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Autore: Clodie Swan    27/03/2022    3 recensioni
Nel Regno di Oshiria una misteriosa entità nota come La Dama del Vento, miete vittime diffondendo il terrore. L'Accademia di Magia, su richiesta della Regina Deme, invia il suo mago più potente per combattere tale minaccia.
..."Sheeran rimase immobile per mantenere saldo l'incantesimo e sentì i brividi gelidi lungo la schiena quando delle dita scheletriche spuntarono davanti al suo viso come per ghermirlo. Il ragazzo trattenne il fiato mentre le dita gli sfiorarono con delicatezza il volto in una carezza gelida. La figura spettrale si ritrasse, si allontanò oltre il muro di nebbia e scomparve."
Ispirata al contest “La Dama del vento” indetto da Spettro94 sul forum di EFP.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3

La locanda dello Spiedo d'oro

 

 

“Hai smesso di piangere?” chiese Goldmind mentre si lasciavano Thunderbridge alle spalle.

“Non stavo affatto piangendo.” protestò Sheeran “Ero solo un po'... dispiaciuto.”

“Cerca di dispiacerti un po' meno. Mi farai arrugginire l'armatura.”

Il tono del capitano era scherzoso e affabile, desideroso di tirare su il morale al ragazzo, ma non sembrava una cosa semplice.

“Molti giovani impazzirebbero per poter andare a corte” continuò Goldmind. “O semplicemente poter uscire dal loro piccolo villaggio. Tu invece non sembri molto entusiasta.”

Sheeran non rispose.

“E così ti sei diplomato un anno fa all'Accademia di Magia?”chiese cercando di attirarlo in una conversazione.

“Sì, signore.”disse Sheeran asciutto.

“E da allora hai sempre vissuto qui?”

“ Sono nato qui, si suppone.” spiegò il giovane “Questo posto mi piace. È così tranquillo...”

“È una bellissima campagna.” concordò Goldmind. “Io vengo da un posto molto simile. A circa quattro ore dal tuo villaggio.”

“Siamo stati a Stonehewer una volta per una fiera.” disse Sheeran con un tono leggermente più affabile. “Ci è piaciuto molto quel bellissimo castello con le torri blu, vicino al lago. Lo abbiamo visto solo da lontano ma l'ho trovato suggestivo.”

“Grazie. È casa mia.” disse Goldmind. “Non è tra i più grandi o tra i più lussuosi che vedrai, ma io mi ci trovo benissimo. La mia famiglia preferisce la residenza in città. Devi averla vista se sei stato alla Fiera. Usano il castello sul lago come residenza estiva. Aspetta di vedere il palazzo del re. Rimarrai a bocca aperta.”

“L'ho già visto.” replicò il ragazzo semplicemente senza mostrare particolare interesse.

“Non so molto dei maghi.” ammise Goldmind “Ne avrò conosciuti un paio in tutta la mia vita, ma ho sentito dire che dopo il diploma vi assegnano a qualche reame, o in giro per il mondo in qualche missione. In quest'ultimo anno di cosa ti sei occupato invece?”

“Mi sono preso un anno sabbatico, dopo il diploma.” spiegò Sheeran con riluttanza. “Ho lavorato alla fattoria. Ioan aveva bisogno di un paio di braccia in più.”

Goldmind s'incuriosì ma non fece domande sulle motivazioni del suo ritiro. “Ho notato che ha dei prodotti notevoli. Mai viste spighe così alte in questo periodo dell'anno o frutti così maturi. Sai, mi intendo un po' di agricoltura e ho saputo della quercia. Per caso c'è il tuo zampino?”

“Ho solo dato un piccolo aiuto alla natura. La fattoria era in difficoltà...ho anche studiato botanica all'Accademia. Ed Erboristeria. Ho applicato le mie conoscenze. Quindi nessuno potrebbe dire che ho imbrogliato o...”

“Io dico che hai fatto bene. Quella sembra brava gente. Vi siete aiutati a vicenda. “

Sheeran si rilassò e annuì.

“Ma quindi che progetti hai adesso?” riprese Goldmind “Che cosa pensi di fare della tua vita?”

Sheeran sospirò “Ancora non lo so.”


***

 

Dopo qualche ora il gruppo si fermò ad un abbeveratoio vicino alla strada principale che era stato costruito appositamente per i viaggiatori. Goldmind propose di fermarsi per consumare il pranzo e far bere i cavalli. I soldati e il mago ne approfittarono per riempire le loro borracce e dissetarsi a loro volta, sgranchendosi le gambe. Sheeran fatti pochi passi lungo il ciglio della strada, si chinò per fissare qualcosa nell'erba. “Scusate qualcuno di voi ha del formaggio? Forse vi farò risparmiare i soldi del cavallo.”

Nessuno capì a cosa alludesse il ragazzo ma la curiosità fu troppo forte. I soldati frugarono in mezzo ai viveri e gli donarono qualche fetta di un formaggio stagionato. Sheeran cominciò a lanciarne alcuni piccoli pezzi nel prato e altri sul sentiero. Tutti lo stavano guardando mentre consumavano il loro pasto, chiedendosi che cosa sarebbe accaduto, quand'ecco che spuntò fuori un topolino di campagna dal pelo marrone chiaro che cominciò a divorare avidamente quel cibo delizioso così generosamente offerto. Appena si trovò in mezzo al sentiero Sheeran aprì il palmo della mano e lo indirizzò verso il topino.
Equus!” esclamò con convinzione. L'animaletto in un battito di ciglia crebbe di dimensione finora ad assumere la forma di un cavallo dal manto del medesimo colore marrone chiaro e, come se niente fosse, continuò a mangiucchiare il formaggio.
Goldmind ed i suoi uomini rimasero a bocca aperta. “Una magia! Una magia vera!”esclamò uno dei soldati più giovani.

“Ed io che stavo trovando noiosa questa gita in campagna!” rise un altro dalla barba nera e il fisico massiccio.

Sheeran rise a sua volta mentre il cavallo-topo strofinò il muso contro la sua tasca in cerca di altro formaggio.

“Ho idea che questo le carote e gli zuccherini non li vorrà.” disse il giovane che aveva esultato poco prima, porgendo a Sheeran delle briglie e una sella che avevano di riserva.

In cambio di un altro pezzo di groviera, l'animale si lasciò imbrigliare e sellare, ben disposto a portare sulla sua groppa il giovane mago e a mangiare dalle sue mani.

“Lo chiamerò Mus.” decise Sheeran prima di speronarlo. La bestia partì senza particolare opposizione accodandosi al gruppo.

I membri del drappello adesso sembravano molto più interessati ad approfondire la conoscenza di Sheeran. Gli cavalcarono accanto e cominciarono a fargli un sacco di domande.

“Puoi trasformare qualsiasi cosa?”

“Come sei diventato un mago, Sheeran?”

“Puoi farmi diventare ricco?”

Sheeran rise e cominciò dalla prima domanda. “Se si tratta di un animale posso solo trasformarlo in un altro animale. Con gli oggetti dipende da che oggetto si tratta. Ad esempio non possiamo trasformare i materiali in metalli preziosi. Non possiamo creare l'oro o l'argento, quindi per rispondere all'altra domanda: no, non poso far diventare ricco nessuno.”

“I poteri li hai ottenuti andando all'Accademia?”insistette un soldato. Era un uomo dalla pelle chiara cosparsa di lentiggini e una barba corta e curata di colore rossiccio.

“No, i poteri un mago li ha dalla nascita.” spiegò Sheeran “Li eredita da un genitore o da entrambi, o da qualche altro antenato. A volte saltano diverse generazioni.”

“E nella tua famiglia da chi li hai ereditati?”

“Non lo so. Non ho mai saputo da dove provenissi. Sono un trovatello.”

Sheeran lo disse con semplicità, essendovi ormai abituato. I soldati sembrarono dispiaciuti per lui ma non fecero commenti. A quel punto intervenne Goldmind.

“Dategli tregua, ragazzi e risparmiate il fiato. Ci aspetta ancora molta strada prima di sera.”

“Avete detto che saremo a Victra solo domani sera. Questa notte ci accamperemo?”chiese Sheeran.

“Non sarà necessario. C'è un posto dove potremo alloggiare. Se cavalchiamo a buon passo arriveremo lì per il tramonto.

 

La “Locanda dello Spiedo d'oro” non doveva il suo nome a qualche oggetto in oro, quanto, alle carni succulente che venivano arrostite allo spiedo, fino ad acquisire una crosticina dorata e spandendo nell'aria un profumino squisito. Sheeran, stanco della lunga cavalcata e leggermente indebolito dopo l'incantesimo, sentì lo stomaco brontolare.
Dopo aver affidato i cavalli allo stalliere, la comitiva entrò nel locale e Goldmind chiese un tavolo e due camere per le notte. L'oste era un uomo anziano dai capelli bianchi, ma ancora energico che, vedendo lo stemma reale sulle armature li accolse con tutti gli onori, prodigandosi in mille modi.

“Farò liberare il tavolo migliore per voi, nobili signori.”disse dirigendosi verso una tavolata che si trovava in una saletta a parte. Un gruppo di sei o sette distinti signori dal cappello piumato e dai mantelli eleganti stava mangiando seduto a quel tavolo.

Goldmind trattenne subito il brav'uomo. “Vi prego, non è necessario.” disse in tono fermo ma garbato “ Non mi permetterei mai di incomodare la vostra clientela. Il tavolo all'entrata andrà benissimo. Se volete farci cosa gradita, basterà che ci portiate subito quella carne deliziosa che sta arrostendo.”

Il vecchio, compiaciuto dalla cortesia del suo ospite, soddisfò di buon grado la sua richiesta e fece accomodare la comitiva intorno ad un grande tavolo che venne ben presto imbandito di polli, fagiani, patate al forno croccanti, focacce calde e soffici, salumi e formaggi di ogni genere. Il tutto accompagnato da numerosi boccali di birra. Sheeran, prima di mangiare, chinò il capo mormorando una preghiera di ringraziamento e i soldati stupiti lo imitarono. Subito dopo si diedero all'assalto del cibo, gustandosi ogni prelibatezza, scambiandosi dei commenti di approvazione.

“Stavo proprio morendo di fame!” esclamò uno dei soldati più corpulenti, dalla barba castana e dai piccoli occhi azzurri.

“Tu stai sempre morendo di fame, Roland!” ribatté il soldato biondo che prima aveva offerto a Sheeran il materiale per sellare il suo cavallo.

“Non scherzi neanche tu, Brien!” ribatté il compagno “Ti sarai già spolpato mezzo pollaio come minimo.”

Goldmind, seduto a capotavola, sorrise mentre beveva dal suo boccale, come se fosse ormai abituato a quelle scaramucce.

“Sheeran temo di non averti presentato come si deve, i membri della spedizione. Questi quattro uomini che mi accompagnano fanno parte, insieme a me, della guarnigione scelta di guerrieri che il re ha convocato da ogni parte del regno per contrastare la minaccia della Dama del Vento.”

“Come avrai già capito, i nomi di questi due signori che da anni si divertono a stuzzicarsi ma sono Sir Roland di Doriene e Sir Brien di Rusting.”

I due accennarono un sorriso con la bocca piena, mentre Goldmind si rivolse al cavaliere dai capelli rossicci, il viso lungo e lentigginoso.

“Il nobiluomo alla mia destra è Lord Eamon, nipote del Duca di Kherton, e colui che ti sta di fronte è Sir Kemen del lontano reame di Slovardia.” Eamon che stava mangiando tranquillamente sorrise a Sheeran e accennò un inchino con il capo, mentre Kemen, un omone massiccio dal collo taurino, gli strizzò l'occhio mentre divorava una grossa coscia di pollo,
“Combatto insieme a questi signori da diversi anni” concluse Goldmind “e posso assicurarti che metterei la mia vita nelle loro mani. Oltre a prestare servizio nell'esercito, svolgiamo anche delle missioni speciali per conto del re. Facciamo parte della compagnia degli Aironi.”
Sheeran ascoltò con interesse continuando a mangiare di buon appetito. Dopo aver ingoiato un boccone si mise a riflettere per qualche istante e si rivolse al capitano.

“Posso farvi una domanda: finora cosa sappiamo di questa Dama del Vento? Se si tratta di un'entità, perché radunare un esercito?”

Goldmind si fece serio e gli fece segno di abbassare la voce. “Nessuno è ancora riuscito a comprendere di cosa si tratti veramente. L'oscura figura che è stata vista appare e scompare come un fantasma ma le persone vengono effettivamente uccise da un'arma da taglio, una spada per la precisione. Non sono riportate altre cause della morte delle vittime. Il regno poi sta cominciando ad andare nel panico e il re vuole in qualche modo mostrare una presa di posizione, una presenza forte contro questo misterioso nemico, perciò la regina gli ha consigliato di convocare un potente esercito e un potente mago.”

E sarei io? “ pensò Sheeran perplesso. “State quindi dicendo che ci troveremo di fronte ad un combattimento a metà tra il reale e il sovrannaturale?”

“È quello che ci aspettiamo.”

“Scusate signori...” disse una voce sgradevole alle spalle di Goldmind interrompendo loro conversazione.

Sheeran riconobbe il nuovo arrivato come uno dei commensali della saletta privata.

Grassoccio con la barbetta curatissima, era vestito in maniera fin troppo vistosa, con un abito damascato arancio a strisce azzurre, pieno di rifiniture dorate. Sul cappello dello stesso colore, spiccava una piuma bianca.

“Il nostro tavolo non era alla vostra altezza?” proseguì fissando Goldmind in modo ostile.

“Come dite?” rispose il capitano perplesso.

“Credete che non saremmo stati onorati di riverire i cavalieri di sua maestà cedendo il nostro tavolo? Invece, Sua Signoria non si è nemmeno degnato di chiedercelo.”

Quel signorotto arrogante non può certo dire sul serio” pensò Sheeran incredulo.

“Vi assicuro, sir, che non era affatto mia intenzione offendervi” rispose Goldmind con calma ammirevole. “Al contrario. Non mi sembrava educato fare alzare da tavola delle persone nel bel mezzo del pasto. Non portiamo lo stemma del re per ottenere dei privilegi, ma per servire il regno.”

Il cavaliere dalla Piuma Bianca diventò rosso per l'indignazione. Sheeran sospettò che quel tipo avrebbe sfruttato eccome la sua posizione per ottenere dei privilegi.

“Noi siamo al servizio del barone di Beaufortpont, non so se lo conoscete.” proseguì tronfio Piuma Bianca.

“Non ho questo piacere.” replicò Goldmind.

“È proprietario di queste terre e di questo posto.”

Il vecchio locandiere che stava passando con un vassoio accanto a loro, lo contraddisse subito.

“No, la locanda è mia.” disse con delicatezza mentre Piuma Bianca lo fulminò con uno sguardo. I soldati ridacchiarono.

“Sua Signoria non sarà contenta di sapere che i suoi uomini sono stati insultati. I nobili hanno un codice di cortesia ben preciso.” brontolò ancora il signorotto credendosi minaccioso.

“Lo so. Mio padre è il conte di Stonehewer.” replicò Goldmind lasciando interdetto il suo interlocutore. “E continuo a non capire come vi ho offeso. Ho l'impressione che stiate cercando la disputa a tutti i costi. Ma non intendo assecondarvi. Tornate a mangiare e portate i miei omaggi al barone.”

Goldmind si voltò e riprese a mangiare mentre il rosso furioso alzo la spada contro di lui prima che qualcuno potesse avvisarlo. Ma il capitano senza nemmeno voltarsi afferrò il polso del suo avversario e gli fece torcere il braccio finché la spada non gli cadde in terra. Goldmind non dovette nemmeno alzarsi dal tavolo. Piuma bianca strillò. Sentendo piagnucolare il loro compagno, gli altri cavalieri estrassero le spade e circondarono il tavolo. I soldati fecero altrettanto ma Goldmind li trattenne con un gesto. “Non intendo darvi questa soddisfazione. Vi do la possibilità di andarvene senza turbare le persone innocenti che si trovano qui.”

Quelli per tutta risposta li attaccarono causando il panico in tutta la locanda. Sheeran fece appena in tempo a vedere Goldmind sguainare la sua spada che venne subito afferrato per le spalle e spinto sotto al tavolo. “Stai al riparo, ragazzo.” gli gridò Roland.

I pochi avventori del locale gridavano terrorizzati e tentavano di trovarsi un riparo, in mezzo al fragore delle spade, mentre turbinavano vetri rotti mobili spaccati e pezzi di cibo che volavano ovunque.

Sheeran sporgendosi per un attimo oltre le gambe del tavolo si accorse che, per quanto in numero inferiore, i soldati riuscivano a tenere testa senza troppa fatica agli avversari, colpendoli senza cercare davvero di ferirli quanto neutralizzarli. I cavalieri non erano dello stesso parere e sollevarono un mobile massiccio scagliandolo contro Goldmind ed i suoi uomini.

“Adesso basta!” esclamò Sheeran sgusciando fuori dal suo nascondiglio e rimboccandosi le maniche. “Coriandrum!” gridò aprendo la mano e volgendo il palmo contro il mobile. In un lampo questo si sbriciolò in una miriade di coriandoli che caddero sopra i soldati lasciandoli illesi.

La rissa si fermò di colpo. “Un mago!” strillò uno del gruppo di Piuma Bianca. “Hanno un mago con loro!”

Senza nemmeno consultarsi il gruppetto uscì di corsa dalla locanda lasciando il loro capo da solo. Quest'ultimo, dopo aver guardato Sheeran sbalordito, si diede alla fuga senza nemmeno voltarsi indietro.

“Che cagasotto!” esclamò Roland.

“Avrei voglia di rincorrere quel tipo e di fargli ingoiare la sua piuma!” sbottò Kemen.

“Lascia perdere!” fece Goldmind rinfoderando l'arma. “Non ne vale proprio la pena.”

Poi guardò Sheeran rivolgendogli un sorriso di approvazione. “Ben fatto, ragazzo.”

Nella locanda tornò la quiete e i clienti si fecero avanti tremanti. Il padrone era in ginocchio cercando di consolare una donna anziana, probabilmente sua moglie, che stava piangendo guardando il caos in cui era ridotto il locale.

Sheeran le si avvicinò e le posò con delicatezza una mano sulle spalle ossute. “Forse posso fare qualcosa.”

Questa volta gli ci volle una concentrazione maggiore. “Reficium!”pronunciò.

Tutti gli oggetti e i mobili che erano sparsi sul pavimento si mossero in cerchio. I tavoli e le sedie si rialzarono, i vetri, i piatti e le brocche di ceramica si ricomposero, e ogni cosa tornò come prima. Perfino le macchie e gli scarti di cibo scomparvero.

Il locandiere e la moglie guardarono Sheeran con gli occhi lucidi, pieni di gratitudine.

La donna gli prese le mani e gliele baciò.

“Signora, vi prego, non dovete.” protestò il giovane con dolcezza. “Io non sono nessuno!”

“Siete una brava persona.” disse solennemente la nonnina “Avete un cuore buono. Ve lo leggo negli occhi.”

A quelle parole Sheeran sussultò commosso. “Ci proteggerete questa notte dalla Dama?Qui non ha ancora colpito, ma abbiamo tanta paura.”

“Farò il possibile. Questa notte vi terremo al sicuro.”

Goldmind che non si era perso una parola del dialogo annuì e prese un ultimo sorso dal boccale appena riparato con la birra dentro.

“Credo sia ora di andare a letto.”annunciò “Domattina ci alzeremo all'alba.”

“Sarete ospiti nostri.” dichiarò il locandiere.

Goldmind tentò di protestare ma sembrava troppo stanco per insistere.

“Non ti dispiace dividere la stanza con gli altri?” chiese il capitano mentre salivano le scale verso il piano superiore.

“Signore, io solitamente dormo nel soppalco di un granaio. Sarà un bel diversivo dormire in un vero letto. E non mi dispiace avere un po' di compagnia.”

“Saremo una compagnia alquanto rumorosa, ti avverto, Sheeran.” gli disse Brien. “Ti serviranno dei tappi per le orecchie.”

Qualcuno rise. Qualcun altro si offese. Quando furono sul pianerottolo si divisero e Goldmind dopo aver augurato la buonanotte a tutti, si congedò e si ritirò in una stanza da solo.

Sheeran ne fu leggermente sorpreso. Non era strano in effetti che un capitano volesse una stanza per sé, ma Goldmind non gli era sembrato un tipo esigente. Sembrava godere della compagnia dei suoi uomini ed aveva un carattere molto alla mano per uno del suo lignaggio. Forse c'era un altro motivo se voleva stare da solo.

La camera era piuttosto spartana, ma pulita ed in ordine con tre file di letti da ogni lato e un tavolino contro la parte su cui vi era una brocca d'acqua ed una ciotola per lavarsi. Il materasso del letto era un po' duro ma abbastanza comodo e le lenzuola profumavano di bucato. Sheeran immaginò che fosse la nonnina ad avere quella cura per i dettagli.
Mentre i cavalieri si toglievano pazientemente le armature e i finimenti, Sheeran tirò fuori dalla sacca una larga camicia da notte di cotone bianco e cominciò a sfilarsi il mantello e le vesti. Sospirò di fronte al suo fisico mingherlino, chiedendosi dove fossero quei muscoli che riteneva di aver messo su svolgendo i lavori nei campi. A confronto con la corporatura possente dei soldati, la sua sembrava quella di un'acciuga. Sheeran scrollò le spalle e si nascose dentro il camicione preparandosi per andare a dormire.
Prima però, come suo solito, si inginocchiò davanti al letto per pregare. I soldati lo guardarono per la seconda volta meravigliati e poi decisero di unirsi alla sua preghiera e si misero in ginocchio nei rispettivi posti.

“Sheeran.” chiese Brien poco dopo mentre s'infilavano sotto le coperte. “Ma i maghi pregano?”

Sheeran si girò verso di lui sollevandosi leggermente sul guanciale. “Non so dirti degli altri maghi, ma io lo faccio da sempre.”

Gli altri tre lo guardarono incuriositi e il ragazzo andò avanti con la spiegazione.

“Vi ho già detto che sono un trovatello. Bene, la gente di Thunderbridge mi trovò sulla piazza principale quando ero ancora in fasce e si accorsero subito che ero un mago.”

“E come?” chiese Roland.

“Perché quel giorno pioveva, ma intorno a me non cadeva nemmeno una goccia d'acqua. E poi avevo negli occhi come delle fiamme dorate. Adesso i miei occhi sono normali ma Karis dice che a volte si vedono ancora, di sfuggita. Bene, al villaggio si spaventarono, videro come un cattivo presagio la mia presenza. Mi lasciarono piangere per un po'.”

“Fifoni!” esclamò Kemen. “Lasciar piangere un bambino piccolo! Se c'ero io...”

“Fallo finire!” lo zittì Brien.

“Erano indecisi su cosa fare di me e qualcuno propose perfino di annegarmi un un secchio. Ehm, almeno così mi hanno detto, spero non sia vero...comunque... andiamo avanti. Un uomo si oppose. Era un frate che raccoglieva gli orfani dalle strade e trovava loro una casa: Frate Andrew. Lui disse che tutti i bambini erano una benedizione e che non dovevano farmi del male, magia o meno. Come prova che non ero maledetto mi prese in braccio e mi portò dentro la chiesa dimostrando che non succedeva niente di strano. Così mi prese con sé, mi allevò, mi insegnò a leggere e a scrivere, mi raccontò le storie della Bibbia e mi tenne con sé insieme ad altri bambini. Gli altri pian piano vennero adottati. Quanto a me, non mi volle nessuno.”

“Ci dispiace, Sheeran.” disse Roland.

“Qualche anno dopo mandarono via Frate Andrew. La chiesa non approvava certe sue idee e propose di mettere me in “qualche posto”. Lui mi disse di scappare e gli diedi ascolto. Mi nascosi nel bosco per parecchio tempo e mi costruii una casetta sull'albero.

C'è ancora: ci porto i ragazzi a giocare a volte.”

“Quanti anni avevi?”chiese Eamon rattristato.

“Otto.” disse Sheeran ripensando con amarezza a quegli anni. “Non fu semplice. Non sapevo controllare bene i miei poteri. “

“E gli Handers quando li hai conosciuti?”

“Karis era l'unica bambina del villaggio che voleva giocare con me. Non aveva paura, anzi trovava affascinanti certe piccole cose, come i fiori che spuntavano quando passavo io. Mi portava da mangiare. Poi i suoi l'hanno scoperta e mi hanno offerto di stare nel granaio se mi fossi comportato bene e non avessi combinato pasticci. Sono rimasto con loro finché non mi sono venuti a prendere per andare all'Accademia di Magia. Mi hanno detto che potevo tornare un giorno, se volevo. “

“Sono brave persone. E la ragazza sembra molto dolce.”commentò Roland

“Anche carina.” ridacchiò Kemen.

“Siete fidanzati? Dì la verità?”lo stuzzicò Brien.

“Cosa?” chiese stupito Sheeran tirandosi sul il lenzuolo fino al naso. “No! Siamo solo amici..”

“Ci hai proprio convinti.” ridacchiò Roland.

“Sheeran” disse Eamon in tono più serio. “La tua è una storia triste, ma bella. Ti ammiro. Ti auguro di trovare il tuo posto nel mondo.”

“Grazie signore.”disse il ragazzo colpito dal tono solenne con cui il lord le pronunciò.

“In fondo è ciò che cerchiamo tutti.” aggiunse Eamon prima di soffiare sulla candela.

Si augurarono la buonanotte ma prima che potessero chiudere gli occhi, dalla stanza accanto si udirono all'improvviso dei gemiti di dolore.

Sheeran allarmato si mise a sedere e guardò verso gli altri preoccupato.

“È il capitano.” spiegò Roland. “Una vecchia ferita di guerra. Gli fa ancora male.”

“Potrei andare ad aiutarlo.” si propose Sheeran “Ho dei rimedi con me...”

“Meglio di no.” lo ammonì Eamon. “Non vuole nemmeno che se ne parli.”

Poco dopo i lamenti cessarono, ma Sheeran continuò ad essere in pena per quell'uomo che aveva appena conosciuto. A ciò si aggiunsero la nostalgia di casa, i ricordi del passato e l'ansia per la giornata che lo aspettava il giorno dopo. Tutti quei pensieri turbinarono nella sua testa fastidiosamente, finché la stanchezza non ebbe la meglio.

 

  
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