancora…»

Alzò lo sguardo verso la scrivania, era arrivato il momento di mettere in ordine quel disastroso tentativo di conservare più oggetti possibili in quello spazio ristretto. Si mosse controvoglia verso la scrivania e prese posto sulla sedia girevole. Un cumulo di disegni ricopriva tutta la superficie e il pavimento circostante, raccoglierli fu il primo passo. Li sistemò in una cartellina fucsia uscita fuori dal disordine e la lanciò sul letto a mo' di frisbee per toglierla di mezzo. Prima avrebbe sistemato il caos, poi gli avrebbe dedicato un po' di tempo.

Raccolse le carte da duello e le sfogliò velocemente, come si aspettava erano tutte a tema neve e ghiaccio. Insieme al duel disk, le ripose in una sacchetta zaino che lasciò ai piedi della scrivania. Poi raccolse tutti i libri e le riviste, impilandoli contro la parete azzurra e poggiò la macchina per cucire accanto al duel disk.

«C'è qualcosa che non quadra.»

 

 

 

 

Capitolo 11 - Merag che esamina la scena del crimine non commesso

   
 
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