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Autore: Star_Rover    28/03/2022    7 recensioni
Jari e Verner sono uniti fin dall’infanzia da un legame che nel tempo è diventato sempre più intenso e profondo. Nell’inverno del 1915 però i cambiamenti sociali e politici che sconvolgono la Finlandia finiscono per coinvolgerli, così i ragazzi sono costretti a separarsi per seguire strade diverse.
Nel 1918 i destini dei due giovani tornano a incrociarsi sullo sfondo di una sanguinosa guerra civile.
Genere: Drammatico, Guerra, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Il Novecento, Guerre mondiali
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II. Incontri segreti  
 

Jari si risvegliò scosso da un brivido di freddo. Riaprì le palpebre osservando il paesaggio desolato della Carelia meridionale che scorreva davanti ai suoi occhi. Il treno procedeva a tutta velocità sulle rotaie.
Il giovane avvertì una profonda sensazione di sconforto, lasciare il villaggio era sempre difficile, in quei momenti veniva colto da un’intensa malinconia.
Mestamente si strinse nel suo cappotto, ripensando ai caldi abbracci e ai dolci baci del suo amato. Quei ricordi riuscirono a donargli almeno un po’ di conforto.
Si sentiva in colpa per aver abbandonato Verner e per aver in parte tradito la sua promessa. Forse era anche per questo che si era avvicinato agli ideali nazionalisti, era il suo modo per dimostrare soprattutto a sé stesso che non aveva voltato le spalle alla terra natia. Era intenzionato a proteggere e difendere le persone che amava, seppur lontano da casa.
Jari non aveva mai nascosto i suoi ideali politici, ma prudentemente non aveva rivelato a nessuno il suo coinvolgimento negli ambienti nazionalisti. Il suo silenzio era a fin di bene, non poteva però ignorare il fatto che ciò rappresentasse l’unico segreto tra lui e Verner.
Il ragazzo sospirò, al momento opportuno avrebbe rivelato la verità, era certo che il suo migliore amico avrebbe potuto comprendere e accettare le sue motivazioni.
Jari cercò di non dare troppa importanza a quelle preoccupazioni. Il viaggio era ancora lungo, così si raddrizzò sul sedile e tornò a leggere le pagine del suo libro.
 
Quando il treno raggiunse la stazione di Helsinki Jari scese dal vagone e con la valigia in mano si diresse lungo la banchina. Continuò a camminare a fianco dei binari cercando di farsi spazio tra la folla. Ad un tratto scorse strani movimenti vicino ai cancelli. Davanti all’edificio principale vide un posto di blocco, immediatamente riconobbe le divise dell’esercito imperiale.
Il giovane si avvicinò senza particolare apprensione, negli ultimi tempi i controlli erano sempre più frequenti.
Un soldato si rivolse a lui in russo: «documenti, prego»
Il ragazzo obbedì, convinto di non aver nulla di cui preoccuparsi.
La guardia non cambiò espressione e con ancor più diffidenza e sospetto iniziò a porgli una lista di domande.
Jari tentò di rispondere, seppur il suo vocabolario fosse piuttosto limitato.
Ad un tratto il russo che stava leggendo le sue carte si allarmò e immediatamente avvertì il suo compagno. Jari tentò di comprendere la situazione, sembrava che la causa di tanta agitazione consistesse nel fatto che egli fosse uno studente.
Il ragazzo provò a chiarire quel che considerava essere soltanto un assurdo malinteso.
Il russo però si rivolse a lui con atteggiamenti sempre più aggressivi, l’afferrò per la giacca e lo spinse violentemente contro al muro. Il soldato iniziò a perquisirlo mentre il suo compagno si occupò di esaminare il contenuto del bagaglio.
Jari continuò a dichiarare la sua innocenza, ma nemmeno quando i due non trovarono nulla di sospetto non si decisero a lasciarlo andare. Sempre con modi rudi lo costrinsero ad entrare all’interno della stazione.
Jari si ritrovò in un ufficio che per l’occasione era stato adibito a stanza degli interrogatori. Questa volta i russi ebbero l’accortezza di fornirgli un interlocutore che parlasse svedese per evitare ulteriori incomprensioni.
Quest’ultimo gli rivolse nuovamente le stesse domande con sempre più insistenza.
«Sono uno studente di medicina, questo è l’unico motivo per cui mi trovo ad Helsinki» ripeté il giovane per l’ennesima volta.
Dopo aver letto più accuratamente i documenti il militare sembrò tranquillizzarsi. Senza dire nulla si rialzò e uscì dalla stanza per riferire qualcosa ai suoi commilitoni.
Jari restò solo ad attendere per un tempo che gli parve infinito. La guardia davanti alla porta non aveva nulla di rassicurante. Si domandò che cosa avesse scatenato quella reazione così violenta da parte dei russi, pensò se fosse il caso di iniziare a preoccuparsi. Come avrebbe potuto difendersi senza conoscere nemmeno il motivo per cui era considerato un sospettato? Quali colpe potevano avergli attribuito? Quali accuse gli erano state rivolte?
Jari alzò lo sguardo al soffitto, lentamente tornò a calmarsi. In ogni caso in quella situazione avrebbe dovuto mantenere i nervi saldi.
Finalmente i russi tornarono, senza fornire alcuna spiegazione gli riconsegnarono i documenti ed esprimendo una certa irritazione per il tempo perso lo rilasciarono.
 
Jari si ritrovò per le strade di Helsinki, ancora sconvolto e frastornato per quel che era appena accaduto. Era indignato per il trattamento subito, ma purtroppo non era la prima volta che si trovava davanti a simili episodi. Ripensò ai racconti di suo padre, il quale durante i giorni della rivolta aveva assistito in prima persona alle atrocità dei cosacchi, i quali avevano devastato la città disseminando orrore e terrore nelle strade.  
Jari pensò che in fondo le cose non fossero affatto cambiate da allora. Forse questo era un segno che il popolo finlandese si stesse risvegliando.
 
Il tram era pieno e affollato, Jari non amava la confusione, inoltre il rumore delle ruote che stridevano sulle rotaie era fastidioso e irritante. Durante il tragitto cercò di distrarsi osservando i suoi compagni di viaggio. L’uomo davanti a lui era impegnato nella lettura di un giornale dalle scritte in caratteri cirillici. Anche la stampa era gestita dai russi, tra propaganda e censura. Poco più in là invece si trovava una donna con il suo bambino tra le braccia, almeno il piccolo appariva tranquillo e sereno, cullato dolcemente in seno alla madre.
Il veicolo si fermò vicino al porto, il ragazzo scese dal vagone e prese un profondo respiro inalando la fresca brezza marina. Le barche avevano ormeggiato all’alba, i pescatori erano impegnati a riparare le reti o a sistemare le pesanti corde. Alcuni riposavano sul molo chiacchierando e intonando vecchie canzoni popolari.
Jari restò ad osservare al scena stringendosi nel cappotto per ripararsi dal vento. Quella visione servì a calmarlo, il mare aveva sempre avuto quell’effetto su di lui.
Finalmente riuscì a trovare la forza per riprendere il cammino, lentamente proseguì verso il centro della città.
 
Il sole stava tramontando, una luce calda e rosea avvolgeva le facciate degli imponenti edifici dalla caratteristica architettura neoclassica. Jari oltrepassò il porticato e attraversò i giardini coperti da uno spesso manto di neve candida. Gli edifici davanti suoi occhi mostravano tutta la loro autorevolezza e imponenza. Gli ambienti dell’antica università suscitavano in lui una certa soggezione, ma nonostante tutto dopo il lungo viaggio e la spiacevole disavventura fu lieto di ritrovarsi in un luogo conosciuto.
 
La mensa era stranamente quieta e silenziosa, gli studenti seduti ai tavoli comunicavano tra loro bisbigliando e sussurrando.
Jari si concentrò sul suo piatto, troppo stanco e affamato per occuparsi d’altro. A fargli compagnia c’era Yrjö, un ragazzo alto e smilzo che aveva conosciuto al suo arrivo in università e con il quale si era trovato subito in sintonia.
«Come è stato il ritorno a casa?» chiese l’amico tra un boccone e l’altro.
Egli sospirò: «per me è sempre difficile tornare ed è triste andarmene»
«È normale che tu sia legato al tuo paese e alla tua famiglia»
«È strano, un tempo pensavo che sarei rimasto in quel villaggio per sempre. Non ho mai provato il desiderio di andarmene, ma forse è giusto così…»
«In fondo Helsinki non è così male» disse Yrjö per confortarlo.
L’altro esitò: «mi piace qui, ma ad essere sincero non sento di appartenere alla grande città»
«Vedrai che ti abituerai presto. E poi se vuoi davvero unirti alla nostra causa la capitale è il posto migliore per trovare i contatti giusti»
L’espressione sul viso di Jari divenne ancor più seriosa.
«Non ho alcun dubbio sulla mia decisione» affermò.
«Ero certo che non avresti avuto ripensamenti. Sei originario della Carelia, il cuore della Finlandia. Nelle tue vene scorre il sangue dei nostri antenati»
Il giovane non diede troppa importanza a quelle parole, erano gli ideali a motivarlo più delle antiche leggende.
«A proposito, hai trovato un po’ di tempo per leggere i poemi di Runeberg?»
Egli annuì.
«Che ne pensi?»
Jari espresse il suo sincero parere: «è stato bello leggere di grandi battaglie e di valorosi combattenti mossi da nobili ideali, puri nel cuore e nello spirito. Peccato che siano tempi lontani e ormai perduti»
«Il popolo finlandese è ancora disposto a combattere per la Libertà»
Proprio in quel momento Lauri si unì al tavolo interrompendo la loro conversazione.
«Ei, voi due dovreste cucirvi la bocca! Siete impazziti a fare certi discorsi davanti a tutti?» li rimproverò severamente.
«Qui dentro siamo al sicuro» si giustificò Yrjö.
«La prudenza non è mai troppa»
Detto ciò Lauri si rivolse Jari, notando la sua aria stanca e sconvolta.
«Che ti è successo? Non sembri affatto stare bene»
Il ragazzo si guardò intorno con circospezione, soltanto quando fu certo che nessuno stesse prestando attenzione ai loro discorsi si decise a raccontare la verità.
«In stazione sono stato fermato dai russi, quando hanno saputo che ero uno studente mi hanno trattenuto trattandomi come un criminale!»
Lauri non si stupì: «certo, dopo quel che è accaduto le cose peggioreranno ancora»
«Di che stai parlando?» domandò Jari.
«Davvero non sai nulla di quel che è successo?»
Il giovane scosse la testa.
«C’è stata una sparatoria un paio di giorni fa. Un attentato alle truppe russe, due soldati sono rimasti uccisi. L’esercito ha trovato e catturato i responsabili, un gruppo di studenti della Ostrobotnia»
«Li conoscevate?»
«No, non sapevamo nulla a riguardo dei loro piani»
«Che cosa gli accadrà adesso?»
«Saranno deportati e condannati…come tutti gli altri» fu la dura risposta.
Jari rimase colpito da tutto ciò, per il resto della cena non riuscì a liberarsi da quella sensazione di rabbia e frustrazione.
 
Quella sera Jari seguì i suoi amici nella vecchia biblioteca. Ormai da tempo quel luogo era diventato la sede per gli incontri clandestini del circolo degli studenti. Queste riunioni erano frequentate principalmente da fervidi sostenitori degli ideali nazionalisti. Jari non si era trovato male in quegli ambienti, ma percepiva fin troppa ipocrisia tra i suoi compagni. Ovviamente era affascinato da quegli ideali e condivideva pienamente certe opinioni politiche, ma riteneva che ben pochi sarebbero stati davvero disposti a cambiare le cose in quel gruppo di intellettuali appassionati delle opere di Runeberg e Lönnrot.
Quella sera però fu costretto a ricredersi. Per la prima volta assistette a discorsi che affrontavano questioni concrete e non si perdevano in vani vagheggiamenti.
Jari si avvicinò, curioso di vedere chi fosse quell’intrigante oratore.
In piedi davanti al pubblico di studenti trovò un giovane intento ad esporre le sue argomentazioni con enfasi e passione. Ad attirare la sua attenzione fu il suo aspetto alquanto singolare. Trovò particolari i suoi capelli biondo cenere, più scuri rispetto alla maggior parte dei suoi compatrioti, e le sue iridi dalle intense sfumature verdi. Entrambe erano caratteristiche piuttosto rare a quelle latitudini.
«Chi è quel ragazzo?» domandò al suo compagno.
Yrjö si stupì: «davvero non lo conosci? È Bernhard Winkler»
«Non è finlandese» notò.
«È tedesco» precisò l’amico.
«Un tedesco che parla svedese…che cosa pensa di sapere lui della Finlandia?» commentò Lauri, squadrandolo con diffidenza.
«Be’, a dire il vero è metà tedesco. Sua madre è finlandese» specificò Yrjö.
«Questo non cambia di molto le cose»
«A me sembra che conosca bene l’argomento, concordo pienamente con quel che dice» intervenne Jari lasciando trasparire la sua ammirazione.
Lauri sbuffò: «non ritieni che sia fin troppo intransigente?»
«Almeno ha il coraggio di dire la verità!»
Egli scosse il capo con disapprovazione.
Jari rimase ad ascoltare il suo discorso, lasciandosi conquistare dalla potenza delle sue parole e dal suo innegabile carisma.
 
«Oggi Helsingfors ha preso il nome di Helsinki. È evidente che da tempo questa terra non appartenga più agli svedesi. Ma dall’altra parte nessuno di noi vorrebbe diventare russo. Questa è la Patria di un popolo che ha sempre lottato per la sua indipendenza. Non mi sto riferendo soltanto all’esaltazione di grandi ideali, c’è anche chi è stato disposto a uccidere e morire per la Libertà. Agli inizi di questo secolo abbiamo ottenuto grandi risultati, c’è stata la rivolta, abbiamo avuto le elezioni e il suffragio universale. Sembrava che il mondo potesse cambiare, ma i nostri padri si erano sbagliati. Così noi siamo ancora soggiogati dall’aquila imperiale. Il Granducato tiene strette le nostre catene, il nostro destino viene deciso a Pietrogrado mentre la verità continua ad essere oscurata dalla censura. L’Impero ci governa con la forza, ma ancora non è riuscito a sopprimerci. Per ribellarci a queste ingiustizie però abbiamo bisogno di un’attiva resistenza, soltanto in questo modo potremo conquistare la nostra agognata Indipendenza»
 
Al termine del discorso la folla si alzò in piedi tra applausi e grida di approvazione. Winkler rimase immobile e ben composto al suo posto, mantenendo lo sguardo fisso davanti a sé, come un soldato sull’attenti. Attese il silenzio e dopo un breve ringraziamento cedette la parola all’oratore successivo.
 
Mentre la sala iniziava a svuotarsi Jari notò Winkler che dopo aver concluso un’animata discussione con un gruppo di compagni era rimasto a sistemare i fogli con i suoi appunti.
Accorgendosi che era solo il giovane prese coraggio e decise di avvicinarsi.
Giunto a pochi passi di distanza Jari esitò, ma alla fine vinse la timidezza e con educazione poggiò una mano sulla sua spalla nel tentativo di attirare la sua attenzione.
Winkler si voltò, restando in silenzio in attesa di sentire le sue parole.
«Ehm…io…ho appena ascoltato il tuo discorso e…be’, ecco…volevo congratularmi di persona»
Il tedesco mostrò un modesto sorriso.
«Ti ringrazio, è sempre un piacere avere un confronto diretto. Il mio obiettivo è risvegliare gli animi dei miei uditori, anche se a volte temo che quegli applausi siano solo una cortesia e che le mie siano state solo parole al vento»
«Oh, no…sono certo che non sia così. È difficile che qualcuno sia rimasto indifferente a un simile discorso. Qui tutti sanno parlare, ma in pochi dimostrano di essere davvero disposti ad affrontare seriamente certe questioni»
Lo sguardo di Bernhard si illuminò, l’iniziale curiosità si tramutò in sincero interesse.
«Come ti chiami?»
«Jari Koskinen» si presentò con lieve imbarazzo.
«Sei un attivista?»
Egli annuì.
Winkler l’osservò con più attenzione: «non ricordo di averti già visto da queste parti»
«A dire il vero non ho iniziato da molto a frequentare il circolo, solo recentemente mi sono avvicinato agli ambienti nazionalisti»
«Capisco. Per quale motivo hai scelto di unirti al movimento indipendentista?»
«Perché credo nella libertà, desidero difendere questa terra e proteggere il mio popolo»
Bernhard rifletté qualche istante, poi azzardò la sua proposta.
«Dovresti partecipare alle riunioni dell’Organizzazione»
«Di che si tratta?»
Il tedesco fu piuttosto evasivo nella risposta: «avrai modo di scoprirlo, sono certo che ti troverai bene con noi»
Jari rimase interdetto, allo stesso tempo incuriosito e intimorito.
Winkler gli fornì un indirizzo invitandolo a presentarsi in quel luogo la notte seguente, poi si congedò frettolosamente e si allontanò scomparendo in fondo al corridoio.
Jari restò immobile al centro della stanza, ancora incredulo per quell’assurda conversazione. Non sapeva se poteva fidarsi realmente di quel giovane, ma dentro di sé aveva già deciso di non poter mancare a quell’appuntamento.
 
 
   
 
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