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Autore: LadyHeather83    12/04/2022    3 recensioni
ATTENZIONE: LA STORIA CONTIENE SPOILER INERENTI ALLA QUARTA STAGIONE
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Chat Noir fa una promessa a Lady Bug. Una promessa che intende mantenere ad ogni costo, perchè sa che lei è la persona perfetta per ricoprire il suo ruolo.
Ora sono davvero solo loro due insieme contro il mondo.
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Felix Agreste, Gabriel Agreste, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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LA PRESENTE STORIA POTREBBE CONTENERE SPOILER RELATIVI ALLA QUARTA STAGIONE, QUINDI FERMATEVI QUI SE NON VOLETE ROVINARVI LA SORPRESA.

*

Promises

*

Capitolo 3

*

“Vuoi dirmi che intenzioni hai con Felix?” Domandò il suo kwami nel tentativo di dissuadere il proprio portatore ad imbarcarsi in una missione suicida.

Non che Plagg nutrisse dubbi sull’operato di Adrien, ma quella era sicuramente una situazione delicata che andava gestita con tutte le dovute precauzioni.

Se Felix centrava qualcosa oppure era implicato in qualche modo in quella faccenda sarebbe stato meglio che fossero andati in due da lui, proprio come aveva cercato di inculcargli Lady Bug la sera precedente.

Adrien infilò una maglietta bianca nella valigia che stava preparando meticolosamente, non sia mai che suo padre gli accordasse il permesso di partire, in caso contrario avrebbe usato il potenziamento per il volo e fatto un’improvvisata al cugino. Ma quella era solo la seconda opzione.

“Cercherò di estorcergli più informazioni possibili.” Tirò la zip del bagaglio per chiuderlo “… sicuramente sa qualcosa e ho tutta l’intenzione di scoprirlo.” Lo poggiò poi in un angolo vicino al letto.

Plagg ingurgitò il triangolino di formaggio dopo averlo palleggiato un paio di volte con la zampetta posteriore e preso al volo con la bocca al primo colpo. Non avrebbe mai fatto cadere quella prelibatezza a terra, piuttosto, si sarebbe spaccato la mascella per evitargli la caduta.

“Tempo sprecato, tuo padre non ti darà mai e poi mai il permesso di uscire da queste quattro mura.” Soffocò un rutto per non sembrare il solito maiale tappandosi la bocca con le zampe anteriori.

Adrien scosse il capo leggermente, accorgendosene.

“Eppure mi avrebbe lasciato girare il mondo con Lila… se ci penso mi vengono ancora i brividi.”

“Si, ma in quel caso lì eri con Nathalie.”

“Ideona!” Uno strano luccichio comparve sugli occhi di Adrien che venne smorzato subito dopo, perché non poteva chiedere a Nathalie di accompagnarlo, da quel che aveva appreso da suo padre, la donna non si sentiva bene e stava scontando la sua degenza nella camera a lei assegnata “… no, non posso!”

Plagg gli tamburellò la testa un paio di volte con la zampetta anteriore “Visto che devi usare subito il piano B, zuccone?”

Ahio, Plagg. Smettila subito! Devo chiedere per forza il permesso a papà, perché la mia presenza non passerà inosservata a Londra. Ci sarà anche zia Ameliè, e sai quanto lei sia teatrale.”

Mmm… potresti sempre entrare in camera di quello squilibrato di tuo cugino e attendere il suo arrivo.” Plagg assottigliò gli occhi sfregandosi le mani “… in silenzio, nell’ombra e quando meno se lo aspetta… BAMM! Lo prendi alle spalle”

Adrien sussultò.

“Dai, Plagg. Non è uno squilibrato!” Sorrise mestamente.

“Comunque qualcosa nasconde, lo devi ammettere.”

Adrien incurvò il labbro inferiore poco convinto. Fin da quando ne aveva memoria, Felix non era sempre stato così, anzi, era un bambino solare e gentile, proprio come lui, ed è per questo che spesso si divertivano a scambiarsi di ruolo per confondere i genitori.

L’alchimia tra loro era innegabile, riuscivano a capirsi con uno sguardo ed a combinare disastri senza che nessuno dei due proferisse alcuna parola.

Gemelli separati alla nascita. Peccato che uno era nato ad inizio anno e l’altro verso la fine, altrimenti se per una pura coincidenza fossero venuti al mondo nello stesso giorno, si sarebbe potuto parlare proprio di gemelli.

Sorelle gemelle che partoriscono lo stesso giorno due figli dallo stesso aspetto. Non era la prima volta che accadeva nel mondo.

Ma un giorno tutto cambiò, fu attorno ai dieci anni di Felix e proprio durante la sua festa di compleanno.

Adrien aveva cercato di avvicinarsi al cugino per fargli gli auguri e consegnargli il suo regalo, e fu in quel frangente che Felix gli disse con riluttanza che erano diversi.

Il parigino aveva confezionato personalmente due bracciali esattamente identici, con la speranza di indossarli e giocare in tutta tranquillità alla doppia identità – come l’avevano ribattezzata.

Adrien ricorda ancora il colpo al cuore e la delusione nel vedere Felix gettare quel bracciale nell’immondizia.

Da quel giorno la personalità di Felix cambiò notevolmente soprattutto nei confronti del cugino, il quale più cercava di avvicinarsi, e più questi lo allontanava con i suoi modi bruschi, sottolineando il fatto di non essere affatto come lui, ma in che modo, non glielo voleva proprio dire.

Adrien aprì l’ultimo cassetto del comodino e prese quei bracciali che aveva conservato aspettando il momento giusto per ridarglielo.

Plagg li morse entrambi e poi fece finta di sputare “Che schifo, non sono da mangiare!”

“No.”

“Che cosa sono?”

“Diciamo che forse questi mi aiuteranno nella mia missione!”

“Con tuo padre?”

Ah, si, giusto! Perché Adrien ne aveva due da portare a termine, una meno importante perché il piano B per quella lo aveva già architettato.

Sorrise. Plagg lo faceva sempre ridere ed era la terza creatura sulla faccia della Terra che riusciva a farlo; prima tra tutti la sua amata mamma, per seconda la sua migliore amica Marinette e terzo, lui, quell’esserino petulante sempre presente e attento.

“No, con Felix… è una cosa che avevo provato a dargli quando eravamo piccoli, ma lui l’ha rifiutata e gettata via.”

“Te l’ho detto che è uno squilibrato! Ma tu non mi ascolti mai.”

“Non conosci Felix.”

“Sto vivendo lunghi anni e in questo periodo ho imparato a pesare le persone con una sola occhiata. Quindi fidati se ti dico che tuo cugino non ha tutte le rotelle al suo posto.”

“Sarà come dici te, allora!” Rispose così solo per dargli il contentino.

Non credeva minimamente che Felix fosse uno pazzoide, ma che nascondesse qualcosa sì, ed Adrien aveva tutte le intenzioni di scoprire cosa.

*

Diciamo pure che Plagg lo aveva avvertito sul fatto che suo padre non gli avrebbe mai e poi mai dato il permesso di far visita al cugino a Londra. Da solo per giunta.

E quando Adrien chiuse dietro di sé la porta della sua camera con aria affranta, Plagg svolazzò davanti al suo volto.

“Te lo avevo detto!” Non gli risparmiò il suo sarcasmo, ma una risata in pieno volto sì, perché Adrien aveva bisogno della fiducia di suo padre, e quell’ultima richiesta era stata la prova inconfutabile che lo stilista non ne avesse.

Anche se al modello biondo non sembrò che Gabriel avesse rifiutato perché non si fidava di lui, in effetti avrebbe potuto chiedere in tutta tranquillità al gorilla di accompagnarlo se temesse per la sua incolumità, gli parve più di capire che la ragione fosse proprio Felix.

Perché?

Ma forse era stata solo una sua impressione. O forse no.

“Non c’è alcuna ragione perché tu debba far visita a Felix.” Aveva sentenziato con la sua solita aria austera nel suo studio.

Era anche strano che gli avesse accordato quell’udienza, ma se Nathalie non era alla porta, lui poteva entrare indisturbato. Bussando ovviamente.

“Devo parlare con lui.”

“Puoi telefonargli se vuoi.”

“Questa è una cosa che non va detta per telefono, credimi.”

“Illuminami!”

“Lasciamo perdere, grazie comunque per avermi parlato!” Era già qualcosa in effetti, di solito doveva prendere appuntamento in carta bollata per convenire con suo padre.

Ma ora Adrien non aveva tempo di pensare a Gabriel, quello che a lui premeva era partire per Londra in direzione della casa del cugino, forse avrebbe seguito il consiglio di Plagg e lo avrebbe atteso nell’ombra della sua camera aspettando suo rientro, se Adrien aveva fatto i conti giusti, Felix avrebbe dovuto essere a lezione di karate.

Sospirò, preparandosi mentalmente a quella missione, per poi pronunciare la formula magica che gli avrebbe permesso di trasformarsi in Astrocat.

*

La camera da letto di Felix era illuminata dal sole fievole che filtrava dalle due ampie vetrate che volgevano verso l’occidente.

Il giorno stava volgendo al termine, e se tutto andava secondo i piani di Adrien, sarebbe stato di ritorno per l’ora di cena, e nessuno si sarebbe accorto della sua assenza. Non che prima capitasse, s’intende.

Dopo essersi ritrasformato, il biondo si accomodò sul pouf nero ai piedi del letto ed attese qualche minuto il ritorno dell’amato cugino.

Felix aprì la porta e sussultò nel vedere Adrien all’interno della sua stanza.

“Ma sei scemo? Mi hai spaventato!” Il londinese chiuse di fretta la porta dietro di sé, poggiò all’interno del ripostiglio il borsone della palestra e si avvicinò ad Adrien per sincerarsi che quella non fosse solo frutto della sua immaginazione.

“Nemmeno un ciao?” Disse mellifluo stando attento ad ogni suo movimento.

Felix sogghignò “Mmm… hai ragione: ciao, cugino. Che cosa ti porta qui?” Chiese sarcastico rimanendo impalato davanti a lui.

“Non è una visita di piacere, sia chiaro!” Adrien indurì subito lo sguardo, non aveva tempo da perdere e doveva arrivare subito al sodo.

Paparino non sa che sei qui, o sbaglio?” Felix assottigliò gli occhi avendo avuto subito l’intuizione giusta.

“E non lo dovrà sapere.” Puntualizzò Adrien.

Felix sorrise nuovamente, era chiaro che Gabriel non avesse dato il permesso di uscire di casa a suo figlio, a meno che non si tratti di scuola o lavoro, figuriamoci prendere un treno da solo per sfrecciare in un altro stato dalla famiglia che disprezzava.

“Che cosa vuoi, Adrien?” Chiese duramente facendo qualche passo con circospezione, intuendo già il motivo della sua visita, che per la cronaca, sapeva che prima o poi sarebbe avvenuta.

Il modello si alzò finalmente dal pouf per avere un confronto più diretto col cugino.

Plagg dall’interno della sua camicia sperava che il diverbio che stava per avvenire fosse pacifico, non sapeva perché, ma qualcosa gli stava dicendo dentro di lui che Felix non era come tutte le altre persone, percepiva una strana vibrazione provenire da lui.

Una vibrazione che gli fece arruffare il pelo immaginario del suo piccolo corpicino nero.

“Restituisci a LadyBug il Miraculous del Cane, subito.” Grugnì d’un fiato.

Felix scoppiò in una fragorosa risata tenendosi la pancia.

Adrien lo guardò attonito non capendo che cosa avesse detto di così sbagliato.

“Smettila!” Deglutì, non amava essere preso in giro, e quella risata beffarda di Felix ne aveva tutta l’aria.

Il londinese si asciugò con l’indice una lacrima che gli stava uscendo dal lato di un occhio, dopo essersi fermato.

“Scusami… vedi… il fatto è che non c’è lo più!” Fece spallucce con non curanza, come se non comprendesse minimamente la gravità della situazione.

Adrien di rimando, in uno scatto d’ira, prese il cugino per la collottola della camicia e lo attaccò al muro bianco della stanza facendo vibrare impercettibilmente le foto appese sulla sua superficie. Una raffigurava loro due da piccoli in giardino, forse avranno avuto tre o quattro anni, tutti ricoperti di fango. Era stata una bella giornata quella, in particolare perché era stato in quel momento che i due piccoli monelli si erano accordati per fare degli scherzi futuri ai rispettivi genitori.

Lo sapeva che Felix era in combutta con Papillon e giunti a questo punto intuiva che potesse conoscere la sua vera identità, in ogni caso, escludeva che fosse proprio lui il noto criminale.

I suoi occhi erano furiosi ed avrebbe estorto le informazioni che gli servivano anche con la violenza, se ce ne fosse stata la necessità. Non che Adrien sapesse come prendere a calci qualcuno nella vita reale, ma nella sua vita da super eroe ne aveva presi, ma anche restituiti al mittente senza tanti complimenti. Certo, quelle erano situazioni più che giustificate e l’idea di prendere a pugni qualcuno solo per una vendetta personale non era mai stata un’opzione, anzi.

Ma c’era qualcosa in Felix che gli stava facendo ribollire il sangue dentro le vene rendendolo incandescente. Soprattutto perché a causa di quel folle, la sua milady piangeva disperata ogni notte. E questa cosa non la poteva di certo tollerare.

Adrien sentiva il suo corpo andare a fuoco e uno strano formicolio nelle mani serrate a pugno contro qual capo d’abbigliamento che stava torturando e stropicciando.

“Come sarebbe a dire che non ce l’hai più?”

Felix serrò le sue mani attorno a quelle di Adrien “Lasciami andare subito!”

Adrien ubbidì sentendosi un emerito idiota.

“Non ti credo!” Esclamò il modello con sguardo indagatore verso il coetaneo. “Finita la battaglia, Lady Bug è venuta a casa mia perché gli restituissi il Miraculous, quello che erroneamente aveva dato a te.”

“Oh! Capisco, sei arrabbiato perché il Miraculous l’ha dato a me e non a te.” Rispose in tono mellifluo lasciandosi cadere sul divanetto quasi a peso morto. “La tua amata Lady Bug, sconfitta dal perfido Papillombre e spogliata di tutti i suoi Miraculous, e tu il suo cavaliere senza macchia, senza paura e soprattutto senza alcun potere, l’aiuterà a riprenderseli tutti.” Recitò un monologo degno di una fiaba da cartone animato.

In pratica, Felix ci aveva preso su tutto, tranne che Adrien non avesse alcun potere, quello no, perché lui poteva vantare di possedere uno dei Miraculous più potenti, ovvero quello della distruzione, ma questo non lo poteva di certo sapere.

“Smettila di dire stupidaggini!” Inveì avvicinandosi di più a lui con lo scopo di intimorirlo. “… sei implicato in qualcosa, Felix, e scoprirò che cos’è.”

“Ne sei sicuro?” Il londinese sfoggiò la sua migliore faccia strafottente di sempre.

“Dimmi chi è Papillombre… è chiaro che tu sai qualcosa!”

Felix si irrigidì e una scossa gli percorse tutto il corpo mettendolo in allerta, ma la sua faccia non mutò espressione, era arrivata la resa dei conti e non stava a lui dargli quelle informazioni, soprattutto perché aveva fatto una promessa a suo zio.

Aveva ottenuto quello che voleva in cambio del suo assoluto silenzio, e Felix era intenzionato a non venir meno ad un patto, in quanto manteneva sempre le promesse.

“NO! Non lo so chi è.”

“STRONZATE!” Nemmeno lui sapeva da dove gli era uscita quella parola.

“Oh! Finalmente tiri fuori gli attributi, cugino.”

Adrien si scusò subito dopo per la sfuriata e per la parolaccia.

“Perché lo fai? Hai tutto il diritto di essere arrabbiato, lo sarei anch’io se avessero fatto del male alla persona che amo.”

Il modello cercò di darsi un contegno, non era da lui comportarsi così, ma Felix lo stava facendo innervosire, soprattutto con il suo atteggiamento arrogante e per niente collaborativo e in ogni mondo non avrebbe mai né smentito e né confermato l’amore incondizionato che provava per Lady Bug.

“Dimmi quello che voglio sapere e me ne andrò.” Disse con più calma dandogli le spalle.

Felix si accostò a lui con fare più gentile “Non posso aiutarti, mi dispiace.”

Adrien lo guardò interrogativo aspettando altre spiegazioni.

Papillombre mi deve aver preso il Miraculous del Cane, per questo non ho potuto restituirlo a Lady Bug… deve avermi tramortito, perché non ricordo assolutamente nulla. E poi mi sono svegliato nello Startrain con il biglietto per Londra in mano e senza il collare.” Fece una breve pausa “… in realtà credevo fosse stata proprio Lady Bug a farmi questo, ma poi ho visto il telegiornale, e lì ho capito che c’era lo zampino di Papillombre. Non pensavo che lei potesse venire da te, per questo non ti ho avvertito.”

Le labbra di Adrien tremavano, forse perché si era reso conto che quel viaggio era stato un enorme buco nell’acqua, e che il racconto di Felix, limpido e sincero, non faceva una piega.

Forse anche Papillombre aveva corso qualche rischio in più uscendo allo scoperto e seguendo uno dei portatori, ma non si spiegava ancora come sia riuscito a toccare lo yo-yo per sottrarglielo in un secondo momento.

“Io… io… devo andare!” Adrien di fretta e furia uscì dalla stanza di Felix, si diresse verso la fine del lungo corridoio, aprì la finestra ed uscì da lì prima che qualcuno lo potesse vedere.

Felix sogghignò e sfregò la spilla del pavone che teneva all’interno del panciotto nero.

*

continua

 

 

  
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