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Autore: Evola Who    06/06/2022    2 recensioni
Din Djarn (sopranominato Mando) era uno dei migliori agenti della swat del dipartimento di polizia di Nevarro, dello stato di New York.
Un uomo addestrato a ogni rischio possibile, con un passato da soldato militare e una storia tragica alle spalle. Il classico uomo taciturno, solitario, rigido e devoto al lavoro e al dovere. Definito l’amico di tutti, e di nessuno.
Finché un giorno trovò anche una culla, con sopra un bambino. Anzi, un neonato molto piccolo. Forse sotto peso, intento a strillare.
E da quel momento in poi, la vita di Mando, cambiò per sempre.
Genere: Angst, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Baby Yoda/Il Bambino, Carasynthia Dune, Din Djarin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2
 
 
Dopo il saluto dei suoi amici, Mando uscì dal distretto e raggiunse la sua vecchia macchina, una vissuta MercuryColony Park (soprannominata dal vecchio proprietario la Razaor Crest), mettendo il piccolo Grogu ormai addormentato sul suo seggiolino sui sedili posteriori. Si mise alla guida e ritornarono a casa, nel suo appartamento, nel distretto di Mos Eisley, un quartiere tranquillo della città.

Prese in braccio il piccolo (ancora addormentato), entrò nell'atrio del suo condominio e prese l'ascensore per raggiungere il quarto piano.

Ripensò alle frasi che aveva detto la dottoressa Tano, ogni volta che era andato in ospedale a trovarlo. Ovvero: “Durante la giornata è sempre agitato e piange di continuo. Sembra inconsolabile. Tranne con te. Ogni volta che sei con lui, diventa subito sereno…” e aveva ragione…

L’ascensore si fermò al suo piano. Mando si avviò lungo il corridoio, reggendo il piccolo con una mano e cercando le chiavi dentro alla tasca con l'altra. Un rumore gli fece alzare la testa, e prese subito un lungo sospiro paziente.
“Ehilà, Mando!” disse con entusiasmo Peli Motto, l’affittuaria del palazzo.

Una donna di mezza età, con corti ricci castani, alta e magra, sempre vestita con una salopette marrone. Sempre con un sorriso sarcastico in volto, la voce squillante e piena di entusiasmo. Era davanti alla sua porta, visibilmente felice di vederlo.

“O devo chiamarti, ‘neo papà’.” aggiunse sarcasticamente.

“Ciao, Peli…” rispose Mando, paziente.

Non aveva mai avuto brutti rapporti con lei. Anzi, nonostante fosse una ficcanaso e amante dei pettegolezzi, si era sempre dimostrata gentile e disponile con lui. Solo che era troppo “chiaccerona” per Mando.

“Allora, come stai? Sia tu, che il piccolo occhioni giganti?” chiese sorridendo, mentre guardava Grogu.

“Si è appena addormentato” rispose un po' duro, tenendo stretta la fascia con il bambino a sé.

“Oh! Scusami!” disse sempre sorridendo, facendo alzare gli occhi al cielo al suo affittuario.

“Allora, come ti senti?” domandò più seria. “Pronto per questa nuova avventura, chiamata paternità?”

“Certo. Altrimenti, non sarebbe qui” rispose. “So che sarà difficile, ma me la caverò. Per lui farei qualsiasi cosa.” E calò in silenzio.

Peli continuò a sorridere, guardandolo, ammirata da lui.

“Sai, Mando? Non mi aspettavo una scelta del genere da parte tua.” ammise. “In fondo, sapevo che eri un tipo molto serio e tutto d'un pezzo. Ma… credevo che fossi il classico lupo solitario, sposato con il proprio lavoro. Visto che non ti ho mai visto portarti una donna in casa. O un uomo…”

Non rispose, provando solo pazienza verso di lei.

“Ma vederti insieme a questa piccola creatura… non so il perché, ma mi rende felice. Perché so che ti porterà un sacco di gioia.” E continuò a sorridere. Ma questa volta, senza sarcasmo.

Mando era sorpreso dalle sue parole. Ma le apprezzò tantissimo. Perché in fondo, nonostante tutti i suoi difetti, Peli si era dimostrata una brava persona.
“E se hai bisogno di aiuto, qualsiasi tipo di aiuto, non farti problemi a chiamarmi! Sai, da giovane non mi chiamavano ‘Peli risolve problemi’ a caso!” e ridacchiò con le mani sui fianchi.

Orami era la terza volta, che Mando sentiva queste parole durante la giornata. Provò una grande calore di affetto, che forse non si aspettava di ricevere. Sentendosi rassicurato: non era del tutto solo, in questa nuova avventura con Grogu.

“Grazie, Peli” rispose con sincerità.

“Però, non cambio pannolini” specificò Peli ironicamente, guadagnandosi una occhiata paziente da parte di Mando.

“Comunque, ti ho fatto un piccolo regalo.”

Il polizotto rimase sorpreso da quella dichiarazione. Un regalo? Da parte sua? Non sapeva se doveva preoccuparsi o meno.

“E vedrai che sarà molto utile! Sia per te che per il bambino!” sorrise e si spostò mostrando il regalo, che teneva nascosto dietro alla schiena: una sedia a dondolo di legno, color celeste.

“Tatan!” disse Peli con entusiasmo: “Ti piace?”

Era colpito dalla sua sorpresa. Non sapeva che cosa dire.

“Grazie, ma… non so dove potrei metterla…” rispose con un po' di incertezza, ma cercando di essere gentile.


Non che non apprezzasse la sedia. Solo, era confuso da quel regalo.
“È una sedia a dondolo! Che cosa vuoi che faccia? Le uova?” rispose Peli con sarcasmo: “Puoi metterla in soggiorno o in camera dal letto. Così, quando il pupo piange, tu puoi sederti e dondolarvi insieme. Così si calma. Oppure puoi sederti da solo, per rilassarti un po'.”

Mando guardò la sedia, non più scettico. Non aveva pensato che potesse essere così utile. E poi, non poteva rifiutare un regalo da parte della sua padrona di casa.

“Grazie, Peli” disse. “Lo apprezzo davvero molto.”

“Figurati! Tanto, non avevo più voglia di ripotarlo di nuovo nel mio garage!” e rise divertita. “Dai! Apri la porta! Che ti aiuto a portarlo dentro.”
Così Mando trovò le chiavi della porta nella tasca dei suoi pantaloni, le tirò fuori e aprì l’appartamento numero 122019.


Dopo che fu entrato in casa, Peli mise la sedia a dondolo vicino alla porta e uscì, lasciandolo da solo, con il bambino.

Mandò si guardò intorno nel suo appartamento: soggiorno e area cucina, pavimento in legno, muro di cartongesso bianco, e due finestre davanti.

Un appartamento molto minimale e modesto. Con poco arredamento, un divano nero a due posti, una tv di 30 pollici appoggiata sopra ad un mobile e qualche scaffale.

Ora, invece, si era aggiunto un box imbottito rosso vicino al divano, un tappetino colorato (sempre imbottito), una palestrina verde con le rane gioccatolo appese in altro e dei cubi di plastica con i bordi arrotondati.

E c'erano anche una culla di legno e fasciatoio in camera sua (avrebbe voluto metterlo in bagno, ma non c'era abbastanza spazio).

Tutto pronto per accogliere e crescere un bambino.

“Bene piccolo” disse Mando a Grogu ancora addormentato: “Ora siamo solo io e te” e sorrise, sentendosi preparato al ruolo di padre.
 
***
 
Le prime due settimane da Neo Papà passarono tranquille.

Le giornate di Mando erano calme. Si alzava alle otto quando Grogu piangeva per la fame o per essere cambiato (a volte tutti e due i casi messi insieme), lo prendeva, lo cambiava (una cosa a cui non si sarebbe mai abituato per davvero) e poi gli dava il latte in polvere. Dopo la fine della sua colazione, passava alla sua, con la tazza di caffè nero e uova e beacon. Mentre Grogu giocava con il suo scodellino a forma di rana, comodamente seduto nel suo seggiolone.

Dopo la colazione, e aver lavato la tazza, i piatti e i biberon, spostava Grogu dalla cucina al soggiorno. Dove passava il tempo a giocare con le rane della palestrina cercando di prenderle, o creando costruzioni con i cubi.

Tutto sotto l’occhio vigile di Mando, che intanto cercava di sistemare casa o di leggere qualche manuale sulla crescita sana per i bambini (era un uomo d’azione, ma doveva essere preparato in ogni cosa); qualche volta faceva i pesi, per restare in forma, e poi giocava con lui.

Poi arrivava il pranzo, che consisteva per Grogu in omogenizzati a base di carne o verdure. E per Mando in un veloce panino con formaggio e prosciutto.

Dopo pranzo il piccolo avrebbe dormito, e si sarebbe svegliato nel tardo pomeriggio. E visto che le giornate erano ancora lunghe, potevano uscire per una passeggiata in passeggino. Così, nel frattempo, ne approfittava per fare qualche commissione. E spesso, si fermavano anche in una caffetteria, per far in modo che Grogu facesse merenda con omogenizzati di frutta e per prendere un altro caffè per Mando.

Poi tornavano a casa, cenavano velocemente e dopo Grogu crollava dal sonno. Lasciando a Mando qualche tempo per vedere un po' la tv, e poi buttarsi a letto.
E il giorno dopo, la giornata si ripeteva di nuovo. Spesso era intervallata da qualche visita da parte di Greef e Cara, di Peli e da una chiamata veloce da parte del capitano.

E stranamente, stava apprezzando davvero tanto quel tipo di routine. Proprio lui, un poliziotto sempre in mezzo all'azione che non aveva mai tanto tempo per restare casa. Ma ora, stava apprezzando tutto questo tempo.

Nel prendersi cura di Grogu, imparava a rilassarsi, prendere fiato e apprezzare la compagnia di qualcuno. Sentendosi una persona più responsabile e paziente. Godendosi ogni instante con lui.

E l’idea di vederlo crescere, muovere i primi passi, sentire le sue prime parole, i suoi primi successi davanti agli occhi, lo emozionava davvero tanto.
Si stava godendo le piccole gioie della quotidianità e della paternità, con il trovatello che aveva salvato.

Tutto stava andando per il meglio, finché una notte, non diventò molto più complicato…

Dopo due settimane di tranquillità, Grogu iniziò a piangere durante la notte. Non che non lo facesse anche prima. Ma solo tre volte al giorno. Per il resto, era un bambino molto calmo e pacato.

Ma per una strana ragione, andava avanti a piangere per quasi tutta la notte. Tenendo sveglio il povero Mando, che aveva la culla accanto al suo letto matrimoniale. Svegliatosi all’improvviso, cercò di farlo calmare (anche per evitare che i suoi vicini si svegliassero per causa dei suoi pianti), pensando che doveva essere solo cambiato o che avesse fame. Ma il più delle volte, sembrava che piangesse per nessun motivo. In pratica piangeva e basta.

E l’unico modo per farlo calmare era tenerlo in braccio e aspettare che si calmasse e si riaddormentasse. Per poi rimetterlo nella culla e sperando di dormire anche lui per qualche ora. Invece, ritornava a piangere ogni mezz’ora, ma per Mando era come se avesse appena chiuso gli occhi per qualche secondo.
Così riusciva a dormire un’ora scarsa. Se gli andava bene…

Anche il giorno continuava a piangere, se stava nel suo box o nella sua palestrina. Così Mando era costretto a tenerlo in braccio, pur di farlo stare calmo. Anche mentre doveva mangiare o tentare di pulirlo. E gli unici momenti in cui Grogu era calmo, era durante i suoi pisolini pomeridiani.

Allora Mano approfittava di questi momenti, per dormire anche lui, ignorando tutto il resto.

Un giorno, si decise a portarlo dalla pediatra, spiegando la situazione. La dottoressa lo rassicurò che fisicamente stava bene. Sano come un pesce.

Consigliò al giovane neo-papà qualche trucchetto per farlo dormire alla notte. Come dargli il latte con il miele, prima di farlo addormentare. O la camomilla nel biberon durante i suoi risvegli notturni, o fargli un bagnetto alla sera.
Mando fece tutto quello che aveva detto, ma niente. Il piccolo non voleva saperne di dormire alla notte.

Così doveva passare quasi tutta la notte a fare avanti e indietro nella sua camera, con Grogu in braccio, cercando di farlo stare calmo.
Erano ormai le tre di notte passate, Mando cullava il bambino che pian piano stava iniziando a calmarsi, e decise di provare a cantare una ninnananna improvvisata.

Così, con po' di incertezza e a bassa voce, cantò: “Go to sleep, go to speel, go to sleep, my little green friend…” continuò a cantare, andandosi a sedere sulla sedia a dondolo e lasciandosi trasportare dal movimento della sedia: “Go to speel, go to speel, go to speel…”

E più cantava, più Grogu si stava lentamente addormentando sulle braccia del suo papà, mentre ascoltava la dolce ninnananna. E quando si addormentò, anche Mando esausto appoggiò la testa sulla sedia, tenendo il piccolo stretto a sé, tra le sue braccia.

E forse, per la prima volta dopo settimane, entrambi dormirono serenamente.
   
 
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