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Autore: EleAB98    18/04/2022    2 recensioni
Malcom Stone è un pretenzioso caporedattore, nonché affascinante quarantenne con una fissa smodata per le belle donne. Ma arriverà il giorno in cui tutto cambierà e l'incallito casanova sarà costretto a fare i conti con i propri demoni interiori, e non solo quelli... Riuscirà mai a guardare oltre l'orizzonte? Ma soprattutto, chi lo aiuterà nell'ardua impresa?
[...]
Gilberto Monti è un giornalista affermato. Oltre a ricoprire una posizione lavorativa più che soddisfacente, ha appena esaudito uno dei suoi più grandi sogni: sposare la donna che più ama. Ma è davvero tutto oro quello che luccica?
[...]
Alex Valenza, un reporter piuttosto famoso, è alle prese con una drammatica scoperta che lo porterà a chiudersi, a poco a poco, in se stesso. A nulla sembra valere il supporto della moglie. Riuscirà a ritrovare la serenità perduta?
*Opera Registrata su Patamù*
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo X – Tra Cuore e Ragione



Lo scrosciare della pioggia stava seriamente cominciando a darmi sui nervi. Il temporale estivo condito di lampi, fulmini e saette, incarnava alla perfezione il mio stato d'animo. Ero incazzato. Incazzato nero. Ma un'altra parte di me si sentiva presa in giro. Perché la donna misteriosa non aveva richiamato? Mi scappò un gemito di frustrazione, la sigaretta tra le labbra. Dovevo dimenticare quell'episodio e concentrarmi sul lavoro, o non avrei concluso un accidente. Sbattei il pugno sul tavolo. Provavo un fastidio enorme nel constatare che mi importava. Mi importava che lei mi chiamasse, mi importava che lei facesse apprezzamenti sul mio aspetto fisico o sulla mia attitudine al lavoro (a quanto pare la mia "fama" di giornalista mi precedeva), mi importava che lei pendesse dalle mie labbra. Mi alzai dalla scrivania attorniata da plichi di fogli e scostai la tendina dalla finestra. Una nebulosa coltre investiva la città di Los Angeles. Mi voltai di nuovo, la scrivania ancora intasata da un sacco di bozze che avrei dovuto revisionare. Ma con quale spirito? Con quale testa? Mi imposi di fare il mio dovere seduta stante. Spensi la sigaretta e tornai a sedermi. Scartabellai la prima serie di fogli e cacciai un sospiro.

Pagina 3, sezione 2, paragrafo 4. Cominciai a leggere sottovoce la problematica affrontata dal nuovo numero del Be Kind. "I numerosi interventi atti alla salvaguardia dell'ambiente e del suo ecosistema non sono tuttora sufficienti per scardinare completamente gli effetti che le scorie derivanti da processi di tipo nucleare sono in grado di provocare su larga scala; il tempo di decadimento delle varie sostanze coinvolte nello studio di tali elementi chimici è talmente lungo da destare continui e preoccupanti interrogativi nella mente di studiosi, in prima battuta di fisici e chimici. Nell'immagine di destra si riporta l'andamento di una curva esponenziale monotona decrescente nella quale si denota che la radioattività di molti nuclei sparisce completamente – o quasi – soltanto dopo decine di migliaia di anni. Una possibilità concreta per arginare il problema riguarda la messa a punto di sistemi di incapsulamento che permetterebbero di conservare le scorie radioattive in zone geologicamente stabili, in modo da evitare qualsivogl—"

Un'altra serie di fogli mi venne gettata di punto in bianco dinanzi al testo che stavo leggendo e, d'istinto, sollevai il capo. Feci un lungo sospiro. «Benedetta, mi hai quasi fatto prendere un colpo, accidenti!» le dissi, sorridendole appena. Con lei non riuscivo a mostrarmi scontroso o scostante, com'era invece sempre stato per gli altri dipendenti che lavoravano con me o per me.

«Sono troppo eccitata!» esclamò l'altra, sedendosi immediatamente vicino a me. «Leggi, forza!»

Inarcai le sopracciglia. «Mi devo preoccupare? Non penso di averti mai vista così entusiasta.»

Benedetta sostenne il mio sguardo dubbioso e scosse la testa. «Tu devi assolutamente partecipare, Malcom. Sarebbe un'esperienza grandiosa per te, potresti tornartene per un po' nella tua bella Italia, ma ci pensi?!»

Mi adombrai all'istante. Quella proposta non mi piaceva per niente. «E chi ti dice che io voglia tornarci, eh?» Mi richiusi in me stesso e mi ritrovai a constatare che mi sarei immediatamente acceso un'altra sigaretta, se soltanto non avessi consumato tutto il pacchetto.

«Potremmo andarci insieme», propose lei, come se fosse la cosa più naturale del mondo. «Io non ci sono mai stata, se non pochissime volte quando ero piccola. Mio padre, chiaramente, è nato proprio in Italia, precisamente ad Asti, poi per amore si è trasferito qui a Los Angeles. Io e la mamma non siamo mai tornati nella mia città natale. Lei non lo ha mai voluto, e io... non ho più avuto il coraggio e la forza di farlo da sola. Ma forse con te, ecco... forse con te ci riuscirei. So che magari non era quello che ti aspettavi e che io non ho il diritto di chiederti una cosa del genere, però—»

«Infatti. Non ne hai il diritto, tu. Come non lo avrei nemmeno io.» Non la guardai negli occhi e mi accinsi a leggere quei fascicoli. Rimasi sbigottito. Il mio destino e quello di Benedetta si erano appena incrociati e io trovai quella coincidenza tanto assurda quanto commovente. Non riuscivo a capire per quale motivo, eppure stava succedendo. Avevamo entrambi l'opportunità di rivivere il passato, o meglio, quell'opportunità ce l'avevo in mano io. E lei desiderava che...

«Io mi fido soltanto di te, Malcom. Ti prego, pensaci. Io non sapevo che questo concorso di giornalismo prevedesse, in caso di vittoria, un soggiorno nella mia terra, l'ho scoperto solo ieri sera e ne sono rimasta scioccata. Ne ho parlato a lungo con mia madre e lei mi ha ribadito che non sarebbe disposta a tornare lì. Ma io lo desidero. Con tutta me stessa.»

Tornai a guardarla. «Tu vuoi che partecipi per avere la possibilità di—»

«Di dimostrare al mondo quanto vali, sì. Questa sarebbe la cosa più importante. Ma ti confesso anche che...» Si strinse nelle spalle, come se avesse freddo. Indossava una camicia a fantasia con il solito paia di jeans, un leggero strato di lucidalabbra le rendeva il volto più luminoso ma non meno malinconico. «Senti, non ti sto chiedendo di partire insieme a me per un weekend, tantomeno di condividere il soggiorno insieme. Ti sto soltanto chiedendo di accompagnarmi nel caso in cui tu—»

«Perché dai per scontato che parteciperò al concorso? E comunque, se ci tieni tanto, potrei comunque accompagnarti al di là del premio previsto. Quello che non capisco è... perché proprio io?»

Lei distolse lo sguardo. «Non ho mai avuto un amico vero, Malcom. A scuola non ho mai avuto vita facile, e all'università non ho avuto compagni degni di nota. Non ho legato con loro nel modo con cui io e te... sì, insomma, io ti reputo il mio unico amico. Ma se credi che sia inappropriato o altro, ti chiedo scusa.»

«Non è questo, Benedetta. Io non credo di essere pronto per questo concorso. Non lo ero prima, men che meno adesso.»

«Perché reagisci così? C'è forse qualcosa che non so oltre a quello che mi hai raccontato?»

Non potevo tornare . Non me la sentivo. Erano tre anni che non ci mettevo piede e sarei stato persino capace di rifiutare un servizio da quelle parti e assegnarlo ad altri, se soltanto il mio capo si fosse azzardato a darmi un simile incarico.

«Comunque sia, ti chiedo scusa. Mi sono fatta un po' prendere dall'entusiasmo, ma non pretendo certo che tu faccia questo solo per me. Devi farlo per te stesso.»

Le sorrisi, quasi intenerito dal suo atteggiamento. «Non lo so, Benedetta. Temo che non sia una buona idea. Sai, troppi ricordi riaffiorerebbero e—»

«Ti capisco.» Lei si rialzò dalla sedia e scosse il capo. «Scusami, mi sono lasciata un po' trasportare... non ho pensato troppo al fatto che forse per te sarebbe ancora troppo doloroso.»

Sospirai. In verità, forse c'era qualcos'altro che non mi permetteva di dirle di sì. «Tu non c'entri, okay? Sono io che devo vedermela e, come ti ho detto, non so se sono pronto.»

«Tranquillo, fa' conto che non ti ho detto nulla. Scusami, adesso devo andare.»

Nell'istante in cui richiuse quella porta, lo sguardo mi ricadde su quella parolina tanto innocente quanto funesta. Potevo veramente partecipare a quel concorso? Certo, la tematica proposta era molto allettante. Potevo davvero gettarmi tutto alle spalle? Colto da una strana frenesia che non seppi spiegarmi, aprii Word e, come in trance, iniziai a scrivere.

 

*

 

Mi sentii stranamente completo. Non appena richiusi il PC portatile, si era diffusa una certa smania dentro di me, e tutta la rabbia che avevo provato soltanto fino a qualche ora prima era quasi svanita. Quando rientrai a casa, gettai le chiavi sul divano e mi fiondai di corsa in cucina, quindi mangiai un boccone e accesi la televisione, facendo zapping qua e là col telecomando. Nulla di interessante all'orizzonte. O almeno così pareva. Annoiato, mi concentrai sul piatto di verdure che giaceva indisturbato davanti a me, e nel frattempo ripensai alla proposta di Benedetta. Cominciai quasi a pensare che il mio capo e Christian avessero ragione. Mi sembrava a dir poco assurdo che una ragazza di venticinque anni dovesse chiedere a un vecchietto come me di accompagnarla nei luoghi della sua infanzia perché lei non ne aveva il coraggio. Quella proposta mi era sembrata sin troppo intima, senza contare che sarebbe stato più giusto che lei venisse accompagnata da un amico o un suo coetaneo, per quanto, a detta sua, non godesse di amicizie particolarmente rilevanti. Eppure, una parte di me non riusciva a dirgli no. Dovevo allontanarmi un po' da lei, era la cosa migliore per entrambi. Forse, senza nemmeno rendersene conto, Benedetta stava proiettando su di me un qualcosa che io non avrei mai potuto concederle. Ma lei, al tempo stesso, aveva proiettato su di me una strana voglia di rivalsa, di gettar fuori quel che davvero pensavo sugli ultimi sviluppi della professione di reporter e giornalista. Ripensai al mio scritto e, per la prima volta dopo tanto tempo, lo ritenni perfettamente idoneo per un concorso di quel calibro. Magari potevo dargli le ultime riletture, chiudere gli occhi e spedirlo a quell'indirizzo senza nemmeno pensarci su. Ma quella maledetta clausola mi frenava dal farlo. Ma di cos'avevo paura, esattamente? Ormai c'era un'altra donna, nella mia vita. Certo, quella stessa donna mi aveva riattaccato il telefono in faccia e non ero nemmeno sicuro che mi avrebbe più richiamato, tantomeno che potessi perdere la testa per lei nel caso in cui noi decidessimo di incontrarci. Addentai la bruschetta al pomodoro sorridendo come uno stupido, per poi ammonirmi mentalmente subito dopo. «Non farti troppe illusioni, Malcom Stone. Magari si è trattato veramente di uno scherzo.»

Nemmeno il tempo di mormorare quella frase, che il telefono del soggiorno squillò. Scattai all'istante, ma poco dopo pensai di farla soffrire un po'. Feci trillare l'aggeggio per più tempo del previsto, anche se dentro di me fremevo dal desiderio. Quella voce, per me, era come un potente allucinogeno, mi scatenava un vortice di immagini in cui la fantasia si mescolava parzialmente alla realtà surreale che stavo vivendo. Mi sedetti sul divano e alzai la cornetta, ma non dissi una parola.

«Malcom?»

Nessuna risposta.

«Malcom? Ci sei?»

«Ci sono», mormorai, con un filo di voce.

Giurai di averla sentita sospirare di sollievo. «Avevo troppa voglia di sentirti e non potevi non rispondermi o... oppure sarei impazzita», mi confessò, in un misto di imbarazzo e tracotanza.

Spalancai gli occhi. Non mi aspettavo una simile ammissione. Ieri sei stata tu a far impazzire me, avrei tanto voluto dirle, ma io, a differenza sua, fui capace di trattenermi. 

«Cos'è, non hai niente da dirmi?»

«Cos'è successo ieri sera?» Mi hai lasciato solo davanti al telefono come un idiota, pensai, assai curioso di sentire la sua versione dei fatti.

«Be', ieri sera una persona è entrata nella mia stanza e ho dovuto riattaccare. Non ho potuto richiamarti, scusami tanto.»

«Capisco... e questa persona—»

«Soltanto quella pestifera di mia sorella. Sta soffrendo anche lei per amore, perciò, sai com'è... non ho saputo dirle di no, aveva bisogno di confidarsi con me.»

Quell'anche non mi sfuggì. «Capisco», mormorai ancora, il cuore mi batteva forte e io non sapevo spiegarmi il perché.

«Si è innamorata di un uomo che non la guarda nemmeno. Dev'essere devastante, non trovi anche tu?»

Sulle prime, non seppi proprio cosa rispondere. Non avevo mai vissuto nulla del genere e sicuramente non era una situazione facile da affrontare, però... non riuscivo proprio a togliermi dalla testa quella parola. «Anche tu...» mi schiarii la voce. «Anche tu stai soffrendo per amore?» mi azzardai a chiederle, con il cuore che mi balzava fuori dal petto.

Lei sospirò. «Non pensi che stare lontano dalla persona che più si desidera rappresenti una condanna per chiunque?»

Mi grattai la nuca. «Be', se vuoi metterla così, hai ragione da vendere.»

«Starti lontano è molto difficile, Malcom.»

«Se io e te ci incontrassimo sarebbe diverso?» Mi morsicai la lingua. Volevo già arrivare al dunque? Che razza di idea si sarebbe fatta di me?

«Sicuramente sì. Però... per quanto io lo desideri, non sono ancora pronta. Devo ancora razionalizzare il fatto che un giorno potremmo incontrarci.»

Rimasi sbigottito. Nemmeno lei si sentiva pronta. «Non c'è fretta», le risposi. «Ma forse avrei bisogno di un tuo consiglio.»

«A che proposito?»

«Stamattina una collega di lavoro mi ha portato un fascicolo inerente al concorso annuale di Giornalismo che si terrà a Montreux tra poco più di un mese e... in realtà è da mesi che insiste affinché partecipi... io, però, non mi sento pronto.»

«Il motivo?»

Incrociai le braccia. Potevo dirglielo? Optai per un compromesso e mi feci avanti. «Se tu potessi tornare nel luogo che più ti ha fatto sognare e soffrire allo stesso tempo, cosa faresti?»

«Wow! Domanda difficile, questa qui.»

«E scelta altrettanto difficile.»

«Già. Ma sai che ti dico? Io credo che nella vita bisogna rischiare, di tanto in tanto. Se hai un messaggio da raccontare e l'unico modo per farlo è scriverlo, allora fallo. Al resto, penserai poi, no? Io credo che tu debba seguire il tuo cuore. Non c'è una risposta giusta o sbagliata. Se vuoi partecipare al concorso, fallo e basta.»

Sorrisi. Un'altra donna con personalità da vendere. Chissà perché non era pronta a incontrarmi, però. «Grazie per la dritta. Ascolterò il mio cuore, allora. Ma tu ascolterai il tuo?»

«Che cosa... che cosa intendi dire?»

«Hai così paura di vederci? Non mi fraintendere, non voglio metterti fretta perché... adoro questo alone di mistero, come adoro parlare con te, però... allo stesso tempo tutto questo mi sta facendo impazzire», ammisi finalmente, come colto da uno strano senso di coraggio. Non mi aprivo in questo modo da tantissimo tempo e ne rimasi davvero stupito. Perché l'unica cosa che si apriva in certi momenti era la cerniera dei miei pantaloni. Il mio cuore, però, rimaneva completamente chiuso, per non dire sigillato. Un sistema isolato che nessuno aveva osato toccare o sfiorare, perché sarebbe stato tutto inutile.

«Dici davvero, Malcom?»

In quell'istante, la sua voce mi parve dolcissima. «Non potrei mai mentirti, per quanto mi costi avertelo detto. A dispetto del mio carattere estroverso, non sono solito aprirmi facilmente con persone che non conosco. Perché io non ti conosco, non è così?» aggiunsi poi, esortato dal suo silenzio.

«Un bel giorno, saprai tutto di me», soffiò lei, provocandomi un brivido intenso. «Promesso.»

Non potei non sorridere ancora. «In tal caso, non vedo l'ora che arrivi quel giorno.»

   
 
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