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Autore: fandani03    12/04/2022    0 recensioni
E se Stefan non avesse preso la verbena e Damon avesse potuto soggiogarlo? Cosa sarebbe successo?
Dall'introduzione:
"Caro diario, [..] in questo giorno di ventidue anni fa perdevo i miei genitori, in questo giorno di ventidue anni fa il corso della mia vita è stato modificato irrevocabilmente. Ed oggi mi trovo qui a tirare le somme. Mi chiamo Elena Gilbert…ero un Vampiro…e questa è la fine della mia storia."
Dal testo:
"..la sua seconda opportunità era fuori dalla porta ogni giorno, ad ogni sorgere del sole. Voleva scoprire se stesso in questa nuova veste e aveva passato l’ultimo anno a cercare di accettare che, per far provare a lui l’emozione di una vita umana, Damon si era sacrificato e aveva rinunciato a tutto."
Elena e Stefan...sopravvissuti, lacerati, ciascuno in cerca della propria strada. Per i nostri protagonisti ogni giorno rappresenta un piccolo passo verso la Rinascita.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Elena Gilbert, Jeremy Gilbert, Matt Donovan, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena, Elena/Stefan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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19 -  Preparativi

Era già arrivato il mezzodì e i preparativi, all’interno della scuola Salvatore, fervevano. Il giorno tanto atteso era finalmente giunto.
I giovani vampiri e le piccole streghe, residenti in quel grosso edificio, erano stati istruiti da giorni affinché niente, nei loro gesti o intenzioni, lasciasse trapelare dubbi o sospetti circa la loro vera natura. Sarebbero intervenuti alcuni responsabili del Liceo di Mystic Falls insieme ad un nutrito gruppo di studenti. Doveva andare tutto bene, non erano permessi imprevisti. Caroline Forbes era stata molto chiara.
Ma l’ansia che qualcosa potesse andare storto e che la Scuola potesse diventare oggetto di troppa curiosità, albergava nei pensieri di Caroline.
Per questa ragione, da un paio d’ore, non faceva altro che sbraitare contro i poveri malcapitati inservienti che si stavano dando da fare per addobbare il grande salotto Salvatore.
- “Non è possibile, credo di averlo ripetuto non una ma cento volte, da stamattina. Queste composizioni devono essere ben in vista, ma non devono di certo intralciare lo spazio necessario per attraversare la sala. Quindi perché non provare in questo modo? E’ tanto difficile?” - disse la vampira spostando l’ennesima cesta sulla base delle idee ben chiare nella sua mente.
- “Non dovresti agitarti così, ti verranno i capelli bianchi prima del tempo, mia cara!” -
Distratta dalle sue stesse grida e dai rumori che la circondavano, non lo aveva sentito arrivare alle sue spalle.
- “Diamine, Klaus, non ti aspettavo…” -
- “Davvero? Questo mi ferisce…” -
- “Non intendevo…” - rispose quasi sbuffando.
- “So cosa intendevi…” -
- “Scusami…” -
- “Non devi…vieni con me..” - la prese sotto braccio con garbo, con il suo consueto fare d’altri tempi e, vincendo le sue resistenze, la condusse nel parco. Avevano camminato abbastanza per allontanarsi da occhi indiscreti. Era mezzogiorno e il sole era alto. Faceva caldo, ma per loro vampiri non era un problema. Tutti i vampiri, tutti coloro in possesso di un talismano, adoravano poter godere del calore del sole. Li faceva sentire più vivi.
- “D’accordo, fermati ti prego…” - disse Klaus alla giovane donna di fronte a lui, la quale continuava a camminare un passo più avanti e con frenesia.
- “Ok, mi fermo..” - rispose piantandosi con i piedi, con fare di sfida e incrociando le braccia.
- “Cosa ti succede?” -
- “Non mi succede niente, ho solo un miliardo di cose da fare e a cui pensare…” -
- “Ne sono consapevole, ma non è una buona ragione per maltrattare quel ragazzo. Nonostante i tuoi tanti difetti, non è da te…” -
- “I miei tanti difetti? I miei?” -
- “I tuoi, tesoro, come tutti noi. Sei forse immune da sbagli?” -
- “Niente affatto, commetto molti errori…purtroppo.” - affermò fiera, guardandolo dritto negli occhi con aria di sfida.
- “Sei arrabbiata. Avanti, puoi dirlo.” -
- “Certo che sono arrabbiata, ti ho già detto che ho molto da fare..” -
- “Non è questa la ragione, andiamo. Sono qui, parla con me…” -
- “Ah giusto, sei qui…” -
- “Ok, ricevuto. Sei arrabbiata perché l’ultima volta me ne sono andato senza salutarti a dovere…” -
- “Niente affatto, sono arrabbiata perché non ti sei fatto sentire per mesi. Non mi devi niente, ma potresti provare ad essere solo un po’ più…” - non riuscì a finire la frase perché la mano di lui la afferrò con vigore attirandola a sé, la strinse e la baciò con slancio. Lei ricambiò immediatamente quel bacio e sapeva che non sarebbe riuscita a fermarsi. Ma lo fece lui un istante dopo.
Le scostò il viso dal suo, tenendolo stretto tra le mani.
- “Non volevo ferirti, sono successe molte cose. Ti spiegherò. Per ora ti chiedo solo di perdonare la mia insensibilità...” -
Caroline si sentiva in trappola. Quell’uomo così affascinante la stava possedendo, in senso fisico e mentale. Non avrebbe potuto sottrarsi neppure lo avesse desiderato con tutte le sue forze. Perché quello sguardo, quella voce, quel suono così caldo, non le lasciavano scampo. E no, non desiderava affatto fuggire. Non sapeva cosa desiderare esattamente, ma sapeva per certo che, in quell’attimo, voleva essere sua.
- “Mi spiegherai, ma ora baciami..” -

La tenuta Salvatore era molto vasta, perfettamente in grado di contenere luoghi appartati che potevano consentire ad una coppia di vampiri di consumare un sesso travolgente in breve tempo, senza destare scalpore né sospetti.
Avevano dato sfogo ad ogni loro desiderio e frustrazione, lasciando che i loro corpi colmassero quel desiderio bruciante e riempisse anche i vuoti emotivi che entrambi sentivano.
Il vecchio e malvagio vampiro millenario, la giovane vampira che viveva un’esistenza al limite del sostenibile tentarono, entrambi, di trovare un’unione perfetta che diede loro una breve ora di quiete interiore.
Appoggiati con le spalle al tronco di un grande albero i due amanti, già ricomposti, tentavano di imbastire una banale conversazione.
- “Hope era felice come non mai..” -
- “Sì, me ne sono reso conto. E mi sento ancora più in colpa.” -
- “Avrai molto da farti perdonare allora…” - disse la giovane sorridendo maliziosa.
- “Mi è chiaro…” - gli occhi cerulei di Klaus incontrarono quei dolci e astuti occhi nei quali spesso si era perso.
- “Mi manchi, e tu lo sai. Quindi non fare la pazza in mia presenza, perché noi siamo vampiri e non sarà un mese o un anno a fare la differenza tra noi. Sempre che tu…” -
- “Sempre che io…cosa?” -
- “Ammesso che tu desideri questo davvero…” -
Caroline non rispose. Non sapeva esattamente cosa rispondere. Sapeva di desiderarlo, sapeva di poterlo avere ogni qual volta lo avesse desiderato, probabilmente. Forse le bastava, forse no. Non si era soffermata su questo e forse, per ora, non ne aveva intenzione. Ma forse, prima o poi, avrebbe dovuto farlo. Cosa le stava chiedendo?
- “Bene, forse la domanda non era banale…” -
- “Esatto, non è una domanda che prevede una sola risposta…e lo sai anche tu..” -
- “Certo, lo so. La tua vita è qui, Caroline. Non c’è nulla che io desideri di più della tua serenità. O felicità. E non so in che misura potrei darti entrambe queste cose…me ne rendo conto. Io non sono di certo Stefan, o Tyler, o Matt Lo Sceriffo Donovan..” -
- “Non è questo il problema…che sciocchezze!” -
- “Oh sì, invece. Tu desideri stabilità, qualcuno che ti sia vicino ogni giorno. Non hai ancora cambiato, dentro di te, la prospettiva del tempo che passa. Ragioni da umana, vivi da umana. Il tuo essere vampiro sembra essere un dettaglio, sei talmente brava a controllarti che nessuno se ne accorgerà mai. E questa è una grande dote, Caroline. Ma bada bene…non fare l’errore che Stefan Salvatore commise molti anni fa. Il tuo essere non potrà essere controllato per sempre. E mai del tutto. E il punto è che…ma sì, è chiaro..” -
“Non essere criptico..” -
- “Io ti ricordo tutto ciò che preferisci ignorare. Lasciarti andare con me è un’eccezione, non la regola, per te. Se io fossi più presente nella tua vita, o tu nella mia, probabilmente non sapresti controllarti come ora. E questo ti fa paura.” -
- “Non è vero..” -
- “Sì, è vero. E non è una colpa. Ti serve tempo. E io non ho fretta, come sai. Te l’ho detto anni fa. Qualunque sia l’attesa, mia cara. Perché per te…”  - si avvicinò sussurrandole all’orecchio
- “…per te varrebbe la pena scalare una montagna, toccare le profondità marine, e anche trascorrere cent’anni di solitudine. “ -
Il cuore di Caroline sussultò. Un brivido le percorse tutto il corpo. Le emozioni di vampiro stavano prendendo il sopravvento. Si alzò di scatto, lo spinse con forza a terra, adagiato sull’erba morbida e fresca. Con la veemenza che la sua natura le consentiva, si portò su di lui per impadronirsi di tutto ciò che desiderava. I loro corpi di avvolsero, si ferirono, si compensarono e continuarono a stravolgere i loro sensi nuovamente.

Klaus riprese lentamente coscienza del luogo in cui si trovavano, assaporò il corpo di Caroline che giaceva morbido sopra il suo. Continuò a baciarle il collo e i capelli. Era ancora dentro di lei ma non voleva staccarsi, neppure lei sembrava intenzionata a farlo. Con le braccia le avvolgeva la schiena accarezzandola.Teneva il viso nascosto, affondandolo nella sua spalla e respirando il suo odore.
Fu un attimo e sentì che non poteva più impedirlo.
Le sollevò i capelli e le scoprì un orecchio. Sussurrò solamente - “Ti amo.” -
Gli occhi di Caroline si spalancarono. Li richiuse e non disse nulla. Alzò il viso e lo baciò. Entrambi chiusero gli occhi e tacitamente presero per loro ancora qualche istante, prima di tornare nel mondo reale.


Al Grill, nel frattempo, qualche avventore cercava di trascorrere qualche attimo di pace prima di tuffarsi nel caos del grande evento previsto per quel giorno.
Matt e Jeremy, seduti d un tavolo, si stavano intrattenendo con in mano un banale bicchiere di birra.
- “Roba da pivelli!” - avrebbe detto Damon.
Sorrise il giovane Gilbert facendo roteare il boccale tra le sue mani.
Donovan sorrise di rimando.
Il nome di Damon Salvatore era sulla bocca di ciascuno di loro frequentemente. Tutti si erano ritrovati, in questo ultimo anno, a pensare a lui in un modo o nell’altro. Con rimpianto, con nostalgia, con stizza, con divertimento. Ma raramente il pensiero di Damon aveva fatto riaffiorare rabbia o rancore, persino in Jeremy.
- “Ehi, non vorrai dirmi che ti manca Damon?” -
- “Perché? Sarebbe tanto strano?” -
- “Niente affatto, era solo una provocazione. In un modo o nell’altro credo manchi a tutti, di certo non solamente ad Elena…” -
- “Oh beh, ultimamente credo stia pensando a lui sempre meno…ahahah” -
- “Hai decisamente ragione…” -
- “Avanti, beviamo un altro sorso prima di buttarci nella mischia..” -
- “Io non credo di averne molta voglia..” - disse Matt con malcelata stanchezza.
- “Oh avanti, non vorrai lasciarmi solo… Stefan e Elena sono sempre incollati, Alaric avrà molte relazioni pubbliche da mandare avanti stasera, Caroline è presa da molto altro ed io, senza dubbio, non ho alcuna ragazza da accompagnare!” -
- “Sei sicuro? Mi era parso di notare un certo feeling tra te e una delle ragazze incontrate la scorsa settimana in palestra. Non frequenta il Liceo?…” -
- “Starai scherzando! E’ una ragazzina e io ho ben altro da fare..” -
- “Certo, come no!” -
- “Sto dicendo sul serio, lei ha quell’atteggiamento provocatorio che però, con me, non attacca…” -
- “Allora è probabile che anche tu, come Stefan e anche come me, stia vivendo nel passato…” -
- “Ecco, lo sapevo, da un’allusione siamo passati ad una predica filosofica… “ -
- “Non vorrai dirmi che non sei ancorato al passato e che non ti manca la tua ex ragazza strega…!” -
- “Non ho detto che non mi manchi…” -
-  “Non sappiamo se e quando tornerà, Jeremy. Non ha molto senso continuare ad aspettarla, non trovi?” -
- “Senti chi parla…come se tu non fossi ancorato al passato. Lo vedo come guardi Caroline. Eppure ti dovrebbero essere chiare molte cose, ormai..” -
Matt abbassò lo sguardo.
- “Caroline è un vampiro…” -
- “Appunto…” -
- “Lasciamo stare, credo sia meglio. Il tipo, laggiù, secondo te che intenzioni ha?” -
- “Beh, sarebbe ora che anche Josh voltasse pagine…” -
- “Non credo abbia ancora capito cosa fare…” -
- “Eppure sono certa che i due starebbero bene insieme..” -
Continuarono a fare pettegolezzo con leggerezza, come due ragazzine, come ai vecchi tempi.
I loro commenti erano rivolti al barista Josh il quale, dopo essere stato piantato in asso da Elena, non si rassegnava e continuava ad ignorare l’evidente cotta che la bella Kristen aveva per lui.
Si stuzzicavano, passavano molto tempo insieme a chiacchierare fitto al bancone del bar, si piacevano senza dubbio, ma il ragazzo non si era ancora deciso a fare alcun passo.
Il vero ostacolo, quella sera, era che Joshua non era rientrato nel gruppo degli studenti selezionati per la festa. In realtà per sua scelta non si era presentato al colloquio, pertanto non era stato preso in considerazione. Lo riteneva tempo perso e dopo l’ultima esperienza con i balli della scuola si era ripromesso di non farsi più coinvolgere da simili sciocchezze.
Aveva poi saputo che Kristen e le sue amiche erano rientrate in quel gruppo. Pertanto, alla Scuola Salvatore, lei ci sarebbe stata. Così come Stefan e anche Elena.
Ma era assolutamente certo, e questo era il suo vero timore, che in quella scuola per “ricchi” lei avrebbe incontrato un rampollo affascinante che le avrebbe fatto le giuste avance e l’avrebbe persino convinta a lasciare il liceo per iscriversi a quella scuola. Poi si sarebbero diplomati, sposati e avrebbero avuto cinque figli.
Non poteva presentarsi senza un invito, ma in quel momento desiderò moltissimo avere la faccia tosta per provarci.


Elena, quella mattina, si era svegliata molto tardi. Nel suo letto, girandosi con pigrizia, si era resa conta di essere sola. Da molti giorni dormiva con Stefan al suo fianco ed era la prima volta che si svegliava senza di lui.
Si infilò un lungo cardigan di lana e vi si avvolse. A piedi scalzi raggiunse la soglia della porta e vide Stefan, di spalle, poggiato al tavolo della cucina, intento sul suo computer.
Strinse gli occhi per accentuare la vista, non riusciva a vedere. Rimase in silenzio. Chissà cosa stava facendo.
Quando mise a fuoco si rese conto che era collegato al sito della facoltà di Medicina.
Stefan non era più un vampiro, di certo non l’avrebbe sentita e probabilmente non si sarebbe accorto della sua presenza.
Ma le parve subito sbagliato ciò che stava facendo. Lo stava spiando e non era da lei.
Medicina.
Decise di fare finta di niente e rientrò in camera silenziosa.

Bonnie, sul divano di casa di sua nonna nella quale aveva deciso di alloggiare, anziché dal padre, si crogiolava in un’inerzia che non le era tipica. Avrebbe voluto chiamare tutti e dire Sono tornata! Ma non era ancora il momento giusto.
Avrebbe dovuto cominciare a prepararsi per il grande evento ma la stanchezza, e i postumi del jet lag, la tenevano saldamente ancorata a quel divano. La mattina stessa, al suo risveglio, per parecchi minuti era rimasta convinta di trovarsi ancora a Parigi.
L’incontro con Klaus, la sera precedente al Grill, le aveva lasciato una spiacevole sensazione che contava di fugare rapidamente quella sera stessa. Non voleva guai, non dovevano più esserci problemi a Mystic Falls. La cosa più eclatante che sarebbe potuta succedere, di lì in avanti, avrebbe dovuto essere niente più che l’inaugurazione di un nuovo grande evento che poteva classificarsi come epico per tutta la cittadina.
Per rendere ancora più credibile la sorpresa, le aveva suggerito Caroline, avevano deciso che avrebbe mandato un sms a Jeremy e uno ad Elena, per depistarli.
- “Ehi straniero, come ve la passate oltreoceano? Ho saputo che stasera sarete parte di un mega evento che rimarrà negli annali di Mystic Falls…” -
La risposta fu rapida.
- “Come potrai bene immaginare, anche volendo, abbiamo dovuto aderire per forza! Ma sarà una serata particolare, non ho dubbi su questo. Ci siamo tutti, sai? Manchi solo tu…” -
- “Hai ragione, sarà una serata davvero particolare, dovrai raccontarmi tutto, ok?” -
- “Ok… ti chiamo casomai domani. Una videochiamata…” -
- “A domani allora..” -
Lo scambio si concluse così. La giovane Bonnie non potè fare a meno che sorridere tra sé, sperando che la sorpresa avrebbe suscitato le reazioni che lei davvero desiderava.
Chissà se rivedere Jeremy sarebbe stato piacevole come si aspettava, e chissà se il ragazzo era davvero ancora lì, se c’era ancora qualcosa che avrebbero potuto condividere. Era passato molto tempo, erano successe così tante cose.

Si era fatto ormai tardi, non potevano rimandare oltre. Matt e Jeremy giunsero alla Scuola Salvatore. Si erano presentati con largo anticipo perchè dovevano convincere la padrona di casa a fare un’eccezione per un giovanotto spaesato.
Josh fece il suo ingresso alle loro spalle. Aveva delegato l’assistente di cucina di occuparsi del bancone. Sapevano bene che , quella sera, il locale sarebbe stato semi deserto, coinvolti come erano molti giovani nella serata a casa Salvatore.
- “Sul serio? Lui che ci fa qui?” -
- “Dobbiamo parlare, per ora lascialo entrare, ok? Ti spiego tutto dopo…” -
- “Non capisco, Elena non sarà affatto contenta…” -
- “Forse, ma sono certo che se ne dimenticherà in fretta, quando si renderà conto che il bravo Josh non è qui per lei.” -
- “Ah no? E per chi sarebbero le sue attenzioni stavolta?” -
- “Non te ne occupare, ci pensiamo noi. Josh si offre però, in cambio della tua ospitalità, di darti una mano in quel che serve.” -
Josh, ancora sulla porta insieme a Jeremy, attendeva un cenno per poter finalmente entrare. Il cenno alla fine giunse.
- “Ok, d’accordo, entra pure… Ci sono un milione di cose da fare. Vai da quella parte e troverai Stewart che ti spiegherà come renderti utile. Digli che ti mando io.” -
- “Grazie davvero!” -
Nonostante fosse stato per un paio di mesi il ragazzo di Elena, lui e Caroline non si erano mai incontrati di persona, salvo di sfuggita in rare occasioni. Lui continuava pertanto a darle del Lei e rivolgersi con la formalità richiesta alla figura che Caroline ricopriva all’interno del Liceo. La consulente della Preside era temuta da tutti. Qualche ora prima, al Grill, dopo aver assistito alle "effusioni" mal celate tra Josh e Kristen, Jeremy e Matt si erano scambiati uno sguardo complice dopo aver formulato, molto probabilmente, lo stesso pensiero. Avevano, poco dopo, preso in disparte Josh e l'avevano convinto ad accompagnarlo alla Scuola Salvatore, avrebbero pensato loro a fargli aggirare il mancato invito. Era la scelta giusta per la coppietta in erba la quale, volente o nolente, riscuoteva simapatie.


Qualche ora più tardi nel piccolo soggiorno di Elena, di fronte all’unico specchio presente in quella casa, un giovane e affascinante Salvatore stava cercando di sistemare invano i suoi capelli.
- “Non avrei mai sospettato che anche mettere un po’ di gel sarebbe stata un’impresa, da umano…temo di essere ormai scarso in molte cose…” -
- “Non tutte, caro Stefan Salvatore, ci sono cose che sai ancora fare divinamente…” – la voce suadente e allusiva di Elena giungeva dalla stanza accanto.
Un sorrisetto compiaciuto ricoprì il volto di Stefan. Si sentì molto simile a suo fratello. Era davvero da lui compiacersi per essere appena stato definito un buon amante!
- “Signorina Gilbert, sta forse proponendo di tardare alla Festa?” -
- “Oh no, impossibile, Caroline non ce lo perdonerebbe e poi…” - fece una pausa.
- “E poi cosa?” -
Non rispose. Ma sentì la porta alle sue spalle aprirsi. Si voltò in modo istintivo senza riflettere, non aveva idea che di fronte a sé si sarebbe stagliata quella meravigliosa figura.
Elena, dopo aver visto gli abiti inviati da Klaus a Caroline e Hope non aveva resistito. Non voleva in alcun modo competere con Caroline, desiderava unicamente fare centro nel cuore di quel favoloso ragazzo che l‘attendeva nella stanza accanto.
Agli occhi di un attonito Stefan, l’eleganza altera di quell’abito dallo stile antico strideva con quella piccola casa di periferia. Sentiva di voler fare tutto il possibile per dare ad Elena di più, molto di più. Lei era perfettamente in grado di realizzare se stessa ma, per quanto nelle sue possibilità, desiderava contribuire con una casa che la rendesse felice e che potesse diventare, per sempre, la loro casa. Che fosse stata o meno la vecchia casa dei Gilbert, lui avrebbe trovato la casa giusta per loro.
Quell’abito faceva risaltare ogni cosa di lei. Il colore della sua pelle, i suoi capelli raccolti ma con ciocche che cadevano sulle spalle, il ciondolo al collo.
Già, il ciondolo, non lo vedeva da anni. Non credeva neppure ne fosse ancora in possesso.
- “Non dici niente?” -
- “Non so cosa dire…Elena, scusami. Sono frastornato…” - chiuse gli occhi per un attimo.
Il ragazzo prese il ciondolo tra le dita, delicatamente.
- “Stefan…che succede?” -
- “Ero certo non esistesse più…” -
- “E invece c’è ancora…Damon me lo riportò molte volte, in passato. E una di queste volte mi disse che rappresentava il mio indissolubile legame con te. Aveva ragione, Stefan.” -
- “Chi può dirlo..” -
- “Di cosa hai paura?” -
- “Di tutto. Di me, di te, di noi, del futuro, di vivere forse….” -
- “Anch’io…” -
- “Dici sul serio?”
- “Stefan…ce lo meritiamo. Guardami, non può più succederci nulla, ora è il nostro momento, viviamolo insieme…” -
- “A volte ho l’impressione che la felicità possa sopraffarmi, è incredibile, è come se…” -
- “Senti di non meritartelo? Di essere felice..giusto?” -
- “Giusto.. e che la meravigliosa creatura che ho davanti un giorno potrebbe andarsene, potrebbe desiderare altro o altri, o fuggire altrove…” -
Non credeva potesse succedergli, da quando era tornato umano quel tipo di emozione era riuscito a tenerla a bada, nonostante le enormi tragedie che avevano costellato la sua vita. Ma in quell’istante si sentì sopraffatto dall’emozione, dalla felicità o forse dalla paura. Non riuscì ad impedirlo ed una lacrima scese a rigare il suo volto tirato.
- “Stefan…ma cosa dici?” - la mano di lei gli accarezzò dolcemente la guancia. Gli tolse quel rivolo con tocco delicato.
- “Non so se ho davvero compreso la ragione di questo tuo stato d’animo. Posso solo dirti che io sono qui e non ho intenzione di andare da nessuna parte. E non c’è niente e nessuno nei confronti del quale tu debba sentirti in colpa. Né Damon, né…” - non finì la frase.
- “Né Bonnie..” -
- “Né Bonnie.” -
- “Ne sei certa? Io sono felice, lei invece non ha più il suo compagno.” -
- “Stefan, le hai chiesto perdono, hai espiato le tue colpe più di ogni altro in questa città. Bonnie troverà la sua felicità, forse è dietro l’angolo e noi non lo sappiamo ancora. O non lo sa neppure lei.” -
Le parole rassicuranti di Elena riportarono quiete nel suo cuore. Non era per Bonnie, non era per Damon, si rese conto che quel momento di forte emozione era legato principalmente al terrore, era più forte di lui provarlo, di poterla perdere come era successo in passato. Che fosse per cause sovrannaturali o per un altro uomo. Per suo fratello o per un giovane aitante barista. Che quell’attimo di perfezione potesse sparire in un soffio, che un qualunque evento inaspettato potesse portargli via ciò che aveva, come era successo in passato, senza che potesse far nulla.
Ma ascoltando il tono dolce e rassicurante di Elena si accorse di quanto fossero sciocche e infondate le sue peregrinazioni. Di quanto fosse reale ciò che aveva davanti a sé.
Chiuse gli occhi per un istante e quando li riaprì sentì che tutto sarebbe andato per il meglio e che era davvero giunto il momento di guardare avanti, di guardare al futuro. Doveva parlare ad Elena dei suoi progetti, l’avrebbe fatto. Ma non quella sera.
- “Sei bellissima…” -
- “Grazie!” -
- “Intendo dire che sei di una bellezza abbagliante…ma non solo esteriormente. Ho quasi voglia di tenerti tutta per me stasera! Ma ora che ci penso, da dove arriva quest’abito? Non sarà anche questo un regalo di Klaus?!” -
- “Che sciocco! Ma non potevo essere da meno, non credi?” -
- “Ovvio, e non lo sarai….Ma fammi pensare, no, così non va bene! Aspetta un momento!” -
- “Dove vai?” -
- “Va tutto bene, chiudi gli occhi solo un attimo…” -
La ragazza lo assecondò, chiuse gli occhi e udì unicamente un calpestio e lievi rumori.
Un istante dopo sentì suonare il campanello. Aprì gli occhi e si diresse, perplessa, verso la porta.
Aprì.
Il suo uomo era di fronte a lei, sulla porta, in perfetto stile Salvatore e con l’eleganza assoluta che lo aveva sempre contraddistinto. Nei minuti precedenti era stata presa dalla loro conversazione e non aveva badato a quanto fosse bello e luminoso a sua volta. Ritrovò immediatamente quella luce, negli occhi verdi e dolci di lui, quella calda luce profonda che aveva sempre emanato, che nasceva dalla sua grande capacità di emozionarsi. Ma vide anche che aveva ritrovato il suo equilibrio e la sua forza interiore. Quell’attimo di smarrimento era passato. E anche se fosse tornato, l’avrebbero affrontato insieme.
- “Stefan!” - si aprì in un raggiante sorriso.
- “Buonasera! Sono qui per portarla all’evento dell’anno, signorina! Sei pronta per la nostra prima apparizione pubblica?” - disse con tono complice.
- “Oh ma certo, sono pronta…!” -
- “Elena, sei…meravigliosa..” -
- “Grazie! Anche tu non sei affatto male, Stefan Salvatore!” arrossì lievemente.
Stavano diventando grandi, forse era passato il momento dei balli studenteschi e degli eventi in città, ma era pur vero che la loro adolescenza era stata spazzata via da un uragano di disastri. Ed ora avevano tutto il diritto di riprendersi ciò che non era stato loro concesso anni addietro.
Stefan l’aveva capito e voleva darle questo. Anche solo per quel giorno, anche solo per una volta. Quella sera sarebbe stata speciale.
Il giovane le porse il braccio e lei si accostò con disinvoltura. Si chiusero la porta alle spalle e si fermarono un attimo sui gradini di quella casa, mani nelle mani. Il ragazzo si porse verso di lei e le posò un delicato bacio sulle labbra. Chiusero gli occhi, entrambi. Un leggero brivido li percorse, nell’attimo in cui i loro occhi si incontrarono.
In quell’attimo Elena non ebbe più dubbio alcuno. Era completamente e irrimediabilmente innamorata di lui.
  
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