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Autore: slanif    11/07/2022    1 recensioni
100 Prompt.
100 Storie.
Alcune collegate, altre no.
Un'infinità di personaggi, anche i più improbabili.
Coppie sia Het che Slash.
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Vari personaggi
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Titolo: Spiaggia
Autore: slanif
Prompt: 44
Personaggio/Coppia: Charlie Weasley, Bill Weasley, Victoire Weasley
Contesto: Dopo la 2° Guerra Magica / Pace
Rating: Verde
Parole: 1.542
 
 
Fino a tre giorni prima, Charlie non era stato sicuro di riuscire a tornare a casa, ma alla fine aveva ceduto alle richieste di suo fratello maggiore e aveva chiesto un’infinità di favori per poter mollare il suo lavoro in Romania e volare in Inghilterra.
Non che potesse biasimare Bill per la sua insistenza. Era appena diventato l’orgoglioso papà di Victoire, la sua prima figlia, e Charlie lo conosceva abbastanza bene da vedere l’orgoglio irradiare da lui ogni volta che posava gli occhi sulla piccola. Quel fagotto di coperte rosa era quanto di più dolce e tenero esistesse al mondo e Charlie l’aveva amata sin da subito; già da quando aveva saputo che Fleur era rimasta incinta; ancor di più quando finalmente aveva potuto vederla dal vivo.
Il fatto che Victoire fosse nata esattamente il giorno della seconda ricorrenza della vittoria della Battaglia di Hogwarts – con la sua conta di vittime innocenti a pesare sull’animo di tutti loro – non poteva che essere considerato un segno su quanto l’oscurità fosse ormai sparita, lasciando il posto alla più splendente luce del sole.
Da quando aveva letto la missiva che Bill gli aveva fatto recapitare in tutta fretta in Romania, Charlie non aveva smesso un solo secondo di sorridere. Era così felice di essere diventato zio! Non credeva che avrebbe mai avuto figli suoi, ma almeno poteva godersi i nipoti, per quanto possibile, e Victoire era la prima. Una bimba così bella, dolce e rosea, con un ciuffo di capelli biondi come quelli della madre e due occhi che promettevano stragi di cuori.
Di sicuro, quello di Charlie era già conquistato.
Ecco perché adesso si trovava sulla spiaggia di fronte a Villa Conchiglia, con Victoire fra le braccia, mentre il caldo sole di maggio scaldava loro la pelle e Charlie la cullava tra le braccia, infagottata in una coperta di lana sferruzzata da Molly, che era stata così emozionata di diventare nonna che aveva creato un intero corredino per la piccola. La coperta in cui era avvolta in quel momento era panna e fucsia, con un bordo pieno di merletti arzigogolati di cui Charlie faticava a capirne l’inizio e la fine; le aveva messo anche un berretto affinché non prendesse freddo sulla testolina. Se la cullava al petto canticchiandole una vecchia canzone che credeva di aver dimenticato.
Tirava una leggera brezza calda e avvolgente che sapeva di salsedine. L’odore del mare che sciabordava poco distante rendeva l’ambiente quieto e rilassante e la sabbia calda sotto la pianta dei suoi piedi nudi era rassicurante.
Charlie non aveva quasi mai modo di andarsene al mare, visto il lavoro che faceva, ma era un luogo che gli era sempre piaciuto. Passarci del tempo in compagnia di una così bella ragazza era un bonus, giusto?
Ridacchiò ai suoi stessi pensieri.
Victoire sarebbe stata una bambina davvero viziata, altroché. Charlie già poteva immaginare Bill lamentarsi con lui per tutti i regali che le avrebbe spedito. Ma, ehi! Charlie poteva anche viziare un po’ la sua nipotina, giusto? Non faceva nulla di male a coccolarsela un po’.
«Ero certo di trovarti qui.» La voce di Bill lo fece voltare, mentre il fratello avanzava adagio sulla sabbia, anche lui a piedi nudi, le mani infilate nelle tasche dei pantaloni scuri e un sorriso che gli illuminava il volto segnato dalle cicatrici. I capelli rossi, sciolti, si muovevano al vento svolazzando di qua e di là.
«Ehi, fratellone,» lo salutò.
«Quando non l’ho vista nella culla mi è preso un colpo, ma poi mi sono reso conto che eri sparito anche tu, quindi mi sono tranquillizzato,» lo informò il neo-papà, sedendosi vicino a lui sulla spiaggia e allungando una mano per accarezzare la guancia paffuta della sua figlioletta, in quel momento quasi pronta ad addormentarsi mentre si ciucciava il labbro inferiore con gli occhi socchiusi.
«Scusa. Non ho pensato che potesse essere un problema,» disse lui, contrito. Forse era per questo che non sarebbe mai diventato papà: non era abbastanza responsabile da pensare a cose così basilari come avvertire i genitori di aver preso la bimba e averla portata a fare una passeggiata.
Bill fece un gesto con la mano, come a dire che non importava, quindi tornò a fissare la figlia. «È bella, non è vero?» domandò orgoglioso.
«Somiglia tutta alla madre, quindi direi di sì,» lo prese in giro lui, facendogli l’occhiolino.
Bill rise e gli diede una leggera spallata giocosa. «Coglione.»
«Non si dicono le parolacce davanti ai bambini,» lo ammonì scherzosamente, imitando la voce acuta della loro madre.
Bill sghignazzò. «Me ne ricorderò quando sarà abbastanza grande da capire quello che sto dicendo. Per il momento... Credo che continuerò a insultarti come meriti.»
«Stronzo.» Charlie rise a sua volta.
«Non ti ho appena detto che non si dicono le parolacce davanti ai bambini?» scherzò Bill, imitando a sua volta la voce di Molly.
Entrambi i fratelli scoppiarono a ridere mentre la piccola Victoire sospirava soddisfatta, cedendo al sonno, calda e accudita tra le braccia dello zio.
Si misero a fissarla per un po’, contandone i respiri, e la quiete era tale che Charlie fu preso completamente in contropiede quando Bill gli domandò: «Hai mai pensato di volerlo anche tu?»
Charlie supponeva di aver capito cosa intendesse, ma fece finta di niente. «Volere cosa?»
«Questo,» spiegò Bill, indicando con un gesto Victoire e poi Villa Conchiglia, dove Fleur li osservava dalla finestra della cucina con un sorriso sulle labbra. «Una famiglia tutta tua.»
Charlie ci aveva pensato, ovviamente. Una volta aveva anche pensato di poterla avere, ma... Beh, le cose non avevano funzionato e lui non si era più innamorato, dopo. «Non è una cosa che puoi decidere a tavolino,» rispose, perché nessuno sapeva di quell’amore che gli aveva lacerato il cuore. Che l’aveva lasciato come un mucchio di stracci bagnati e gettati nella spazzatura, spingendolo a fuggire fino in Romania pur di allontanarsi a sufficienza da lei.
«Certo che no,» concordò Bill, «ma non mi sembra nemmeno che tu ti sia impegnato abbastanza per averla.»
«Cosa ne sai di quello che combino in Romania?» cercò di scherzare, mentre Victoire apriva e chiudeva i piccoli pugni, probabilmente avvinta in un sogno.
«Cos’è, hai una storia d’amore con uno dei tuoi Draghi?» lo prese in giro il fratello.
«Norberta effettivamente è piuttosto affascinante...» ridacchiò, ricordando il Drago che Hagrid gli aveva spedito tanti anni prima e che si era rivelato essere poi una femmina, ecco perché la “o” finale era stata sostituita da una “a”.
«Sto parlando seriamente!» lo sgridò Bill, seppur senza perdere il sorriso.
«Anche io!» rispose Charlie, con un occhiolino. «Ma davvero, semplicemente non ho mai trovato nessuna che mi facesse battere il cuore.» Bugiardo.
«A scuola hai avuto una storia con Tonks, no?» indagò il fratello.
«Sì, ma non è stato niente di serio. E come puoi immaginare, a questo punto è stato meglio così, perché altrimenti sarei stato un vedovo.» Tutti loro piangevano ancora le morti della Battaglia di Hogwarts. Primi fra tutti Fred, Remus e Nymhpadora. Ogni volta che Charlie pensava al piccolo Teddy, rimasto orfano ancora in fasce, il cuore gli si stringeva in una morsa.
«Quello che è successo a Remus e Tonks è terribile,» sospirò Bill, tornando a guardare la figlia. «Avrebbe potuto esserci lei al posto di Teddy, ti immagini?» domandò, indicando Victoire con un cenno del capo.
Charlie se la strinse più forte al petto, mentre il cuore cominciava a galoppargli all’impazzata. «Non dirlo neanche per scherzo, William! Abbiamo già perso Fred. Non voglio sentire queste cose.»
«Se mi chiami col mio nome completo sono proprio nei guai, eh?» Bill cercò di alleggerire l’atmosfera, ma non fu semplice. «Mi dispiace. È stato un duro colpo per tutti noi.»
«George non si è mai ripreso.»
«E mai si riprenderà,» concordò il maggiore dei fratelli Weasley. «Non puoi riprenderti, se ti strappano via un pezzo di te.»
Charlie annuì ma non aggiunse altro. Non c’era molto da dire e la leggerezza che aveva visto l’inizio della loro chiacchierata era scomparsa, sostituita dalla malinconia e dal rammarico.
Charlie dubitava che avrebbe mai più potuto sentirsi del tutto felice, alla consapevolezza che Fred e Nymhpadora non c’erano più, ma mentre il peso confortevole di Victoire gli riempiva le braccia, si rese conto che anche alla notte più buia sarebbe sempre seguita un’alba. Ciò che avevano fatto – tutto quello che avevano sacrificato – era servito affinché Victoire, Teddy e tutti i bambini e le bambine che sarebbero arrivati poi, potessero vivere senza conoscere la paura. Fred, Nymhpadora, Remus, Sirius, Dumbledore, Snape e tutti gli altri erano morti per loro. Harry aveva combattuto fino alla fine per cancellare il male. I loro sacrifici non sarebbero mai stati dimenticati. Così come la spiaggia piena di granelli di sabbia si muoveva docile sotto i loro piedi, così il percorso che avevano affrontato era stato irto di ostacoli, ma alla fine erano riusciti comunque a vedere il mare.
«Un giorno, racconteremo a Teddy il coraggio dei suoi genitori, così come racconteremo a Victoire chi era Fred.» Charlie fissò la distesa azzurra di fronte a loro. «Mentre li inseguiremo sulla sabbia, sentendoli ridere, racconteremo loro il lascito di Fred, Nymhpadora e Remus. Non saranno mai dimenticati.»
Bill annuì. «Mai.»
Dopodiché, rimasero seduti uno al fianco dell’altro in silenzio a fissare l’orizzonte.
 
 
 
 
Nota dell’autrice: La “lei” a cui fa riferimento Charlie è Lilya Moya, già comparsa nel Prompt “Arco” e che comparirà ancora in futuro.
   
 
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