Senza parole
Sono solo le sette del mattino quando Alan si sveglia, e manca poco che gli prenda un coccolone quando si accorge che c’è qualcuno nel suo letto. Basta un attimo, però, affinché quell’espressione spaventata lasci il posto a uno sguardo tenero e a un sorriso che non percepiva sul suo volto da almeno un annetto. Si sistema sul fianco verso il ragazzo davanti a lui e comincia a desiderare che si svegli, perché gli basta sfiorarlo con lo sguardo per pensare a quanto Nathan lo renda felice, di quanto abbia stravolto la sua vita in una maniera che non avrebbe mai immaginato. Sorride pensando al loro primo incontro, a quello che, ora lo ammette, è stato proprio un colpo di fulmine; e il sorriso si allarga di più se ripensa a quanto abbia cercato di negarlo, a quanto si siano rincorsi per essere lì dove sono ora, nello stesso letto, a passare il Natale insieme. È proprio in quel momento che Nathan emette un gemito, poi struscia la faccia sul cuscino e, infine, schiude gli occhi. Fissa Alan di rimando per un attimo, come a volersi ricordare perché e come sia finito lì, e passa un istante prima che anche le sue labbra si pieghino in un sorriso imbarazzato. I due smettono di guardarsi solo nel momento in cui Nathan gli posa un bacio a fior di labbra, e Alan sente la gola stringersi di fronte a un gesto che pensava irripetibile per il resto della sua vita. «Buongiorno», gli sussurra l’altro. Alan non vuole spaventarlo, eppure le parole non gli escono di bocca; vorrebbe rispondere al suo buongiorno, o anche solo augurargli “Buon Natale”, ma riesce soltanto a pensare a quanto sia felice in quel momento. Nota che l’espressione di Nathan cambia, diventa smarrita, ma nonostante questo non arretra, non reagisce, quantomeno non come l’ultima volta. «Nathan…», sussurra a sua volta con l’intento di terminare la frase, che però resta sospesa perché non sa cosa dire. O forse sì. «Dimmi.» Sì, sì che lo sa. Da almeno due mesi e mezzo. «… Ti amo.» |