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Autore: Lita_85    12/05/2022    3 recensioni
SEQUEL DI "OGNI PARTE DI TE"
Dario e Anita, ormai felicemente fidanzati, vivono il loro amore come in una favola. Tutto sembra andare per il meglio, fino a quando il passato di entrambi si ripresenta stravolgendo il presente, proprio durante i preparativi per il loro matrimonio. Gli equivoci divertenti e i malintesi dettati dalla gelosia saranno all'ordine del giorno, e metteranno a dura prova i futuri sposi. Riusciranno Dario e Anita a lasciarsi tutto alle spalle e arrivare indenni alla tanto attesa data delle nozze?
* Opera registrata su Patamù*
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Avvolta ancora tra le lenzuola bianche e candide, pensai innumerevoli volte come potessi inserire nelle argomentazioni generali che facevamo a colazione, il discorso Edoardo. 

La paura per quel fulmine a ciel sereno, aveva fatto tacere la mia lingua omettendo tutto. 

Avevo paura.

Nella mia mente, si susseguivano scenari catastrofici di qualsiasi natura. Lui che sbotta per la gelosia, lui che va di matto perché ho taciuto la notizia fino a quel momento e la più gettonata, lui che mi lascia una volta per tutte.
 
Avevo terribilmente paura. 

Mi voltai stringendo il cuscino tra le mani sospirando cercando di capire il da farsi, quando sentii una musica provenire dalla cucina. 

Mi alzai rapidamente seguendo "Respect - Aretha Franklin fino in cucina, trovando Dario intento a preparare la colazione facendosi travolgere da quelle note.

Mi appoggiai allo stipite della porta portando le braccia al petto godendomi lo spettacolo che il mio ragazzo mi stava regalando inconsapevolmente.

Quanto poteva essere bello? E poi i pantaloni del pigiama grigi mi davano una stupenda visuale del suo sedere.

Si avvicinò al frigorifero prendendo il latte e, chiudendo lo sportello, iniziò ad indietreggiare verso il piano cottura ballando ancheggiando tenendo il rito con il capo arricciando le labbra. Afferrò con una mossa decisa la marmellata che si trovava sul top e, passandola un paio di volte da una mano all'altra, l'apri intingendo il coltello per poi lasciare un sottile strato sulle fette biscottate sporcandosi l'indice che portò prontamente alla bocca alzando finalmente lo sguardo su di me penetrandomi con i suoi occhi azzurri facendomi sussultare. Aveva sempre questo potere, forse perché ero completamente cotta di lui. 

« Da quando sei lì?», chiese lui sorridendo accentuando la fossetta di destra azionando poi la macchinetta del caffè.

« Il tempo necessario per godermi il mio sexy ragazzo ballare… », risposi slegando le braccia e avviandomi a lui.

In quei giorni di astinenza forzata, Dario, si cimentava spesso in cucina coccolandomi con fette biscottate e latte macchiato.
Adoravo il modo in cui si prendeva cura di me, adoravo la mia vita con lui. 

« Spero che il balletto ti sia piaciuto… », disse sorridendo prendendomi per i fianchi.

« Non c'è male… », risposi ridendo cadendo dentro i suoi occhi.

Lui mi regalò uno dei suoi meravigliosi sorrisi prima di fiondarsi sulle mie labbra che lo attendevano.

Le sue mani si posarono delicatamente sulle mie guance accarezzandola ad ogni bacio. Sentii il gusto del caffè invadere la mia bocca, insieme a quella voglia irrefrenabile che avevo di lui. 

« Ani, forse è meglio fermarsi qui… », affermò staccandosi dolcemente da me. « Inoltre, dovrei rivedere delle cose di lavoro prima di andare… », mi fece segno con il capo indicando delle lastre e dei referti sparsi sul tavolo della cucina. 

I suoi occhi azzurri erano ancora più belli di mattina, risplendendo cristallini con la luce tenue delle finestre. Sembrava un angelo.

« Amore, io dovrei dirti qualcosa… », dissi fermando per un attimo il mio cuore. Avevo una paura mostruosa ma non potevo tenermi ancora tutto dentro.
Lui si accorse di tutto preoccupandosi all'istante.

« Ani, se vuoi parlare di ieri sera, non c'è niente da dire… », le sue mani tornarono ad accarezzarmi il viso facendomi sentire al sicuro. « Andrà meglio la prossima volta… »

« No, veramente è una cosa che riguarda il lavoro… »

« Ci sono problemi con il nuovo progetto? »

« Io non so come chiamarlo sinceramente… », intrecciai le mani nervosamente cercando di rimanere lucida.

« In che senso? », chiese lui scrutandomi. Non capiva, e in realtà neanche io sapevo bene come esporre la cosa.

All'improvviso, tra il suo silenzio e il mio titubare, il suo cellulare squillò portandolo vicino al tavolo dove era appoggiato.

« È Mirko… l'avevo chiamato poco fa per chiedergli delucidazioni sulla paziente… ma se prima vuoi parlarmi del tuo problema io lo richiamo dopo… »

« No, senti Mirko, né riparliamo dopo… », dissi cercando di mascherare un certo sollievo. 

Quella chiamata mi sembrò un segno del destino. Magari non era il momento giusto, magari Edoardo avrebbe presentato finalmente un progetto decente e se ne sarebbe andato per sempre o magari sarebbe tornato il primo ingegnere e lui sarebbe tornato a Torino a casa sua. 

Sorrisi cercando di essere convincente ai suoi occhi. Cercando disperatamente di non cedere mentre mi allontanavo verso il bagno. 
Mi sarei data un giorno di tempo, poi avrei confessato tutto con i suoi pro e contro.



                              *** 


Dopo aver parlato con Mirko della signora Santi e, aver accompagnato Anita a lavoro, mi diressi allo studio super eccitato. Quella frattura dell'astragalo era una di quelle che non vedi spesso, ma quando succedeva, era sempre una bella sfida. 

Entrai dentro il mio ufficio salutando la signora Vanda velocemente e, mettendomi subito a sedere, aprii davanti a me il fascicolo che la riguardava. Sfogliai le pagine, cercando di compilare subito i moduli, per poi ritrovarci con Mirko in palestra per l'esaminazione della paziente, quando all'improvviso, sentii qualcuno che parlava ad alta voce nei pressi della porta.

Raggelai appena capii di chi si trattava.

Mia madre, che non aveva mai accettato un no come risposta, si palesò dentro il mio ufficio insieme ad una disperata Vanda che cercava di contenerla. 

« Dottor Mancini, mi scusi tanto, ma non sono riuscita a fermarla… »

« Non si preoccupi Vanda, a volte mia madre non sa cosa sia l'educazione… »

« Invece tu lo sai cosa sia, vero?! Dato che mi ignori deliberatamente da giorni! », disse lei con voce ferma ma che faceva presagire una tempesta interiore.

« Ci lasci soli Vanda, a quanto pare mia madre ha delle cose urgenti da dirmi… »

La guardai apatico appoggiando la penna che tenevo ancora tra le dita facendole segno di accomodarsi in una delle sedie davanti alla mia scrivania.

Lei senza dire una parola si avvicinò alla suddetta sedendosi come se fossimo a Versailles poggiando il cappotto e la borsa nella sedia accanto. 

« Allora, cara mamma, come mai tutta questa urgenza?... », chiesi freddamente tornando a compilare il mio fascicolo. 

« Devo ammettere che mi hai stupita… »

« Stupita? »

« Già, credevo che mi avresti buttata fuori… »

« La specialista sei tu cara mamma, io fortunatamente, conservo ancora, gli insegnamenti di tua suocera e della sua buona educazione… »

« Tua nonna era una santa donna, una di quelle che non dimentichi facilmente… »

« Appunto per questo non venivi quasi mai quando stava male?… Perché era difficile da dimenticare?… »

« Oh andiamo, lo sai che non ho mai tempo per nessuno… », ribatté lei come se fosse una cosa ovvia.

« Aaah questo lo so bene mamma, le ho vissute sulla mia pelle le tue premure… le ultime in ordine cronologico le abbiamo viste quella famosa domenica… »

« Sono qui per questo… »

« Ah sì? E per cosa di grazia? Per ribadire ancora una volta che Anita è una sciacquetta? »

«No, io sono venuta per scusarmi… »

« Scusarti? Tu, sei venuta qui per scusarti? Questa è davvero bella! », ridacchiai incazzato nero alzandomi in piedi. 

« Dario ascoltami, ne ho parlato con tuo padre e- »

« Ti ha fatto riflettere? Eppure anche Carlo non aveva molta considerazione di Anita! Si è comportato come uno stronzo pure lui! »

« Dario, io non voglio perderti una seconda volta… »

« Che cosa? Non vuoi perdermi? Sei davvero uno spasso oggi… »

« Dario, io voglio fare parte della tua vita e di quella di Anita… non voglio perdere l'opportunità di starti accanto… »

« Le opportunità le hai avute. Ho portato a casa tua l'amore della mia vita… e non hai capito nulla… »

« Non avevo capito quanto lei fosse importante per te, in realtà non ho voluto capire… »

« Come sempre! », gridai avvicinandomi a lei. « Come sempre mamma! Non hai mai capito niente di me! Non hai mai capito che io avevo bisogno di te! », seguitai senza fermarmi un attimo. 

« Dario… »

« Mi hai sempre lasciato da solo! E io ho imparato a cavarmela senza di te… Adesso, se vuoi scusarmi, devo lavorare! Quel lavoro che non hai mai accettato ma che mi rende felice! », sbraitai afferrando il fascicolo prima di prendere la maniglia della porta.

« Voglio essere una brava nonna… », disse lei con un filo di voce fermando la mia corsa.
« Voglio provare ad essere quello che non sono riuscita a fare con te… e voglio sinceramente scusarmi con Anita… »

Rimasi davanti alla porta chiusa senza dire una parola. Cosa voleva da me? 
Pensava che si sarebbe cancellato tutto con un colpo di spugna? Pensava che usando le parole giuste mi sarei fatto abbindolare da lei? 

« Non funziona così… »

« Lo so, ho sbagliato, hai ragione, ma se solo potessi parlare con Anita… »

« Tu, non ti avvicinerai mai più a lei… né a me, né a nessun altro! »

Mentre pronunciavo quelle parole cariche di odio ma anche di tristezza, la porta dello studio si aprì con Mirko al seguito.

«  Scusate, non sapevo che tu madre fosse qui… » 

« Infatti sta andando via… », replicai guardandola impassibile.

« Si, in realtà mi stanno aspettando in ospedale… », disse lei prendendo il cappotto e la borsa soffermandosi a pochi centimetri da me. « Pensa bene a quello che ti ho detto… », la sua voce a due passi da me, mi superò da parte a parte senza destare in me nessuna emozione, se non sdegno.

Serrai la mascella al suo passaggio guardando un punto indefinito del pavimento.
Mi sentii ribollire di rabbia e amarezza. 
Come poteva solo credere che io potessi soprassedere a tale comportamento.

« Tutto bene? », Domandò Mirko riportandomi alla realtà.

« No, non va affatto bene… » 

« Mi dispiace… »

« Non dispiacerti, è la storia della mia vita… », replicai uscendo dalla stanza dirigendomi dalla parte opposta. 

« Dario dovevo vai? », esclamò Mirko guardandomi perplesso.

« Ho bisogno di scaricare la rabbia… sono sicuro che con la Santi riuscirai a fare un buon lavoro anche senza di me… »

« Dario fermati! », sentii la voce di Mirko in lontananza mentre io ormai ero già dentro l'ascensore.

Niente aveva senso. Quello che lei aveva detto non aveva senso, come non aveva la sua proposta. Io non mi sarei abbassato a compromessi. Non questa volta.

Girovagai per le vie di Milano senza una metà, fino a quando, stanco e sopraffatto dalle emozioni, non mi fermai di fronte l'agenzia di Anita. 

Essendo quasi mezzogiorno pensai di pranzare con lei e poi tornare dalla Santi e dal santo Mirko. Ero stato uno stronzo a lasciarlo da solo, ma Giulia aveva destabilizzato la mia mente a tal punto di desiderare solo la vicinanza di Anita.

Scesi dalla macchina avviandomi all'entrata dell'agenzia, quando vidi Anita uscire dalla porta principale con un ragazzo. Non mi sembrava di conoscerlo, ma ebbi subito una strana sensazione.

Mi avvicinai a lei a grandi passi incontrando subito il suo sguardo. Uno sguardo che vidi cambiare repentinamente e che sembrava promettere niente di buono.

« Ciao amore! », esclamai prendendola per i fianchi baciandola velocemente sulle labbra.

Lei rispose al bacio freddamente, quasi distaccata. Cosa c'era che non andava?

« Ciao… », rispose lei bianca come un lenzuolo.

« Così sei tu Dario! Mi chiedevo quanto avresti fatto la tua apparizione! », esordì quel estraneo che già mi dava i nervi.

« Scusi ci conosciamo? », replicai guardandolo meglio. Aveva qualcosa di famigliare, ma non riuscivo a collegarlo con nessuno.

« Non personalmente, ma avrai sentito parlare sicuramente di me… io sono Edoardo, Edoardo Cristoforetti… »

« Edoardo? », ripetei cercando di non esplodere. Era lui? L'ex ragazzo di Anita? 

Colui che l'aveva usata e buttata nel cesso? 
Colui che l'aveva lasciata senza motivo? 
Colui che era partito per Torino e che doveva rimanerci? 

« Ah capisco! Anita non ti ha parlato di me! È un classico! », fece una smorfia allusiva mandandomi il sangue al cervello. 

« Io… io veramente… », balbettò lei guardando prima me e poi lui e viceversa.

« No, in realtà Anita mi ha parlato di te… la mia ragazza non mi nasconde mai nulla… », sottolineai  guardandola nero di rabbia. 

Volevo farla sentire una schifezza come lei aveva appena fatto con me.
Mi stava prendendo in giro? Aveva una tresca con lui? Perché non mi aveva detto nulla? 

« Oh, immagino! Anita è fantastica… in tutto quello che fa… », disse lo sbruffone capendo il grado di nervosismo che avevo in corpo.

« Lo so bene… », affermai guardandolo deciso. 

Che bastardo.

« Da- Dario, che ne dici se andiamo a casa?… », balbettò lei cercando di tirarmi per il polso.

« Ma non stavi andando con Edoardo? Non vorrei avervi rovinato il momento! », chiesi con finta innocenza fulminandola con gli occhi.

« Ma no, piccioncini! Non voglio fare il terzo incomodo in questo momento così romantico! Andate pure! Anita ti aspetto dopo pranzo! », esclamò lo stronzo allontanandosi da noi facendole l'occhiolino.

Lei abbassò il capo per poi guardare verso di me. Strinsi ancora di più la mascella che sembrò rompersi per poi allontanarmi senza dire una parola. 

Ero furibondo.

Arrivai alla macchina con lei che mi correva dietro chiamandomi. Non l'ascoltai, non mi interessava quello che aveva da dire, non mi interessava nulla in quel momento.

« Dario, posso spiegarti! Fammi spiegare! »

« Anita, non voglio ascoltarti! Anzi ti pregherei di stare zitta! »

« Dario… »

« Taci cazzo! », gridai accendendo la macchina. Ero fuori di me. 

Durante tutta la strada del ritorno il silenzio regnò sovrano, mentre nella mia testa c'era il caos più totale. Aveva avuto voglia di baciarlo? Aveva avuto voglia di portarselo a letto? Era stata una manna dal cielo il discorso ciclo? Non sapevo più cosa pensare. E poi ci pensavo e, più la mia testa ribolliva.

Arrivati a casa, dopo un tentato approccio in ascensore da parte di lei andato male, mi fiondai verso il mobiletto dei liquori prendendo una bottiglia caso riempiendo il bicchiere fino all'orlo, dopo aver lanciato il cappotto sul divano.

« Dario, fammi spiegare! Ti prego fammi spiegare! », strillò lei chiudendo la porta. 

« Anita devi farmi un cazzo di favore, non - devi - parlare! Non devi emettere un suono!  », silabai mandando giù quel liquido marrone che bruciò tutto al suo passaggio. 

«  Non dire così, tu non sei così! Non ti riconosco… »

« Non mi riconosci?! Tu non mi riconosci? », gridai per l'ennesima volta avvicinandomi a lei quasi minaccioso. « Mi presento: Sono Dario Mancini, il coglione idiota bastardo! Mi riconosci? Mi riconosci adesso?! », le chiesi facendola aderire alla porta d'entrata dove lei era rimasta. 

« No… », rispose lei con le lacrime agli occhi.

« Ah no? Eppure davanti al tuo ex non ho fatto proprio bella figura… » 

« Io non volevo arrivare a questo… e che ho avuto paura… », 

« Tu non vuoi arrivare mai da nessuna parte, però poi ne combini sempre una! Mi sono stancato! »

« Che vuoi dire?... », corse verso di me cercando il mio sguardo. 

« Voglio dire che mi sono rotto i coglioni! Mi sono rotto di tutta questa situazione! »

« Quindi ti sei stancato di me? », chiese con voce rotta cercando di trattenere le lacrime.

« Ho bisogno di pensare… »

« Cosa devi pensare? Vuoi lasciarmi? »

« Non si sa mai, potresti trarne giovamento adesso che il tuo amore perduto è tornato! », riposi prendendo nuovamente il cappotto che avevo appoggiato sul divano sorridendo malizioso. Ero fuori come un balcone. 

« Non puoi pensarlo veramente! »

« Beh, è stato il tuo primo tutto…  perché no?! », continuai a sorridere malignamente. Volevo solo ferirla. 

« Perché io ti amo! », rispose tra le lacrime guardandomi atterrita.

« Se lo dici un'altro paio di volte forse ci credi veramente… », replicai prendendo la porta di casa tra le mani e, chiudendola dietro di me, mi  appoggiai su di essa cercando di trattenere le lacrime.

Stavo soffrendo come un cane. 
Stavo morendo dentro.
Stavo letteralmente impazzendo.

Come aveva potuto nascondermi una cosa del genere? Come aveva potuto mentire? 
Come aveva potuto tacere per un tempo indefinito e tornare a casa da me? 

La mia mente era un vortice spaventoso, dove giravano solo i pezzi della mia vita andata in frantumi.


Note: Capitolo diciotto. Buonasera cari/e e bentrovati in questo capitolo tragico. Dario ha scoperto la verità nel peggiore dei modi, e proprio quando era andato da Anita per cercare conforto dopo la discussione con la madre. Come pensate succederà adesso? Dove sta andando Dario? Cosa farà adesso Anita? Cosa ne pensate di tutta questa sfuriata? Fatemi sapere! Grazie sempre a chi mi segue ❤️ alla prossima ♥️ 
   
 
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