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Autore: ValeDowney    10/05/2022    1 recensioni
"Una strana sensazione mi pervase per tutto il corpo. La morte dovrebbe essermi vicina eppure è come se qualcosa, o qualcuno, mi trattenesse. Perchè non mi lasciate andare? Ormai non ho più nulla per la quale combattere"
Una storia di redenzione. La vita di un uomo che, nel mondo magico, ha dovuto portare una maschera per nascondere il suo vero intento. Una "morte" che gli ha donato una seconda possibilità, in una donna che nasconde un misterioso passato
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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REDEMPTION
 

Capitolo XXIII: Una stanza per due


 
Severus osservava il bigliettino tenuto in mano da Althea, che gli domandò: “Allora, non sei curioso di vedere di chi si tratta?”.
“Neanche un po'. Sei tu quella curiosa” rispose. Poi riguardò la finestra del pub: “Ora non dobbiamo fare altro che trovare un modo per entrare e usare il camino senza che nessuno ci veda”.
“Be’, quali altre opzioni abbiamo? La mia idea, almeno, è più sensata della tua. Oppure potremo entrare nel pub e chiedere cortesemente di usare il camino” propose Althea.
Severus la guardò inarcando un sopracciglio. Poi disse: “Ancora mi domando perché quel cappello ti abbia smistata in Corvonero. Saresti stata meglio a Tassorosso”.
“Cosa intendi dire con questo?!” replicò Althea.
“Che ti credevo più sveglia. Ti riassumo un po' come sta la situazione: l’armadio svanitore ci ha fatto uscire da Magie Sinister perché evidentemente, in passato, deve essere stato collegato con il negozio e, prima che tu possa chiedere perché allora non tornare lì, ti rammento che se non c’è nessuno dall’altra parte non possiamo usare l’oggetto; inoltre è stata solo una questione di fortuna che Sinister non fosse presente nei due momenti che siamo usciti dall’armadio. Secondo: potremmo sì chiedere cortesemente al proprietario del pub di farci usare il camino, ma vedendomi avvertirà il Ministero e così saremo punto e a capo. Ora a te la scelta, ragazzina: cosa preferisci fare?” spiegò Severus.
Althea sbuffò. Poi disse: “La tua proposta”.
Severus fece un piccolo sorriso: “Sono contento che tu sia d’accordo con me. Quando ragioni, sai fare scelte giuste”.
Riguardò la finestra, mentre Althea gli faceva la linguaccia, che ritrasse non appena il pozionista le si affiancò, portandola davanti al pub.
“Che stai facendo?! Non dovevamo entrare senza farci vedere?” chiese stupita.
“Certo, ma possiamo anche chiedere con cortesia, proprio come avevi proposto tu” rispose.
“Non prendermi in giro!” ribatté, guardandolo. Severus non replicò, facendole semplicemente cenno con una mano di proseguire. Althea guardò avanti e, dopo aver sospirato, fece un passo: aprì la porta, pronta a ricevere tanti sguardi, invece…
Severus le passò accanto, entrando nel pub. Althea lo seguì: tutti i tavoli all’interno erano vuoti.
“Ma… non c’è nessuno” disse. Guardò Severus: “E tu lo sapevi”.
“Certo. Non sono così stupido da entrare in un posto dove posso essere facilmente riconosciuto. Prima non ho guardato per nulla dalla finestra” rispose Severus. Althea lo guardò malamente. Poi il pozionista aggiunse: “Ora non devi fare altro che trovare Aberforth Silente e chiedergli il permesso di usare il camino”.
“Silente?! Come quel Silente?” chiese stupita.
“Quanti Silente conosci? Aberforth è suo fratello, nonché anche proprietario di questo pub. Non credo negherà qualcosa quando vedrà il tuo bel faccino” rispose Severus.
“Perché ho come la sensazione che mi stai di nuovo prendendo in giro?” disse Althea.
“Pensi sempre in negativo di me” disse Severus, guardandola.
“Chissà come mai” disse Althea, guardandolo a sua volta.
Si voltarono di nuovo. Althea si incamminò verso il camino, prendendo un po' di polvere dall’apposito contenitore. Stava per gettarla, ma poi ritrasse la mano. Guardò Severus: “No, non posso. Violeremo la legge e saremmo dei fuggiaschi”.
“Non essere sciocca! Non è il momento di fare la santarellina” replicò Severus. Althea non disse altro, limitandosi a rimettere la polvere nel contenitore.
A passo spedito, il pozionista le fu di fronte, ribattendole: “Proprio non capisci! Vuoi finire ad Azkaban?! Oh, no, aspetta… i tuoi genitori non permetteranno ciò. Sono dei pezzi grossi al Ministero e non vogliono che il loro nome si sporchi con una cosa del genere. Pagheranno fior di soldi pur di non farti finire dietro le sbarre”.
“Ma che cosa stai dicendo? Se davvero ai miei genitori fosse importato qualcosa, non mi avrebbero guardata male quando ho mostrato loro il marchio nero. Hanno fatto gli indifferenti, seguendo Dawlish a casa mia. Non hanno nemmeno creduto alla mia parola riguardo a Ian” disse Althea.
“Si ravvederanno, fidati. È con me, invece, che non cambieranno idea nemmeno se il Ministro offrisse loro un sacco di galeoni d’oro. Non sono tanto incline all’idea di passare il resto dei miei anni dietro le sbarre con Dissenatori ad ogni angolo. Se tu non vuoi scappare, sei libera di ritornare da mamma e a papà. Non ti fermerò” disse Severus.
Althea sospirò. Poi il suo sguardo si soffermò sul quadro posto proprio sopra il camino. Esso raffigurava una ragazzina, dai lunghi capelli scuri e uno sguardo triste.
“Chissà chi è” disse Althea.
“La cosa non ci riguarda” disse Severus.
“Appunto” aggiunse una terza voce. I due volsero gli sguardi per vedere un uomo dalla lunga barba bianca sulla soglia della porta.
“È lei Abeforth Silente?” gli domandò Althea.
“Lei chi è? Non mi ricordo di averla mai vista” le chiese l’uomo. Poi guardò Severus: “E tu. Tu dovresti essere morto”.
“Sono solo il frutto della tua immaginazione” disse Severus.
“Non prendermi per stupido! Di recente, avrò bevuto anche tanto whiskey incendiario, ma non mi ha mai fatto ubriacare a tal punto da farmi rivedere i fantasmi del passato e tu, di certo, non hai le sembianze di un fantasma” replicò Abeforth.
“Signor Silente, ci scusi se siamo piombati così nel suo pub, ma abbiamo bisogno di aiuto” disse Althea.
“Scordatevelo! Io non aiuto i traditori!” ribatté, guardando malamente Severus, il quale alzò gli occhi al soffitto.
Althea guardò di sfuggita il pozionista. Poi rivolse lo sguardo all’anziano proprietario, dicendo: “Non so cosa possa essere accaduto tra voi in passato, ma non ci troveremmo qui se non avessimo davvero un gran bisogno. I miei genitori mi hanno voltato le spalle. Il Ministero vuole sbatterci entrambi ad Azkaban e, se ritorniamo ad Hogwarts, sicuramente qualcuno ci scoprirà. La prego. Ci aiuti”.
Calò il silenzio. Poi Abeforth disse: “Non so cosa pretendiate da me e potrei gioire quando uno di voi due finirà ad Azkaban ma… non era ciò che avrebbe voluto mio fratello. Era un doppiogiochista; corruttore; sicuro di sé e sempre un passo avanti agli altri. Ma voleva bene a Piton come un figlio”.
Severus alzò un sopracciglio. Non aveva mai del tutto approvato le strane idee di Albus, né i suoi comportamenti, soprattutto quando gli aveva chiesto di ritornare a fare la spia dopo la morte di Lily e proteggere, così, il figlio della sua defunta amica in modo che, quando sarebbe stato pronto, avrebbe sconfitto Voldemort.
Althea spostava lo sguardo tra i due, non riuscendo a capire il loro stato d’animo. Severus sembrava impassibile, anche se poteva notare una piccola nota di tristezza nei suoi occhi. Che gli mancasse Albus? Di sicuro non lo avrebbe mai dimostrato apertamente.
“Potete alloggiare in una delle camere libere al piano di sopra. Nel frattempo, cercherò qualcuno che vi possa aiutare per davvero” disse Abeforth.
“Ma lei ci sta già aiutando” disse Althea.
“Sto aiutando due fuggiaschi e io non voglio avere problemi con la legge! Quindi, prima ve ne andrete e prima sarà meglio per tutti” replicò Abeforth. Althea abbassò il capo come se fosse pentita.
“Hai sempre visto il peggio in tutti. Anche in tuo fratello. Ma come biasimarti: Albus voleva sempre primeggiare, specialmente da quando rese memorabile quella battaglia contro Grindelwald. Tutti iniziarono a vederlo quasi come un dio sceso nel mondo magico per liberarlo da uno dei più grandi maghi oscuri mai esistiti. Ma tu sai come sono andate realmente le cose” spiegò Severus.
Abeforth prese una delle chiavi. Poi, a passo spedito, si fermò di fronte a Severus e, dopo avergli messo l’oggetto nel palmo della mano, ribatté: “Stanza trecentodue e cercate di non fiatare!”. E senza aggiungere altro, si diresse verso il bancone del bar.
Il pozionista andò su per le scale, seguito da una taciturna Althea ma, appena entrarono nella camera a loro assegnata, la ragazza aprì bocca: “Cosa è accaduto veramente tra Albus e Grindelwald? Cosa li ha portati a quella guerra che tutti conosciamo? E Abeforth che sa?”.
“Ti ho mai detto che sei molto curiosa?” le domandò.
“Forse un paio di volte” rispose.
“Be’, allora te lo ripeto: sei una ragazzina curiosa che non dovrebbe impicciarsi in affari che non le riguardano. La storia della famiglia Silente va più in là di ciò che credi” disse Severus.
“E cosa ci sarebbe da sapere che già non ci sia scritto nei libri di Storia della Magia? Albus ha sconfitto Grindelwald nel 1945 e costui fu poi imprigionato nella sua stessa fortezza a Nurmengard, dove morì per mano del Signore Oscuro qualche mese fa. Lo sanno tutti” spiegò Althea.
“È vero. Ma conoscono Ariana Silente?” chiese Severus ed Althea lo guardò stranamente.








Note dell'autrice: Buon pomeriggio miei cari lettori e lettrici. Eccomi qua con questo nuovo capitolo. La vicenda si sta "surriscaldando". Vi sta piacendo la storia? Vediamo che piega prenderà
Volevo ringraziare immensamente tutti coloro che sn passati di qua e che stanno leggendo la storia. A chi l'ha messa tra le preferite e tra le seguite. E chi, ovviamente, l'ha recensita. Grazie infinite
Grazie anche alla mia carissima amica Lucia
Con ciò, vi auguro un buon proseguimento di giornata
Ci sentiamo al prossimo capitolo
Un grosso abbraccio
Valentina

 

 
  
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