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Autore: Giorgiaaisha    20/05/2022    1 recensioni
Poggio le mani sulla porta a vetri e mi avvicino con la testa per guardare meglio dentro.
Strano, le luci sono accese e vedo delle persone che girano per il negozio.
Qualcuno si accorge di me e chiedo:
" È chiuso?"
Non ricevo risposta ma uno sguardo interrogativo.
Mia sorella intanto si è appoggiata di schiena al riparo dalla pioggia e sta tentando di strizzare i suoi capelli.
Riprovo.
"È chiuso?"
Ora mi guardano tutti perplessi.
Mi giro verso mia sorella e le dico:
"Ma sono scemi?"
Lei alza le spalle e continua a sistemarsi i capelli.
Busso e ripeto alzando un po' di più il tono della voce.
Finalmente vedo una ragazza nascosta dietro a un abito che timidamente mi fa cenno con il dito verso destra.
Giro lo sguardo e i miei occhi si incrociano con quelli di un bel ragazzo orientale.
Voleva indicarmi lui?
Lo guardo con aria perplessa e lui mi sorride.
"Credo che la ragazza ti stesse indicando l'entrata. Quella porta è chiusa, ma qui è aperta, vedi?"
Mi giro e vedo che il tipo ha perfettamente ragione. La porta è del tutto spalancata.
Che gran figura di merda!
Non lo voglio più il cappellino.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tsubasa Ozora/Holly
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Le porgo la mano e con un leggero inchino la invito a ballare con me.
Le sue guance si colorano di rosso e abbassa timidamente lo sguardo, mi porge la mano e iniziamo la nostra danza sulle note di una bellissima lambada. La sala è piena di coppie, eppure in questo momento non ci siamo che noi. Sento il mio cuore che corre veloce e non riesco a spiegarmi come mai io abbia queste reazioni, in fondo la conosco da poco. Jo è molto carina, è simpatica, vivace e dolce. Ho notato che se si imbarazza abbassa lo sguardo e il suo viso si tinge di un tenero rosso porpora, è una qualità rara da trovare nelle ragazze al giorno d'oggi. Mi sono sentito attratto da Jo dal primo momento in cui i miei occhi si sono posati su di lei: una buffa ragazza che tentava di buttare giù la vetrata di un negozio. Sorrido al ricordo di quanto era imbarazzata per la figuraccia appena fatta e torno a guardarla.
I suoi fianchi si muovono ritmicamente, a tempo con la musica e con il mio corpo. Menomale che in Brasile ho imparato a ballare, altrimenti la figuraccia sarebbe toccata a me questa volta.
Improvvisamente decido di farla roteare allontanandomela un pochino e con decisione la riattiro a me, evidentemente non se lo aspettava perché nel tornare indietro perde l'equilibrio e finisce sul mio petto. 
Immediatamente si ricompone, mi guarda, tira leggermente la testa indietro e con una risata cristallina che mi riempie il cuore mi dice: "il tuo petto deve avere qualcosa di magnetico per me". Sorrido al suo modo di essere così brioso, ma mentre stiamo per riprendere il nostro ballo la musica si ferma e la stanza inizia a diventare più scura. 
La voce del cantante ci annuncia che su richiesta del fidanzato di non so chi, in occasione del loro anniversario, metteranno un lento a cui tutte le coppie sono invitate a ballare.

"Oh! Allora grazie per il bellissimo ballo" dice Jo.
"Non ti va di rimanere un altro po' a ballare con me?"

E lo fa di nuovo. Abbassa lo sguardo e arrossisce e io sento un tuffo al cuore.

"O-ok", risponde timidamente.

Ci avviciniamo e le cingo i fianchi, lei porta le sue braccia intorno al mio collo e senza volerlo il mio corpo si irrigidisce. Deve averlo notato perché si scosta leggermente e mi chiede se va tutto bene.
Non so neanche io perché ho reagito così, ho ballato una lambada e il suo corpo era spalmato sul mio, ma vederla compiere questo gesto intimo mi ha suscitato una forte emozione. Per un instante ho desiderato che questo momento potesse ripetersi più e più volte. 
Torno in me e portandomi la mano dietro la nuca le sorrido e le dico che va tutto bene.
Torniamo a ballare e ora che mi sto abituando a questo tenero contatto tra noi sento una profonda sensazione di benessere e di calma. Il mio cuore è colmo di gioia e mi sembra di ballare su una nuvola. Penso che questo sia un buon momento per parlare un po' con lei, dopo, con la musica alta e la squadra intorno, sarà difficile per me riuscire a intrattenere una conversazione.

"Se non sbaglio prima hai detto di volere una mia maglia e che ti è piaciuto come ho giocato"

Sposta il viso e mi guarda con occhi sgranati. Arrossisce violentemente e inizia a scuotere la testa velocemente.
Cielo se è buffa!

"Non ti è piaciuto il mio gioco?"
"Nooo! Cosa dici? Sei stato bravissimo. Non credevo che fossi così bravo. Ecco... i-io non credevo fossi tu!"
"Quindi ora non la vuoi più la maglia?"
"No! La voglio, ma ecco... io... oh! Al diavolo, si! La voglio!"

La guardo un attimo perplesso e poi scoppio a ridere! Lei gonfia le guance e mi guarda di traverso e io rido ancora di più.
È tremendamente buffa!
Smetto di ridere altrimenti rischio di farla arrabbiare e le chiedo:

"Qual'è il sogno che ti sei portata dietro? Sei forse... beh, si. Ecco. Sei fidanzata?"

Mi guarda fisso negli occhi. Il suo sguardo è fermo e deciso. Lo sapevo! È fidanzata!
Non dice nulla e io non so più che fare. Sto quasi per portare la mano dietro alla nuca quando la sento scoppiare in una fragorosa risata.

"Perché ridi?" Domando ingenuamente.
"Avresti dovuto vedere la tua faccia. Eri così serio! Comunque si. Effettivamente si potrebbe definire come un fidanzato. Anche molto bello direi. Alto, muscoloso, atletico, insomma uno vero fuoriclasse. Ha un muso lungo, è peloso e anche pezzato il mio fidanzato, anche se di solito mi piace definirmi la sua mamma, o la sua compagna di vita."

La guardo sbalordito da tutta l'energia che emana e dalla gioia di vivere che contagia chiunque le stia vicino.

"Oh, insomma Tsubasa. È il mio cavallo il mio sogno. Io senza di lui sono persa, non sono più io, ecco. Lui e il mio cane sono i miei migliori amici, i miei punti fermi. Quando vado a cavallo io sono libera di essere veramente me stessa, libera da ogni pressione sociale e standardizzazione. Il cavallo per me è... i-io ti ho visto giocare oggi, anche se non sapevo fossi tu, credevo fossi solo il numero 10 Ozora e lo sei, ma non credevo fossi Tsubasa del negozio, ma sei anche lui. Ah! Che gran casino che sono. Comunque ho sentito che tu provavi le mie stesse cose, insomma credo che per me il cavallo sia come per te il pallone. Mi capisci?"

Io non credevo che lei potesse essere così diversa da me, ma anche così simile.

"Ti capisco perfettamente!"
"Io non ho un sogno da realizzare, perché il mio sogno è stare con lui, con i cavalli. Vivere di loro giorno per giorno. Mi prendo ciò che la vita mi dà. La mia strada la scelgo in base a ciò che la vita mi propone. Studio medicina naturale per aiutare il prossimo, ma allo stesso tempo vivo il mio sogno ogni giorno."
"Jo. È bello il tuo modo di vivere la vita"
"Grazie", sorride dolcemente e poi riprende
"il tuo sogno invece è vincere il mondiale?"
"Si, è portare il Giappone in cima al mondo! Ma è anche come dici tu. Per essere felice mi basta avere un pallone tra i piedi, lo vivo ogni giorno il mio sogno."

Mi sorride e poggia la testa sul mio petto e io spontaneamente poggio la mia sulla sua spalla. Questo contatto ravvicinato mi permette di inebriarmi del suo profumo: sa di fresco, di sole e di fiori. Chiudo gli occhi, sperando che questo semplice gesto possa imprimere ogni odore, ogni gesto, ogni sensazione dentro di me e sulla mia pelle. 

__________________________________________________________________________________

Questo ragazzo riesce a calmare il mio animo. Con lui mi sento serena. 

"Jo non vorrei interrompere il vostro idillio romantico, ma la musica è finita da almeno cinque minuti", la voce di mia sorella mi riporta alla realtà.

Come da cinque minuti?
Io e Tsubasa  ci voltiamo di scatto e vediamo tutta la squadra guardarci con sorrisetti sghembi.
Castro se la ride allegramente e mio padre con le mani sui fianchi mi guarda stranito.
Sento il fuoco arrivarmi alle guance mi giro verso Tsubasa e lo vedo con la mano sulla nuca che sorride con il volto fuxia.
Non so che dire. Mamma che vergogna.

"Daje Jo, ci penso io." Dice mia sorella.

Che avrà intenzione di combinare? Si gira verso il nostro amico brasiliano e gli dice:

"Castro ti va di andare a prenderci un gelato da qualche parte con mia sorella e Tsubasa?" 
"Dai. Andiamo,  prima che arrostiscano dalla vergogna."

Menomale che mi  portano via da qui. So già che domani mi aspetterà il terzo grado dalla mia famiglia, ma al momento preferisco non preoccuparmene.
Ci avviamo così al parcheggio.

"Siete venuti insieme voi?"Chiede mia sorella ai due giocatori.
"No. Siamo venuti separati, io abito qui vicno e ci sono venuto a piedi", risponde Tsubasa.
"Allora andiamo tutti con la tua macchina Castro!" 
"Agli ordini", risponde lui facendo il classico gesto militare.

Mi avvicino a mia sorella per poterle parlare di nascosto.

"Faby, tu vieni dietro con me, sia charo!"
"Certo, certo."

Non so perchè ma non mi convince la sua risposta e infatti non appena Castro apre la vettura, lei corre e si infila nel lato del passeggero, accanto alla guida.

"Scusa Tsubasa, non ti dispiace vero? Soffro la macchina!"

Bugiarda. Bugiarda e bugiarda.
Questa me la paga.

"No, niente affatto." Risponde lui.

Che ingenuo, se l'è pure bevuta.
Il viaggio prosegue tranquillo. Mia sorella e Castro parlano della sua fidanzata e lui le racconta quanto lei le manca e che alla fine del campionato farà una breve vacanza qui in Spagna e potranno, finalmente, vedersi di nuovo.

"Tsubasa, non viene anche un tuo amico dopo il campionato?" Chiede Castro.
"Si! Viene Matsuyama, è un mio amico d'infanzia e compagno di squadra della nazionale, ora gioca con l'Arsenal." Risponde Tsubasa.
"Viene solo, vero?" Chiede Castro.
"Si. La sua ragazza storica l'ha lasciato qualche tempo fa e nel peggiore dei modi per giunta, rifiutando la sua proposta di matrimonio", dice Tsubasa.
"Cavolo! Che digraziata!" Risponde mia sorella.

Lei non ha filtri, quello che le passa per la testa  dice.

"Faby!" La rimprovero.
"Faby che? Scusa se lui non le avesse fatto la proposta di matrimonio, avrebbe continuato la farsa della perfetta fidanzatina?" Risponde piccata mia sorella.
"La proposta avrebbe significato seguirlo in Inghilterra e lei aveva altri progetti per la testa. Voleva diventare una hostess", risponde Tsubasa.
"Quindi è come dico io. Lei si è sentita braccata. Se tutto fosse rimasto come prima, avrebbe continuato il rapporto a distanza, almeno per un altro pò; ma messa alle strette ha preferito un arrivederci e grazie!" Mia sorella pronuncia queste parole con un moto di rabbia.
"Ma scusa, perché te la prendi tanto? Neanche li conosci", dico io.
"Sai che certe cose non le sopporto. Se non sei più innamorata lascialo e basta."
"Sono d'accordo. Poteva tranquillamente fare l'hostess anche da sposata e vivendo in Inghilterra, ma evidentemente la vita ha in serbo qualcosa di meglio per il suo amico", rispondo a mia sorella.
"Hai ragione Jo. Credo che Matsuyama meriti di meglio e che allontanarsi da lei sia stata la cosa migliore", mi risponde Tsubasa.
"Ok. Allora ho un'idea!" Esclama Castro, poi prosegue:
"la mia fidanzata e il tuo amico arriveranno più o meno lo stesso periodo. Che ne dite di passare qualche giorno tutti insieme? Io e la mia fidanzata, Tsubasa e il suo amico e voi due?"
"Ottima idea" dice Tsubasa sorridente.
"Per me va bene, ma se vogliamo andare fuori bisogna che sia la prima settimana di luglio perché abbiamo la pausa dalla coppa  estiva. Poi dobbiamo riprendere gli allenamenti in vista delle altre tappe." Dico decisa.
"Perfetto! Ci facciamo una vacanza insieme la prima settimana di luglio, poi io e la mia ragazza andremo da soli in giro per la Spagna e voi farete ciò che più vi va!" Risponde Castro.
"Ma dove andiamo?" Chiede mia sorella.
"Sarebbe bello 'Playa del Silencio'. Quando mi sono trasferito qui ho cercato i posti più belli da visitare e questo mi ha colpito molto. Si trova nelle Asturie, alla spiaggia ci si arriva a piedi o in macchina ma le acque rispecchiano il cielo e penso che meriti davvero. Potremmo trovare un alloggio in qualche paese vicino", risponde timidamente Tsubasa.

Ed è davvero buffo, perché anche io non appena saputo del nostro trasferimento mi sono messa a cercare i posti da visitare e anche io sono rimasta colpita da quel luogo.
Senza pensarci dò voce ai miei pensieri.

"Anche io ho fatto come te. Quando ho saputo del nostro trasferimento ho cercato i luoghi da visitare", mi blocco e non vado oltre, ma ci pensa mia sorella a proseguire.
"E indovina? Mi ha detto che voleva visitare proprio quel luogo. Dove avevi detto che affittavano appartamenti carini?" Sorride furbamente.
" A Castanares, un paese vicino alla costa del Cudillero dove sorge la Playa del silencio" , rispondo.

Mi sento imbarazzata, è incredibile quanto siamo in sintonia io e Tsubasa.
Mi giro a guardarlo di sottecchi e lo trovo a fissarmi con un sorriso da mozzare il fiato. Quando sorride è un casino, non ci capisco più nulla. Decido di rispondergli sorridendo anche io.
Finalmente arriviamo in una bellissima gelateria. 
L'entrata è a vetri, ma stavolta non c'è la pioggia ad offuscarmi la vista.

"Jo. La porta è aperta. La vedi? O vuoi accanirti anche su questa?" Domanda mia sorella sarcasticamente.
E tutti scoppiano a ridere coinvolgendo anche me.
Davanti a noi si susseguono una varietà di gusti differenti, gusti mai visti e sentiti prima.
Il locale è molto carino. Ci sono divanetti e tavolini in ogni angolo, classici tavoli e sedie per tutta l'area e una saletta più appartata con poltroncine e tavolini e tanti fiori che riempiono di colore l'ambiente.
Torno a guardare i gusti, non amo molto il gelato, vengo però attirata da un tiramisù dall'aria deliziosa.

"Salve ragazzi. Cosa vi dò?" Dice la ragazza dietro al bancone.
Tutti ordinano un cono gelato e quando arriva il mio turno sento Tsubasa rispondere al mio posto:

"Per lei quella fetta di tiramisù, grazie."

Lo guardo allibita. Come faceva a sapere che volevo proprio quello?
Si gira verso di me e mi sorride, e niente io vado in un brodo di giuggiole.

"Volevi quello, vero? Ti ho vista mentre lo guardavi sorridente"
"Si. Grazie. Volevo quello."

Mi appresto a pagare la nostra parte e la mia mano viene bloccata.
Mi giro ed è sempre lui.

"Non ci pensare nemmeno. Pago io. Pago per tutti." Dice Tsubasa.
"Oh! Grazie allora", gli sorrido dolcemente.

Ci avviamo nella saletta e prendiamo posto nell'unico tavolo con due divanetti e io mi ritrovo di nuovo vicina a lui.
Parliamo delle  nostre vite e i giocatori ci raccontano di come è stato giocare con il Sao Paulo e di come era la loro vita prima di essere famosi.

"E tu Tsubasa? Come era la tua vita in Giappone quando eri solo un ragazzino?" Chiedo incuriosita. Il Giappone mi ha sempre affascinato molto.

Inizia a raccontarci di come ha conosciuto il suo amico Wakabayashi, di Ishizaki, Misaki e tutti gli altri. Sentirlo parlare della loro amicizia e della loro rivalità in campo mi rende felice, è come se stessi vivendo anche io nel suo magico mondo.

"E poi ecco c'era una ragazzina a scuola con me, alla Nankatsu, che ha fatto il tifo per me dal primo giorno che ci siamo conosciuti, fino ad oggi. Si chiama Sanae. Alle medie è diventata la manager della mia squadra e mi è sempre stata vicino. Quando mi sono trasferito in Brasile mi mancava molto. Poi, un giorno è venuta a trovarmi e io sono stato davvero felice. In Giappone non si vivono i rapporti di amicizia e d'amore come in occidente e per me, un ingenuo ragazzo innamorato del calcio, è stato facile confondere l'amicizia con l'amore. Ho creduto che lei fosse l'unica donna che poteva starmi accanto, così quando sono tornato in Giappone per giocare con la squadra giovanile del mio paese, le ho chiesto di essere la mia ragazza. E... beh...ecco... ci siamo fidanzati. Credevo di volerla sposare, ma più andava avanti la nostra relazione più mi rendevo conto che in realtà non ci accomunava nulla, se non la voglia di raggiungere il mio obiettivo. Da piccola lei era un vero uragano, ma crescendo ha perso quel suo tratto di personalità ed è diventata piatta. Non so se mi spiego. Vedevo che viveva in funzione di me, ma non aveva sogni o gioie proprie, mi sentivo come se la mia personalità schiacciasse totalmente la sua. Non c'erano stimoli tra noi e così un giorno abbiamo parlato a lungo e abbiamo deciso di rimanere sempre Tsubasa e Sanae ma da amici. Perchè in quel tipo di relazione eravamo il top. Lei ora è felicemente fidanzata, ha trovato la sua strada: è organizzatarice di eventi e io sono molto felice per lei."
"Wow. Che storia. Non pensi che in qualche modo tu possa essere ancora legato a lei?" Domanda mia sorella. Mi chiedo perché non si faccia mai gli affaracci suoi. Sinceramente non ho voglia di sentire la sua risposta.

"Certo, siamo legati da una profonda amicizia. Sono passati diversi anni e io non mi sono mai pentito della scelta che ho preso." Risponde deciso, poi gira il suo sguardo verso di me e io abbasso il mio, sentendo già il rossore fare capolino sulle  mie guance.

Finalmente ci alziamo e i ragazzi propongono una passeggiata.
Alzo gli occhi al cielo e vedo le stelle brillare intensamente. Cerco la luna. Mi piace soffermarmi a guardarla, mi fa sentire parte del tutto. 
Eccola lì. Bella come sempre. Grande e potente. I suoi raggi argentei arrivano fin dentro il mio cuore e io chiudo gli occhi per gustarmi questo momento.
L'aria è più fresca e io nella fretta ho dimenitcato il coprispalle al ristorante, un leggero brivido mi percorre la schiena e tremo impercettibilmente.

"Hai freddo?"Mi chiede Tsubasa.
"Un pochino"
"Non ho nulla da darti, non ho neanche la giacca. Mi dispiace"
"Figurati. Non è di certo colpa tua"

Si avvicina, mi cinge le spalle in un abbraccio e iniziamo a camminare.
Il mio cuore galoppa velocemente, ma non ho nessuna intenzione di allontanarmi da lui.

"L'hai fatto di nuovo", mi dice.
"Cosa?"
"Estraniarti. Prima quando siamo usciti dalla gelateria, hai alzato gli occhi al cielo, poi li hai chiusi e te ne sei andata con la mente"
"mi piace guardare la luna e accogliere i suoi raggi."

Sorride e mi stringe a se.
Castro e Faby camminano avanti a noi e chiacchierano allegramente di non so cosa.

"Deve essere stato bello per te avere una persona così vicina, che ti ha sempre aiutato e sostenuto", non so neanche perché ho dovuto ritirare fuori quella storia.
"Si. Ma lei accanto a me si era persa. Io credo che in un rapporto si debba sempre mantenere la propria personalità, lei non poteva essere felice accanto a me, aveva bisogno di qualcuno che le permettesse di brillare di luce propria e, evidentemente, quel qualcuno non ero io. Ho sofferto molto prima di prendere questa decisione, ma l'ho fatto per lei e anche per me. Io ho bisogno di avere accanto una persona che sia sempre se stessa"
"Si, è vero. Credo che anche lei abbia sofferto."

Ma perché devo pensare anche a lei ora.

"Si, ma solo finché è stata con me. Dopo la nostra separazione è rifiorita ed è tornata l'Anego, così la chiamavamo, di quando era bambina. Ha preso in mano la sua vita e mi ha ringraziato per averle permesso di essere di nuovo lei."
"Sono contenta per lei", sorrido.
"E te invece? Tu hai lasciato un amore in Italia?"
"Io? Beh... non proprio. Io credo nell'amore vero e sono molto selettiva. Sono uscita con diversi ragazzi, ma nessuno mi ha fatto palpitare il cuore davvero. Così, aldilà di qualche breve frequentazione non sono mai andata. Posso dire di non essermi mai innamorata veramente."

Riamane in silenzio. Lo sapevo l'ho spaventato.
Invece si avvicina e mi da un bacio sulla fronte.

"Oh. Scusami. Io non volevo mancarti di rispetto, non so come mi sia uscito"

Mancarmi di rispetto? Nessuno è mai stato tanto dolce.
Scoppio a ridere, poi mi avvicino e gli do un bacio sulla guancia.

"Scherzi, vero? Sei stato un vero cavaliere per tutta la sera!"

Si porta la mano dietro alla nuca e sorride come solo lui sa fare.

"Io apprezzo molto il tuo modo di essere. Tu sei libera da ogni giudizio e mi piace. Fai bene a non concedere il tuo amore al primo che capita"
"Grazie Tsubasa" e gli sorrido dolcemente appoggiando la mia testa sul suo petto e, stavolta, di mia spontanea volontà.

__________________________________________________________________________________

Torniamo alla macchina, anche se avrei voluto che il tempo si fermasse. In sua compagnia sto molto bene, l'energia mi scorre dentro e sento di poter fare qualsiasi cosa.
Ci sediamo e le nostre mani si sfiorano, ma questa volta è lei a irrigidirsi.
Con tutto il coraggio che ho le prendo la mano e gliela stringo. Sento che piano piano si rilassa fino a intrecciare teneramente le sue dita intorno alle mie.
Rimaniamo così per tutto il tempo del rientro, parlando del viaggio che faremo e di come sarà divertente stare tutti insieme. 
Dopo 20 minuti arriviamo a casa di Jo.
Scendiamo dall'auto, ma le nostre mani rimangono ancorate l'una all'altra.

"Grazie per la splendida serata ragazze", esordisce Castro.
"Grazie a voi e mi raccomando filate subito dritti a casa, che è già tardi", dice Faby.

Jo si allontana da me facendo scivolare via la sua mano e subito vengo avvolto da una sgradevole sensazione.
Arriva vicino al mio compagno di squadra e gli da un tenero bacio in guancia.

"Grazie Castro", dice al mio amico.
"Grazie a te!" E le fa quel fastidiosissimo occhiolino.

Faby si avvicina a me e mi scompiglia i capelli dicendomi:

"Grazie Tsubasa e buonanotte"
"Ciao Faby, grazie a te e buonanotte", le rispondo.
"Jo, io intanto vado a casa, non ci mettere troppo", dice a sua sorella.
"Arrivo subito", le risponde Jo.

Castro mi sorride ed entra nell'auto.
Jo si gira e mi rivolge un bellissimo sorriso. Si avvicina e mi prende entrambe le mani, un piccolo gesto che mi fa tremare le gambe.

"Grazie Tsubasa, per tutto. Per il ballo, per il tiramisù, per la passeggiata, per la maglietta che mi darai e per la tua dolcezza."

Si alza leggermente sulle punte dei piedi e mi schiocca un tenero bacio in guancia, nell'angolo, molto vicino alla bocca.
Per un attimo rimango pietrificato, poi l'attiro a me e l'abbraccio forte, come a non volerla far andar più via. Vorrei davvero che questo momento non finisse mai,  ma so che presto dovrò lasciarla rientrare a casa.
Lei ricambia il mio abbraccio e poggia la sua testa nel mio petto.

"Ci sto prendendo gusto sai!?!" Mi dice.
"A fare cosa?"
"A poggiare la mia testa sul tuo petto."

Non le rispondo, perché ogni parola sarebbe vana in questo momento. Niente potrebbe eguagliare la sensazione che sto provando, così semplicemente la stringo più a me.

"Ora devo andare. Grazie Tsubasa. A presto"

E se ne va. 
Io mi sento tremendamente solo senza di lei, e la conosco solo da poche ore.
   
 
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