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Autore: Egle    27/06/2022    9 recensioni
Papà mi è piaciuto subito. L’ho visto arrivare attraverso il corridoio, tutti gli altri cani si sono avventati sui cancelli. Io avrei voluto fare altrettanto, ma sono sempre stata timida. Ho capito subito che saremmo stati un branco fantastico, io e papà. Anche lui deve averlo intuito perchè dopo tre settimane di scartoffie, papà mi ha portato a casa con lui. Mi ha chiamato Tara.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Note della Beta.
Sì, ho il cuore tenero... dopo tutte quelle belle recensioni per l'epilogo di Shadows, non ce l'ho fatta a prendermi una pausa (in realtà, quella che dovrebbe preoccuparsi è Egle, visto che sarà costretta a revisionare una nuova fic dopo questa! :D Aspettate che legga le note e lo realizzi...).
Quindi eccomi qui! Come ogni lunedì, puntuale a lanciare fuori... una one shot! È piccola, dolcina e tutta su Tara (non sapete chi è Tara? Correte a leggere Shadows on a moonless night!!). Godetevi la pausa di dolcezza e tranquillità, perchè quasi sicuramente la fic successiva sarà drammatica!
Vediamo se mio prendo una pausa con la prossima settimana o mi circuirete di nuovo!
Vi lascio alla lettura, enjoy!

 

 

 

 

 

A FURRY CUPID

 

 

Papà mi è piaciuto subito. Alto, bello, biondo, manda delle vibrazioni di calma e sicurezza. L’ho visto arrivare attraverso il corridoio, tutti gli altri cani si sono avventati sui cancelli. Soprattutto Conrad del 4B, la gabbia laggiù in fondo, quella più grande, e Milady che è una piccola puttanella in cerca di attenzioni.

Io avrei voluto fare altrettanto, ma sono sempre stata timida. Forse è per questo che tutti i miei fratelli sono già stati adottati e io no. Le volontarie ci hanno trovati in uno scatolone, sotto la pioggia. Io avevo un brutto raffreddore. Le volontarie ci hanno curato, tutti dicevano che non ce l’avrei fatta, ma Mama Rose mi ha avvolto in una coperta calda e mi ha dato latte di capra da bere. Me lo ricordo appena, ma ricordo bene la sensazione di calore e di sicurezza.

È la stessa sensazione che ho provato la prima volta che ho visto papà. Lui stava guardando Reginald, un pastore tedesco abbandonato dalla famiglia, ma per qualche motivo si è voltato verso di me. Solo un’occhiata veloce, prima di girarsi di nuovo verso Reggie. Dopo un istante papà mi ha guardato una seconda volta e io ho iniziato a scodinzolare.

Ho capito subito che saremmo stati un branco fantastico, io e papà. Anche lui deve averlo intuito perchè dopo tre settimane di scartoffie, papà mi ha portato a casa con lui. Mi ha chiamato Tara. Non so bene che cosa voglia dire, ma ha scartato una serie di nomi pomposi e a me va bene così. A volte mi chiama con un fischio e io rispondo lo stesso. Rispondo sempre quando papà mi chiama. A meno che non ci sia uno scoiattolo. Io odio gli scoiattoli.

Papà non abita in un box del canile, abita in un bell’appartamento dal profumo squisito in città. Alte finestre che lasciano entrare la luce del sole, divani comodi su cui mi piace dormire, cuscini che mi piace masticare. Un tappeto folto su cui una volta ho fatto la pipì.

Papà mi ama tanto. A volte mi sgrida, ma so che non è mai serio. A papà piace passare del tempo con me. Quando mi porta al parco, è felice di farmi fare mille giochi. Papà è super intelligente, trova sempre un modo nuovo per farmi giocare. E poi d’estate mi porta sulla sua barca e lui non mi sgrida mai anche se bevo l’acqua di mare, cosa che mi ha detto di non fare, e poi vomito. Papà ha un sacco di amici, ma non a tutti vado a genio. Credo che zia Pansy sia innamorata di papà, per questo dice che mi adora e mi riempie di vezzeggiativi, ma il suo odore non è buono quando mi sta vicino. Sa di rancido. Per quello io odio stare in compagnia di zia Pansy.

Zio Blaise, invece, non vuole che gli riempia i pantaloni di pelo. Loro due sono gli amici più stretti di papà, ma non fanno parte del nostro branco. A volte penso che papà si senta solo, a volte penso che avrebbe bisogno di un compagno umano. Ci sono io, è vero, ma papà dorme sempre da solo. Tranne quando ci sono i temporali. Allora viene a sedersi accanto a me, che ho paura, finchè non finiscono.

Papà ha un lavoro importante. Lo capisco da come gli altri sono intimoriti dalla sua presenza. Mi porta sempre con sé al lavoro, mi ha comprato un grosso cuscino verde su cui posso dormire dopo la nostra corsa mattutina. Quando mi sveglio e non lo trovo, posso andare in giro da sola per il Ministero. Papà sa che ho tutta una vita di cui non fa parte, ma lui è tranquillo finché rimango dentro al Ministero e non infastidisco nessuno. Quando dobbiamo tornare a casa, mi faccio trovare di nuovo nel suo ufficio e lui mi dà un biscottino, dicendomi che prima o poi scoprirà dove me la svigno non appena lui non c’è. Ha provato anche a chiudere la porta ma ho fatto un gran casino e alla fine, ha dovuto arrendersi.

Il Ministero mi piace. C’è Doreen della mensa che mi allunga sempre qualcosa di buono da mangiare. Un pezzetto di mela o del tacchino lesso. Ogni tanto, se sono molto fortunata, un biscottino. Poi c’è Max della reception che mi chiama Principessa. Le sue mani odorano sempre di patatine al formaggio. Ma il posto che mi piace di più in assoluto è il Dipartimento. Non so bene cosa sia, ma tutti sono vestiti uguali e hanno un buon odore perchè passano molto tempo all’aperto. Stavo seguendo l’odore di bosco e muschio, quando l’ho visto. Alto, anche se non come papà. Spalle ampie. Ha l’odore più buono che io abbia mai sentito. Si è girato verso di me e ha sorriso. Il sorriso gli ha illuminato anche gli occhi verdi e il suo odore si è trasformato appena. Era contento di vedermi. Non come zia Pansy quando finge solo di essere contenta. Si è piegato sulle ginocchia e mi ha accarezzato la testa.

“E tu da dove spunti?” mi ha chiesto, grattandomi sotto il collo, il mio punto preferito in assoluto. Ero sua. L’ho seguito nel suo ufficio, lui ha chiesto chi fossi. Qualcuno gli ha risposto che devo essere il cane di qualcuno del Dipartimento legale, io gli ho detto che faccio parte del branco di papà e lui mi ha grattato di nuovo. Anche il suo ufficio ha un buon odore, come una tana ben curata.

Qualcuno lo ha chiamato Harry, ma senza fischiargli come fa papà con me. Io mi sono accucciata sul suo piede e lui ha riso. Harry è diventato la persona che preferisco, dopo papà. Non appena sono sola corro nel suo ufficio, dopo essere passata da Doreen, e lui è sempre, sempre felice di vedermi. Se è occupato con qualcuno, si alza e apre la porta per farmi entrare.
Hanno cominciato a chiamarmi la fidanzata del capo e io non posso esserne più fiera.

Harry ha iniziato a tenere dei biscottini al coniglio nel suo ufficio. Poi è stata la volta di una vecchia coperta. Sa di buono. Adoro stare coricata nel suo ufficio e farmi grattare dalle sue mani grandi e forti. E poi Harry ha sempre odori interessanti addosso, deve avere una vita molto intensa. Sa sempre di bosco e di erba. E di cioccolato. Ed è sempre calmo. Ti senti sicuro e protetto solo standogli vicino.

È la stessa sensazione che provo quando sono insieme a papà, ma papà ha anche bisogno di me. Ogni tanto diventa triste, il suo odore cambia. È un cambiamento impercettibile, che solo io posso sentire. Zia Pansy e zio Blaise non se ne accorgono, all’esterno papà è sempre arrogante e sicuro di sé, ma il suo odore non mente. Mi occupo io di papà, mi assicuro che mangi e che dorma e che nessuno gli faccia del male.
Soprattutto quello stupido scoiattolo del parco.

Ogni tanto papà deve andare via per lavoro. Lui mi dice che tornerà presto, ma il suo odore mi mette in agitazione. Lo so che non vuole lasciarmi da zia Pansy, ma deve farlo. Io odio stare con Zia Pansy e lei odia stare con me. Mi porta al parco, ma mi tira tutto il tempo per la pettorina, tentando di convincermi a tornare a casa. Quando papà torna, gli dice che siamo state benissimo, che abbiamo fatto cose da ragazze, qualsiasi cosa voglia dire. Papà non le crede e per ricompensarmi mi compra sempre dei biscottini succosi e allunga di almeno mezz’ora la nostra corsa al parco.

Anche questa volta, papà mi ha lasciata da zia Pansy. Lei sta parlando con un tipo muscoloso e con la faccia da scemo. Odora di sudore stantio e cipolla. Io mi guardo intorno annoiata. Quando siamo al parco mi piace correre, non stare qui impalata vicino al bar. Sto per dirlo a zia Pansy, quando lo vedo. Il maledetto scoiattolo. Papà mi tiene sempre forte e si assicura che io non scappi, ma zia Pansy è distratta. Do uno strattone e il guinzaglio le scappa di mano.

Inizio a correre libera. Ora ti prendo, maledetto scoiattolo. Zia Pansy mi grida qualcosa, io le rispondo che prendo lo scoiattolo e torno subito. Corro veloce, sfrecciando per il parco, quando mi accorgo che lo scoiattolo è sparito e zia Pansy non è più dietro di me. La chiamo forte, ma lei non risponde. Mi guardo intorno freneticamente. Ho perso zia Pansy.

Ho perso papà.

Comincio a chiamare papà, correndo in tutte le direzioni. Ho perso papà. Sono nel panico. Ho perso papà. Ho perso papà. Continuo a chiamarlo, ma lui non risponde. Mi blocco. All’improvviso quando il vento mi porta un odore che conosco. E’ odore di fritto. Odore di churros. Comincio a correre verso l’odore. Riconosco il chiosco dove ogni tanto Harry si ferma a comprare un churros. Gli sento l’odore addosso. Attraverso la strada e qualcuno grida. Io continuo a correre, imboccando i gradini che portano al Ministero.
Ci sono. Papà deve essere qui.
Lo chiamo a gran voce, correndo come una pazza. Dico anche a Max che ho perso papà e sono nel panico, ma lui non capisce. Faccio un gran casino, travolgendo qualcosa che cade per terra con un fragore tremendo.

Devo andare da papà. Mi sono distratta un attimo e l’ho perso, sarà impaurito. Papà ha bisogno di me.

“Che cosa sta succedendo qui?”
“E’ uno dei cani degli impiegati, Direttore. È entrata da sola pochi minuti fa. Forse si è persa.”

“Non può stare qui, chiamate il canile e fatela venire a prendere.”
Gli dico che non possono portarmi al canile, devo trovare papà. Sarà spaventatissimo. Lo chiamo di nuovo, ma lui non risponde. Qualcuno prende il guinzaglio agganciato alla pettorina, io mi divincolo. Devo trovare papà.

E poi improvvisamente annuso odore di bosco ed erba. E legno. “Ehi, piccola, che succede? Che ci fai qui da sola?”

È Harry. Ho la testa tra le due mani. Gliele lecco piena di gratitudine. Gli dico che ho perso papà e lui sembra capire. Mi gratta nel punto che preferisco e pian piano mi calmo. Mi dice che ora è qui lui, di non aver paura, che nessuno mi porterà al canile. Harry è sempre caldo e calmo. Io adoro Harry. Voglio andare da papà, gli dico che voglio andare da papà. Lui mi gratta ancora sotto al collo e poi mi porta nel suo ufficio. Riconosco la mia coperta vecchia, ha il mio odore. Ha odore di Harry, di casa di Harry. Mi accoccolo qui sopra e mi sento subito meglio. Harry mi dà un po’ d’acqua e mi dice di non preoccuparmi, che troverà lui papà. Prende la medaglietta agganciata alla pettorina tra le dita e la gira. Non la indosso mai in ufficio.

Le labbra di Harry si piegano in un sorriso, poi le sue dita lasciano andare la targhetta. Mi dà un buffetto sulla testa.

“Non preoccuparti, piccola” ripete “Troverò io Malfoy.”

Dopo un po’ mi addormento. Quando mi risveglio è buio. Ho fame. Non capisco subito che cosa mi ha svegliata, ma poi la sento. È la voce di papà. L’ho ritrovato! Mi lancio contro la porta per cercare di raggiungerlo. Indietreggio non appena lo sento avvicinarsi. Poi la porta si apre e io lo vedo. Mi butto addosso a papà, raccontandogli che avevo quasi preso quel dannato scoiattolo. Zia Pansy è dietro di lui, ha gli occhi lucidi. Le mani continuano a tremare. Anche le mani di papà tremano. Ha l’odore aspro della paura addosso. Gli lecco le mani e la faccia dicendogli che mi dispiace di averlo perso, mi dispiace che abbia avuto paura, ma che ora sono di nuovo con lui. Mi prenderò io cura di papà.

“Signor Malfoy, esigo una spiegazione. Il suo cane…” tuona l’uomo di prima. Quello che voleva rimandarmi al canile. Papà si alza in piedi e l’uomo indietreggia. Papà è arrabbiatissimo, il suo odore è intenso e gelido.
“Si avvicini ancora al mio cane…” sibila e l’uomo ha paura, ma ciononostante inizia di nuovo a gridargli contro. Papà avanza di un passo, io mi metto ad abbaiare di stare indietro. Stai indietro, papà. Lo sistemo io questo.

E poi avviene qualcosa di magico: Harry entra nel suo ufficio. Tutti si bloccano. “Non è successo niente, Carl” dice Harry. È calmo. Ha un buon odore. Io adoro l’odore di Harry. “Niente di più di quella volta in cui avete fatto scoppiare un casino con quei draghi.”

L’uomo avvampa dalla rabbia, ma non ribatte. Bofonchia qualcosa e se ne va. C’è un buon odore speziato nella stanza. Io batto la coda sul pavimento e dico a Harry che ho ritrovato papà. Lui mi fa l’occhiolino.

“Draco” pigola zia Pansy. Sta piangendo. È disperata.
“Vai a lavarti la faccia, Pans. L’importante è che l’abbiamo ritrovata.”

Zia Pansy si stringe nelle braccia, come se avesse freddo e si allontana. Papà si piega di nuovo sulle ginocchia e io gli lecco le mani. Controlla che io stia bene. Ha avuto paura. Moltissima. Gli dico che sono contenta che siamo di nuovo insieme.

Papà vorrebbe rispondermi, ma qualcosa lo trattiene. Gli annuso le mani. Odore speziato. L’odore di papà è cambiato. È cambiato da quando…

“Grazie per avermi chiamato, Potter” dice con voce gelida, continuando a guardare me.

“Nessun problema” replica Harry.

Papà mi guarda e io sto per dirgli di nuovo che lo avevo quasi preso quel maledetto scoiattolo, quando mi accorgo che l’odore di spezie si è fatto più intenso. Le sue pupille sono appena dilatate. Gli do una bella annusata e mi accorgo che papà è in calore. Passo sotto le sue braccia e vado ad annusare le gambe di Harry. Odore di bosco, muschio, impregnante per scope. Odore di pioggia… ed eccolo! Odore speziato. Anche Harry è in calore!
Batto con la coda sul pavimento felice. Papà è in calore per Harry! Non era mai stato in calore per nessuno! Di sicuro non per zia Pansy anche se lei ha un odore tremendo tutte le volte che è insieme a papà.

Possiamo portare Harry a casa con noi, può far parte del nostro branco. Glielo dico, ma papà afferra il guinzaglio e mi porta via senza dire niente a Harry. Non lo guarda nemmeno.
Ma l’odore di spezie ci accompagna fino a casa.

 

*

 

Appena papà esce, io sgattaiolo fuori. Trotterello fino alla mensa. Doreen mi aspetta. Mani sui fianchi, gli occhi nocciola mi scrutano da sopra gli occhiali. “Ho saputo che hai combinato un gran bel pasticcio, signorinella” mi dice. Odora di biscotti e crema per le mani. Mi premia con un succulento pezzetto di pasticcio di carne. Mi lecco i baffi, aspettando che lei mi allunghi un’altra leccornia, ma Doreen mi dà un buffetto sulla testa. Mi racconta di come stanno i suoi figli, che è preoccupata per l’affitto. Io le chiedo se oggi non ha un pezzetto di mela. Rimango ancora un po’ qui a godermi le sue carezze e poi attraverso tutto il primo piano.

Max dalla reception mi dice di stare attenta al capo, qualsiasi cosa voglia dire. Aspetto che Wallace apra la porta e poi mi infilo nel Dipartimento. C’è odore di caffè e brioche e ciambelle. E Churros. Raccolgo qualche briciola dal pavimento e poi galoppo fino all’ufficio di Harry.

È intento a leggere dei documenti. Mi avvicino piano per non disturbarlo e mi accomodo sulla mia coperta. Ha l’odore buono e rassicurante di Harry. Sto per schiacciare un pisolino, quando avverto l’odore di papà nell’aria. Riconosco anche il suo passo. Sollevo il muso nel momento in cui appare sulla porta. Devo avere un’espressione colpevolissima, perchè papà sorride di quel suo sorriso tutto speciale che riserva solo a me.

“Quindi è qui che ti nascondi quando ti lascio da sola.”

Harry alza la testa e per un attimo non capisce le parole di papà, poi mi vede e sorride imbarazzato. Batto con la coda sul pavimento, è un sacco che io e papà non ci vediamo! Sono passati almeno dieci minuti da quando sono uscita dal suo ufficio.

“Non sapevo fosse il tuo cane” dice Harry, il suo odore cambia. Mi sembra di percepire un fondo di agitazione, come succede a me quando mi si avvicina un’ape. È sulla difensiva.

Papà lo guarda, ma non risponde subito. Finge di essere a suo agio, ma è teso. Ha le braccia incrociate sul petto, la mandibola lievemente contratta. Improvvisamente realizzo che non si piacciono. Cioè si piacciono e non si piacciono. Sono agitati ed eccitati allo stesso tempo.

“La porto via” dice infine, avvicinandosi. Io cerco di leccarlo perché sono sempre felice quando papà mi si avvicina. Lui evita le mie leccate strategiche. Le sue mani sono ghiacciate.

“No,” replica Harry in fretta. “Puoi lasciarla qui, se vuoi. Non mi dà fastidio” aggiunge, passandosi una mano sulla nuca. “Sono… abituato ad averla intorno.”

Papà lo guarda e per un attimo penso che stia valutando se mangiarlo o meno. Harry sostiene il suo sguardo. Non appena gli occhi verdi di Harry si posano in quelli grigi di papà, vengo colpita da un intenso odore speziato. Papà è di nuovo in calore. Anche Harry è interessato all’accoppiamento, il suo odore è forte e penetrante da maschio alfa.

Per un attimo mi chiedo come mai papà non sia ancora svenuto. Possibile che non riesca a percepirlo? Lo colpisco con il muso. Lo guardo con aria supplice e gli chiedo se possiamo portarci a casa Harry. Mi piace di più di quella stupida gatta bianca che abbiamo dovuto ospitare quella volta. Harry è pulito, mascolino. Mi piacerebbe accoccolarmi con lui sul divano a mangiare biscotti. Possiamo prenderlo, papà?

“E lei è abituata a stare qui. Mi assicurerò che nessuno le dia fastidio” aggiunge e un piccolo accenno di rossore colora le guance di papà. Ha di nuovo le pupille dilatate. Se solo avesse una coda, inizierebbe a scodinzolare felice.

Papà mi guarda e per un attimo è indeciso se sgridarmi o sorridermi. Alla fine, mi accarezza la testa e mi dice che posso restare se prometto di comportarmi bene. Scocca un’occhiata in direzione di Harry e l’aria per un attimo diventa irrespirabile.

“E tu non fare casini mentre lei è qui” gli dice. Mi aspetto che inizino ad accoppiarsi sul pavimento, ma papà se ne va.

 

*

 

Ora che papà sa della mia altra vita è tutto più complicato. Piomba nell’ufficio di Harry a metà giornata per strapparmi dalla mia coperta comoda e riportarmi di sotto. Lui e Harry interagiscono il meno possibile, si guardano il meno possibile e definitivamente stanno lontani il più possibile.

Papà è sempre euforico dopo le sue visite nell’ufficio di Harry. Manda un odore fragrante, cammina veloce. Ogni tanto canticchia. Ogni tanto gli chiedo se possiamo portarci a casa Harry, ma lui cambia sempre argomento.

E poi succede l’impensabile. Sono coricata sul mio cuscinone intenta a sgranocchiare il mio kong quando papà entra barcollando nell’ufficio. Emana un odore nauseabondo, come un gatto appena investito. Mi alzo subito allarmata. È pallido, trema tutto. Prima che io possa fare qualsiasi cosa crolla a terra. Lo spingo con il muso e lo chiamo, ma papà non risponde. Provo a girarlo, continuando a chiamarlo e a chiedergli di alzarsi, ma papà è steso a terra. Sta male, sta malissimo. Il mio papà sta male. Esco dall’ufficio e dico a tutti che papà sta male.

Vengo sgridata, qualcuno minaccia di chiamare il direttore. Corro lungo il corridoio, aprendo la porta con la testa. Papà sta male, aiuto! Aiuto! Papà sta male!

“Zitta, Principessa. Se ti scopre il capo…”

Mi precipito verso il Dipartimento, la coda dritta. Non vorrei lasciare papà, ma devo cercare aiuto. Entro nell’ufficio di Harry con il cuore in gola. Gli dico che papà sta male. Lui cerca di prendermi, ma io indietreggio. Non abbiamo tempo di giocare adesso. Papà sta male!

“Che diavolo gli prende?” chiede l’amico di Harry, quello alto e con i capelli rossi. “Ehi tu, cane!”

Io guardo Harry e gli dico di nuovo che papà sta male. E Harry capisce. “C’è qualcosa che non va, non si è mai comportata così” dice, avvicinandosi di un passo. Non cerca di afferrami di nuovo, ma mi segue lungo il corridoio. Io corro veloce, devo tornare da papà.
È ancora steso sul pavimento, il suo respiro si è fatto più flebile. C’è puzza di morte qui dentro e io sono nel panico.

Harry si inginocchia al suo fianco e lo volta. Io lo aiuto. Sono qui, papà. Ti salvo io.
“Che cazzo è successo? Un medico, presto” grida Harry, mentre gli accarezza il viso, cercando di farlo riprendere. “Malfoy” lo chiama, ma papà non apre gli occhi. Il respiro gli esce sempre più piano. Non posso perdere papà. Annuso per terra, seguendo l’odore cattivo. Dico a Harry che c’è qualcosa sul pavimento.
“Sta buona, Tara” mi risponde lui.

Gli dico di nuovo che c’è qualcosa sul pavimento, qualcosa che puzza. Harry osserva il pavimento, trovando un aculeo. Non lo tocca, allunga un braccio e mi fa stare lontana. Ma puzza e io devo prenderlo. Ha lo stesso odore cattivo di papà.

Harry gli ispeziona una mano e si accorge che uno dei suoi guanti è bucato. Con cautela prende l’aculeo e se lo porta al naso. “Veleno” dice a bassa voce. Finalmente ha capito anche lui. “Perché sei venuto qui? Perché non hai chiesto subito aiuto?” sussurra Harry. Intorno a noi c’è il caos. Poi Harry si alza e inizia a frugare nei cassetti della scrivania finchè non trova un’ampolla.

“Perché sapevi di avere l’antidoto” mormora, inginocchiandosi di nuovo di fianco a papà. Gli solleva la testa cautamente, facendola posare contro il suo petto. Gli porta la bottiglietta dal buon odore alle labbra e lo fa bere. Io cerco di leccargli la faccia, ma Harry mi fa stare indietro. Le sue braccia circondano papà, come se fossero parte dello stesso branco. E nonostante la puzza del veleno, riesco a sentire un odore squisito. È l’odore di papà e Harry insieme. I loro profumi si completano, si amalgamano. Mi accuccio di fianco a papà, il muso sulle zampe.
Voglio che papà si riprenda. Salvalo Harry, ti prego.

Papà solleva appena le palpebre. Gli occhi grigi si fermano in quelli di Harry. Harry lo tiene stretto.

“Potter”

Harry gli accarezza i capelli, liberandogli la fronte sudata. “Non parlare. I medici stanno arrivando.”

Papà muove appena le labbra, io gli dico di stare tranquillo, gli dico che Harry lo proteggerà da tutto e da tutti, gli dico che Harry fa parte del nostro branco e che anch’io lo proteggerò. Papà perde i sensi. Io rimango vicino a lui e a Harry finché i medici non vengono a portarlo via.

 

*

 

Harry mi porta a casa sua che è grande e a più piani ed è piena di gatti. A me piacciono i gatti, ma loro non sempre sono amichevoli e nel giro di cinque minuti vengo graffiata più volte sul muso. Mi rintano vicino a Harry e lui mi coccola e mi protegge. Casa di Harry profuma di cose interessanti, come lui.

Harry mi dice che papà si sta riprendendo, ma che devo restare con lui qualche giorno, poi mi mette il guinzaglio e andiamo al parco. A me piace stare con Harry, ma mi manca tanto papà. Controllo sempre dalla finestra se viene a prendermi, ma papà non si fa vedere.

Poi Harry un giorno mi mette il guinzaglio e mi porta fuori. Riconosco la strada di casa! È la nostra via! Quello è l’angolo dove mi fermo sempre a fare pipì! Inizio a tirare come una forsennata, finchè Harry non si mette a correre. Saliamo insieme i gradini e finalmente entro in casa. Papà mi sta aspettando. È seduto sulla poltrona, ha un plaid sulle gambe. Gli salto addosso e lecco tutto ciò a cui riesco ad arrivare. Papà mi dice di stare giù e fare piano, io gli rispondo che mi è mancato tanto.
Gli racconto che i gatti di Harry mi hanno graffiato, gli dico che ho quasi preso quello stupido scoiattolo e che al parco ho visto Reggie, il pastore tedesco che voleva adottare. Ha trovato una coppia sportiva che lo porta sempre in giro. Profumava di buonissimo.

Papà mi gratta la testa e io gli dico che mi è mancato tanto e che non deve lasciarmi mai più. Profuma di papà, ma è ancora debole. Sento l’odore dei medicinali e dell’ospedale. Mi accuccio vicino a lui e gli dico che non lo lascerò mai più.

Mi accorgo che Harry è in cucina e decido che posso allontanarmi giusto un attimo per capire cosa sta facendo. Harry sta riempiendo la mia ciotola e il dispenser delle crocchette. Poi torna da papà, ha le mani nelle tasche. Si tengono a distanza. Io gli dico che dovrebbero stare vicini, che emanano un buonissimo odore quando stanno vicini, ma mi ignorano.

“Per quanto tempo devi stare a riposo?” gli chiede Harry.

“Un paio di settimane, il mio corpo deve ancora smaltire il veleno.”

Harry annuisce. Io gli porto la pallina sperando che me la tiri. Lui mi gratta sotto al mento. “Posso passare io a portare fuori Tara, mentre tu non puoi uscire” dice. Sento un’ondata negativa provenire da papà. Vorrebbe dire di sì, ma risponde che può pensarci Pansy. Gli rivolgo un’occhiata supplice.
“Lo faccio volentieri. Davvero. E poi correre mi fa bene, sto ingrassando… quindi sarebbe più un favore per me” mente.

Io scodinzolo piena di aspettativa. Dico a papà che Harry è bellissimo, ma papà mi ignora. Papà rimane in silenzio per una manciata di secondi, lo sguardo puntato fuori dalla finestra. Poi torna a osservare Harry. “I medici hanno detto che è stata la prima dose di antidoto a salvarmi la vita” dice.
Harry sposta il peso del corpo da un piede all’altro. Ha un odore da far venire l’acquolina in bocca. Sembra pronto per accoppiarsi con papà, ma nessuno dei due si muove verso l’altro. “La dose che tu mi hai dato” aggiunge papà.

Harry non risponde. “Penso di essere già abbastanza in debito con te per lasciarti portare fuori il mio cane” dice infine.
Harry sorride appena, dandomi una bella grattata dietro alle orecchie. “Ci vediamo domani mattina” dice, prima di andare via.
Papà rimane a osservarlo e io mi domando perchè non lo abbia fatto restare.

 

*

 

È il periodo più bello della mia vita. Harry mi viene a prendere tutti i giorni al mattino presto e alla sera per portarmi fuori e durante il giorno rimango con papà. Papà è ancora debole, mi prendo cura io di lui. Mangiamo insieme sul divano, anche se io non dovrei salirci, facciamo dei lunghi pisolini. Poi corro ad aspettare Harry alla finestra.

Anche papà lo aspetta. Il suo odore cambia impercettibilmente quando sa che Harry sta per arrivare. Ha lo stesso odore che si sente nell’aria prima di un temporale, così carico di elettricità e aspettativa.

Non si toccano mai, papà e Harry. Io vorrei dirgli di stare più vicini, mi piacerebbe accoccolarmi tra di loro sul divano, ma papà non mi ascolta. La sua vita sarebbe migliore se ogni tanto mi desse retta.

Sono venuti a trovarci anche i nonni e c’è stato un momento di tensione. Harry mi ha riportata a casa dopo la nostra corsetta serale e io stavo per raccontare a papà che avevo quasi preso quel maledetto scoiattolo quando ho annusato profumo di assenzio e tabacco. Il nonno era in piedi in salotto, la nonna seduta accanto alla finestra. Entrambi si sono irrigiditi non appena hanno visto Harry. Il loro odore si era fatto più pungente, il nonno ha scoperto i denti in un ringhio.

“Non sapevo facessi anche da dog sitter, Potter” ha sibilato il nonno, riversando su Harry un astio gelido.

Harry è rimasto calmo, io mi sono avvicinata un po’ a lui perchè mi piace stare accanto a Harry nelle situazioni pericolose. “Sì, beh, è uno dei miei mille talenti” ha risposto Harry e io ho sentito l’odore di papà cambiare.

Il piccolo sorriso sulle sue labbra è passato inosservato, ma il suo odore non mente mai. È sempre su di giri quando Harry è nei paraggi.

“Capisco” ha sibilato Lucius. Con un cenno imperioso ha ordinato a Narcissa di seguirlo. Lei si è chinata per dare un bacio leggero sulla fronte di Draco. Si è fermata solo un attimo vicino a Harry. Io le ho annusato la gonna per esserne sicura. Anche a Narcissa piace Harry. Non nello stesso modo a cui piace a papà.

Ho appoggiato le zampe sul davanzale per guardarli andare via e poi ho chiesto a papà se potessimo andare al Manor a dare la caccia ai pavoni del nonno. Papà mi ha fatto cenno di avvicinarmi, mi ha asciugato la schiena con un panno e poi mi ha guardato negli occhi.

Gli occhi di papà sono sempre pieni d’amore quando mi guarda. Gli dico che dovrebbe guardare così anche Harry. Magari se vedesse quanto gli piace, si fermerebbe di più con noi. Ovviamente papà non lo fa, ma Harry si ferma comunque qualche sera dopo.

Ha dei cartoni con delle pizze in mano e delle bottiglie di birra. Io allungo il naso e gli domando se per me c’è la pizza al formaggio che mi piace tanto, anche se mi fa scoreggiare tutta la notte e papà si lamenta che deve dormire con le finestre aperte. Papà è sorpreso, sta per mandarlo via o per freddarlo con una delle sue battute ma si trattiene.
È agitato. Io gli dico che è uno stupido e che Harry è stupendo. Gli dico di guardare come sta bene Harry seduto sul nostro divano, intento a mangiare la pizza con le mani.

“Non darle niente” lo sgrida papà quando Harry alla fine sta per cedere alle mie suppliche. Io mi lecco il muso, aspettando un pezzetto di crosta. Harry mi guarda dispiaciuto e io gli dico che papà a volte è crudele.
Mangiano scambiandosi solo poche parole, io dico a Harry che se vuole restare posso cedergli la mia cuccia, ma Harry alla fine si infila il giubbotto, quello che sa di boschi.

“Ci vediamo domani” dice.

“Non è necessario. Sto recuperando in fretta, posso portarla fuori io.”

Harry si blocca sulla porta, sistemandosi il colletto. “Non è un problema per me portarla fuori.”

Papà lo fronteggia. È di poco più alto di Harry. Tra loro passa una comunicazione silenziosa, fatta di sguardi e odori. “Non voglio essere in debito con te, Potter.”

Harry si stringe nelle spalle. “Troppo tardi” replica “Ti ho salvato la vita, due volte ormai.”

Papà scosta lo sguardo. Si morde l’interno della guancia per non sorridere troppo apertamente, ma Harry se ne accorge ugualmente. La distanza tra di loro si riduce un po’ e io sento fisicamente il desiderio di papà di essere accarezzato da Harry.

“Domani sera vieni con noi al parco. Se riesci a trattenerla quando cerca di correre dietro a quel dannato scoiattolo, mi dimetto da dog sitter.”

Papà è sul punto di rifiutare, ma poi accetta.

 

*

 

Papà aspetta Harry per tutto il giorno. È nervoso e agitato e si dà ad alta voce dello stupido. È così agitato e si muove così freneticamente per casa che mi sento agitata anch’io. Continuo a correre da una finestra all’altra per controllare se Harry sta arrivando. Quando lo vedo comparire inizio ad abbaiare come una pazza e mi lancio sulla porta.
“È tutto il giorno che è agitata” mi tradisce papà.

Io dico a Harry che non è vero, che è stato papà a mettermi in agitazione perchè lui è agitato. Voglio talmente tanto uscire che Harry non riesce quasi a mettermi la pettorina.

“Perchè si comporta così?”
Papà si stringe nelle spalle. Indossa il giaccone pesante, è ancora debole, anche se non vuole ammetterlo. Anche Harry se ne accorge. Rallenta il passo per non farlo affaticare, lo tiene d’occhio costantemente per essere sicuro che non svenga da un momento all’altro.
Papà finge di stare bene, ma il suo viso è pallido. Anch’io rallento, precedendoli solo di qualche passo.

Papà non parla. Harry fa qualche commento banale e poi gli domanda quando intende tornare in ufficio.

“Tra un paio di giorni, mi annoio a casa” risponde.

“Hanno sentito tutti la mancanza di Tara” dice Harry. Io mi giro sentendo il mio nome. Scodinzolo e lui mi premia con un’occhiata piena di amore. Continuo a precederli di qualche passo, Harry e papà mandano ondate di tensione e piacere, riesco a percepire quanto sia teso papà dal modo in cui impugna il guinzaglio. Vorrei dirgli di smettere di fare lo stupido e dare una bella leccata a Harry, quando un movimento mi distrae.

È lui! È il mio arcinemico! È lo scoiattolo! Rifilo un bel tirone al guinzaglio e mi libero. Scoiattolo! Mi lancio attraverso i cespugli, dietro di me Harry inizia a correre gridando il mio nome, ma io sono scatenata. Passo a tutta velocità dentro a una pozzanghera e poi mi fiondo in un cespuglio. Eccolo lì! Intrappolo lo scoiattolo tra le zampe e gli rifilo una bella annusata. Sa di noccioline e di legno. Lo scoiattolo squittisce, ficco il naso nella sua coda e lo annuso tutta interessata. Finalmente ti ho preso!

“Tara!”
Mi giro per guardare chi mi sta chiamando. Oh, ma è Harry! Ciao Harry! Com’è bello vederti! Intanto il maledetto scoiattolo sguscia via dalle mie zampe e si infila su un albero. Inizio a intimargli di scendere, se ha coraggio. Harry prende il guinzaglio e mi distrae un biscottino. Gli dico che questa volta lo avevo preso quel maledetto scoiattolo. Gli elenco tutti gli odori interessantissimi che gli ho sentito addosso, quando papà arriva di corsa. Ha il viso sudato e pallido. Lo saluto felicissima di vederlo, ma papà mi accarezza la testa.

Ha l’odore brutto addosso. Sto per dirlo a Harry, ma lui si muove più veloce e agguanta papà prima che crolli al suolo. Papà affonda il viso nell’incavo tra la spalla e il collo di Harry, i loro corpi sono vicinissimi. E io sento distintamente un fiotto di eccitazione provenire da papà.
Batto con la coda sul terreno, guardandolo attenta. Le braccia di Harry intorno al suo torace.

“Sto bene” dice papà in un impeto di orgoglio, cercando di scostarsi.

Harry lo osserva da vicino, senza lasciarlo andare. “Non mi sembra che tu stia bene.”

Papà è combattuto tra il desiderio di rimanere accanto a Harry e di allontanarsi. I loro profumi mischiati insieme sanno di casa. Le sue mani si spostano sulle braccia di Harry, ma invece che farlo indietreggiare lo attirano ancora più vicino. “Ti sbagli” sussurra papà “Sto molto bene…esattamente qui… dove sono adesso” aggiunge, prima di sfiorargli la mandibola con le labbra.

Le mani di Harry scivolano sulla schiena di papà. “Che stai facendo?”

La bocca di papà si sofferma su quella di Harry, la mano sulla sua nuca. “N-niente” sussurra papà, facendo per allontanarsi, ma le mani di Harry lo strattonano in avanti. Senza dire altro, Harry bacia papà.

E non è uno dei bacini che papà mi da ogni tanto sulla testa. È un bacio che provoca in papà una reazione fisica incredibile. È fatto di ormoni e di testosterone. Di lingue e di un desiderio così potente da tramutare l’odore pulito ed elegante di papà in una fragranza che sa di bisogni primordiali.

Un movimento tra i rami attira la mia attenzione. È lo scoiattolo. Spero di liberarmi di nuovo, ma Harry tiene saldamente il mio guinzaglio. “Smettila, Tara” mormora Harry tra un bacio e l’altro.

“Io penso che abbia camminato abbastanza per questa sera” dice papà, facendo scivolare la bocca sul collo di Harry.

Harry geme piano, le sue dita si contorcono sul guinzaglio.

“Lo penso anch’io” concorda Harry.

Il tragitto verso casa è lunghissimo, perchè Harry e papà continuano a baciarsi. Non riescono a smettere di baciarsi e di toccarsi. Quando finalmente raggiungiamo casa, papà è tutto scombussolato. I capelli di solito perfetti sono arruffati perchè Harry ha continuato a stringerli tra le dita, il suo collo è rosso a causa della barba di Harry. Ha il respiro corto, come dopo una corsa.
Harry mi porta in cucina e mi dà dell’acqua fresca, poi riempie la mia ciotola di croccantini.

Mi premia con una carezza sulla testa, prima di tornare da papà. Sto mangiando tutta allegra i miei croccantini, quando il tonfo di una porta sbattuta rimbomba per tutta la casa. Che buone queste crocchette, sono in assoluto le mie preferite.

“Harry”

È la voce di papà! Però non sembra davvero la voce di papà!

“Sì… così…”

No, no è proprio la voce di papà. Finisco in fretta i miei croccantini e trotterello verso il salotto. Annuso il cappotto gettato a terra. È proprio il cappotto di papà! C’è il suo odore sopra. E anche quello di Harry. A qualche metro di distanza trovo il giaccone di Harry, quello che sa di boschi e aria aperta.

Seguo la scia di vestiti, che appartengono a papà e a Harry, fermandomi davanti alla camera da letto di papà. La porta è chiusa. L’odore speziato è fortissimo.

“Sì, così… non ti fermare…oddio sì, fallo ancora…”
“Così? Ti piace così?”

“Sì…”

Do una bella annusata alla porta, cercando di infilare il tartufo nella piccola fessura tra la porta e il pavimento.

“Oh, Harry… sì… così…”

Trotterello via, tornando in salotto. Ho trovato un nuovo papà.

 

*

 

Mi sveglio non appena sento un rumore di passi provenire dalla camera di papà. Lo aspetto accucciata sul mio cuscinone. Papà è più scarmigliato della sera precedente. Ha l’odore di Harry addosso. Gli dico che sono contenta di vederlo e che mi è mancato tanto e che sono pronta a uscire!

Lui mi gratta la testa, sedendosi accanto a me. Io mi accoccolo sul suo petto, leccandogli le mani. Lui mi dà un piccolo bacio sulla testa.

“Mi hai salvato la vita, piccola” mi sussurra piano. L’amore di papà mi avvolge facendomi sentire al sicuro. Sfrego il muso contro la sua mandibola, cercando poi di leccare quanta più faccia possibile. Lui ride e mi prende il muso tra le mani. “Dico sul serio” sussurra, posando il viso sul mio pelo.

Gli dico che lui è il mio papà, che è la mia persona preferita in assoluto, che mi prenderò sempre cura di lui, che gli voglio bene. Papà capisce sempre quando gli dico che gli voglio bene, perchè continua a coccolarmi come se non volesse essere da nessun’altra parte e con nessun altro.

Harry entra in salotto. Indossa solo i boxer. I suoi capelli sono un unico groviglio. Si ferma incerto, l’odore di papà cambia improvvisamente. Il suo corpo viene attraversato da una scarica di tensione.

“Buongiorno”, dice Harry, passandosi una mano tra i capelli.

Papà risponde al saluto e gli domanda se ha dormito bene. La sua voce è un po’ strozzata. Harry arcua appena le labbra in un sorriso, chinandosi su papà ancora seduto sul pavimento. “Sì, il tuo petto è molto comodo” risponde Harry, sfiorandogli le labbra con le sue.

L’agitazione di papà sembra aumentare. Harry lo fa alzare e continua a baciarlo, finché papà non si rilassa impercettibilmente.

“Vado a fare una doccia” annuncia Harry, dopo avermi grattato la testa. Io lo guardo adorante.

“Potter” lo richiama indietro papà. Harry si ferma sulla soglia. Ha l’odore di papà addosso. “Io… detesto i gatti.”

Harry sorride. Io no, a me piacciono i gatti!
“Anch’io, eppure per colpa di Hermione ci troveremo entrambi a vivere con loro” risponde, prima di imboccare il corridoio. “Vuoi un invito scritto per seguirmi nella doccia, Malfoy?”

Papà esce in fretta dalla stanza. Li sento ridere stupidamente. Mi fermo all’inizio del corridoio, guardandoli baciarsi e accarezzarsi, mezzi nudi e ubriachi d’amore e di sesso. Sono così contenta per papà. Gli ho trovato proprio un bel compagno.

La porta del bagno che sbatte mi fa trasalire. Ehi, aspettate un attimo! Io devo uscire! Devo fare tantissimo la pipì!

Inizio a grattare contro la porta del bagno, da cui provengono delle risate.

Ehi, papà! Harry! Devo essere portata fuori! La pipì!

 

 

FINE

   
 
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