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Autore: moganoix    27/04/2022    0 recensioni
- SEQUEL DI FIREFLIES -
Minho, giunto finalmente al palazzo della Capitale in groppa al drago di Jisung e accompagnato dallo stesso Cantastorie morente, sembra adattarsi bene ai ritmi della corte, non gli piace farsi notare.
O, almeno, questo è quello che pensava Changbin prima di finire quasi ammazzato a causa della nuova Fonte della Felicità. Ha proprio l'impressione di avere un enorme deja vu...
Genere: Angst, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Felix, Han, Lee Know, Sorpresa
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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[terza persona]
 
“Ci vuole coraggio anche ad essere gentili, Minho.”
Felix in carne ed ossa, in piedi dietro di loro, li fece voltare entrambi di soprassalto.
“E no, non guardatemi così” aggiunse il biondo dopo aver notato con quali espressioni gli altri due ragazzi lo avevano accolto, una combinazione di puro stupore e stravolgimento “Sono sempre stato qui con voi, era ovvio che prima o poi mi sarei fatto vivo.”
L’ex Fonte della Felicità si sedette accanto al cugino e al successore, per poi continuare rivolto a quest’ultimo: “Jisung non ha perso il suo tocco, nonostante sia decisamente fuori allenamento. Continuerebbe a chiacchierare per ore e, soprattutto, è pure capace di farsi stare ad ascoltare… Ma stavolta è meglio che lui tagli corto, vero, Minho? Per dirti una cosa semplicissima è partito addirittura dalla storia di me e Wooyoung.”
Minho guardava il predecessore con un certo astio. Nonostante il tono con cui li aveva salutati risultasse apparentemente neutro, non poteva che paragonarlo a tutte le parole ricolme d’ira e di odio che aveva stillato nel suo cervello fino ad appena qualche giorno prima. Si voltò meglio verso i due cugini e notò che erano uno l’opposto dell’altro. Felix, dal malinconico aspetto angelico, incarnava il dramma della debolezza e della disonestà umana. Jisung, simile, in superficie, ad un qualsiasi innocente ragazzetto di paese, raccoglieva la saggezza divina di chi aveva scorto oltre il velo dell’illusione. Felix si nutriva di vita, Jisung discorreva con la morte e apprendeva, avido di conoscenza, ciò che essa nascondeva all’infuori della vita stessa. Felix non si curava del proprio aspetto, lasciava crescere il ciuffo incolto e teneva le vesti spiegazzate perché questo avrebbe mostrato quanto era vivo. Jisung, al contrario, vestiva abiti lisci e soffici quanto le trame che la sua bocca macinava.
‘Ed io’ si chiese, allora, Minho ‘Io chi sono?’. Jisung aveva premesso che finalmente avrebbe confessato il vero motivo per cui si trovava su quell’isola – a quanto pareva, non un semplice naufragio – ma poi, come aveva puntualizzato Felix (anche per colpa propria, doveva ammetterlo) si erano persi nel discorso e il più basso non aveva concluso.
Pensieri e parole si confondevano, credette per un momento che i due cugini potessero sentire distintamente i suoi dubbi risalire a galla nella sua testa, ora, senza il biondo, incredibilmente più leggera, sebbene necessitasse urgentemente di una risistemata. Una miriade di nomi emergevano, volti amici o nemici arrancavano sulle sponde della sua coscienza e tutti, chi con tono gentile e pacato, chi con scherno, gli ponevano la stessa domanda: “Chi sei tu, Minho, per avere diritto di trovarti qui con la Vita e la Morte?”
Tutta la sua esistenza si era svolta in funzione della volontà di altre persone e, fino a quel momento, Minho sentiva di non aver fatto altro che lasciarsi trasportare dalla corrente di un fiume che lentamente aveva finito per farlo annegare in se stesso. Nemmeno Nana lo aveva salvato, nemmeno le lacrime di entrambi erano capaci di lavare via la sofferenza dei lividi che suo padre gli aveva inciso a graffi e morsi fin dentro l’anima. Anche quando si era risvegliato nei panni della Fonte della Felicità non gli era nemmeno venuto in mente di provare a dominare quella nuova forza che gli era stata inferta. Felix giocava a masticargli il cervello a suo piacimento e lui lo lasciava fare perché, semplicemente, non aveva voglia di pensare ad un modo per evitare che accadesse. Eppure lo notava adesso con chiarezza, tutto ciò che era rimasto di Felix era la sua ignobile, miserabile, infima – e, tuttavia, superba – umanità. Avrebbe potuto imparare ad essergli amico, non aveva alcun potere su di lui se non quelli che lui stesso gli aveva concesso.
Eccolo, dunque, il suo peccato capitale, eccola l’ignavia che lo rendeva indolente e pauroso, e che lo induceva ad arrendersi ancora prima di mettersi in gioco. Amava il mondo con tutto il suo cuore, ma non meritava affatto di dimostrarglielo dopo aver assistito a quello che Felix sarebbe stato in grado di fare pur di stare accanto al suo popolo. La passione di Felix attraeva, la gentilezza sottile che lui invece poteva offrire sarebbe sicuramente passata inosservata.
“Non è vero” intonarono i due cugini in coro, come a rispondergli.
Felix aveva detto che ci voleva coraggio ad essere gentili, ma Minho non lo comprendeva.
“Ho trascorso cento anni convinto che solo io sarei stato la salvezza del nostro popolo, Minho, quando è chiaro che, invece, con i miei sotterfugi ho semplicemente finito per condannarlo” cominciò Felix, per poi lasciar terminare il cugino: “Felix e le altre Fonti venute prima di lui hanno fallito nel loro intento. Come ti ho raccontato, il loro scopo era quello di unire e fare da tramite tra tutti i popoli della Nazione, invece, con l’avanzare dei secoli, si sono schierate solamente dalla parte degli uomini. Il mio compito…”
“… in quanto Cantastorie, figlio adottivo della dea Sonno…” aggiunse il biondo.
“… È sempre stato quello di vegliare sulla fine del mondo per fare sì che l’obiettivo di mia Madre andasse in porto. Il genere umano non merita più un posto nella Storia. Forse un giorno rinascerà in un’epoca in cui Elfi, Folletti, Ninfe e Troll sono estinti a loro volta, allora troverà abbastanza spazio sulla Terra per contenere il suo ego smisurato. Per ora gli dei non vedono altra via che l’eutanasia.”
“Ma Jisung aveva anche un’altra missione, a cui, anche se non lo vuole ammettere, teneva molto di più di quanto non volesse far credere a Sonno.” Felix, dopo aver pronunciato queste parole, si voltò verso il corvino “Ed eri tu, Minho. Come mio cugino, anche tu sei stato bistrattato dal volere del Caso, e, come lui, più volte sei sfuggito alla morte.”
“Anche tu l’hai fatto” azzardò Minho con occhi enormi e ricolmi di confusione “Anche tu ti sei rifiutato di morire.”
“E ti sembra un Caso che siamo tutti e tre qui su questa spiaggia? Minho… Io sono la Vita, la Stabilità, l’Amore.”
“Ed io” riprese immediatamente Jisung “vengo per annunciare il Sonno eterno. Ma Vita e Morte non possono comunicare. Io stesso non avevo voce in capitolo nel mondo dei vivi.”
Minho, allora, sgranò gli occhi in segno di comprensione. Forse lo mormorò, forse lo urlò, forse lo pensò soltanto: “Un tramite…”
“Tu hai sperimentato sia la morte che la vita, hai conosciuto sia l’amore che il rifiuto, Minho. E, nonostante le ferite che ti sono state inferte, sei rimasto in piedi e hai sempre preferito il bene degli altri al tuo. In primis quando ti sei rifiutato di sporcarti le mani del sangue di tuo padre. Conosco un soldato che, in passato, non ha avuto la tua stessa fermezza d’animo. Il tuo unico rimpianto, forse, può essere quello di averlo denunciato apertamente, ma nemmeno per questo ti si può biasimare” affermò il biondo.
“Finora ti sei rifugiato in una debolezza che non possiedi, ma è venuto il momento di riconoscere i tuoi punti di forza. Il tuo coraggio sta nel perdono, nella tenerezza, nei modi da gentiluomo di cui ti vantavi con Nana. Gli uomini avranno bisogno di qualcuno come te che li accolga alle porte del regno di Sonno. Bruceranno in un inferno terreno, ma tu potresti aiutarli a lavare via le loro paure prima che mia Madre li accolga.”
“Però deve essere una scelta tua, Minho” specificò il suo predecessore, inserendosi nella predica di Jisung, per poi alzarsi in piedi e godersi per un’ultima volta il tepore della sabbia del tardo pomeriggio.
“Sonno ha proposto la stessa cosa anche a me, ma… Non prendiamoci in giro” Felix azzardò un lievissimo sorriso, tentando di nascondere la stessa amarezza con cui si stava lentamente avvicinando al placido mare “Finirei per mandare di nuovo tutto a monte, ormai sono famoso per questo.”
Il biondo si passò una mano fra i capelli, ravvivando, come aveva l’abitudine di fare, il ciuffo sbarazzino, che all’improvviso tendeva ad un caldo color caramello: “Puoi decidere di venire via per sempre con me, oppure puoi restare qui, accogliere la proposta di Jisung e riscattare la tua vita. Prima di scegliere, però, guardati intorno, e poi guardati dentro, e poi guardati accanto.”
Dopodiché, l’ultima vera Fonte della Felicità, accettò il suo destino. Si immerse in mare e lasciò che le onde trafiggessero il suo spirito.
Minho seguì i suoi suggerimenti. Si guardò intorno, arricciò i piedi nudi sulla sabbia rosea che gli faceva ancora il solletico, inspirò a fondo la brezza marina che gli intiepidiva le ossa, si lasciò avvolgere dalla luce fiammante del sole che tramontava su di lui. Si guardò dentro, e vide limpido nel suo io quel desiderio di riscatto a cui non aveva mai avuto cuore di prestare attenzione. Si guardò, infine, proprio lì accanto. Notò tre carcasse, quella del drago, quella del vecchio Cantastorie e la propria. Alla fine erano morti tutti e tre nella tempesta, lì a chiacchierare c’erano stati solo i loro spiriti. Ironico, come Fonte della Felicità, sapere di essere stato ucciso dall’acqua del mare e non dal fuoco di un vulcano. Prima che un nuovo moto di sconforto potesse assalirlo, però, una mano gli fece voltare il viso. Accanto a lui, dalla parte opposta ai cadaveri, Jisung gli accarezzava una guancia in attesa della sua risposta.
Minho chiuse gli occhi, fece sfregare il viso sul palmo dell’altro, ne inspirò il profumo salmastro e ne baciò il centro. Non gli serviva altro per capire che sarebbe rimasto con lui. Felix aveva vissuto fino all’ultimo, non gli rimaneva altro che far disperdere la sua anima esausta, ma il proprio spirito, invece, era ancora strabordante di amore, e non gli andava proprio di sprecarlo. Aveva vissuto da morto, ora, da morto, invece, avrebbe vissuto.
Quando riaprì gli occhi, finalmente consapevole di se stesso, avvertì, per prima cosa, le braccia di Jisung su di sé, le sue labbra sulla propria fronte in un gesto di gratitudine. Minho pensò, in fondo, di piacergli almeno un po’, tanto che gli venne in mente di ricambiare e, un secondo dopo, provvide a dipingere con le proprie labbra una delle guance del più basso.
“Ben svegliato… Hai davvero dormito un sacco” sorrise Jisung, increspando il suo viso da scoiattolo.
Minho comprese come sfuggire al torpore della propria anima. Si levò di dosso la giubba scura delle guardie reali, le insegne militari, gli spessi guanti corazzati e si mostrò nudo, pulito, di fronte all’altro. La sabbia si infrangeva contro il suo petto, il vento della notte appena scesa gli donava respiro, il fuoco delle stelle gli offriva conforto. L’isola si era ristretta, tutto ciò che ne rimaneva ciondolava sulla schiena di uno degli Elefanti di cui Nana gli aveva tanto parlato.
Mentre lui e Jisung volavano sulla sua groppa, Minho pensò di essere finalmente in pace con se stesso. Avrebbe voluto evitare una strage, ma lui non apparteneva alla stirpe degli eroi che il Sud immortalava nella trasparenza del vetro. Felix, Wooyoung, Yunho, Mingi, Seungmin… tutti coloro di cui Jisung gli aveva narrato avrebbero fatto una splendida figura tra quelle vetrate. Ma lui era un curatore, giungeva dopo le grandi imprese per risaldare con l’oro i cocci di un futuro apparentemente perduto.
Minho si appoggiò a Jisung, sussurrò che gli sarebbe stato accanto e che lo avrebbe aiutato nella sua missione, e, in un turbinio di molli nubi, lasciò che l’Elefante li trasportasse verso le stelle. Dietro di loro, come a voler regalare un ultimo addio, qualche falena bianca svolazzava in cerchio e annunciava l’arrivo della notte più profonda.




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That's the end
Lo so, è un finale "un po' così" per una storia "un po' cosà" (?)
Due cose si sono capite comunque, che mi piace essere prolissa e che, mentre scrivo, amo lasciare i finali aperti tanto quanto li odio da lettrice. Mi piacerebbe sapere che cosa si è seriamente capito di questi otto capitoli, uno più personale dell'altro se devo essere onesta t.t
Anche se non si dovrebbe fare, ho messo tanto di me stessa in questa storia, e proprio per questo risulta purtroppo così contorta. Vi chiedo scusa se pensate di aver perso tempo a leggerla, e vi ringrazio invece se, arrivati qui in fondo, un po' siete riusciti ad immedesimarvi nei miei personaggi <3

MA ORA PASSIAMO ALLE COSE SERIE
Purtroppo per voi, non è finita qui. Sto scrivendo una nuova storia, sempre ambientata in questo stesso universo, che parlerà del passato di Chan e di che cosa lo ha portato a partire con Changbin e Felix. La storia si chiamerà "Butterflies" ed è ancora in fase di scrittura, ma non so quantificare il tempo che impiegherò a finirla purtroppo (spero di poterla pubblicare per giugno). Ammetto che sarà decisamente più easy di Moths e, s o p r a t t u t t o, avrà dei capitoli corti (più alcuni personaggi nuovi presi dagli Ateez e dagli NCT).
STAY TUNED :D

 
-moganoix
   
 
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