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Autore: Breathless    09/06/2022    1 recensioni
[…] Italia si chiese da quanti anni avesse quelle fattezze.
«Hey Germania, quando sei nato?»
Stavolta il tedesco girò tutta la testa verso di lui.
Il significato della parola “nascita” per le nazioni, era un po’ diverso rispetto a quello convenzionale.
«Nel 1814, con la fondazione della Confederazione Germanica» disse meccanicamente.
«E che aspetto avevi quando sei nato?»
Un’ occhiata interrogativa tardò di qualche secondo la risposta; non si sarebbe mai del tutto abituato alle stranezze altrui. […]

________
[GerIta]
Il rapporto fra Italia e Germania raccontato durante gli eventi storici dell’ultimo secolo.
Genere: Romantico, Slice of life, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lago di Como – 29 Luglio 1983
 
Le risate lo investirono squillanti e chiassose, il moto di fastidio crebbe inesorabilmente in lui.
La voce dal timbro maschile la conosceva fin troppo bene, apparteneva a Italia; l’altra, dalle tonalità più alte, era della giovane gelataia con la quale stava flirtando.
Germania torreggiava rigidamente dietro di lui, la mascella lievemente contratta e una piccola increspatura che andava accentuandosi in mezzo alle sopracciglia. La mancina era serrata attorno al manico della borsa da spiaggia strapiena che aveva appesa alla spalla; ad accompagnarla la tracolla dell’ombrellone. Indosso una camicia a maniche corte con una fantasia a fiori tropicali, sbottonata unicamente sul collo, e bermuda blu scuro. La pelle, palesemente troppo chiara per quelle latitudini, aveva assunto una colorazione rosa acceso, quasi rosso, a causa del sole inclemente dei giorni precedenti. Il cappellino con visiera premuto in testa era solo un debole tentativo di difesa. Ogni cosa del suo aspetto, sembrava indicare che si trattasse un tedesco in vacanza.
«I gelati si stanno sciogliendo» si intromise nella conversazione con tono strascicato e incolore.
Italia si accorse in quel momento che due rivoli gusto stracciatella da un lato e cioccolato dall’altro, erano colati sulle mani fino a oltrepassare i polsi.
«Ah scusa, mi ero distratto»
Si affrettò a porgergli il suo cono per poi rivolgere l’ennesimo sorriso alla ragazza.
«Devo andare, ma ci vediamo presto» ammiccò voltando i tacchi e allontanandosi, seguito da un Germania muto come una tomba.
Italia si appoggiò sul naso i Ray Ban modello Wayfarers, senza dare segno di essersi accorto di nulla, e anzi, con una espressione gongolante perché la ragazza gli aveva dato corda.
«Questo gelato è particolarmente buono, fidati» gli assicurò andando a leccare il rivolo dolciastro che, nel mentre, gli era arrivato all’ avambraccio. Germania non pareva affatto in vena di conversazione, ma leggere le situazioni non era mai stato il suo punto forte. Raccolse un discreto boccone con la lingua e lo assaporò soddisfatto. Italia sembrava risplendere come il sole sopra le loro teste; perfettamente a suo agio nel crop top che gli sfiorava l’ombelico, grigio e con una scritta da college americano, e con i pantaloncini di jeans che aveva indosso.
Non avrebbe saputo dire quando aveva cominciato a provare quel desiderio nei suoi confronti; il preciso istante in cui anche la sua parte conscia aveva fatto quello scatto, e aveva compreso di volerlo per sé. Quando si era ritrovato a reclamare silenziosamente le sue attenzioni, i suoi sorrisi, il suo contatto. Forse da più tempo di quanto fosse disposto ad ammettere.
E ora si trovava in un limbo: da un lato una spinta profonda, viscerale, che lo portava a guardare con brama la linea piatta del suo ventre che si tuffava oltre bordo del pantaloncino. Dall’altro il vuoto totale dell’incertezza. La sensazione di trovarsi davanti a un baratro di cui non vedeva il fondo, e la consapevolezza che avrebbe dovuto buttarsi per scoprire cosa c’era sotto. Mille domande sulla loro natura, umana solo in apparenza, la paura del rifiuto e delle conseguenze dettate dalla loro posizione. E a completare il tutto vi era la sua intrinseca insicurezza nelle relazioni. Sehnsucht, la chiamavano dalle sue parti, la malattia del doloroso bramare.
«Ti piace?» Italia lo riportò alla realtà, domandandogli del gelato. Adesso era a lui che stava colando su una mano. Il castano piego appena il capo nella sua direzione, gli occhi ambrati fecero capolino da sopra le lenti scure. Sentì un piccolo fremito attraversarlo.
«Mh» riuscì a produrre solo un suono gutturale mentre lo assaggiava. Era buono davvero.
 
I laghi del nord Italia gli erano piaciuti fin dal primo momento, quindi li visitava spesso nei mesi estivi, quando si concedeva un po’ di pausa dal lavoro. Ma quella estate non era come tutte le altre. In Europa si erano registrati i picchi di temperature più alti di sempre e Germania non aveva mai tollerato bene il caldo. Fu dunque felice di arrivare alla loro destinazione: una spiaggetta defilata rispetto al centro della città, a cui si accedeva scendendo per qualche metro una scalinata di pietra. La riva era rialzata rispetto al livello dell’acqua e la sabbia, mescolata alla terra, era punteggiata da chiazze erbose. Dal bar che dava sulla strada, provenivano le note elettroniche di uno dei brani italo-disco più famosi del momento. Rimasero entrambi in costume, e il tedesco cominciò a spalmarsi uno strato di crema solare spesso abbastanza da lasciare una patina bianca sulla pelle. A Italia venne da ridere, ma lo aiutò diligentemente a metterla anche sulla schiena. Per quanto lo riguardava, si difendeva dalle scottature con l’abbronzatura oramai marcata. Così, nel tempo rimanente, si dedicò a gonfiare un materassino a forma di tigre viola, palesemente da bambini, che si era portato appresso.
Una volta ultimati i preparativi si buttarono da un piccolo molo di pietra, evitando i sassi della riva e immergendosi nell’acqua piacevolmente fredda. Italia non perse l’occasione per giocare e buttarsi addosso, e il tedesco gli fece da trampolino, lasciandolo salire sulle spalle per tuffarsi.
E dopo un po’ finirono entrambi aggrappati al materassino, uno da un lato e uno dall’ altro, le braccia appoggiate e le spalle che affioravano dall’acqua. Italia si era tirato indietro i capelli bagnati, scoprendo totalmente il viso, mentre lui aveva la frangia appiccicata alla fronte, dando vita a una curiosa inversione di pettinature. Germania fu faccia a faccia con l’italiano, a breve distanza da lui, mentre andavano mollemente alla deriva verso il centro del lago.
Si perse qualche secondo ad osservare i dettagli del viso, giusto quanto bastò per notare il castano puntare lo sguardo alle proprie spalle, con un’aria furba.
«Hey Germania, ci sono due ragazze su un pedalò che ci stanno guardando»
Il biondo serrò la mandibola.
«E quindi…?»
«Sono davvero carine, magari potremmo invitar-»
«È possibile che tu voglia provarci con ogni donna che incontri?» aveva sbottato prima che la sua parte razionale potesse fermarlo. Ora si trovava con un Italia sorpreso e un po’ intimorito da tono brusco che aveva usato. Inutile dire che si pentì immediatamente di quella reazione, palesemente esagerata.
«Scusa, è più forte di me… quando vedo una bella ragazza, mi viene voglia di parlarci» cercò di giustificarsi abbassando lo sguardo «Ma non allungo mai le mani, giuro!» forse temeva che lo avesse preso per un molestatore. «E poi quelle due sembravano più interessate a te che a me» proseguì con tono sommesso. «Tu non te ne accorgi mai, ma ci sono un sacco di ragazze che ti guardano.» rivelò tornando con gli occhi su di lui.
Germania si sentì preso in contropiede. «Mi guardano…?» domandò confuso.
«Hai un bel viso, dei begli occhi e un bel fisico. Sei attraente, è normale che ti guardino.» spiegò facendo un cenno verso di lui. Il tedesco ringraziò di essersi messo tutta quella crema solare, perché sentiva il sangue affiorare alle guance; non seppe bene se per la rivelazione o perché Italia aveva detto che era attraente. Si affrettò ad aggrottare le sopracciglia, facendo finta di nulla.
«Beh, anche se fosse, non sarebbe opportuno avere una relazione con un’umana» bofonchiò spostando lo sguardo di lato «e non lo sarebbe neanche per te»
Lo sapevano bene entrambi, gli umani rispetto alle nazione sono fragili. Si ammalano e muoiono velocemente, mentre loro rimangono immutate per secoli e possono arrivare ad esser vecchie di millenni.
«Lo so, ma…» Italia fece un breve sospiro «provo invidia per gli umani, per come vivono le relazioni e l’amore.»
E a quelle parole, la domanda sorse spontanea nella mente di Germania
«Tu» tentennò indeciso per un istante, ma la voglia di sapere ebbe la meglio. «Ti sei mai innamorato di qualcuno?»
Italia impiegò qualche secondo a rispondere.
«Si» confessò infine. «Una volta è capitato.»
«Un’umana?»
«No, una nazione come noi»
«Chi?» Germania cominciava a perdere le inibizioni e andava a briglia sciolta. Sentì il cuore che battere nel petto più velocemente di quanto avesse voluto. Gli dava quasi fastidio che Italia avesse provato un sentimento così profondo nei confronti di un loro simile, ma allo stesso tempo gli premeva scoprire quel suo lato sconosciuto. Voleva farsi un’idea del passato, perché forse intravedeva una speranza flebile per il futuro. Ma al contrario del tedesco, Italia sembrava faticare sempre di più a rispondere.
«Non lo hai mai conosciuto. È scomparso tanto tempo fa.»
Lo sguardo di Germania si dilatò, nel cogliere un dettaglio fondamentale.
«Era un maschio?»
Italia annuì senza parlare, e fece sprofondare il viso fra le braccia che aveva incrociato sul materassino. Era la prima volta in cui lo vedeva in quello stato, oscillante fra il disagio e l’imbarazzo.
«Capisco» mormorò.
Non volle metterlo ulteriormente in difficoltà, quindi non gli fece altre domande.
L’italiano rimase in silenzio per un po’, meditabondo, ma poi rialzò la testa e sollevò lo sguardo. Sembrava avesse appena preso una decisione, seppur colse un pizzico di timore nella sua espressione.
«Ti somigliava» sputò improvvisamente quelle parole. «Davvero tanto. Al punto che la prima volta che ti ho visto, ho creduto che fossi lui.» finalmente ammise quella cosa, che si era tenuto dentro per quasi settanta anni. «Hai i suoi stessi occhi, i lineamenti sono simili e anche il colore dei capelli, come ti cadono sulla fronte quando non li hai pettinati» sollevò la destra per sfiorargli in un gesto delicato la frangia che si stava asciugando al sole. «Anche certi tuoi modi di fare ricordano i suoi.» parlava in maniera sempre più sciolta, mano a mano sembrava liberarsi di un pesante fardello. «Ma tu non sapevi chi ero, la prima volta che ci siamo incontrati. Ed è impossibile che si sia dimenticato di me, della promessa che ha fatto. Chiunque altro avrebbe potuto, ma non Sacro Romano Impero.» pronunciò quel nome, e poi tacque.
Un silenzio pesante, così denso da essere quasi palpabile, calò su di loro.
Germania sentì il cuore martellargli nelle orecchie, ma non riuscì a staccargli lo sguardo di dosso. Ebbe la sensazione di essere entrato in un luogo in cui non avrebbe dovuto mettere piede, di avere violato i suoi recessi più intimi. Mentre Italia parlava, aveva visto passare sul suo viso emozioni che mai avrebbe immaginato. Da una malinconia dolce e amara allo stesso tempo, ad una tristezza recondita e profonda. Gli era sembrato un’altra persona, come se, in tutti quegli anni, non lo avesse mai conosciuto realmente. E poi quello che aveva detto, le parole gli rimbalzavano confusamente nella testa. Suo fratello gli aveva parlato di Sacro Romano Impero, colui che lo aveva preceduto, ma non aveva mai accennato alla somiglianza o alla relazione che aveva con Italia.
Si sentì sopraffatto. Sapeva che avrebbe dovuto dire qualcosa, ma le parole si accavallavano nella mente senza che riuscisse a formare una frase di senso compiuto. Fu Italia stesso a rompere il silenzio, mosso da un senso di colpa visibile nell’espressione.
«Mi dispiace, non avrei dovuto dirtelo. Non volevo metterti in difficoltà.» accennò un sorriso debole, che provocò una morsa allo stomaco nel tedesco. «È che non sono mai veramente riuscito ad accettare la sua morte. Forse vedo in te più somiglianze di quante ce ne fossero realmente.» Ammise anche l’insicurezza che lo aveva accompagnato per tutto quel tempo. «Dopo tutto, è passato talmente tanto tempo che nei miei ricordi, la sua faccia sta cominciando a sbiadire» Non aveva versato una singola lacrima, eppure quella piccola incrinatura che percepì nel tono gli fece male.
«No. Sono io che non avrei dovuto farti tutte quelle domande.» in qualche lontano recesso della sua gola, Germania ritrovò la voce. «Ti ho fatto parlare di qualcosa di doloroso. Mi dispiace.»
Italia scosse la testa.
«Da quando Francia mia ha detto che non c’era più, è la prima volta che riesco a parlare di lui e a pronunciare il suo nome.» mormorò. «Forse questo è il primo passo per lasciarlo finalmente andare.»
Germania non sapeva che pensare, non aveva idea se tutto questo fosse una cosa positiva o negativa, ma percepiva forte la spinta a confortarlo. Rivoleva l’Italia che aveva sempre conosciuto: sorridente, con il cuore leggero e pronto a combinare qualche guaio.
Non era mai stato bravo a consolare, ma mosse la mano verso la sua e la coprì, per poi stringerla.
Italia girò il palmo e intrecciò le dita con le proprie, per poi guidare il dorso della mando del tedesco ad appoggiarsi sulla sua guancia. Il suo viso era caldo, la pelle morbida e piacevole da toccare. Lo osservò chiudere gli occhi e rimanere in silenzio, un sorriso leggero a curvargli le labbra, come se quel contatto lo aiutasse a risanare la vecchia ferita.
Non era un gesto plateale, eppure gli sembrò così intimo. Per un breve istante, Germania si dimenticò del resto del mondo.
 
Riferimenti Storici:
 
  • Nel Luglio del 1983 si verificò una delle maggiori ondate di caldo mai registrate in Europa. L’Italia fu maggiormente colpita nelle zone centro-settentrionali, con punte di 40°C
  
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