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Autore: slanif    02/05/2022    2 recensioni
100 Prompt.
100 Storie.
Alcune collegate, altre no.
Un'infinità di personaggi, anche i più improbabili.
Coppie sia Het che Slash.
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Vari personaggi
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Titolo: Neve
Autore: slanif
Prompt: 5
Personaggio/Coppia: Sirius Black, Albus Dumbledore (Albus Silente)
Contesto: Malandrini / 1° Guerra Magica
Rating: Verde
Parole: 853
 
 
La neve cadeva copiosa dal cielo bianco come panna montata.
Sirius alzò il viso verso i fiocchi che scendevano ruotando su se stessi, sentendoli sfiorargli il viso congestionato dal freddo che regnava a Hogwarts a Natale. Il Castello era illuminato a festa. Dodici alberi di Natale illuminavano con i loro colori cangianti la Sala Grande e il banchetto era stato a dir poco sublime, ma anche se Sirius era un ragazzo a cui piaceva la compagnia degli amici, c’erano volte che preferiva starsene per conto suo, a viversi la propria malinconia in solitudine.
Ormai sedicenne, era il sesto anno che passava le feste a Hogwarts, ma era anche il primo che passava senza i suoi amici. La scelta di stare a scuola durante le festività era sua e solo sua. Tutto, pur di non tornare a Casa Black, sentendosi opprimere dalla rigidità dei suoi genitori e dai loro pensieri ridicoli su cosa fosse giusto (i Purosangue) e cosa fosse sbagliato (tutto il resto). Non aveva piacere nemmeno di stare con suo fratello Regulus, perché a ogni anno che passava diventava sempre più simile ai loro genitori. Quindi sì, anche quell’anno era rimasto a Hogwarts mentre suo fratello era tornato a casa con l’Hogwarts Express.
Tuttavia, su quel treno erano saliti anche James Potter e Remus Lupin. Peter Minus, l’altro suo amico, tornava sempre a casa dalla madre per non lasciarla sola, quindi non era una novità. Ma James e Remus? Loro lo erano senz’altro. Entrambi avevano avuto una scusa valida, ovviamente, e Sirius non voleva nemmeno che si sentissero obbligati a stare con lui, ma lì, tutto solo nel giardino mentre la neve lo ammantava con il suo silenzioso candore, Sirius poteva ammettere almeno con se stesso che si sentiva solo, per la prima volta da tanto tempo.
«Ti prenderai un malanno, a stare lì fermo sotto la tormenta,» disse una voce alle sue spalle, e la bolla in cui si era rifugiato esplose come un fuoco d’artificio.
Si girò e davanti a lui, tra i turbini di neve che gli offuscavano la vista, c’era Albus Dumbledore. «Preside,» disse, aggrottando le sopracciglia. Che ci faceva lì fuori?
L’uomo sorrise dietro gli occhiali a mezza luna e si avvicinò, col suo abito grigio scintillante che svolazzava nella brezza. Portava un mantello violetto sulle spalle, in velluto, dall’aspetto piuttosto eccentrico. «Dove sono i tuoi amici?» gli chiese, una volta che gli fu di fronte.
Sirius era quasi certo che l’uomo conoscesse la risposta, ma disse comunque: «Sono tornati a casa, signore.»
«Oh, che peccato,» disse l’uomo, continuando a guardarlo con quella luce furba negli occhi che Sirius non era mai riuscito a inquadrare per davvero. «Devi sentirti solo.»
Il ragazzo fece spallucce. «Più che altro mi annoio, signor Preside.» Era una bugia, ovviamente. Lui si sentiva solo, ma non lo avrebbe mai ammesso a voce alta. Non ad altri, comunque.
«Eppure, so che avete diversi compiti per le vacanze, a sentire i miei colleghi. Dovrebbero tenerti ben impegnato.»
Sirius si sentì arrossire contro il suo volere, ma sperava che le guance rosse per il freddo nascondessero quella sua debolezza. «Certo,» cominciò esitante, «ma farli in compagnia è più divertente. Remus è molto più bravo di me in Pozioni, signore.» E non solo in quello. Remus era più bravo di loro in pressoché tutte le materie. Sirius, James e soprattutto Peter scopiazzavano spesso i suoi compiti, anche se il ragazzo li spronava a farli da solo.
Dumbledore ridacchiò. «Il signor Lupin è senz’altro un Mago di grande talento,» concordò. «Vedrai che torneranno prima che tu te ne accorga.»
Fece una smorfia. Ne dubitava fortemente. Lui già se ne era accorto.
L’uomo, tuttavia, aggiunse: «Ci accorgiamo di cosa ci è caro quando ci viene portato via.»
«È... molto profondo, signore.»
L’uomo ridacchiò. «In realtà l’ho presa in prestito dai Babbani,» ammise. «Sanno essere incredibilmente saggi.»
«Lo so, signore.» Lo disse con più durezza di quanto avrebbe voluto, ma Sirius non era uno sciocco. Tutti sapevano la posizione della sua famiglia circa certi argomenti, perciò lottava ogni giorno per far sì che non lo considerassero come loro.
«Ma certo che lo sai,» annuì l’uomo con aria gioviale. «Hai intrapreso la tua strada, Sirius Black, e la stai percorrendo con grande coraggio. Tutti noi insegnanti l’abbiamo notato.»
Anche se non avrebbe voluto, Sirius si commosse. La gola gli si chiuse e riuscì a dire solo «Grazie» con voce gracchiante. Sapere che i suoi sforzi per dimostrare che non era orribile come la sua famiglia fossero stati recepiti dalle persone esterne alla sua cerchia di amici, era una grande fonte di orgoglio, per lui.
Il Preside sorrise e gli diede una pacca sulla spalla. «Adesso, da bravo, entriamo, prima che entrambi dobbiamo passare le vacanze in compagnia di Madama Chips. Se devo andare in Infermeria, che per lo meno sia per un’indigestione di dolci!»
Sirius non poté fare a meno di scoppiare a ridere e, mentre la neve continuava a cadere copiosa e a ovattare il mondo, il suo cuore si ritrovò più leggero e capace di librarsi in aria, scrutando l’orizzonte in attesa del ritorno dei suoi migliori amici.
   
 
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