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Autore: Usagi    01/05/2022    1 recensioni
Raccolte di episodi legate alla mia storia principale: L'ultimo paradiso.
1. Di una fuga diurna: Hitomi è stanca dei continui cambiamenti di Millerna al suo vestito, e allora, decide letteralmente di fuggire dal castello. Cosa le succederà?
2. Di fronte alla prospettiva di un futuro ideale, cosa si è disposti a compiere per realizzare il proprio desiderio?
3. Quando i pensieri sono ammantati dall'oscurità della notte anche le proprie azioni sono protetti dagli occhi esterni.
4. Van si scontra contro Rakos inizia a comprendere l'entità di ciò che vuole realizzare.
5. Hitomi ritrova un suo pantalone di Jeans, Van come reagirà?
Genere: Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: van/hitomi
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Cieli di Gaea '
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The Vision of Escaflowne

«L’Ultimo Paradiso ~ Storie non raccontate »

Stessi ideali, mezzi diversi

 

Van stringeva in mano la pesante sfera che l’Uomo Camaleonte gli aveva recapitato direttamente, riuscendo, ancora una volta e, questa volta, sotto il proprio naso, a sfuggirgli. Lui conosceva bene quell’oggetto. Ne possedeva una uguale da qualche parte nella sua stanza, in qualche modo sfuggita alla distruzione che Zaibach aveva riversato sulla sua città e sul suo castello. 

Era stato un dono che sua madre aveva fatto ad entrambi, a lui e a suo fratello quando lui era ancora un bambino. 

Una sfera scura pesante, dove mani esperte che erano appartenuti ai discendenti di Atlantide avevano creato con la forza dei loro desideri una scrittura fitta, impossibile da leggere se non per coloro in grado di interpretare il complicato alfabeto atlantideo. La forma perfetta, se osservata da vicino, narrava la storia della nascita e della grandezza della loro patria perduta. Ma da lontano, le parole in qualche modo mostravano il disegno di una torre, avvolta dalle ali di un grifone nelle cui zampe s’incrociavano due spade. Se anche le parole non fossero sufficienti, anche quelle figure sarebbero state un monito, o almeno così gli era stato spiegato da sua madre. Era una storia che gli era stata narrata più volte da bambino. Sua madre lo aveva fatto ancora, un’ultima volta, prima di andare alla ricerca di suo fratello, il giorno in cui aveva lasciato il palazzo.

La caduta di Atlantide.

Era probabilmente la stessa storia che era stata sepolta e sigillata con la Spada dei principi di Freid, aveva dedotto Van, riuscendo a ricordare alcuni punti in comune con il racconto narrata da sua madre e il frammento narrato da Cyd. In qualche modo, costretto all’esilio, il Popolo di Atlantide aveva usato le proprie energie per sigillare il loro potere e tramandare gli avvertimenti a coloro che osavano solo immaginare di afferrare quel potere. 

Così Van, concentrato su quei pensieri, aveva finito per arrivare direttamente nella stanza dove era stato posizionato il suo guymelef.

Quanto poco sarebbe durato il riposo dell’Escaflowne? Van continuava a fissare la grande armatura vuota, posta di fronte a lui, senza riuscire a darsi una risposta. 

La sensazione del pericolo imminente riusciva persino a distoglierlo dalla gioia che avrebbe provato non più tardi dell’indomani. Il giorno successivo avrebbe finalmente sposato Hitomi. 

Gli avevano riferito che l’Escaflowne aveva appena concluso la manutenzione e si trovava quindi in posizione seduta, che avrebbe agevolato un rapido controllo delle parti funzionali e il facile raggiungimento delle varie componenti ai meccanici deputati al suo controllo. Presto sarebbe stato posizionato nel cortile interno. Al fine di assicurarsi che sarebbe stato facilmente raggiungibile in caso di bisogno.

Per tanto tempo, ai tempi della guerra contro Zaibach, Van si era occupato in prima persona dell’Escaflowne: affilando la grande spada, cucendo i lembi sgualciti del grande mantello e smussando i graffi, per preservare la corazza stessa, ma niente superava una vera e propria manutenzione svolta da meccanici professionisti. In passato aveva apprezzato il lavoro che avevano svolto i tecnici ad Asturia, ma il Sovrano di Fanelia trovava sincero piacere nel dedicarsi personalmente a quell’attività. Da quella vicinanza Van ne aveva tratto una comunione profonda, un legame simbiotico, le cui conseguenze lo avevano atterrito e quasi condotto alla morte, ma che adesso non rifuggiva più e aveva imparato a non temere.

Sollevò entrambe le braccia e a palmi aperti si appoggiò alla struttura centrale, vicino a dove splendeva la gemma dell’energyst, pulsante di potere vitale. Il cuore di un Drago della terra. 

Chiudendo gli occhi, Van riuscì a sentire facilmente il battito dell’essere che giaceva all’interno della grande corazza. Il drago a cui aveva sottratto il cuore non aveva smesso di vivere. Certo, doveva essere stato sottratto ad un drago della terra vivente, ma l’anima di quell’essere continuava a vibrare di volontà dall’interno del guymelef. Dopotutto, più di una volta l’Escaflowne aveva dimostrato di avere una volontà sua. Esso si era attivato anche in assenza del suo cavaliere, aveva subito trasformazioni e potenziamenti guidato solo dalla forza di volontà del Re di Fanelia ed era stato suo compagno più di ogni altro soldato, di ogni altro generale, fedele nelle innumerevoli battaglie che aveva dovuto sostenere. Come di consueto, nella sua mente si visualizzarono gli ingranaggi e i movimenti che l’Escaflowne compiva nel momento della sua attivazione e la comunione totale fu assoluta e immediata. Quegli esercizi di visualizzazione erano tratti dagli insegnamenti di Hitomi e, nonostante fosse passato tempo dall’ultima battaglia decisiva, la sensazione di allora si era appena rinnovata al semplice tocco della corazza.

Van..

Riaprì gli occhi di scatto, sollevando il capo in un misto tra la perplessità e lo stato di allerta. Con la coda dell’occhio si rese conto che l’energyst aveva ripreso a brillare con più intensità, richiamando la sua forza dall’interno.

Van aveva riconosciuto la voce di sua madre, per quanto fosse stata lontana e fugace. 

Proprio in quel momento dalla gemma scaturì un fascio di luce intenso che ebbe l’effetto di accecarlo. Il fastidio durò solo qualche attimo e quando il sovrano di Fanelia riaprì gli occhi si ritrovò sua madre di fronte a lui.

« Il potere di Atlantide deve rimanere sigillato. Altrimenti un grande pericolo potrebbe avvolgere per una seconda volta l’intero pianeta di Gaea. »

Superato lo stupore iniziale, Van oramai aveva capito che lo spirito di sua madre, si palesava solo in caso di estrema necessità.

« Madre, ditemi chi è il mio nemico! »

Tuttavia, Varye rimase al suo posto, con le braccia conserte e l’espressione preoccupata. Socchiuse appena gli occhi, scuotendo leggermente il capo.

« Questa volta dovrai confrontarti con qualcuno che ha la tua stessa forza di volontà, la tua stessa motivazione. Qualcuno che aveva gli stessi ideali di tuo fratello. »

Van strinse i pugni: detestava il modo in cui certe frasi fossero inevitabilmente criptiche. Avrebbe voluto maggiore chiarezza.

Bisogna avere fiducia nelle persone…

Era stata Hitomi a dirglielo più di una volta, quando era stato necessario chiarirsi con suo Fratello.

Sua madre non aveva ancora finito, cercò il suo sguardo.

« Non è contro un destino di distruzione che dovrai lottare, ma con la forza di volontà di colui che vuole la ricostruzione del nostro antico Regno. Il desiderio di colui che vorrebbe riportare in vita il passato con lo stesso strumento che ne ha decretato la sua caduta. »

In quel momento Varye svanì all’improvviso e Van si riebbe ed era nuovamente solo, di fronte l’Escaflowne. La gemma non brillava più come prima.

Era angustiato. La visione era durata così poco al punto tale da lasciarlo confuso e senza fiato. 

La prima reazione fu quella di stringere i pugni. Poco dopo, iniziò a riflettere sulle parole che aveva detto sua madre. Trovò ancora una volta, facilmente, il punto della questione: il Potere di Atlantide.

Ancora una volta, l’ambizione di qualcuno verso un potere troppo grande per essere gestito e che aveva condotto alla distruzione una intera popolazione e, dopo la Guerra contro Zaibach, aveva quasi trascinato l’intero pianeta di Gaea verso un punto di non ritorno era ciò che minacciava il loro futuro.

Per quanto Hitomi si fosse sacrificata, per quanto tutti loro avessero combattuto per scoprire il segreto di Atlantide e difendere il loro pianeta, la sete di potere personale metteva al rischio la pace che stavano adesso cercando di ricostruire.

Van si rese conto di aver ancora tra le mani la sfera scura. 

Non c’era alcun dubbio, quella era la sfera appartenuta a suo fratello. Perché era in possesso dell’Uomo Camaleonte? Forse era stata sottratta quando le truppe di Zaibach si erano intrufolati nel castello? Il Principe di Fanelia scosse il capo: no. Da qualche parte, nella sua mente, aveva recuperato il ricordo di Folken prenderla con sé poco prima di partire per la Foresta dove avrebbe avuto luogo la caccia al Drago. Sarebbe stato un amuleto porta fortuna, aveva detto, con un sorriso sul volto.

Quindi era stata sottratta a suo fratello, non era andata perduta come per lungo tempo aveva creduto.

Doveva esserci un legame. Ma perché il suo nemico avrebbe dovuto fargli recapitare un messaggio come quello e lasciargli intendere quelle che potevano essere le sue intenzioni ed i suoi piani?

“Qualcuno che ha gli stessi ideali di tuo fratello.”

Sua madre aveva tentato di dare un suggerimento, aveva cercato di dargli un indizio, ma in quel momento il Sovrano di Fanelia aveva solo a malapena iniziato a capire.

 

_____________

« Anche queste ali diverranno nere e mi condurranno alla morte. Ma io, a differenza di vostro fratello, so già cosa desidero e come impiegare il tempo che mi rimane. Attraverso questa ragazza riuscirò a ricreare la stirpe di Atlantide e allora, sarò in grado di ristabilire quel mondo meraviglioso senza che esso venga corrotto dall’avidità. »

Erano state queste le parole dette da Rakos di Basram poco prima di fuggire con Hitomi con sé.

Quei pochi istanti gli si erano impressi a fuoco nella mente. Continuava a biasimare sé stesso: ancora una volta non era stato in grado di proteggerla. Aveva lasciato che la portasse via.

Erano rimasti tutti coinvolti dall’incredibile potere che Hitomi aveva manifestato in un ultimo tentativo, disperato, di proteggersi. Se quell’uomo non era stato colpito direttamente lo doveva unicamente all’Uomo-Camaleonte che si era letteralmente frapposto all’onda d’urto che, invece, a lui lo aveva travolto in pieno. 

Van aveva riflettuto a lungo sul quel fenomeno. Hitomi aveva evocato la stessa energia che più di una volta era stata in grado di richiamare una colonna di luce. Il suo primo tentativo era stato, evidentemente, di fuggire. Verso la Luna dell’Illusione? Verso la sua Terra? O forse era stata incapace di controllare quel flusso di energia ed essa era finita letteralmente per sfuggirle provocando quella enorme forza capace di scaraventarlo al suolo e prosciugarlo di ogni energia?

L’aveva vista afflosciarsi al suolo, consumata dalla sua stessa forza, accendersi di potere ed esaurirsi qualche istante dopo, inerme. In quell’occasione, aveva scorto di sfuggita anche il volto di Rakos era… inebriato da quella manifestazione di forza. Un lampo di paura gli aveva attraversato lo sguardo e Van lo aveva visto: una luce d’ambizione all’idea che quella forza potesse appartenere a lui, che potesse usarla e… piegarla al suo volere. 

Aveva fatto la stessa cosa a suo fratello? Era rimasto ammaliato dal suo potere e in qualche modo glielo aveva sottratto? Lo aveva detto lui stesso: era stato durante il tentativo da parte di Folken di uccidere l’imperatore Dornkirk che lui aveva trovato un’occasione. Come aveva fatto quell’uomo a sottrarre per sé quelle ali? 

Il desiderio di colui che vorrebbe riportare in vita il passato con lo stesso strumento che ne ha decretato la sua caduta.”

Van si era appena rimesso in piedi e aveva urlato più di una volta il nome di Hitomi a vuoto, colmo di frustrazione. Aveva ancora fra le mani il ciondolo di lei, sapendo che a darglielo, con la sola forza di volontà, era stato l’estremo gesto disperato di preservare il loro legame, comunque andassero le cose.

Lacrime di disperazione gli pizzicarono gli occhi quando si rese conto che le sue ali non avrebbero collaborato, l’Escaflowne era troppo lontano e Rakos, in quel modo, avrebbe fatto facilmente perdere le sue tracce.

Ripensò a quelle che erano state le parole di sua madre e finalmente fu tutto più chiaro. 

Hitomi era la chiave per riattivare il potere di Atlantide. Lei proveniva dalla Luna dell’Illusione, lo stesso luogo da dove erano arrivati coloro che avevano creato Gaea. 

La conseguenza inevitabile del corso dei suoi pensieri ebbe la forza di essere devastante sia per il suo spirito combattivo che per il suo corpo. Si sentì letteralmente afferrare dal terrore e cadde nuovamente sulle sue ginocchia. 

Rakos di Basram voleva ricreare la Stirpe di Atlantide e lo avrebbe fatto grazie ad Hitomi. Aveva orchestrato il rapimento proprio il giorno delle nozze per un motivo ben preciso. 

Dallo stomaco risalì un conato di vomito e fu inutile il tentativo di chiudersi la bocca per interromperlo, dopo qualche istante ebbe uno spasmo e fece appena in tempo a sporgersi in avanti e rimise quel poco che aveva avuto nello stomaco lì stesso.

Van non osava pensare a quello che sarebbe potuto succedere ad Hitomi. Se quell’uomo avesse anche solo tentato di… non voleva neanche sussurrarlo con la mente. Lo avrebbe ucciso con le sue stesse mani se solo l’avesse sfiorata con un dito.

Doveva impedirlo. Doveva assolutamente impedirlo.

Sentì delle voci a distanza, segno che qualcuno si stava avvicinando in quella direzione.

« Vostra Maestà! » dal fitto degli alberi emerse un soldato. Si fermò immediatamente alla vista del Re di Fanelia a torso nudo, con le ali ripiegate pesantemente verso il basso e il viso reclinato verso l’alto.

Piume grigie e bianche erano sparse tutt’intorno e, ancora qualcuna di esse ricadeva dolcemente verso il basso sfiorando il corpo di Van e finendo delicatamente al suolo.

Il Sovrano di Fanelia strinse il pugno lì dove giaceva il ciondolo di Hitomi.

Rimase in silenzio con lo sguardo rivolto verso il cielo azzurro e gli occhi fissi chissà dove in lontananza.

 

_____

Rieccoci!

Sono imperdonabile, è passato davvero tantissimo da quest'ultimo frammento che avevo in cantiere già da un bel po'.

Questa shot deriva direttamente da una richiesta di Rebel Force, che avrebbe voluto un intervento di Varye per dare qualche indizio e spunto in più a Van. 

Non so se il risultato che ho prodotto è in linea con le tue aspettative e, ovviamente, con quelle di tutte voi, ma sento di aver dato un tassello importante e di star approfondendo di più degli aspetti che nella longfic finiscono per essere marginali.

Il mio obiettivo è cercare di rimanere quanto più possibile in-character proprio per poter dare continuità al progetto e permettere al carattere dei personaggi di svilupparsi pur senza perdere i riferimenti con la loro versione originale.

Spero di essere riuscita a fare anche questo.

Sarei felice di sapere cosa ne pensate, soprattutto dei lettori silenziosi!

A presto!

Usagi.

 

  
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