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Autore: Voglioungufo    01/06/2022    5 recensioni
Role swap AU | Akatsuki Naruto | No Uchiha Massacre
ShiIta | KakaIta | ObiKonan | SakuHina | Maybe SasuNaru.
Tutti conoscono la storia di Naruto e Sasuke com'è stata scritta.
Ma se Iruka non fosse mai stato l'insegnante di Naruto?
Se Sasuke non avesse mai perso il suo clan?
Se Shisui non si fosse sacrificato per il bene di Konoha?
E se Obito, abbandonato il piano dello Tsuki no Me, avesse preso Naruto con sè?
E se Sakura, stanca di essere sottovalutata dal suo maestro, scappasse per inseguire il vero potere?
Sarebbe un'altra storia, la storia che voglio raccontarvi...
Genere: Avventura, Generale, Hurt/Comfort | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Itachi, Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Obito Uchiha, Sasuke Uchiha, Shisui/Itachi
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Più contesti
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Cap IX

Lealtà



Hiruzen inspirò meditabondo dalla propria pipa, poco felice della scena che aveva davanti. Aveva già sentore di brutte notizie quando Danzo gli aveva detto di dovergli parlare urgentemente. Entrando nel suo ufficio aveva trovato Itachi già lì, inginocchiato davanti alla scrivania e la divisa ANBU addosso. A giudicare da piccoli dettagli di usura e dal fango sulle sue scarpe, non era lì pronto per una missione. Era tornato da una missione. Hiruzen non gli aveva inviato nessuna pergamena recentemente, quella missione non era opera sua. 
Spostò lo sguardo su Danzo mentre andava a prendere posto sulla sedia dall’alto schienale. Si sentì troppo stanco e vecchio mentre le giunture protestavano al suo sedersi. Incrociò le dita sulla scrivania.
“Rapporto” concesse.
Itachi non alzò lo sguardo dal pavimento e a parlare fu Danzo.
“Dal tradimento di Shisui mi sono permesso di affidare a Itachi una missione segreta della massima importanza: spiarlo”.
Quel preambolo non gli piaceva. Inarcò un sopracciglio mentre studiava quanto tabacco fosse rimasto nella pipa, quella conversazione necessitava della nicotina.
“Shisui è stato intracciabile per anni, l’avvistamento dell’altro giorno è stato il primo dalla sua scomparsa” fece notare. “Se un nostro shinobi lo avesse incontrato prima, sarebbe stato gradito informarmi” aggiunse con una nota di rimprovero.
Danzo non batté ciglio, né Itachi si mosse dalla sua posizione inginocchiata.
“Ho ordinato a Itachi di cercare Shisui e, nel caso lo avesse trovato, di non iniziare nessun combattimento con lui e di cercare di non passare per una minaccia. La sua missione sarebbe stata quella di convincerlo a parlare”.
Esattamente quello che temeva. Era troppo vecchio per tutto quello.
“Perché?” chiese.
“Sappiamo entrambi dell’interesse… speciale che Shisui prova per Itachi”.
Lo sapevano bene, sì. Era ovvio agli occhi di chiunque li conoscesse e per questo il tradimento del ragazzo era sembrato ancora più assurdo. Se c’era qualcuno che più contava di Konoha per Shisui, era proprio Itachi, non aveva senso che lo avesse abbandonato in quel modo. Ma del resto, dopo aver attaccato un membro del consiglio… volente o nolente, non aveva avuto altra scelta che la via del nukenin.
“L’avermi tenuto questo segreto è tradimento” avvertì.
“Accetterò ogni conseguenza” replicò Danzo con la tranquillità di chi sapeva che in realtà era intoccabile. Su questo aveva ragione, Hiruzen era furioso ma non ci sarebbero stati provvedimenti. Per quanto poco ortodosse fossero le vie dell’amico di infanzia, era un collaboratore troppo prezioso, in grado di prendere le decisioni che i suoi scrupoli gli impedivano di prendere.
“Per venire a dirmelo ora, dovreste avere delle informazioni” considerò, perciò ripeté duro: “Rapporto”.
Danzo spostò gli occhi sul giovane e finalmente Itachi aprì la bocca. Il suo sguardo rimase fisso sul pavimento. 
“Dopo che Danzo-same mi ha affidato questa missione, sono riuscito a ritrovare Shisui solo due anni e tre mesi dopo il suo tradimento. Seguendo le istruzioni di Danzo, non mi sono presentato come una minaccia. Dopo l’iniziale diffidenza lui ha accettato di restare con me. Abbiamo continuato a vederci in questi ultimi due anni, irregolarmente e senza che io riuscissi a ottenere una qualche informazione. Danzo-sama mi ha detto di persistere”. Prese fiato, per tutto il racconto il suo tono di voce era stato neutro e distaccato, come se a parlare fosse una macchina. “Nel suo scontro con il team 7, ha lasciato a mio fratello un messaggio in codice per me: il luogo del nostro prossimo incontro. Sono partito il giorno dopo averlo ricevuto. Ieri”.
“Che luogo?” chiese infastidito nello scoprire che uno dei suoi migliori ANBU era riuscito a lasciare il villaggio senza che nessuno se ne accorgesse.
“Una locanda al confine. Ho già indicato a Danzo-sama le coordinate sulla carte”. Alzò brevemente gli occhi e al cenno dell’Hokage riprese a parlare. “Questa volta ho tentato di renderlo inoffensivo e affrontarlo. Shisui è stato capace di eludere ogni mio tentativo”.
Hiruzen aggrottò la fronte. “Perché? Danzo ti aveva autorizzato?”
Scosse la testa. “È stata una mia iniziativa, causata dall’attacco compiuto contro il team 7. Finora Shisui non aveva attaccato un compagno di Konoha, ho pensato che ora che si era ufficialmente dimostrato una minaccia era mia dovere fermarlo”.
“Ma non ci sei riuscito”.
Danzo intervenne: “Questa volta però è riuscito a farlo a parlare. Digli cos’hai scoperto” ordinò.
“Il vero mandante del furto del Rotolo Proibito è Shisui” disse. “O meglio, l’organizzazione per cui lavora”.
“Hai scoperto quale?”
Sospirò. “Ha solo detto che si trattava di una nuova alba per il mondo. È composta da nukenin di varie nazione. Li ha chiamati mostri che i villaggi hanno creato, immagino si tratti di controversi shinobi con kekkei genkai particolari, per cui sono stati stigmatizzati dalla popolazione civile e perciò hanno tradito il proprio villaggio”.
Come un Jinchuriki, meditò Hiruzen sentendosi male. Ma non aveva notizie di furti di Biju da altri villaggi… certo, a livello ufficiale e diplomatico gli altri villaggi non sapevano che loro avevano perso il loro Jinchuriki. Che la stessa situazione esistesse nelle altre nazioni? Che come loro erano stati derubati del proprio Biju, facendo però in modo che la notizia non trapelasse? Doveva mandare le sue spie a indagare.
Una nuova alba per il mondo… quelle parole gli erano familiari. Era sicuro di averle lette in uno degli ultimi messaggi di Jiraiya sui movimenti di Orochimaru prima che smettesse di mandare aggiornamenti. 
“Altro?”
“Shisui è stato molto attento a non farsi sfuggire nulla, ha parlato principalmente per enigmi. Ma…” esitò. “È stato qualcuno a convincerlo a tradire, qualcuno che è anche il vero responsabilmente del rapimento di Uzumaki Naruto. Quel qualcuno potrebbe essere Uchiha Madara. O un sedicente tale”.
Hiruzen sentì la pipa scivolare dalle sue labbra socchiuse, ma non vi badò. Lo shock era stato troppo forte. Sperava di non dover sentire quel nome mai più. Soprattutto non si aspettava che quel fantasma venisse riesumato in un tale discorso. Era una follia da sentire, ma sapeva che Itachi era intelligente e doveva avere il suo motivo per dirlo.
“Cosa te lo fa credere?” chiese quindi cercando di non mostrare quanto la prospettiva lo scombussolasse. Era pur sempre l’Hokage.  
Percepì dell’esitazione da parte del ragazzo. “Si è messo a fare discorsi pericolosi, accusava Konoha di non essere in grado di creare la pace… Gli ho detto che stava facendo gli stessi discorsi di Uchiha Madara”. Alzò lo sguardo, i suoi occhi erano spenti e opachi. “Ha detto che forse è stato lui a ispirarlo”.
Sapeva per certo che gli Uchiha avevano cancellato all’interno del clan ogni traccia dell’esistenza di Madara. Il suo ricordo persisteva tenace, era il fantasma di cui i bambini avevano paura e immaginava che nello stretto nucleo del capoclan qualche frammento su di lui fosse rimasto. Ma Shisui non aveva modo di venire a conoscenza degli ideali di Madara al punto da dire di esserne stato ispirato. Del resto la stessa linea di sangue del vecchio nemico di Konoha si era estinta con la morte di Obito, quando Shisui era solo un bambino.
Itachi sapeva queste cose quanto lui, per questo doveva aver escluso che fosse stata la memoria di Madara a ispirarlo, optandone per una versione in carne e ossa. Non voleva credere a Madara ancora vivo, ma forse qualche imitatore…
“Cos’altro?”
“Vogliono usare il Rotolo per via del sigillo del Kyubi, per migliorarlo stando alle sue parole.” Non fece nessuna smorfia. “Ha insistito sull’essere stato tradito per primo…” I suoi occhi scivolarono su Danzo. “E poi mi ha chiesto di scappare con lui, di unirmi al suo gruppo”. Itachi contrasse la mascella. “Mi sono rifiutato”.
Ovviamente. Anche se sarebbe stato utile avere un infiltrato, era un rischio che andava calcolato al millimetro e non andava improvvisato. Era un bene che Itachi non avesse preso altre iniziative personali.
Il ragazzo parlò senza che lo spingesse a farlo.
“Gli ho detto dell’accordo tra il consiglio e il Clan Uchiha”.
Per la seconda volta, Hiruzen rischiò di perdere la pipa. “Oh…” 
Non era esattamente felice che lo avesse fatto e Itachi percepì il rimprovero implicito.
“Ho pensato che vedendo il problema risolto cambiasse idea” ammise.
Era un pensiero ingenuo, il primo pensiero ingenuo che Hiruzen vedeva essere formulato da Itachi. Non glielo rimproverò troppo comunque. Per quanto fosse intelligente era solo un ragazzo di diciassette anni tormentato dalla perdita. Ricordava come fosse Kagami a diciassette anni, con i suoi sentimenti impossibili da sopprimere, l’unica cosa che lo rendevano irrazionale da far paura. Era incredibile che Itachi resistesse così bene.
“C’è altro che vuoi aggiungere?”
Annuì. “Quando è stato chiaro che non avremmo trovato nessun accordo, Shisui mi ha messo sotto genjutsu. Mi ha fatto dimenticare il nostro passato insieme, la nostra amicizia”. Fece una piccola pausa. “Mi sono svegliato solo, convinto che quell’incontro non ci fosse stato e Shisui fosse uno sconosciuto”.
“Ma ora ricordi”.
 “Avevo preparato una contromossa nel caso succedesse qualcosa di simile” spiegò.
Com’era da aspettarsi da lui. Non si sarebbe mai infilato nella bocca del nemico senza reti di sicurezza, anche se quel nemico era Shisui.
“Quindi lui crede che tu abbia dimenticato tutto, ma non è così” riassunse. “Abbiamo un vantaggio. Sappiamo che è il vero responsabile del furto del Rotolo, che lui e i suoi soci stanno cercando di fare qualcosa con i Jinchuriki e che Uchiha Madara potrebbe essere coinvolto in tutto questo”.
Era così tanta merda che sospirò. Avrebbe voluto sapere prima di quegli incontri tra Itachi e Shisui, ma non poteva lamentarsi visto che avevano nuove informazioni su cui lavorare. Per prima cosa doveva confermare lo stato degli altri Biju e concentrarsi sulla formazione di nuove organizzazioni shinobi clandestine.
Per un lavoro del genere aveva bisogno di una persona in particolare. Una persona che stava facendo del suo meglio per rendersi introvabile, che non voleva avere più nulla a che fare con Konoha. 
Guardò attentamente Itachi ancora nella sua uniforme ANBU.
“Ho una nuova missione per te” dichiarò e il ragazzo rizzò le spalle, in attesa di istruzioni. Hiruzen prese un foglio e iniziò a scriverci veloce. “Ho bisogno che tu trova Jiraiya il Sannin. Questi sono i luoghi dove è stato avvistato l’ultima volta”, e risalivano tutte a troppi anni prima, purtroppo. Arrotolò la pergamena a la consegnò a Itachi. “La tua missione sarà trovarlo e convincerlo a tornare. Sei autorizzato a spiegargli quanto è stato detto in questa stanza se necessario. Ma ti avverto: non sa del rapimento del nostro Jinchuriki, potrebbe non prenderla bene. Puoi dirglielo, ma la vostra discussione dovrà essere discreta. Non voglio una fuga di informazioni”.
Itachi annuì, prendendo il rotolo senza leggerne il contenuto. Hiruzen allora si voltò verso Danzo.
“Gli agenti ROOT dovranno sostenere gli ANBU regolari nella ricerca di Shisui… e voglio delle spie negli altri villaggi, i nostri migliori uomini”.
“La nostra migliore spia è Hatake Kakashi” fece notare calmo Danzo.
Con la coda dell’occhio vide Itachi tendersi, ma non ci fece caso. Spazzò via il suggerimento del suo consigliere con un gesto della mano.
“Kakashi ha la sua squadra genin a cui pensare. Troveremo qualcun altro”.
La decisione non piacque a Danzo, ma oltre a una smorfia di disaccordo non fece o disse nulla. 
“Itachi-kun” chiamò allora, ammorbidendo la voce, “trovare Jiraiya è della massima priorità. Partirai questa notte, è meglio che tu vada a riposarti qualche ora. Puoi andare”.
Al suo licenziamento, il ragazzo abbassò il capo in un inchino. Poi con uno sfarfallio la sua presenza svanì, velocemente teletrasportato da uno Shunshin. Rimasti soli, Hiruzen si concentrò solo su Danzo. Gli lanciò un’occhiata furiosa, le narici dilatate. Il vecchio amico rimase imperturbabile.
“Andava fatto” si giustificò.
Il Sandaime camminò a passi veloci per la stanza. “Non farlo mai più. Itachi non è uno dei tuoi uomini, devi ricordartelo” sibilò.
“Non ancora” replicò con lo stesso tono pacifico.
Gli lanciò uno sguardo di sbieco. “Fino ad allora, ricorda il tuo posto. Se vorrai affidare a Itachi altre missioni, prima dovrai discuterne con me”.
“Non avresti accettato”.
Certo che no. Sapeva che dal punto di vista strategico, la scelta di usare Itachi per adescare Shisui era vincente visto il profondo legame che univa quei ragazzi… ma proprio per quel legame sapeva che tutto quello aveva ferito Itachi. Non era mai saggio giocare con i sentimenti di una persona, soprattutto se quella persona era un Uchiha.
“No” confermò quindi senza sbattere la palpebre. Rizzò la schiena, cercando di mostrare con il proprio portamento tutta la sua autorità. “Ma sono io l’Hokage, sono io colui che decide e ordina. Non dimenticarlo mai”.
Danzo fece una smorfia infastidita ma fece un cenno d’assenso con il capo, tanto gli bastò. Si voltò verso una delle ampie finestre, guardò il suo bellissimo e amato villaggio e sospirò. Sentiva la brezza che sapeva di foglie primaverili, le risate dei bambini e i richiami degli adulti. Erano tutti sereni, pacifici.
Hiruzen era troppo vecchio per credere che la pace sarebbe durata per sempre; sapeva fin da quando aveva firmato i trattati di non belligeranza nella Terza Guerra che un nuovo cataclisma sarebbe avvenuto. L’attacco del Kyubi era stato solo anticipo, quella serenità tanto cara nel suo villaggio stava per finire.
I suoi occhi caddero sulla montagna degli Hokage. Accanto al suo volto ancora giovane stava Tobirama, impassibile e ormai eterno.
Sensei, spero di aver fatto le scelte giuste… sospirò.

 
**

Itachi era scivolato all’interno della sua stanza senza farsi notare da nessuno nella casa. La sua famiglia non sapeva nemmeno che era partito, quindi non voleva allarmarla proprio ora. Fortunatamente aveva passato abbastanza notti fuori con Kakashi perché non si facessero mai domande sulla sua assenza. I suoi genitori tolleravano quella relazione con l’indifferenza di chi sapeva non sarebbe durata.
Il pensiero di Kakashi gli stritolò il cuore. Lo amava, ma solo poche ora prima aveva detto a Shisui di amarlo e lo intendeva davvero. Era sincero quando lo dichiarava a entrambi… Kakashi non sapeva nulla di quella missione segreta, del suo tradimento continuo. Fosse stata solo una missione sarebbe stato più facile gestire i sensi di colpa, ma Shisui non era mai solo una missione. Era sempre molto, troppo, di più.
Kakashi non meritava qualcosa del genere.
Proprio com’era entrato, uscì dalla finestra della camere senza farsi vedere. Nei suoi abiti civili saltò da un ramo all’altro fino a essere fuori dal complesso degli Uchiha. Atterrò in mezzo a una stradina vuota, immettendosi poi in una principale. I suoi sensi erano in allerta mentre cercava di percepire il chakra familiare.
Lo trovò in una strada alberata secondaria, completamente vuota. Itachi si mise sotto uno degli alberi e alzò la testa, in cerca dell’uomo, ma il fogliame era così fitto che non poteva distinguere nulla. Scuotendo la testa divertito, fece un balzo e atterrò sul primo ramo disponibile. Si arrampicò fino a trovare Kakashi nascosto tra le foglie, seduto su un ramo tozzo e la schiena appoggiata al tronco; ovviamente stava leggendo Icha Icha.
“Già qui?” chiese inarcando appena la sopracciglia sul suo unico occhio visibile.
Itachi si sistemò sullo stesso ramo di fronte a lui. “Era una missione veloce. Non dovresti essere con i tuoi studenti?”
“Dovrei” confermò pigramente, “se non fossi stato ammutinato”. Itachi inarcò un sopracciglio invitandolo in silenzio a spiegarsi meglio. “Sasuke ha deciso di non presentarsi, Himawari ha deciso che se Sasuke non si presentava lei non sarebbe rimasta e Sakura…” scrollò le spalle. “Non aveva senso allenare solo lei” concluse.
Strinse le labbra. “Sai, mio fratello si comporta così perché non approva il tuo metodo di insegnamento”.
“Ho un metodo di insegnamento? Interessante, non lo sapevo”.
Itachi alzò gli occhi al cielo e lo colpì con il piede. “Sasuke vuole essere allenato sul serio, da quello che mi racconta non state facendo nulla”.
“Non esageriamo. Siamo la squadra genin con il più alto numero di missioni riuscite”.
“Missioni di grado D” fece notare impietoso. “. Cercare animali smarriti, pulire giardini, riverniciare… Sasuke è intelligente, si annoia. Ha bisogno di imparare qualcosa ed è tuo dovere da sensei insegnargli”.
Nonostante la maschera, vide comunque le labbra piegarsi in un broncio infantile al suo rimprovero. 
“Non volevo fare l’insegnante. Non so come si fa” si lamentò.
“Non è vero. Sei stato un ottimo capitano con me”.
“Eravamo in ANBU, è diverso” insistette. “Cosa dovrei insegnargli? A uccidere e come nascondere il cadavere? Sono dei bambini”.
“Io avevo undici anni” gli ricordò mite.
L’iride grigia si scurì di amarezza. “Non è la stessa cosa”.
No, non lo era, anche Itachi lo sapeva. Era sempre stato diverso, non solo dai propri coetanei ma anche da tutti gli altri shinobi. Tranne Kakashi, diventato Jonin a dodici anni, con come prima missione un intervento diretto e fondamentale nella guerra in corso. Solo un altro bambino-genio avrebbe capito la responsabilità di un altro bambino-genio. Il loro mondo seguiva regole completamente diverse rispetto al resto delle persone.
Kakashi lo aveva sempre capito, anche quando era un suo sottoposto nell’ANBU era sempre stata una figura di riferimento da ammirare. Forse non doveva sorprendersi se poi erano sbocciati quei sentimenti, se non lui chi?
Shisui, suggerì una voce nella sua testa.
Ma Shisui lo aveva tradito, aveva rinnegato tutto quello in cui credevano. Aveva tentato di cancellare la sua memoria, i loro momenti insieme… Gli aveva detto addio. Ma in realtà lo aveva abbandonato già da quattro anni, quella missione aveva creato un limbo che non poteva esistere. Perché Shisui lo aveva abbandonato e Itachi ora amava Kakashi.
Guardò l’uomo più grande, nonostante fosse visibile solo poco del viso poteva comunque distinguere quanto i suoi lineamenti fossero attraenti. Kakashi inclinò la testa curioso e Itachi accennò un sorriso. Agile e silenzioso si mosse sul ramo fino ad a sedersi a cavalcioni sul suo grembo, Kakashi si spinse con la schiena contro il tronco e appoggiò una mano sulle sue cosce, in cerca di un nuovo equilibrio. La sua curiosità si trasformò in sorpresa.
“Oh?” sospirò interrogativo.
Nessuno dei due era una persona molto tattile, non intraprendevano mai gesti simili fuori dalla camera da letto e non cercavano mai un contatto fisico. Erano riservati e il loro amarsi era espresso soprattutto attraverso gli sguardi. Poteva quindi capire la sorpresa di Kakashi nel vederlo fare qualcosa di tanto audace in un luogo pubblico.
Senza rispondere alzò una mano e gli accarezzò lo zigomo, le dita si incastrarlo sull’orlo della maschera attillata e spinse per tirarla giù, a scoprire la pelle. Kakashi glielo lasciò fare, immobile e curioso. Quando però premette insieme le loro labbra, ricambiò il bacio languido, aumentando la presa sulla coscia di Itachi. Chiuse gli occhi, assaggiando il sapore di quella bocca, ricambiando i movimenti bagnati della lingua, premendo con più forza le labbra al punto da far scontrare i denti. L’altra mano di Kakashi era andata ai suoi capelli, aggrappandosi alle sue ciocche lunghe in un modo che minacciava di sciogliere l’elastico.
Itachi interruppe il contatto nel rendersi conto che si stava eccitando troppo, quando indietreggiò Kakashi aveva un po’ di fiatone.
“Oh” ripeté. “Come mai?”
Scrollò le spalle. La mano dell’uomo era ancora tra i suoi capelli, passò le dita ad accarezzarlo e pettinarlo, un gesto confortante sulla schiena. Lo sguardo nell’occhio grigio si era addolcito.
“Va tutto bene?” chiese mentre anche l’altra mano diminuiva la stretta e iniziava ad accarezzarlo rassicurante.
Quell’accortezza fece venire a Itachi un groppo in gola, desiderò di baciarlo ancora. 
Attento, protettivo e leale Kakashi. 
Pensò che in tutta Konoha non ci potesse essere una persona migliore di lui. La vita lo aveva costretto a sopportare così tanto, eppure lui proseguiva per la sua strada senza abbandonare la fede nei propri compagni. Gli shinobi di Konoha avevano spinto suo padre al suicidio, i suoi preziosi compagni erano morti per il bene di Konoha e gli era stato impedito di avvicinarsi al figlio dell’unico uomo che era riuscito a dargli una famiglia; lo avevano invece gettato nel fango, nell’oscurità di ANBU, solo come un’arma tagliente. Quello era il destino di tutti gli shinobi, ma era sicuro che il destino avesse chiesto troppo da Kakashi. Avrebbe avuto tutti i motivi per disprezzare il loro mondo, per abbandonare Konoha. Ma non lo faceva. Restava, perché la migliore qualità di Kakashi era la lealtà.
Kakashi non lo avrebbe mai tradito.
Prese il suo volto tra le mani, i polpastrelli sfiorarono la pelle nuda delle guance. Era così raro vedere il suo volto intero che Itachi attivò lo sharingan senza pensarci.
“Ti prenderai cura di Sasuke?” chiese dolcemente.
Kakashi scoccò la lingua sul palato. “Ah. Vedo quello che stai cercando di fare: mi seduci per convincermi ad allenare tuo fratello”.
“Te ne accorgi solo ora, taicho?” stuzzicò decidendo di stare al gioco. “Questo piano sta durando da dieci mesi ormai”.
“Ricordo, sì. Avevi scoperto che stavo per diventare il sensei di Sasuke e tu sei venuto a cercarmi con il tuo carino atteggiamento passivo-aggressivo per assicurarti fossi un bravo sensei”.
Itachi inarcò un sopracciglio a carino. “Volevo solo sapere quale sarebbe stato il tuo programma, se ne avevi uno”.
“E io ti ho detto che non ne avevo uno. Quindi mi hai sedotto”.
Gli tirò una ciocca argento di capelli. “No. È arrivato Asuma-san per festeggiare le assegnazioni e andare a bere, mi sono ritrovato in mezzo all’invito anch’io. Poi Gai-san ti ha sfidato a una gara di bevute e vi siete ubriacati entrambi, mi è stata data la missione di riportarti a casa sano e salvo”.
“Però mi hai spogliato mentre ero a letto”.
“Indossavi ancora i tuoi vestiti shinobi e non riuscivi neanche a slacciarti le scarpe. Ho fatto il mio dovere”.
Le labbra di Kakashi si piegarono in piccolo broncio. “E allora com’è successo?”
Itachi accarezzò quelle labbra imbronciate. “È solo… successo”.
Un soffio di vento si alzò, infilandosi tra i rami dell’albero e facendo vibrare le foglie in una musica dolce e frusciante. Kakashi lo guardava senza dire niente, il suo occhio penetrante calmo, rassicurante e dolce; quell’uomo era la sua certezza iniziata per caso.
Il jounin appoggiò la propria mano ruvida sulla sua e spostò il viso baciandogli il palmo.
“Terrò Sasuke al sicuro in qualsiasi situazione” gli promise quieto, ma con un tono vibrante per la sicurezza delle sue intenzioni. “Non permetterò che ai miei genin accada qualcosa”.
Itachi emise un piccolo sospiro.
Gentile, protettivo e leale Kakashi.
“Grazie”.
**

Il tavolo delle riunioni era quasi del tutto completo con l’arrivo di Kisame e il ritorno di Tobi e Shisui. Mancava solo Sasori, ancora in giro a raccogliere informazioni dalle sue spie. Deidara aveva ben pensato di occupare la serie vuota con il materiale di lavoro della sua argilla esplosiva. 
Pain osservò attento ogni membro presente. Tutto sembrava come al solito: Hidan strepitava su qualcosa, Deidara rispondeva per le rime e Kakuzo minacciava quieto di mozzare la lingua a entrambi, facendo presente quanto costava quell’organo al mercato nero; Tobi interveniva di tanto in tanto per fomentare gli animi con frasi del tutto fuori luogo, facendo scoppiare a ridere Naruto seduto in braccio a lui, nel mentre Kisame osservava ridacchiando a proprio agio. Solo Shisui era fuori dal suo solito personaggio: era troppo silenzioso e curvo su stesso, l’espressione depressa e gli occhi così pesti che dubitava fosse solo a causa dell’uso prolungato del Mangekyo.
Non che gli interessasse lo stato d’animo di un adolescente troppo cresciuto, quella era una riunione.
Lanciò uno sguardo a Konan al suo fianco, la donna intese subito. Al solo battito di ciglia un areo di carta dalla punta affilata e letale volò in mezzo al tavolo con un ronzio, facendo sussultare tutti quanti. Avuta la loro attenzione, Pein parlò.
“Che notizie porti, Kisame?” saltò ogni convenevole.
L’uomo squalo sorrise compiaciuto. “Vengo dal Paese delle Onde” disse, “e porto notizie interessanti su un mio ex-collega”.





Angolo dei gufi.
Della serie: non mi sono dimenticata di questa fic! (E neanche di “Ti piacerebbe restare per sempre?” che giuro di aggiornare prossimamente u.u)
Parlando di questa fic, mi spiace avervi fatto aspettare così a lungo per un capitolo di passaggio (più un capitolo di simpaggio su Kakashi ma okay), ma come potete intuire dal prossimo inizia la saga nel paese delle Onde! E le cose ovviamente non andranno come nell’originale :P d’altra parte avremo anche Itachi in cerca di Jiraiya, piccola side story che spero vi possa piacere.
Piccolo appunto: il "grazie" finale di Itachi va letto come se fosse un "ti amo". I giapponesi sono molto stitici con i sentimenti, come ben sappiamo, e spesso piuttosto di dire apertamente "ti amo" preferiscono dire "grazie" alla persona che amano. Grazie di essere nella mia vita, grazie di essere qui con me, di prenderti cura di me, di avermi permesso di amarti. È molto dolce (e poi penso alla mia shippetina del cuore e piango ;___;)
Vi ringrazio tantissimo per la vostra pazienza e costanze di seguire questa storia nonostante i tempi di aggiornamento geologici ç__ç anche questa volta non so dirvi quando sarà il prossimo capitolo ma posso assicurarvi al 100% che ci sarà un prossimo capitolo. Questa storia continua!
Un bacio!
Hatta
   
 
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