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Autore: eddiefrancesco    03/04/2022    0 recensioni
L'umore di Christopher Marchnet è cupo come le nuvole nere che sovrastano la sua residenza.
Eppure quando un lampo illumina una damigella in difficoltà, lui si comporta da gentiluomo.
Per Kit comincia così un eccitante avventura insieme alla misteriosa Hero Ingram, alla ricerca di un libro scomparso da oltre un secolo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Con un sogghigno pieno di malizia, Kit si allungò sopra di lei. «Già. Ho intenzione di compromettervi irrimediabilmente.» Hero aprì la bocca come per protestare e invece emise solo un sospiro carico di aspettativa. «Quando è così, non andrò proprio da nessuna parte.» L'arrivo di Hero a casa di Charlie Armstrong fu molto più elegante rispetto alla prima volta: a bordo della sontuosa carrozza con le insegne del Duca di Montford, una scorta di lacchè in livrea, e Kit che cavalcava di fianco al raffinato veicolo, in sella al cavallo di Charlie. Il padrone di casa era fuori, ma loro vennero prontamente condotti nelle rispettive stanze dove avrebbero trascorso la notte, prima di lasciare Londra. Stavolta Kit minacciò di restare nella camera da letto di Hero mentre faceva il bagno, ma quando ricevette l'invito a raggiungerla nella vasca, lui uscì borbottando qualcosa a proposito della zia di Charlie. Intanto che Hero si concedeva il primo bagno profumato della sua vita, lui diede disposizioni perché qualcuno andasse a ritirare i loro bagagli in una locanda e i cavalli in un altra. Era tutto finito, eppure lei sentiva come se la sua vita fosse appena all'inizio. Aveva anche discusso con Kit riguardo ai vestiti da ragazzo. Hero avrebbe voluto gettarli via, lui invece aveva insistito che le sarebbero tornati utili, casomai avesse deciso di infangarsi lavorando con i giardinieri alla realizzazione del nuovo parco di Oakfield Manor. Ripensando a quella conversazione, Hero sorrise tra sé e sé, sicura che dietro l'insistenza di Kit ci fossero ben altre intenzioni. Non le aveva forse sussurrato qualcosa al riguardo la notte prima, parlando dell'effetto che gli faceva vedere le sue gambe tornite fasciate nei calzoni? Hero arrossi', pervasa dai ricordi della sua lunga, lenta seduzione, meticolosa ma allegra, dell'intreccio di membra e di pelle nuda e della bocca di Kit sul suo corpo. Lui le aveva ripetuto all'infinito il proprio amore in roventi mormorii e alla fine anche Hero si era pronunciata, dapprima balbettante, soffocata dalla forza delle emozioni, poi deliziosamente sicura. Mentre metteva da parte gli indumenti maschili per qualche futura ruzzolata con suo marito, si sentì di nuovo sopraffatta dall'intensità delle sensazioni che lui le aveva fatto provare. Nonostante Hero avesse insistito che, in cambio, anche lui avrebbe dovuto conservare il costume da Arlecchino, Kit si era impuntato, sostenendo che l'aveva già affidato a un valletto di Charlie perché venisse restituito al Conte di Cheswick. Ma, siccome lei non aveva ceduto, alla fine aveva dovuto accettare di indossare qualcosa di simile a condizione che fosse soltanto Hero a confezionarlo e che non venisse coinvolto nessun altro. Lei sentì di colpo le guance roventi a quel pensiero. Realizzare il costume per Kit sarebbe stato un modo come un altro per migliorare la sua scarsa perizia con ago e filo. Quel pensiero continuò a frullarle in testa, ma non disse niente a Kit mentre lui la scortava nel salotto al pianoterra per uno spuntino a base di biscotti e cioccolata. La bevanda calda era una delizia che non aveva mai gustato ed Hero vuoto' con immensa soddisfazione la propria tazza e metà di quella di Kit, occupato a lamentarsi dell'assenza di Mrs. Armstrong. «Il vostro chaperon non deve essersi sentito all'altezza della situazione» osservò lui, accomodandosi con un sospiro soddisfatto sulla poltrona davanti al fuoco. «Dovremo procurarcene un altro.» Appoggiò i piedi su uno sgabello e le parve che avesse intenzione di appisolarsi. Niente di sorprendente, riflette' Hero, se si pensava a quanto poco avessero dormito la notte prima. Con il viso in fiamme, lei si disse che ormai non c'era più bisogno di uno chaperon. Stavano discutendo in proposito quando udirono delle voci nel vestibolo. Il maggiordomo entrò in salotto precedendo dei visitatori che non fece in tempo ad annunciare perché una donna lo superò di slancio, precipitandosi dentro. «Kit!» esclamò la nuova arrivata. Lui si alzò in piedi e Hero provò un brivido di apprensione. Ma quando la giovane si gettò tra le braccia di Kit, la straordinaria somiglianza tra i due fu più eloquente di qualsiasi spiegazione. Doveva essere Sydony, sua sorella. L'apprensione di Hero si trasformò in una sensazione di nausea che non aveva niente a che vedere con la quantità di cioccolata che aveva appena bevuto. «Dove diavolo eri finito?» strillo' Sydony Marchant. Per un istante Hero si chiese se avrebbe preso a schiaffi Kit o se l'avrebbe abbracciato fino a soffocarlo. «Ero preoccupata a morte!» proseguì sua sorella. «Te l'ho scritto nella lettera. Abbiamo avuto... qualche avventura» rispose lui, mesto. «Qualche avventura!» sbuffo' sua sorella. Accenno' con la testa all'uomo bruno e silenzioso che era rimasto sulla soglia. «Barto e Hob ti hanno cercato per tutta Londra! E stavano per prendere d'assedio Raven Hill quando hanno scoperto che ieri notte è stata distrutta da un incendio!» Kit assunse un'aria contrita. «Hob! Mi ero completamente scordato di lui.» «Già, Hob. È venuto da noi a raccontarci di aggressori armati di coltello, di rapitori e di mandati di cattura...» Sydony fece una pausa per riprendere fiato. «Non sapevo se continuare i preparativi delle nozze, se tu ci saresti stato... non sapevo dove eri, se eri ferito...» Si interruppe di nuovo. Il suo bellissimo viso era ancora contratto per l'ansia e Kit le diede dei colpetti sulla schiena per confortarla. Hero comprendeva l'ansia della giovane donna, ma la sua nausea non accennava a placarsi. Era stata lei, una perfetta sconosciuta, a mettere in pericolo Kit e a portare tanto scompiglio nella vita di tutti loro. L'avrebbero ritenuta responsabile? Come se avesse indovinato il filo dei suoi pensieri, la donna si staccò da Kit per rivolgersi a lei. Niente sfuggiva ai suoi occhi scuri, era evidente. «E voi dovete essere Hero» dichiarò. «State bene?» Non era la domanda che Hero si sarebbe aspettata, quindi impiegò qualche istante per rispondere. Quando lei annuì con aria cauta, Sydony andò a stringerle le mani. «Bene. Benvenuta nella nostra famiglia.» «Che cosa?» borbotto' Kit. «Come hai fatto a scoprirlo?» «Deve averlo letto tra le righe della tua lettera.» L'uomo bruno entrò nella stanza. Il suo tono era vagamente beffardo. «Permettete che mi presenti. Sono il Visconte Hawthorne.» «Potete chiamarlo Barto» interloqui' Sydony, spiccia. Prese Hero per un braccio e la fece sedere su una sedia, mettendosi poi di fianco a lei. Ora che aveva visto il fratello vivo e vegeto, appariva decisamente più rilassata. Hero invece continuava a essere sulle spine. Il suo stomaco si era placato, tuttavia non era abituata a trovarsi al centro dell'attenzione, inoltre le era capitato molto di rado di avere contatti con delle donne, in particolare della sua età. E la sua ansia non si placo' certo quando, tutto a un tratto, le venne in mente che la futura viscontessa sarebbe diventata sua cognata. Quando Sydony si chino' verso di lei con aria di aspettativa, a Hero venne meno il respiro. Era del tutto digiuna di occupazioni femminili, non aveva mai dipinto un acquerello e non sapeva suonare il pianoforte. E non sarebbe neppure stata in grado di sostenere una conversazione sugli argomenti che interessavano tanto alle donne, pensò con sgomento. Sentì il panico aumentare finché Sydony non le rivolse un sorriso e una sola, inaspettata, richiesta. «Adesso, raccontatemi tutto.»
   
 
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