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Autore: Efffp25    02/06/2022    1 recensioni
Questa è la storia di alcuni momenti molto duri e difficili di tre mie compagne di classe, almeno dal mio punto di vista, i loro nomi NON verranno detto per privacy ma verranno sostituiti con qualcosa o una caratteristica che le rappresenta. I racconti partono dalla prima volta che le ho visti così fino ad adesso, almeno da quello che ho memoria e quello che ho pensato.
Genere: Drammatico, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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CUFFIE MALINCONICHE
 
All’inizio del nuovo anno di liceo Cuffie era molto strana, cioè, non era pazza o chissà che cosa, c’era qualcosa che non andava in lei.
Non capivo cosa avesse: forse era appena ricominciata la scuola e quindi riprendere le abitudini è terribile, dopotutto è un gran trauma passare dallo svegliarsi dalle 10 alle 7 del mattino!
Cuffie è sempre stata una ragazza molto simpatica: è alta, ha lunghi capelli castani mossi e occhi come il cioccolato al latte, spesso ride anche per delle cose sciocche, e la sua risata è contagiosa. È seduta dietro di me, io sono di fronte alla lavagna quindi sono in prima fila. La sua migliore amica si chiama Rossa, ed è seduta alla mia sinistra, il suo banco è appiccicato al muro, anche se spesso si battibeccano entrambe sono comunque simpatiche, scherzose, allegre e molto solari.
Tutto cominciò in varie mattinate in cui Cuffie doveva andare in bagno e quando tornava aveva il mascara rovinato, una mattina, quando Cuffie dovette correre in bagno perché non stava bene, due nostre professoresse cercarono di calmarla ma inutilmente, quindi alla fine dovette andare a casa. Ogni mattina quando Cuffie entrava in classe era silenziosa e aveva sempre gli auricolari alle orecchie, mi sono sempre chiesta cosa ascoltasse, probabilmente Tiziano Ferro dato che è il suo idolo.
 
Non ho mai capito perché molti miei coetanei ascoltassero musiche tristi, in cui nelle videoclip si vedevano scene legate alla tristezza, amori finiti, scene strappalacrime, ma comunque i gusti sono gusti.
 
Spesso chiedevo a Cuffie se stesse bene ma lei diceva che andava tutto bene e che non aveva niente: è facile nascondere le proprie sofferenze e fingere che vada tutto bene, quando si è bambini si finge di stare male per attirare l’attenzione dei grandi, ma quando cresciamo fingiamo che vada tutto bene quando in realtà non è così.
 
Un giorno durante l’ora di ginnastica abbiamo fatto un esercizio e Cuffie non voleva farlo, quando abbiamo preso i tappetini per fare stretching ella non c’era, così con una scusa avevo chiesto all’insegnante di andare ad appoggiare la mascherina ed ha acconsentito, ha aggiunto che andassi a chiamare la mia amica. Quando arrivai nello spogliatoio la mia amica era come la trovavo nei suoi momenti di malinconia: era seduta su una panca, i piedi saldati a terra, le mani sulle ginocchia, i nostri sguardi si sono incrociati, alzò lo sguardo, il mascara le era colato, questo significava che aveva pianto. Alla fine dopo qualche scambio di parola l’abbracciai, la stessa cosa era successa al mio primo giorno di un’attività del doposcuola: mentre imparavo per la prima volta a fare l’uncinetto le chiesi se stesse bene ma come al solito mi rispose che era tutto okay.
Dopo varie ricerche e da alcune voci delle mie amiche scoprì che aveva degli attacchi di panico, sono terribili e posso solo immaginare (anche se a me non sono mai venuti) cosa si possa provare. La testa che gira, il cuore che batte all’impazzata, la sensazione di morire, il respiro affannoso…
 
A Maggio tuttavia, tutto prese una piega inaspettata…
 
Un giorno mentre aspettavamo l’insegnante dell’ora successiva ed io ero sulla soglia a fare la guardia (il mio ruolo preferito) vidi Rossa che consolava Cuffie in fondo alla classe: quest’ultima aveva uno sguardo perso nel vuoto, sembrava sul punto di piangere, Rossa mi chiamò e mi chiese di stare un secondo con lei mentre andava a cercare aiuto. Le presi la mano: Cuffie non diceva una parola, era incosciente ma con gli occhi aperti, ogni tre per due si irrigidiva e tremava come se ogni tre secondi prendesse una scossa elettrica. Dopo essere stati tutti portati fuori dalla classe fecero tutto un avanti e indietro alcuni bidelli, il professore, arrivò il 118 e sua mamma. Avevano dovuto calmarla e mentre rientravamo io e la mia classe dal giardino la vedemmo girata di spalle, con lo zaino in spalla mentre tornava a casa.
 
Qualche settimana prima di questo incidente notai questo: quando sono arrivata a scuola ho notato sul suo braccio sinistro una benda, che cosa poteva essere successo? Mi chiesi dentro di me «Ehi Cuffie, che è successo al tuo braccio?» le chiesi «Oh no niente, mi sono fatta male a pallavolo» rispose prontamente «Ah okay» dissi io facendo spallucce. È una cosa normale che per sbaglio qualcuno si sia fatto male a pallavolo, può succedere a chiunque.
Può succedere dopotutto, no? Tempo fa notai qualcosa che mi fece rabbrividire e inquietare allo stesso tempo: dei tagli sulle braccia, e li vedevo chiaro e tondo “Questi gatti cattivi” pensai scherzosamente dentro di me, non le chiesi nulla per non essere troppo invadente, ma sapevo che la verità era un’altra.
Quel giorno non venne al doposcuola, cioè, venne, si fermò per pranzo e poi andò a casa, Cuffie continuava a coprirsi il braccio con la felpa, dopotutto è normale che a mezze maniche si noti qualcosa, oppure no? Prima di pranzo rimase a lungo con una nostra insegnante del corso a piangere e a sfogarsi, io non so come ma preferì rimanere con gli altri ragazzi del corso seduti al tavolo per mangiare.
Era davvero colpa di qualche gatto? Pensai a questa cosa per tanto tempo, si, era stato un gatto cattivo
Un gatto birbone…
 
Con i suoi artigli graffia…
 
Perché sono affilati…
 
Qualcosa di affilato…
 
Me lo ripeto nella mente “affilato”…
 
Lo cerco sul dizionario
“affilato” “appuntito” “tagliente”
 
Come un coltello, una lametta, un paio di forbici…
 
Un oggetto che sfiora la pelle, e da quella fessura esce sangue, senza pietà…
 
E in quel momento è come se il mondo si fermasse, come se nulla abbia più importanza.
 
Qualche giorno fa stavamo facendo un lavoro in classe: dovevamo scattare delle foto in bianco e nero per un lavoro di scuola, mentre giravo tra i banchi con in mano il cellulare per fare le foto sono passata vicino al banco di Cuffie (quel giorno in molti avevano cambiato posto perché mancava mezza classe), con la coda nell’occhio vidi che sul suo banco c’era un foglio bianco con scritto qualcosa a mano, ricordo solo queste due frasi “Caro diario” e “Non mi sento accettata dal gruppo”. Non sono stata molto a leggere perché dovevo fare quel lavoro di scuola e non potevo distrarmi.

La scuola sta per finire e ora fortunatamente sta bene, sono molto felice per lei.

Cara Cuffie, se stai leggendo questo sappi che ti voglio un mondo di bene, spero che in futuro tu possa stare meglio, per qualunque cosa tu abbia bisogno io ci sarò sempre per te, come mi hai detto una volta "Io sono sempre sorridente" ed è quello che vorrei da te: sorridi, sei una principessa guerriera e queste non piangono. Ma se avrai bisogno di piangere sappi che ci sarò sempre, le tue lacrime valgono più del tuo mascara rovinato.

ANGOLO AUTRICE
Eiiiiii sono ritornata dopo moltissimo tempo, perdonate la mia lunga assenza ma siamo ormai alla fine e ancora la scuola non è finita. Ho ancora qualche cosuccia da sistemare ma state tranquilli.
Spero di essere più presente
Un bacio a tutti e a presto
 
 
 
   
 
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