Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Kikiletoway    19/05/2022    1 recensioni
Dal primo capitolo:
“Questo esperimento dovrebbe, si spera, provare la teoria del multiverso e io mi stavo chiedendo...Pensi che ci siano delle persone che sono destinate a stare insieme indipendentemente dall’universo in cui si trovano? Indipendentemente da quali percorsi le loro strade possano prendere?”
Coppie: Jaime/Brienne
Diverse storyline al prezzo di una! AU.
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brienne di Tarth, Jaime Lannister
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Si separano appena arrivano in albergo, con la promessa di incontrarsi alle dieci per il loro solito allenamento.
 
Brienne è sollevata di mettersi alle spalle la porta chiusa della sua camera, e fa qualcosa che fa raramente: fa razzia del minibar, scolandosi le due bottiglie fin troppo piccole di Arbor dorato che trova all’interno. Contempla le altri piccole bottigliette, per poi decidere con riluttanza di averne avuto abbastanza. Conoscendo Jaime, lei avrà bisogno di avere con sé tutto il proprio acume, quando si rincontreranno di mattina.
 
Il vino la aiuterà a dormire, lei si dice mentre finisce di prepararsi per mettersi a letto. Almeno quello è qualcosa, lei pensa, e spegne la luce.
 
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Jaime si fa beffe di quello con cui l’albergo aveva rifornito il minibar, aprendo invece la bottiglia del whiskey del Nord che aveva preso dall’aereo. Dopo tutto, suo padre si rifornisce solo del meglio, e Jaime aveva sospettato che avrebbe avuto bisogno di qualcosa di forte prima che questo viaggio alla Barriera fosse terminato.
 
È solo che non si era aspettato che ne avrebbe avuto bisogno già la prima notte.
 
Lui sospira mentre beve, sperando che lo aiuti a dormire. Quell’ultimo universo...dèi...lui trema e tracanna ciò che resta del whiskey. Se ne versa un altro bicchiere, e poi si prepara per mettersi a letto.
 
Accende la televisione e la fissa senza guardare niente di ciò che c’è sullo schermo.
 
Forse dovrebbero scartare tutti questi dannati universi così da poter continuare a cercarne degli altri, magari degli altri che siano meno...inquietanti.
 
Finisce il suo drink e spegne la luce.
 
Domattina lo suggerirà a Brienne.
 
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Non iniziano a parlare di lavoro fino a quando non hanno già terminato di allenarsi, si sono fatti la doccia, e si sono rincontrati nella suite di Jaime per pranzo.
 
“Abbiamo una scelta, Junior,” Jaime dice, sgranocchiando un pezzo di toast. “Possiamo continuare con questi universi, o possiamo vedere se possiamo connetterci con degli altri.”
 
Brienne scuote immediatamente la testa. “Non credo di poter gestire degli altri flussi di ricordi.”
 
“Bè, potremo prenderci una pausa per un paio di mesi; i ricordi potrebbero sbiadire nel tempo. Potrebbe comunque volerci tutto quel tempo prima che potremo tornare alla Barriera.”
 
Sul viso di lei compaiono un’espressione cocciuta e un broncio ostinato, e Jaime sospira.
 
“Non guardarmi in quel modo, Junior! Se tu puoi gestire questi universi, allora posso gestirli anch’io. Volevo solo fare quell’offerta.”
 
Lei gli rivolge uno sguardo leggermente trionfante. “Posso gestire questi universi,” lei dichiara con della spavalderia ovviamente falsa.
 
Lui alza un sopracciglio e lei fa una smorfia.
 
“Preferisco continuare con gli universi che già conosciamo,” lei mormora, “almeno per ora.”
 
“Bè, questo non lo posso contestare,” lui dice, finendo di spalmare della marmellata sul suo toast.
 
“Quindi, come vuoi approcciare il resto del nostro tempo qui?” Brienne chiede, masticando un pezzo di bacon.
 
Jaime sospira. “Bè, credo che abbiamo bisogno di passare più tempo connessi ad ogni universo.”
 
Brienne aggrotta la fronte. “Che stai sperando di scoprire?”
 
“Non penso che loro esistano perché li stiamo osservando; penso che possiamo processare solo una certa quantità di informazioni ogni volta che ci connettiamo con loro, e per qualche ragione—probabilmente cognitiva—non possiamo...saltare il tempo.”
 
Lei aggrotta la fronte. “Perché no?”
 
“Non lo so. La mia teoria è che se saltassimo il tempo, causerebbe una dissonanza cognitiva che potrebbe danneggiarci psicologicamente o emotivamente.”
 
Brienne alza un sopracciglio. “Delle limitazioni biologiche e psicologiche piuttosto che limitazioni di tempo e di fisica?”
 
“Esattamente. Penso che se riuscissimo a mantenere ripetutamente la nostra connessione con ogni universo, vedremmo che il tempo va avanti in ognuno degli universi, e probabilmente a ritmi diversi.” Lui prende un altro morso di toast e lo mastica con un’espressione pensierosa. “O forse sto solo sparando delle stronzate,” lui dice scrollando le spalle.
 
Brienne scuote la testa. “Non sono sicura di voler passare molto tempo in alcuni di quegli universi.”
 
Jaime fa una smorfia. “A dirti la verità—nemmeno io. Ma a meno che non siamo disposti a cercare degli universi differenti, questi sono gli unici che abbiamo al momento.” Lui alza un sopracciglio.
 
“Non ho cambiato idea,” Brienne replica.
 
Jaime fa spallucce. “Allora non abbiamo altra scelta,” lui ribatte, divorando l’ultimo pezzo di toast.
 
“E’ solo che...potremmo morire, Jaime.”
 
Gli occhi di Jaime sono seri mentre la guarda. “Le nostre controparti potrebbero morire,” lui dice dolcemente. “Mi rifiuto di credere che se quello accadesse, significhi che moriremo anche noi.”
 
“Ma Jaime...se stiamo trovando solo quegli universi dove siamo insieme perché siamo insieme qui...e se in uno di quegli universi, uno di noi morisse...”
 
Lui scuote la testa. “Noi non moriremo, Brienne,” lui afferma. “Voglio dire, sì che moriremo, ma non a breve.”
 
“Quell’universo dove sono una septa—”
 
“Possiamo visitare quello lì per primo, se ti fa sentire meglio,” Jaime dice. “Se non altro, scopriremo tra non molto cosa succede quando la nostra controparte muore mentre siamo connessi con loro.”
 
Brienne trasalisce. “Allora, dovresti restare qui, a Castello Nero. Posso andarci da sola e farti sapere che succede.”
 
Jaime scuote la testa. “E far sì che tu mi dia del codardo nella piccola parte del discorso di ringraziamento per il premio Samwell che ti consentirò di leggere? Mai!”
 
Le labbra di Brienne si contraggono verso un sorriso, ma poi lei restringe gli occhi. “Che sta pianificando il Jaime prigioniero?”
 
Lui scuote la testa e sogghigna. “Abbiamo già concordato che non proveremo ad influenzare le nostre controparti.”
 
“Bè, allora non ci sarebbe nulla di male nel dirmelo!”
 
“Non voglio che influenzi Septa Brienne in modo inconscio!” Jaime ride. “Dovremo solo riconnetterci con quell’universo e vedere che succede.”
 
Brienne aggrotta le sopracciglia. “Va bene,” lei borbotta.
 
Jaime le rivolge un sorriso beato, e sorseggia il suo caffè.
 
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I generatori sono quasi alla massima potenza quando arrivano alla Barriera, e sono pronti ad iniziare i loro esperimenti entro un’ora, dopo che tutte le altre persone hanno lasciato la struttura.
 
Si accomodano sulle loro sedie nella sala di controllo, e Brienne prepara i computer prima di voltarsi verso Jaime.
 
“Sei sicuro di non voler andare a Castello Nero?” lei chiede, preoccupata.
 
Lui le rivolge un sorriso, i suoi occhi verdi brillano. “Sono sicuro,” lui risponde e, per un attimo, lei resta incantata dalla sua bellezza. Brienne si concede un secondo per invidiare Taena, per poi scacciare via quel momento.
 
“Bè,” lei dice, “avremo mezz’ora di tempo tra i vari impulsi, quindi se cambierai idea...”
 
Lui alza gli occhi al cielo. “Inizia l’esperimento, Junior, e fidati di me.”
 
Brienne gli rivolge un piccolo sorriso mentre lei preme invio.
 
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Brienne scava nell’affermazione del signor Lannister di non aver mai seguito alcun dio.
 
“Devi avere per lo meno seguito gli Antichi Dèi,” lei alla fine dice, in modo incerto.
 
“No, i miei nonni erano seguaci della Fede dei Sette,” lui replica, spensieratamente. “I miei genitori erano molto più scettici.”
 
Lei resta senza parole. Nei suoi tre anni passati in questa prigione, non aveva mai incontrato un altro uomo che sosteneva di non seguire nessun dio. Anche la creatura mezza selvaggia che le aveva morso la faccia aveva affermato di seguire la Fede dei Sette, proprio come lo aveva affermato il gigante che le aveva solo rotto il naso.
 
Lei fissa l’uomo in silenzio.
 
Lui cambia posizione a disagio, il rumore delle sue manette e delle sue catene è assordante nel silenzio della cella.
 
“Adesso mi lascerai ad affrontare il mio fato da solo, septa?” lui dice con voce strascicata.
 
“Io…”  lei si mordicchia il labbro, incerta su cosa dire.
 
Lui la guarda, con occhi grandi, calmi e cristallini.
 
“Eppure non hai paura,” lei continua.
 
“Non ho mai avuto paura della morte, septa. Non la voglio accogliere a braccia aperta; non la desidero...ma non ne ho paura.” La bocca di lui si piega in un sorriso che è quasi nascosto dalla sua barba arruffata. “Potresti dire che è stata mia amica tanto quanto è stata mia nemica. Ma se, nei prossimi due giorni, mi troverai un dio da venerare dove la morte non è una punizione, ma una benedizione, considererò di convertirmi.” Il suo sorriso diventa più stuzzicante. “Ma solo se me lo chiederai gentilmente. Brienne.”
 
Per sua sorpresa, lei arrossisce per il modo in cui lui dice il suo nome, per poi ricordare severamente a se stessa che lei è una septa, e che Jaime Lannister non è il primo uomo condannato che tenta di corteggiarla nella speranza che lei lo aiuterà a scappare. In tempi disperati si fanno cose disperate, lei si dice cupamente, e molti degli uomini che lei aveva consigliato erano stati davvero disperati.
 
Ma Jaime Lannister non sembra nemmeno disperato.
 
“Non so come darti consiglio,” lei alla fine dice.
 
L’espressione di lui diventa malinconica. “Niente più preghiere,” lui replica. “Niente più chiacchiere sugli dèi e il perdono—per adesso. Non ti chiederò di andare contro il tuo addestramento, septa. Ma vorrei chiederti di limitarti a parlare con me.” Lui cambia di nuovo posizione, le catene gli sferragliano.
 
Lei lo sta osservando con attenzione, e si ritrova a domandarsi cosa, esattamente, lui stia davvero pensando.
 
“Ho altri tre uomini che verranno impiccati domattina,” lei dice lentamente.
 
“Andrai a passare la loro ultima notte insieme a loro, pregando per le loro anime?” lui chiede, e sembra onestamente curioso.
 
Lei pensa a quegli uomini: uno stupratore che non starebbe nemmeno in prigione se non avesse ucciso la ragazza davanti a dei testimoni; un mostro di uomo che aveva ucciso molte persone dopo averle inseguite coi suoi cani; un giovane uomo della Valle che aveva gettato la persona sbagliata dalla Porta della Luna—o almeno è quello che lui sostiene. Quel giovane uomo è l’unico per cui lei prova della vera pietà. C’è qualcosa di strano nel modo in cui lui pensa, e lei non crede che lui comprenda appieno il fato che lo attende domattina. Qualche ora fa, il giudice Randyll Tarly si era limitato a congedarla, quando lei aveva cercato di portarlo alla sua attenzione, quando gli aveva ricordato dei nuovi decreti del giovane re.
 
Lei scuote la testa. “Nessuno di loro desidera sentirmi recitare delle preghiere per loro, stanotte,” lei risponde.
 
“E così sei qui, con me.”
 
“Se vuoi che io me ne vada—”
 
No!
 
Lei sbatte le palpebre sentendo la nota quasi disperata nella sua voce. Lei lo scruta più attentamente, desiderando che i suoi tratti non siano così oscurati dai suoi capelli lunghi e dalla debole luce nella cella.
 
“No,” lui ripete, in modo più calmo. “Credo che il silenzio in questa cella sia peggio del sapere che il patibolo mi attende.”  Lui le lancia un’occhiata e poi guarda altrove. “Ascolterò addirittura le tue preghiere, septa, se mi parlerai anche di altre cose.”
 
“Io...non c’è molto altro di cui io possa parlarti.”
 
Lui sorride. “Hai un fratello testardo e due sorelle che, non ho alcun dubbio, sono testarde quanto te e tuo fratello. Quello è un inizio.”
 
Lei esita, e si meraviglia della parte di lei che le sta praticamente gridando di lasciarlo—adesso—prima che sia troppo tardi. Di lasciarlo a crogiolarsi nel suo senso di colpa e di non tornare fino a quando non sarà giunto il momento di scortarlo verso il patibolo. Perché se lei resta...se lei resta...
 
Se lei resta, le cose cambieranno per sempre.
 
Il signor Lannister piega la testa di lato mentre la guarda, i suoi occhi sono indagatori. “Brienne?”
 
Lei deglutisce pesantemente, e dice, “Sono cresciuta su un’isola. Le sue acque oceaniche sono così blu, che è conosciuta come l’Isola degli Zaffiri, anche se i suoi terreni sono così verdi, che dovrebbe essere invece chiamata l’Isola degli Smeraldi.”
 
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Brienne sbatte le palpebre e guarda Jaime. Jaime sta aggrottando la fronte e la sta guardando con un cipiglio perplesso.
 
“Che c’è?” lei chiede, sulla difensiva.
 
“Stai cercando di influenzare Septa Brienne?” lui domanda, accusatorio.
 
Lei spalanca gli occhi. “Non in modo conscio,” lei risponde. “Stai cercando di influenzare il Jaime prigioniero?”
 
“Niente affatto,” lui sbotta, per poi fissarla intensamente, il cipiglio sul viso di lui si fa più profondo.
 
Lei aggrotta la fronte. “C’è qualcosa che non va?”
 
Lui scuote la testa. “Io...io non sono sicuro,” lui replica lentamente, per poi scuotere di nuovo la testa. “Niente.” Lui si alza. “Vado a sgranchirmi le gambe. Vuoi qualcosa?”
 
“Caffè,” lei risponde, ancora confusa dall’espressione sul viso di Jaime. Lui annuisce e lei aggrotta la fronte, mentre lui lascia la stanza come se i piedi gli andassero a fuoco.
 
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Jaime torna dopo qualche minuto con due tazze di caffè per tutti e due. Brienne alza lo sguardo con un breve sorriso di ringraziamento, prima di tornare a scrivere i suoi appunti.
 
Lui si appoggia all’indietro, sorseggiando il proprio caffè. Lui dovrebbe star prendendo dei propri appunti, lo sa, ma per ora è contento di limitarsi a stare seduto e guardare Brienne.
 
Lui aggrotta le sopracciglia.
 
Il Jaime prigioniero ha ragione, lui pensa, irritato. Brienne ha davvero degli occhi gentili e straordinariamente belli, e nella penombra della cella, lei ha una presenza e una bellezza che gli tolgono il fiato.
 
Che tolgono il fiato al Jaime prigioniero, lui ricorda rapidamente a se stesso.
 
Brienne gli getta uno sguardo e poi guarda l’orologio. “Ci siamo quasi,” lei lo informa, abbassando la sua penna.
 
Lui annuisce, e si sente una merda per il modo incerto con cui lei gli sorride.
 
Jaime si raddrizza sulla sua sedia. “Mi dispiace, Brienne. È solo che...” Lui sospira. “E’ solo che sto trovando difficile scacciare i pensieri del Jaime prigioniero dalla mia mente.”
 
Brienne aggrotta la fronte. “Vuoi tornare a Castello Nero?”
 
“No, no, adesso sto bene.” Lui le sorride col suo sorriso più ammaliante. “Davvero.”
 
Il cipiglio di lei non si attenua. “Forse dovresti semplicemente dirmi cosa sta pianificando il Jaime prigioniero...”
 
Lui ride. “Bel tentativo, Brienne.”
 
Lei scrolla le spalle. “Dovevo provare,” lei ribatte, sorridendo in modo ampio mentre preme invio.
 
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“Hai sempre voluto essere una septa?”
 
La voce di Jaime è piena di sonno, e Brienne sobbalza leggermente. Lui era stato in silenzio per così a lungo, che lei credeva che lui si fosse rifugiato in quel dolce oblio. A dire la verità, anche lei si era appisolata un po’.
 
“Io...”
 
“Niente bugie, Brienne,” lui dice, e adesso c’è un filo di divertimento nella sua voce. “Puoi condividerli i tuoi segreti. A chi potrei mai raccontarli?”
 
A chi potrebbe mai raccontarli, davvero, lei pensa tristemente e, non per la prima volta, desidera che ci sia una qualche altra opzione oltre alla morte per gli uomini di questa prigione. Non che il giudice Tarly sarebbe d’accordo. Nel corso degli ultimi anni, lei aveva cercato di persuadere il Giudice Impiccatore ad essere più misericordioso; Brienne sospetta che lui impiccherebbe anche lei, se riuscisse a pensare a una ragione per farlo. Al momento, lui sta solo aspettando una scusa per costringerla ad abbandonare la sua pozione di septa qui. Certe volte, lei si domanda se non sta sperando di dargliene una.
 
“Brienne?” Jaime la chiama, e lei trasalisce leggermente. Le sembra molto tardi, e lei si chiede quanto ci vorrà prima che albeggi. Lei dovrebbe andarsene, si dice. Dovrebbe andarsene e andare a riposarsi un po’, così da poter scortare i prossimi tre uomini fino al patibolo.
 
“No,” lei risponde piano, “no, non ho sempre voluto essere una septa.”
 
Jaime sembra sorpreso. “No? E allora come mai lo sei diventata?”
 
“Non c’era nient’altro,” lei replica, in parole povere. “Ero stata promessa in sposa tre volte, e dopo che l’ultima volta era stata...infruttuosa, le mie opzioni erano limitate. I miei genitori avrebbero amato farmi rimanere a casa, ma non potevo semplicemente vivere della loro carità e poi dipendere dalla benevolenza di mio fratello dopo la morte dei nostri genitori.”
 
“Avresti potuto rispondere a un annuncio ‘cercasi moglie’; saresti potuta andare alla frontiera nordica.”
 
“Non riuscivo a immaginarmi sposare un uomo che non avevo mai visto. Inoltre dubito che sarei stata accolta a braccia aperte una volta che mi avessero vista.”
 
Jaime ridacchia. “Ho sentito che i Bruti vogliono donne forti, septa. Forse saresti stata accolta meglio di quanto pensi.”
 
“E pertanto destinata al lavorare sodo, destinata al letto del parto, e a nient’altro.”
 
“E quindi hai deciso di diventare una septa?” Lo scetticismo di lui la fa trasalire.
 
“Era l’unica opzione disponibile per me,” lei spiega, e anche se tenta di mantenere il suo tono neutrale, Brienne capisce, dal modo in cui lui la guarda, che lui ha colto la tristezza che si cela sotto quelle parole.
 
“Ma ci credi davvero? Alla Fede dei Sette?”
 
“Io ci credo davvero,” lei afferma in modo deciso. “Diventare una septa potrà non essere stato il mio percorso di vita preferito, ma l’ho camminato con gioia.”
 
“C’è il perdono nella Fede dei Sette per uno come me?”
 
“In ogni religione c’è il perdono per uno come te,” lei replica con gentilezza.
 
“Ma nessun perdono nel reame degli uomini.”
 
Lei esita. “Se intendi sapere se la tua sentenza sarà cambiata in qualcos’altro che non sia la morte, allora la risposta è no.”
 
Lui le rivolge un sorriso stanco. “Anche se avevo un buon motivo per fare ciò che ho fatto?”
 
Lei gli rivolge uno sguardo triste. “Non c’è molto spazio per la misericordia nelle nostre leggi,” lei ribatte lentamente. “Tu hai ucciso un uomo, e non importa quale fosse la ragione, quello viene punito con l’impiccagione.”
 
“E il Giudice Impiccatore ama elargire quella sentenza.”
 
“E’ la legge.”
 
“C’è la legge, poi c’è la misericordia, e poi c’è la giustizia. Dimmi, septa, che sentenze pronunceresti per gli uomini in questa prigione, se fossi tu il giudice?”
 
“Non sono il giudice,” lei risponde. “Non pronuncio nessuna sentenza, né vorrei farlo. Sono qui per alleviare la tua anima così che tu possa andare incontro al tuo destino con una coscienza pulita, e con una qualche sembianza di rimorso e di dignità. Sono qui per assisterti nel dire qualsiasi preghiera tu desideri recitare, a qualsiasi dio tu veneri. Non sono qui per pronunciare dell’ulteriore giudizio verso di te—o verso la tua sentenza.”
 
Il mezzo sorriso di lui è sottile e affilato. “Pensi davvero che le preghiere salveranno le nostre anime?”
 
“E’ l’unica cosa che abbiamo,” lei replica, in modo calmo. “Mi hai detto che non sei mai stato introdotto a una qualche fede. Com’è possibile? I tuoi genitori in cosa credevano?”
 
“I miei genitori credevano nel nome della nostra famiglia e a nient’altro,” lui risponde, e ora il suo sorriso è un po' più rilassato. “Se credevano in una qualche religione, non me l’hanno mai imposta...e non me ne hanno mai parlato.”
 
“Quello lo trovo difficile da credere,” Brienne dice incerta.
 
Jaime scrolla le spalle, cambiando posizione nelle sue catene. “Non mi importa se mi credi o no, septa. È la verità, e che tu ci creda o no, quello non cambia. Non ho mai dato la mia fede a un qualche dio.” Lui si ferma e si acciglia, fissando nel vuoto.
 
“Hai soltanto questa notte e domani prima di dover affrontare il patibolo,” Brienne dice nel modo più gentile possibile. “Forse dovresti riconsiderarlo.”
 
Il sorriso di Jaime è dolceamaro. “Forse dovrei.”
 
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“Dove sei cresciuto, signor Lannister?”
 
Brienne non lo sa quanto tempo è passato. Il tempo non ha alcun significato nella penombra della cella, seduta sulla sua sedia scomoda, ma fuori dalla singola piccola finestra in alto nel muro, il cielo è scuro.
 
Il signor Lannister prende un brusco respiro, come se lei lo avesse fatto risvegliare di colpo.
 
“Mi dispiace,” lei dice. “Stavi dormendo.”
 
“Dormo raramente qui,” lui replica, “e il mio nome è Jaime. Brienne.”
 
“Signor Lannister—”
 
Lui ridacchia, in modo lento, profondo e rauco. “Sono cresciuto nelle Terre dell’Ovest,” lui spiega.
 
“Lannister,” lei mormora, “Lannister. Sei imparentato coi Lannister di Castel Granito?” Lei aggrotta la fronte. “Sei imparentato col giovane re?”
 
Lui ridacchia un’altra volta. “Vengo da un ramo distante della famiglia. Pensi che persino il Giudice Impiccatore mi avrebbe condannato a morte se fossi un parente stretto del giovane re? O peggio: un parente stretto di Tyrion Lannister, il Primo Cavaliere del re?”
 
“Probabilmente,” lei risponde in modo secco.
 
I denti di lui lampeggiano in un sorriso. “Bè, allora si guadagna il suo soprannome onestamente. Che è più di quello che si può dire riguardo molta gente in questo mondo pazzo.” Lui si ferma, distogliendo lo sguardo, accigliandosi un po’. “Sono lontanamente imparentato anche con la famiglia reale. Sono cresciuto a Lannisport, all’ombra di Castel Granito. Lì, le acque sono così piene di navi, che se sono mai state blu, era molto prima che io nascessi.”
 
“Come sei finito qui?” Lei intende qui, nella più famigerata prigione di Westeros, nei meandri delle Terre dei Fiumi, arroccato sul bordo del Tridente. In questa prigione, anche la misericordia del giovane re è accettata solo se il Giudice Impiccatore concorda con essa…e lui di rado concorda con essa, non importa quanti nuovi decreti il giovane re possa emettere.
 
Lei pensa al giovane uomo dalla Valle, che non capisce appieno cosa gli sta per succedere. Lei pensa agli stupratori a cui Randyll Tarly permette di camminare liberi. Almeno l’uomo coi cani merita di morire, lei pensa, ed è sconvolta dal rancore nel proprio cuore.
 
Il signor Lannister cambia di nuovo posizione, le sue catene tintinnano quando scrolla le spalle. “Ho fermato un uomo dallo stuprare una ragazza. Sfortunatamente, l’ho ucciso invece di mutilarlo soltanto, e mi ritrovo qui seduto.”
 
Brienne aggrotta la fronte. “Il giovane re ha emesso un editto che dice che chiunque uccida una persona per fermare un crimine deve essere risparmiato dal patibolo.”
 
“Il giovane re non è qui, non è così?” Il sorriso del signor Lannister è freddo e amaro. “Mi domando, che ne penserebbe il giovane re di questa prigione?”
 
“Lui ci pensa abbastanza,” Brienne replica. “Esiste ancora, non è così? E anche il Giudice Impiccatore esiste ancora insieme ad essa.”
 
Jaime la valuta con attenzione. “Già,” lui mormora. “E tu come ci sei finita qui?”
 
Lei sbatte le palpebre e distoglie lo sguardo.
 
“Septa Brienne?” lui chiede, stuzzicandola un po’. “Hai un segreto?”
 
Lei stringe le labbra e lancia un’occhiata alla porta della cella. Non sono mai davvero da soli, ma stanotte la guardia fuori è Gendry Waters, lo stesso uomo che una volta le aveva salvato la vita quando nessun’altra guardia era stata disposta ad agire. Lei non si fida un granché di lui—ma ciò che l’ha portata in questa prigione non è affatto un segreto.
 
“No,” lei dice, mantenendo la voce bassa. “Non un segreto.” Lei cambia posizione sulla sedia scomoda e sospira. “Quando sono diventata septa, ero stata mandata ad Approdo del Re. Mio padre ha una certa levatura sociale nel regno, ed era stato deciso che mi sarei unita all’ordine che serve l’Alto Septon in persona. Ero giovane ed idealista, ed ero fervida nel mio desiderio di servire sia i Sette che il popolo del regno. Il giovane re era appena asceso al trono e aveva già iniziato ad avviare delle riforme, che io supportavo con tutto il cuore. Io...avevo dimenticato quale fosse il mio posto, e avevo iniziato a implementare i decreti del re senza aspettare che l’Alto Septon accettasse quei decreti.”
 
Lei si ricorda la rabbia dell’Alto Septon, il…richiamo al fatto che i suoi voti di obbedire all’Alto Septon avevano la precedenza sugli ordini del re.
 
“E quindi sei stata mandata qui, per insegnarti una lezione?”
 
“Avevo fatto giuramento di obbedirlo,” lei si limita a dire.
 
Gli occhi del signor Lannister sono affilati e indagatori. “Che ti ha fatto, Brienne?” lui domanda, il suo tono di voce è basso e pericoloso.
 
Il sorriso di Brienne è esile, ma in ogni caso, sa che lei non è in grado di nasconderne la tristezza. “Ho fatto i miei voti davanti ai Sette,” è tutto ciò che lei risponde.
 
Il sorriso di Jaime è sottile. “E l’Alto Septon non è il tipo che perdona o dimentica dei voti infranti, vero?”
 
Lei getta di nuovo uno sguardo alla porta, per poi incontrare con calma il suo sguardo. “No, signor Lannister. Non è il tipo.”
 
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Brienne cade in un mezzo dormiveglia, la testa le ciondola, il mento le si è appoggiato al petto. La parte di lei che è ancora semi sveglia pensa che dovrebbe andarsene nei suoi appartamenti e prendere quel poco di riposo che può. Due dei tre uomini non le infesteranno i sogni domani, ma quel ragazzo dalla Valle...
 
“Brienne?”
 
Lei si sveglia di colpo.
 
“Signor Lannister.”
 
Lui ridacchia, un po’ assonnato. “Ho appena sognato di venir trascinato per tutti i sette inferi mentre urlavo in agonia. Adesso credo di essere pronto a sentire di nuovo quello che hai da raccontarmi sugli dèi.”
 
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Il signor Lannister le fa a sua volta delle domande su ogni religione e ogni dio, fino a quando, alla fine, mentre l’oscurità fuori dalla piccola finestra, in alto sul muro della cella, si schiarisce lentamente per diventare alba, lui le chiede della nuova religione a Westeros: la Snowianità.
 
“Gli Snowisti venerano Jon Snow,” lei gli racconta, con la voce piena di sonno. “Loro credono che lui sia morto e che sia stato fatto risorgere per proteggerci dalla minaccia degli Estranei. Quando la Seconda Guerra per l’Alba era terminata, e l’ultimo degli Estranei era stato distrutto, il ghiaccio che gli Estranei avevano usato per coprire il mondo si era sciolto. Gli oceani si erano scongelati e i fiumi scorrevano di nuovo liberi e rapidi. È per questo che i seguaci di Jon Snow vengono battezzati nei fiumi che scorrono veloci.”
 
Gli occhi di Jaime sono pensierosi. “Come implori il perdono in una religione del genere?” lui domanda.
 
“Proprio come in tutte le altre. Preghi Jon Snow per ottenere il suo perdono e la sua misericordia. Lui si era sacrificato per tutta l’umanità nella Seconda Guerra per l’Alba. I seguaci credono che se preghi abbastanza intensamente, Jon Snow ti concederà la sua misericordia, e quindi anche tu risorgerai.”
 
Il sorriso di Jaime è sottile. “In base a come sia la tua vita, quella potrebbe non essere una benedizione.”
 
Il sorriso di Brienne è involontario. “Quella è davvero una giusta osservazione.” Lei lo osserva con attenzione. “Continui a farmi domande sulla Snowianità. È questa la fede che ti sta chiamando a sé nella tua ora del bisogno?”
 
Jaime sospira. “Sì, anche se non capisco il perché.”
 
“La fede non è qualcosa che si può sempre capire,” Brienne dice gentilmente. “La fede, qualche volta, è seguire dove sei attirato.”
 
Lui sorride, i suoi occhi sono pieni di calore. “E se vieni attirato da una persona invece che da una fede?”
 
“E’ di questo che la Snowianità tratta,” lei risponde. “E’ l’unica religione al mondo che sappiamo con certezza avere una figura storica alla base.”
 
“Jon Snow era reale?” Jaime domanda, sorpreso.
 
“C’è dell’evidenza che ci fosse davvero un uomo di nome Jon Snow, sì, e che era stato ucciso alla Barriera, prima del suo crollo. Il resto...bè, nessuno sa davvero quanto delle storie sulla Seconda Guerra per l’Alba fosse reale e quanto sia semplicemente leggenda e mito. Gli Estranei? I draghi? La magia?”
 
“Non credi nella magia, Brienne?” Jaime chiede, la sua voce è un basso brontolio.
 
Lei sbatte le palpebre guardandolo. “Solo nella magia della fede,” lei dice pudicamente, ignorando il piccolo brivido che le scorre lungo la schiena quando lui pronuncia il suo nome.
 
Lui ridacchia. “Bè, quello è un tipo di magia.”
 
“Vorresti che ti insegnassi le preghiere della Snowianità?”
 
Lui la valuta con attenzione, e lei si domanda cosa gli stia passando per la mente, per far sì che lui la guardi in quel modo.
 
“Per favore,” lui dice, con una voce rauca. “Non ho tanto altro tempo a disposizione per implorare il perdono di qualche dio.”
 
No, Brienne pensa, mentre inizia ad intonare una preghiera, e il cielo continua a schiarirsi all’esterno. Gli restano soltanto un giorno e una notte prima che lui dovrà camminare verso il patibolo, e la voce di Brienne vacilla un po', mentre un’acuta ondata di dolore la sommerga a quel pensiero.
 
*/*/*/*/*
 
Brienne se ne va quando la finestra mostra che il sole è completamente sorto.
 
“Tornerai stanotte?” il signor Lannister chiede e, per la prima volta, c’è un filo di preoccupazione nella sua voce.
 
Lei sbatte le palpebre come un gufo guardandolo, la porta della cella è aperta e la nuova guardia—Ronnet Connington—sta aspettando in modo impaziente con un’espressione sgarbata sul volto. Lei annuisce, per poi andarsene, rivolgendo alla guardia uno sguardo altezzoso, mentre lo oltrepassa a grandi passi.
 
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Lei non prova alcuna pietà per l’uomo che usava i suoi cani sulle sue vittime. Sente solo un minimo di pietà per lo stupratore.
 
Ma il ragazzo dalla Valle...
 
Quando è tutto finito, lei scappa nella sua camera da letto.
 
Lei cerca di pregare, ma tutto quello che fa è piangere a dirotto.
 
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Brienne guarda Jaime, con le lacrime negli occhi.

Il viso di Jaime è torvo quando la fissa di rimando.
 
“Che è successo?” lui vuole sapere.
 
Lei glielo spiega, per poi dire, “So cosa sta pianificando il Jaime prigioniero.”
 
“E lei lo sa?”
 
Lei tira un po’ su col naso e afferra un fazzoletto. Si pulisce il naso e dice, “Non provare ad influenzare il Jaime prigioniero.”
 
L’espressione di lui si rilassa leggermente. “Non lo farò.”
 
Brienne si asciuga gli occhi, e dice, “Non ho comunque intenzione di dirtelo.”
 
Ora lui sorride. “Bella mossa, Junior,” lui commenta, ed apre le braccia.
 
Lei esita, ma poi gli si avvicina. Appoggia la testa sulla spalla di Jaime, mentre le sue braccia le si chiudono intorno, e lei, insieme alla Septa Brienne, piange per quel povero ragazzo confuso.
 
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“Pronta?” Jaime chiede quando Brienne ritorna dal bagno. Il viso di lei brilla di un rosso accesso, a causa delle lacrime che aveva sfregato via.
 
Lei annuisce mentre si siede.
 
Lui le stringe la mano gentilmente, e preme invio.
 
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Quella sera, Brienne è composta come sempre quando arriva alla porta della cella del signor Lannister. Lei sa che ci sono delle ombre nei suoi occhi, ma nessuna delle altre guardie lo nota. Il signor Lannister le rivolge uno sguardo attento quando lei si sistema di nuovo sulla sedia.
 
“È stato brutto?” lui chiede.
 
“L’ultimo,” lei replica, con gli occhi rivolti alle proprie mani piegate elegantemente. “Era solo un ragazzino, e anche lento di comprendonio, per giunta.”
 
“Credevo che il giovane re avesse decretato delle nuove leggi che proibissero l’esecuzione di quelli lenti di comprendonio?”
 
Brienne mantiene lo sguardo sulle proprie mani: grosse, lentigginose e mascoline, ma inutili come quelle di un bambino. “Forse quell’informazione non ha ancora raggiunto il giudice Tarly.”
 
Il silenzio accoglie le sue parole, e dura fino a quando lei alla fine rialza lo sguardo su quello di lui.
 
“Sono riusciti a spezzarti, Brienne?” lui domanda dolcemente.
 
Lei lo fissa senza sbattere le palpebre, e sente una vampata di calore insorgere sulle sue guance. “No,” lei risponde.
 
Lei lancia un’occhiata alla porta della cella, e si trattiene dal far fuoriuscire le parole che vuole dire: vorrebbe raccontargli delle lettere che aveva scritto all’Alto Septon, solo per poi avere quel santo uomo punirla ancora di più per avere osato mettere in discussione il giudice Tarly. Lei vorrebbe raccontargli dei messaggi che aveva mandato—in maniera anonima—ad ogni membro del concilio ristretto, al Primo Cavaliere del re, raccontando loro delle condizioni della prigione, di come i decreti del giovane re venissero ignorati. Lei vorrebbe raccontargli di ogni singolo litigio che aveva mai avuto col giudice Tarly, ogni obiezione che lei aveva mai espresso, ogni minima gentilezza che lei dava ai prigionieri, ogni momento in cui lei era riuscita ad opporsi al Giudice Impiccatore, non importa se in modo minimo.
 
Solo che è stato tutto inutile. I suoi sforzi non hanno mai salvato una singola vita, e i suoi messaggi sono stati ignorati.
 
“No,” lei ripete. “Non sono loro ad avermi spezzata.” No, gli uomini come Randyll Tarly e l’Alto Septon non potevano spezzarla, ma quegli uomini vicini al giovane re, quegli uomini che hanno ignorato le sue suppliche…
 
Lei incontra il suo sguardo con un proprio sguardo fermo. “Vorresti che ti raccontassi altre cose riguardo la Snowianità?”
 
Gli occhi di lui sono indagatori, e lei trattiene il respiro.
 
“Sì,” lui risponde lentamente, “sì. Per favore.”
 
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Lei gli parla, ancora, di quella religione, e lui le fa delle domande approfondite e intelligenti.
 
“Hai pensato a lungo a questa cosa,” lei dice, mentre il cielo si fa scuro fuori dalla sua piccola finestra.
 
“Non c’è nient’altro da fare in questa cella, a parte pensare e dormire,” lui replica con un sorriso accennato.
 
“Almeno tu hai riflettuto sul fato della tua anima immortale. Quello è più di quanto altri non abbiano fatto.”
 
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Discutono di teologia. Anche adesso, mentre le ore della sua vita si assottigliano sempre di più, il signor Lannister sfida le sue convinzioni e tutto ciò che lei ritiene sacro. O forse sono le ore della vita di Brienne che si stanno assottigliando sempre di più.
 
Nella penombra della cella, lei trova di non riuscire a capire la differenza.
 
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Si sono assopiti; lui sul letto, nelle sue catene; lei sulla sua sedia scomoda, quando lui si sveglia di colpo, con le catene che sferragliano. Anche lei si sveglia, annaspando in modo nitido.
 
Lui sbatte le palpebre verso di lei in modo stanco, e pensa che c’è una dignità e che c'è una presenza in lei. Lui non si era aspettato di trovare qualcuno come lei in questo posto. Una persona buona, gentile e una vera devota. Lei sbatte in modo assonnato quei suoi occhi splendidi, e lui pensa che in questa luce, lei è quasi bellissima, che sia una septa o no.
 
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Parlano per un altro po’ di tempo, e poi Jaime dice, “Verrò impiccato domattina?”
 
“Un’ora dopo l’alba,” Brienne replica.
 
“Allora, se vuoi salvarmi l’anima, devi farlo ora.”
 
Lei lo fissa, senza sbattere quegli occhi blu e senza fondo. “Sì,” lei dice, e lui si chiede cosa lei stia pensando.
 
“Desidero convertirmi alla Snowianità,” lui dichiara, rivolgendole un mezzo sorriso.
 
“Anche solo così che tu possa lavare via lo sporco di questa cella dalla tua pelle prima di essere impiccato?” lei domanda.
 
Lui ridacchia. “Se riuscirai a convincere la mia guardia a darmi abbastanza acqua per poterlo fare.”
 
Lei piega la testa di lato, il suo sguardo è deciso mentre si alza e cammina verso la porta.
 
“Hyle,” lei dice quando la guardia apre la porta. “Trova un’altra guardia. Porteremo il prigioniero al fiume per il suo battesimo.”
 
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Septa Brienne li guida verso il fiume, blaterando delle preghiere. Jaime tiene la testa chinata, in una posizione di penitenza, i lunghi capelli gli nascondono il viso, e si domanda cosa sappia Septa Brienne, e cosa lei stia pianificando. Lei non è una sciocca. È devota, innocente e ingenua, sì, ma non una sciocca, e dei suoi tre accompagnatori, lei è quella che lo preoccupa di più.
 
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Brienne guida al fiume l’uomo condannato, intonando delle preghiere per tutto il tempo. Mentre prega, lei si chiede cosa, esattamente, Jaime Lannister stia pianificando di fare. Lei ha visto molti uomini penitenti negli anni che ha passato alla prigione, assistendo gli uomini condannati a morte, e se c’è una cosa che sa è che Jaime Lannister non ha intenzione di convertirsi alla Snowianità, o alla Fede dei Sette, o a qualcuna delle altre fedi che ci sono al mondo. Il bagliore nei suoi occhi è ancora troppo peccaminoso, troppo subdolo, troppo provocatorio, anche dopo due notti insonni e con morte che lo attende tra poche ore.
 
Lui non è un uomo che ha paura di morire.
 
A quel pensiero, lei inciampa leggermente, e le due guardie che li stanno scortando sghignazzano per la sua goffaggine. Neppure le sue tuniche da septa riescono a proteggerla dalla loro derisione. La rabbia di Brienne si infiamma subito, per poi affievolirsi con la stessa velocità.
 
“Stai bene, Septa Brienne?” Jaime mormora, e lei gli rivolge lo sguardo, annuendo velocemente con la testa.
 
Lui sorride in modo ampio. “Bene. Detesterei vederti infortunata prima che tu mi abbia salvato l’anima.”
 
“Anch’io.”
 
Una delle guardie dà un forte spintone a Jaime e, questa volta, sono i piedi di lui a scivolare, e lui urla di dolore mentre cade in ginocchio sulle rocce taglienti, il rumore delle sue catene e delle sue manette è fragoroso nella notte tranquilla.
 
“Hyle,” lei sbotta, bruscamente, affrettandosi per aiutare Jaime a rialzarsi in piedi.
 
“Grazie, septa,” lui dice e, per un attimo, lei non sembra poter distogliere lo sguardo dai suoi occhi verde smeraldo.
 
“Hai intenzione di lasciare che il suo bel faccino ti distragga, septa?” le grida la seconda guardia, e Brienne si allontana di tutta fretta.
 
Lei si volta verso chi aveva parlato, rivolgendogli uno sguardo fisso. “Pregherò anche per te, signor Connington,” lei afferma, continuando a guidarli verso il fiume.
 
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Finalmente, arrivano al fiume, rallentati dalle ginocchia graffiate e ferite di Jaime.
 
Septa Brienne ordina alle guardie di togliergli le manette, e poi lo guida verso il fiume.
 
“Non sono una sacerdotessa Snowista,” lei gli ricorda mentre sono in piedi nell’acqua, che arriva fino alle loro cosce, le guardie stanno osservando con circospezione dagli argini del fiume, con delle pistole a portata di mano.
 
“Lo so,” lui replica, “ma basta che conosci le parole...quello dovrebbe essere sufficiente.”
 
“Non si tratta delle parole, signor Lannister,” Brienne dice, “si tratta di quello a cui credi davvero nel tuo cuore.”
 
Credo che sembri una dea in questa luce, lui pensa, ma si limita a dire, “Sì, septa.” Lui abbassa la voce. “Non mi aspettavo di incontrarti. Brienne.”
 
Lei spalanca gli occhi, e lui pensa che sono gli occhi più belli che abbia mai visto.
 
“Nemmeno io mi aspettavo di incontrarti,” lei replica, la sua voce è molto bassa, così che le guardie non possano sentire. “Jaime.”
 
Lui sorride e, anche nell’oscurità, può vedere che lei arrossisce. Lei distoglie lo sguardo, e poi inizia a recitare le preghiere, le punte delle dita di lei si appoggiano leggermente sulla fronte di Jaime, poi gli scendono sul petto, toccando ogni punto dove il salvatore, Jon Snow, era stato accoltellato prima di risorgere per salvare tutti da un antico male.
 
Lei finisce la preghiera, e a quel punto arriva il momento della verità.
 
I loro sguardi si incontrano nella luce della luna, e Jaime sa che lei dovrebbe abbassarlo nell’acqua. Se lei dovesse abbassarlo—
 
Lei gli dà un forte spintone dalle spalle, e lui si rilassa, lasciandosi cadere all’indietro nell’acqua—e dopo lui è sott’acqua e sta scalciando e scivolando via il più velocemente che può.
 
Torna in superficie per prendere fiato, e sente le grida delle guardie, la voce eccitata di Brienne, e scende di nuovo sott’acqua col rumore di uno sparo che gli fischia nelle orecchie.
 
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Jaime si è già quasi alzato dalla sua sedia, le sue mani stanno stringendo con forza il braccio di Brienne, prima di rendersi conto di essere ritornato nella sala di controllo.
 
“Dèi,” lui grugnisce, ricadendo sulla sedia.
 
“Puoi lasciarmi andare, Jaime,” Brienne dice.
 
Lui realizza che le sta ancora stringendo il braccio.
 
“Stai bene?” lui domanda, la sua presa si fa più stretta. “Voglio dire...sì, stai bene, ma anche—lei sta bene?”
 
Brienne appoggia la mano su quella di Jaime.
 
“Lei sta bene. Te lo giuro.”
 
“Grazie agli dèi,” lui grugnisce, attirandola a sé in un abbraccio.
 
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